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“Nativi digitali” e “tardivi digitali” chi sono?

Post n°66 pubblicato il 25 Luglio 2009 da hermit6
 

Fin da piccolissimi i bambini di oggi giocano con il telefonino di mamma, il telecomando e crescendo con i videogame.
La generazione dei “nativi digitali” è “figlia” di cellulari e videogiochi, ed ha già un cervello diverso dal nostro. Descrive molto bene le caratteristiche di questi bambini il prof. Cantelmi, docente di psichiatria dell’Università Gregoriana di Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici.
«Abbiamo esaminato un vasto campione di bimbi, nati a partire dal 2002. Concentrandoci sulle caratteristiche dei nativi digitali, figli della “generazione di mezzo” e nipoti dei “predigitali”, spiega all’Adnkronos salute lo psichiatra, "questi piccoli hanno un apprendimento più percettivo e meno simbolico, e sono dotati di abilità visuo-motorie eccezionali. Una volta adulti, aggiunge, saranno spesso uomini e donne alexitimici, incapaci cioè di riconoscere le emozioni interne, ma abilissimi a rappresentarle».

Il concetto di “alexitimia” fa un po’ paura, molti adulti non solo non sanno riconoscere le emozioni interne ma neanche sono in grado di rappresentarle. Per la generazione dei nativi digitali, che frequentano ancora la scuola materna ed elementare, «le emozioni non sono vissute, ma piuttosto rappresentate. Saranno abilissimi a tecno mediare le relazioni. E, naturalmente, comunicare con loro sarà difficile sia per la generazione di mezzo, che per i pre-digitali», prevede il prof. Cantelmi. L’uso dei diversi strumenti tecnologici fin da bambini attiva aree cerebrali differenti e predispone a svelare senza fatica i segreti delle strumentazioni più high-tech.
Il futuro dei nativi digitali, secondo Cantelmi, è sempre più scritto nei blog; la Rete Internet «muterà per alimentare le passioni e i modi di socializzazione di questa generazione in crescita. Affamata di novità, conclude, e bravissima a sintetizzare con un’icona i suoi messaggi al clan degli amici», via mail su telefonini sempre più ricchi di applicazioni.

Il 1980 è la linea di demarcazione anagrafica che separerebbe chi è cresciuto con le tecnologie digitali, come computer, internet, telefoni cellulari e Mp3, i “Nativi digitali”, da quelli che vi si sono dovuti convertire i “Non nativi digitali”. 
All’interno dei “non nativi digitali” ci sarebbero, poi, gli “ibridi” e i «tardivi digitali». I primi sarebbero quelli abbastanza vecchi da aver frequentato il mondo «di prima», ma anche abbastanza giovani da essersi subito adeguati al mondo «di dopo», avendo, quindi, gli strumenti per capire e discutere l’esplosiva crescita di internet. Un altro fenomeno nuovo è, invece, la categoria dei «tardivi digitali» che negli ultimi tempi si sono riversati in rete attratti dalla “accessibilità e familiarità di alcuni suoi luoghi e prodotti”.

Tra questi un posto di rilievo spetta sicuramente a Facebook, il cui straripante successo è dovuta alla facilità con cui vi si può accedere, anche se non si conoscono i meccanismi della rete, per cercarvi, e trovarvi, contenuti familiari e rassicuranti. I “nativi digitali”, infine, sono degli straordinari “consumatori” dei materiali e degli strumenti prodotti e diffusi in Rete, ma in quanto a consapevolezza critica e capacità di discernimento lasciano parecchio a desiderare

 
 
 
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