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Sui treni

Post n°285 pubblicato il 09 Aprile 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 

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Lo chiamavano il Treno del Sole, da Reggio Calabria fin su a Torino, oltre venti ore di viaggio.

Valigie di cartone e volti di contadini che cercavano l' America nella FIAT. Dialetti diversi, un' unica fame. Li chiamavano i maumau, popolarono intere periferie.

Oggi si chiama Sila, 15 ore di treno attraverso lo stivale, e Dio quanto è lunga l' Italia. E' Venerdì Santo, i dispersi si ricongiungono. Ancora parlate diverse, tutti usano l' italiano, ma con accenti differenti e i dialetti ogni tanto fanno capolino. Nei trolleys e nei borsoni la rituale cornucopia gastronomica perchè le radici sono anche fatte di cibo.





Errata corrige: il Treno del Sole partiva dalla Sicilia ed esistevano altri due dispregiativi terun e napuli.

Commenti al Post:
ascaso1974
ascaso1974 il 09/04/07 alle 20:19 via WEB
Mamma c'arrivò così, quassù dove m'ha messo al mondo. Papà dalla pianura sul cassone di un camion, con più fratelli che valigie. Esodi incerti e spaventati, che la guerra affama e la fame sfratta.
 
ale.gennari
ale.gennari il 09/04/07 alle 20:50 via WEB
il blog è illeggibile. Più che i lampi ad alto voltaggio credo servano righe e quadretti. Aria fresca, in questo blog però, ce n'è.
 
snoopy68
snoopy68 il 09/04/07 alle 21:37 via WEB
Ti mando il testo di una bella canzone di Sergio Endrigo, non so se la ricordi, ciao, Adalberto. Il treno che viene dal sud (S. Endrigo) I1 treno che viene dal sud non porta soltanto Marie con le labbra di corallo e gli occhi grandi così. Porta gente, gente nata fra gli ulivi, porta gente che va a scordare il sole, ma è caldo il pane lassù nel nord. Nel treno che viene dal sud sudori e mille valigie, occhi neri di gelosia: arrivederci Maria! Senza amore è più dura la fatica, ma la notte è un sogno sempre uguale: avrò una casa per te e per me. Dal treno che viene dal sud discendono uomini cupi che hanno in tasca la speranza ma in cuore sentono che questa nuova, questa grande società, questa nuova, bella società non si farà, non si farà.
 
Filottete3
Filottete3 il 09/04/07 alle 22:03 via WEB
Quando lo prendo per andare in Calabria, raramente perché oramai è più comodo i pullman (Trenitalia preferisce dirottare i viaggiatori per il Sud col traffico sul gomma), è un ennesima cantilena di nostalgie che mi rompe le scatole. Non funziona niente. Da Napoli in poi la vita si rallenta. Ma le storie che ascolto sembrano da film. Giuro.
 
costa_merlata
costa_merlata il 09/04/07 alle 23:33 via WEB
bello, questo blog. è diverso da tutti i blog femminili che sono presenti su libero. ci tornerò. io ricordo che nei primi anni 70 uscì un libro di una certa reneè reggiani intitolato "il treno del sole" e narrava la storia di immigrazione dal sud italia fino a torino. ricordo solo il titolo, un po' la storia, dato che era il libro di narrativa della prima o seconda media.
 
costa_merlata
costa_merlata il 09/04/07 alle 23:37 via WEB
scusami, ariposto. sul tema del treno e della immigrazione, riccardo cocciante scrisse "il treno" e durante le ultime vacanze di natale, c'è stato un ciclo di trasmissioni su radio uno o due condotto da un leccese proprio sul tema dell'emigrazione vissuto da un salentino in svizzera attraverso le tappe del treno che da lecce portava in olanda.
 
zorbailpazzo
zorbailpazzo il 10/04/07 alle 09:14 via WEB
E' bello perchè condanniamo e discutiamo di immigrazione come se fosse la piaga maggiore della nostra economia... Quando noi siamo sempre e comunque immigrati in casa nostra... Buona settimana...
 
 
Billieholiday
Billieholiday il 10/04/07 alle 13:58 via WEB
Io penso che l'immigrazione sia "il toccasana" della nostra economia...:-)
 
Ventudeca
Ventudeca il 12/04/07 alle 12:14 via WEB
potessi razierei quelle valige... quante cose buoneeeeeee
 
Marquez36
Marquez36 il 12/04/07 alle 21:23 via WEB
la tradizione è un qualcosa che va conservata, ma a volte anche tradita se si vuole andare oltre..ma cmq presa come punto di partenza...baci m31
 
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La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza,  si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.

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