Creato da La_Chambre_d_Isabeau il 10/09/2006

Quaderno a righe

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... E lo chiamavano il paese del sole

Post n°338 pubblicato il 03 Giugno 2007 da La_Chambre_d_Isabeau
 




Un’ alba plumbea sotto la pioggia battente. Solo il segnale luminoso della sferatempo mi dice che è l’aurora.

Da quando il clima è definitivamente impazzito, noi sopravvissuti viviamo sotto una pioggia torrenziale e un cielo livido.
Ci vuole coraggio per uscire dal cubicolocasa, ma devo pur mangiare tutti i giorni e gli estratti di vegetali idroponici costano sempre più cari.
Mi copro con la mantella e mi incammino verso la fermata della metrostellare. A tenermi compagnia il ritmico pulsare delle idrovore: il cuore battente di questa città.
Ho ancora qualche minuto.
Mi soffermo davanti agli ologrammi che trasmettono le ricostruzioni fatte dai sapienti sulla vita di 5000 anni fa.
La città era immensa rispetto all’ attuale, stretta tra il mare e il vulcano. Milioni di persone che si spostavano di continuo. Tutti rinchiusi in quelle buffe scatolette di plastica e metallo. Strade piccole che si insinuavano fin dentro le case. Un costante ed incessante rumore di fondo che costringeva le persone a parlare due ottave sopra il tono normale. L’ arroganza e l’ inciviltà che serpeggiavano ovunque: la legge del più forte o forse solo del più furbo.
E il vulcano che guardava tutto quell’agitarsi con occhio distaccato. Imperturbabile.
Sono solo alla fermata della metro. Ovunque la muffa la fa da padrona. Il silenzio è rotto soltanto dall’ incessante martellare della pioggia. Mi sento molle e bagnato, come tutti i superstiti. Se continuerà così, le mutazioni genetiche inizieranno a diventare più evidenti. Per ora riesco a nascondere le minuscole branchie sotto ai capelli. Hanno cominciato a svilupparsi da oltre un centinaio d’ anni, da quando la percentuale di H2O nell’ aria si è fatta così elevata.
L’ altoparlante computerizzato annuncia: R2 direzione Nord è in arrivo. Allontanarsi dalla linea gialla.
Il mezzo è quasi deserto. Solo pochi fantasmi incappucciati, i pochi rimasti. Prendo posto e mi preparo alla spinta dell’ accelerazione.
Inforco gli occhiali polarizzati. Una frazione di secondo e sono oltre la cupa cappa di nuvole. La fitta agli occhi è atroce. Come tutte le mattine il sole mi acceca. Mi chiedo come facessero a sopportare quel dolore.
Pochi istanti e comincia la decelerazione.
Qui, ai piedi del ghiacciaio, il clima non è cambiato di molto. La nebbia è sempre fitta e piove.
Scendo e mi avvio verso il lavoro.







Commenti al Post:
orpheus07
orpheus07 il 04/06/07 alle 15:35 via WEB
beh, la pioggia è necessaria a volte... buon pomeriggio!!
 
polystyrene
polystyrene il 04/06/07 alle 15:46 via WEB
blade runner! :)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 04/06/07 alle 16:25 via WEB
una cinefila ;-)
 
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CINQUE PEZZI FACILI

PRIMAVERA

La primavera senza una foglia che potesse venir rovesciata dal vento, nuda e luminosa come una vergine di scontrosa castità, di sdegnosa purezza,  si distese sui prati con gli occhi spalancati e attenti e del tutto indifferente a quel che facessero o pensassero quanti guardavano.

Gita al faro
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