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attualità, politica, cultura

 

 
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Tutti gli UOMINI DELLA PROVVIDENZA prima o poi diventano FASCISTI!

Post n°756 pubblicato il 06 Marzo 2014 da r.capodimonte2009
 

 

Matteo Renzi ha 39 anni, e conosce molto bene la storia, anche quella che va dal 1922 al 1943, cioè quella della parentesi fascista. Non è un caso che Benito Mussolini avesse proprio 39 anni quando andò al potere, e la sua arma migliore, e non lo dicono certo gli storici simpatizzanti, fu la demagogia e l’arte oratoria, accompagnate da un piglio decisionale che convinse il popolo italiano, uscito devastato dalla Ia Guerra Mondiale, a fidarsi di lui, tanto che qualcuno, oltre le mura vaticane, lo definì l’ Uomo della Provvidenza.

Una delle caratteristiche del Duce (fu chiamato così, però, solo dopo il 1926, quando ebbe instaurato la dittatura), fu quella di “stare costantemente in mezzo al popolo”, che dagli anni del Risorgimento non aveva più contatto diretto con la politica: i vari Giolitti, Crispi, De Pretis, e perfino certi leader socialisti, come Turati e Matteotti gestivano il potere, mantenendo distanze abissali dai veri problemi della gente.

Mussolini lo comprese, e pur con un’agenda dalle pagine immacolate di niente, iniziò ad apparire in mezzo agli studenti, agli operai, ai soldati, ai contadini, mentre la “cultura” italiana” lo esaltava con ogni genere di motti e definizioni.

L’ “uomo del destino” riuniva i suoi molto presto la mattina, inaugurava a più non posso, partoriva nuove istituzioni, fondava città dove un tempo c’erano le paludi. Aveva 42 anni quando lanciò “la battaglia del grano” che riassestò l’agricoltura italiana, ne aveva 43 quando lanciò “la battaglia della lira”, che fece uscire la moneta italiana dall’euro di allora, la sterlina, e la quotò ex-novo. Buon per lui!

Matteo assomiglia ogni giorno di più a Benito: ieri, quando è corso in Sicilia, in una scuola, a spiegare ai ragazzini di 10 anni che è il cuneo fiscale che costringe a casa i loro padri operai, e che sarà lui, a fare il miracolo di farli ritornare presto al lavoro, i bambini hanno intonato un salmo propiziatorio (che i maestri erano corsi a comporre, rapiti dal fascino dell’uomo), che la storia ricorderà…

Presto lo vedremo in cima alle dighe, tra i ferrovieri, in mezzo al bracciantato  o alle massaie che ancora fanno i figli, e le premierà con doni in natura.

Oggi è all’estero, a Bruxelles, per la prima volta: ma non ha da temere. Mussolini, lui lo ha studiato bene, anche quando il suo labbro si piega nell’autoincensazione più plateale, colpì duro anche nei confronti dei leader stranieri, che restarono sconcertati dal “dinamismo e decisionismo” dell’ex-socialista, che il socialismo italiano aveva fatto a fette.

Altro punto di congiunzione: Matteo ha fatto a fette il PD e ne ha mutato la pelle, in una specie di “creatura ibrida” che, per ora, non è né carne né pesce, ma che, in seguito, quando lo Stato di Polizia, che adesso manda in galera chi rompe il sigillo di un vecchio capanno, o uccide un povero panettiere perché la moglie è venuta in negozio a spolverare, in punta di piedi  “veglierà” sempre di più sugli italiani davanti ad ogni porta di casa, e gli italiani avranno ormai fatto l’abitudine a non votare, perché tanto c’è l’Uomo della Provvidenza che pensa a mandare avanti la baracca, si trasformerà in una fabbrica di “diktat”, a base di decreti, per cui ci si dovrà “militarizzare”, e poi smettere di parlare e poi di pensare, e alla fine il silenzio regnerà sovrano. Unica fonte di rumore saranno i comizi di Matteo e la claque che li aizzerà.

E tutti gli altri, quelli che adesso lo favoriscono e lo adorano, diranno: ahimè, se lo avessimo saputo che razza di serpe ci coltivavamo in seno! (ROBESPIERRE)

 

 

 

 

 

 
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