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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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LE POSTE DIVENTERANNO UNA BANCA D'AFFARI!

Post n°1045 pubblicato il 16 Marzo 2015 da r.capodimonte2009
 

 

Cosa sta succedendo alle Poste? Come al solito l’opinione pubblica, infervorata dalla cronaca nera (come accadeva nei regimi ottocenteschi), e dai “selfie renziani”, è disattenta perfino quando le tocca fare le interminabili file agli sportelli, né si rende conto che il valore del proprio libretto di risparmio cala ogni giorno, mentre aumentano i tagli dei buoni postali, un tempo “refugium peccatoris” dei pensionati.

Poste Spa sta facendo la fine di tutti gli asset pubblici: un tesoretto italiano legato al servizio postale, che resta nell’immaginario collettivo come la sensazione e l’emozione di ricevere “posta” da quel personaggio, un tempo appiedato e oggi motorizzato, chiamato “postino”, col quale non era neppure tanto raro fare quattro chiacchiere sul vicinato, tanto lui conosceva ogni inquilino, perché la sua busta, prima o poi, la recapitava a tutti! E la gioia di questa “sorpresa”, obnubilata, spesso, dall’aumento vertiginoso del francobollo, oggi, purtroppo, drammatizzata anche dalle cartelle fiscali, che colpiscono come vere e proprie lettere-bomba, sta sparendo del tutto. Per chi non lo sapesse, Poste Spa non si occupa ormai più da tempo di recapitare le bollette, i pacchi, gli avvisi dei tribunali, ma solo corrispondenza ordinaria, perché ormai tutto è demandato alle agenzie private, che, a dire dei vertici dell’ente pubblico, costano molto meno del personale addetto, che quindi viene messo in pensionamento anticipato o non viene sostituito con nuove assunzioni. Sta rapidamente restringendo le proprie sedi nel territorio (spariranno altri 455 sportelli e se ne “razionalizzeranno” –cioè si diminuirà drasticamente la presenza di impiegati- altri 609!), ma sta soprattutto mutando la sua “caratteristica univoca” di ente pubblico al servizio del cittadino, un servizio delicatissimo e prezioso, quello dell’ “intercomunicabilità”, che mai e poi mai dovrebbe essere demandato a chi lo fa solo per ricavarne esosamente un reddito!

E invece cosa sta accadendo? Che questa classe politica irresponsabile e corrotta, giunta al fondo del barile della predazione dei soldi pubblici, ha pensato bene di vendere questo servizio, consegnandolo, annessi e connessi, al solito “ente anonimo finanziario”, che ne farà l’advisor, cioè il distributore dei suoi prodotti finanziari da rapina, mentre l’antica funzione, sarà sacrificata, alla logistica (sic!) e ai servizi finanziari, cioè diverrà l’ennesima banca d’affari! E se l’ultimo Presidente di Poste Spa, aveva tentato di mettere una pezza, anche se esigua, a questo sfascio, ci riferiamo al dott. Massimo Sarni, l’ex-sindaco, divenuto nel frattempo, Capo del Governo, ha ritenuto bene di revocarlo, con una mazzetta di 2,7 milioni, formata da 4 annualità da direttore generale (384.000 €) e 1 annualità da amministratore delegato (1,18 milioni di €), (già, perché aveva due stipendi (*), ed ora, in pensione, è passato, poveretto, a presiedere l’ente autostrade Milano Serravalle!); e di sostituirlo con tale Francesco Caio; il quale, però si è subito accorto, che non sono solo rose e fiori, perché, nonostante i cittadini facciano sempre più file, e i tassi dei loro libretti vadano a zero, l’ente sta rapidamente raggiungendo il rosso di bilancio (1,5 miliardi!), il che finirebbe col comprometterne la vendita! Cosa fa, allora Caio, dopo averci dato d’intendere che i 1.064 sportelli che andrà a chiudere porteranno ai cittadini solo “danni collaterali”? Anziché ridare smalto alla logistica, cioè al servizio postale, dopo che il suo predecessore aveva buttato al vento 150 milioni  nel buco Alitalia, non guadagnandoci neppure il sevizio posta-aerea esclusivo, riappropriandosi del servizio pacchi, bollette e avvisi, e migliorando la rete dei servizi; decide di emettere, guarda caso, a seguito della vendita del 40% dell’asset (a mezzo di Banca Lazard e Banca Rothschild!), titoli a “rischio”, cioè  veri e propri derivati (intrallazzati con le due banche d’affari e con i probabili compratori!), per cederli, a dipendenti, titolari di libretti e di buoni fruttiferi, in modo da “svaligiare” i redditi di questi disgraziati e arricchire gli speculatori. QUESTO E’ LO SCOPO RECONDITO CHE SI NASCONDE DIETRO LA CESSIONE DELL’ENTE POSTE!

E da chi ha appreso questa lezioncina, il dott.  Francesco Caio? Dall’ennesimo “demiurgo” intoccabile e intramontabile, che i “poteri forti e segreti” hanno imposto su un altro asset estremamente strategico, la Cassa Depositi e Prestiti; la quale, caso unico nel panorama finanziario mondiale, si tiene il denaro che gli raccoglie Poste Spa (finora 230 miliardi), e poi non solo ci fa quel che vuole, addirittura mistificandone lo statuto, ma addirittura lascia che la sua branca operativa sia venduta o peggio vada in default. Ci riferiamo al sign. Franco Bassanini, ex-braccio destro di Bettino Craxi, da vent’anni, animatore e gestore del più importante patrimonio liquido del Paese, del tutto estraneo al controllo del Parlamento, e spesso perfino dei Governi, a meno che non giungano ordini da quelle centrali di potere che impongono le loro regole; e allora Bassanini distribuisce soldi anche ad aziende private, non solo pubbliche, e poi emette, come sta facendo ora, obbligazioni a garanzia di questi prestiti, e siamo da capo con i derivati, che non affiderà, pare, agli sportelli di Poste Spa, ma alle banche, perché ne facciano manbassa con i poveri correntisti! Così togliendo, però, alla “famiglia”, perfino le commissioni di collocamento.

L’accoppiata Caio-Bassanini, perciò è l’altro strumento che, al di fuori della usuale logica democratica, il regime renziano si appresta a devolvere verso la rapina di Stato, per obbedire alle pretese finanziario-massoniche dei poteri forti su cui si regge, predando ciò che resta del risparmio di milioni di pensionati e lavoratori, che sono fuggiti dalle banche, illudendosi di trovare, alle Poste, migliori garanzie e fiducia.

Non siamo troppo speranzosi, infatti, che i titoli che Caio inventerà per i suoi clienti si differenzieranno molto da quelli di Bassanini. Saranno tassati della metà rispetto alle obbligazioni private, certo, ma “non si tratta di prodotti finanziari adatti alla generalità degli investitori, perché strumenti finanziari di particolare complessità, da verificare sulla base della valutazione dei profili di esperienza e adeguatezza alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento.” Se lo dice lui che sono “fregature”, noi non stentiamo a crederlo!  (ITALIADOC)

 

(*) Il fatto che Massimo Sarni, così come molti altri manager di Stato, godano dello stipendio di dipendenti pubblici (direttori) e lavoratori autonomi (amministratori), è uno scandalo a livello mondiale. A parte l’enormità monetaria del trattamento, che poi va ad influire sul trattamento pensionistico, è noto che i contributi da dipendente pubblico non sano versati, in quanto considerati, “figurativi”, e questo vale per tutta la enorme massa degli statali, specie ora che l’INPDAP è fallita per oltre 20 miliardi, proprio per questa ragione (pagava le pensioni agli statali, ma senza raccoglierne i contributi!), e l’INPS sia stata costretta ad assorbirne il buco. Così sono gli altri dipendenti e le imprese private ad accollarsi le marchette di Sarni, Caio, e degli altri arraffatori di Stato, ma anche quelle di tutti gli altri statali.

 

 

 

 

 

 

 
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