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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

 

 
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IL POPOLO DEI "DESPERADOS"

Post n°1062 pubblicato il 10 Aprile 2015 da r.capodimonte2009
 

 

 

Per chi ci conosce sa bene che non siamo grandi estimatori di Michele Santoro: ma questa volta ci sentiamo di condividere la sua osservazione a caldo sulla strage perpetrata al Tribunale di Milano, da parte di una persona, probabilmente “fuori dalle righe”, ma resa disperata da una delle tante situazioni di disagio economico cui è vittima l’esistenza di milioni di imprenditori, grandi e piccoli: riferendosi all’omicida del giudice fallimentare, del suo ex-avvocato e di uno dei corresponsabili della sua insolvenza, nonché al ferimento di altri “protagonisti” della sua “discesa agli inferi”, il giornalista ha detto che “in tutti noi, ormai alberga, un Claudio Giardiello!”

Italiadoc non intende, ovviamente, né giustificare, né tantomeno assolvere questo personaggio, ma neppure relegarlo, come fin troppo presto faranno la politica e i media di regime, allo stesso modo di altri episodi paralleli, tra gli schizofrenici o i paranoici; operazione che darebbe a tutti i veri corresponsabili di queste morti, l’alibi di continuare a ignorare a che punto dell’abisso è finito il nostro Paese, grazie a loro.

Né ci interessa più di tanto che questo individuo, premeditatamente, si sia introdotto dentro uno dei palazzi di giustizia più famosi d’Italia, e per questo più salvaguardati, anche per l’incisività delle inchieste condotte, eludendo la sorveglianza: che il processo a come il Governo abbia ridotto ai minimi termini la sicurezza delle istituzioni, ma soprattutto dei cittadini, debba essere ancora una volta formalizzato, è sicuro; che il nostro “insulso” ministro degli Interni, che sta al suo posto solo perché fa comodo alla maggioranza ibrida e trasformista che lo regge, debba finalmente essere cacciato via, è incontrovertibile; che le falsità e le menzogne che il capo del Governo, ancora una volta ha edulcorato per difendere le sue letali performance, ben volentieri sorretto da un partito che ormai non è errato definire “del malaffare”, siano vomitevoli, è assodato. Ma ciò è solo la punta dell’iceberg, in un Paese dove, dopo sette anni, si viene a scoprire, ma lo dicono i nostri partner europei, non i nostri giudici, che un gruppo di poliziotti facinorosi “torturarono” giovani, anche se sicuramente ribelli e non certo “pacifici”, dietro istruzioni degli alti vertici del Ministero; e che oggi, il massimo responsabile, solo perché è uomo dei poteri forti, ed è finito a dirigere, non si sa con qualche diavolo di competenza, il gioiello tecnologico che il mondo ci invidia, Finmeccanica, anziché essere sollevato immediatamente, dall’incarico, viene assolto “corum populi” dai suoi stessi “compagni di cordata”.

Il vero problema, e sarebbe ora che coloro che continuano a difendere i loro privilegi, grandi e piccoli, schierandosi con il partito del malaffare, illusi che la pacchia possa durare ancora a lungo, aprissero bene gli occhi, è di natura sociale, altro che schizoidi e paranoici! Chi possiede un’arma, oggi, ed è messo all’angolo da tutta quella serie di ingiustizie e di cavilli procedurali, di cui la Magistratura stessa è interprete, e che coinvolgono il rischio numero uno, che è quello della sopravvivenza di sé e della propria famiglia, prima o poi la rivolgeranno contro chi rappresenta l’istituzione in sé: un sindaco, un deputato, un giudice, un avvocato, un gabelliere, un bancario; chiunque sia stato, direttamente o indirettamente, responsabile del suo “tracollo”. La cosa sconcertante, forse la più grave, è che ormai è tutto un tracollo, non si sa dove le responsabilità singole inizino e dove quelle collettive finiscano; dove ci sia concorso in reati, i più variegati, a livello personale, o a livello istituzionale, e intendiamo, banche, fisco, giustizia, ecc.

Tutto il sistema è ormai in fibrillazione, ma se ne accorgono solo coloro che vivono a “piano terra”: chi vive al primo piano, i cosiddetti benestanti, che difendono il regime, e chi vive nei piani alti, i politici e i burocrati, non se ne curano: i primi perché ogni giorno diventano più ricchi, grazie ai privilegi, grandi e piccoli cui sono destinatari, con quel voto di scambio, che hanno imparato a dare a chi governa; i secondi perché vivono in un limbo fatto di scorte, di franchigie, di vantaggi e favoritismi, che li rende immuni da qualsiasi contatto con il “piano terra”, salvo che nei momenti di massima demagogia!

Ora, al “piano terra” è evidente che la situazione sia ormai giunta ad un punto di rottura: una coscienza collettiva di ribellione non si è ancora formata, perchè il popolo italiano è un “gregge”, e il “gregge alza la testa” se ha un leader, qualcuno che lo guidi: questo è purtroppo il retaggio storico che ci portiamo dietro da secoli di servilismo, di inaffidabilità, di delazioni e tradimenti. Ognuno di diffida dell’altro, ognuno è geloso, antagonista, nelle piccole come nelle grandi cose, finchè arriva l’”uomo della provvidenza” e gli steccati scompaiono come per miracolo, e allora una “consapevolezza politica comune” si diffonde, e inizia ad agire. E quando agisce, però, è temibile.

Ma in questa fase della nostra storia, sono i singoli ad emergere: i “desperados” li avrebbero definiti i  messicani, gente votata al martirio, o all’attentato, o al suicidio seguito all’omicidio. Persone, “peones”,  votati al “nichilismo” totale, che ormai hanno perso tutto, ma non sono vili da portarsi la pistola alla tempia: vogliono lasciare il segno, colpire duro, trascinare nella propria impresa “disperata” quelli che, secondo loro, sono i responsabili della loro come della sorte altrui! E, badate, a questa gente non interessa più il pubblico ludibrio, né la condanna “spirituale”, né tanto meno il rischio di venire ammazzata: ha inspirato, ormai, la “droga” della rivolta interiore, della vendetta, dell’odio, e non ci sono più “metadoni” che riescano a placarla…

Costoro diventeranno una falange, di pari passo con la falange dei suicidi, ma molto più temuta: e noi, benpensanti, continueremo a censurare l’Isis, come i mulini a vento, o a gridare Je suis, come imbecilli, a sopportare, come certosini,  Alfano e Renzi, De Gennaro e il PD, la Boldrini e la Boschi, Salvini e Toti, e tutto il teatrino di regime, quello allineato, e quello parallelo, mentre tra noi  si faranno largo i lupi. E speriamo che il gregge si svegli!  (ST. JUST)

 
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