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LA BCE STA INNESTANDO IN EUROPA UNA NUOVA BOLLA SPECULATIVA
Post n°1064 pubblicato il 15 Aprile 2015 da r.capodimonte2009
Fenomenale Mario Draghi, e anche fortunato, perché la bella contestatrice gli ha buttato in faccia solo coriandoli e non uova marce (o peggio!). Le sue menzogne, ormai, ammorbano l’aria, alla stregua di chi governa l’Italia, tra una macchinazione e una mistificazione. La sua faccia tosta assomiglia sempre di più alla “faccia di bronzo” di quelle statue che sembrano guardare nel vuoto, perché il loro scultore non poteva dare espressione agli occhi: una pantomima, un automa o meglio, un “golem”, che si erge a difesa degli interessi e dei privilegi dell’alta finanza, destinati a schiacciare i popoli europei, e in particolare i greci, operazione già compiuta al 90%, e gli italiani, i prossimi a subire il martirio. Fenomenale, dicevamo, perché, se dessimo ascolto ai “giornalisti esperti di economia” che a volte “sentenziano” sul giornale di Confindustria, a volte scapicollano attorno a Padoan come dei ruffiani, a volte raccontano frottole o peggio idiozie dagli schermi delle Tv di regime, le ultime manovre di Draghi, cioè il famoso “quantitative easing” starebbe risolvendo in buona parte la crisi finanziaria del nostro Paese. Come è noto l’operazione consiste in due diverse fasi: nella prima fase le banche centrali, in questo caso la Banca d’Italia, cede alla BCE titoli di Stato; nella fase successiva, sempre la Banca d’Italia fa prima incetta di Abs, covered bonds, derivati e titoli emessi da istituzioni sovranazionali e enti privati garantiti (?), e riceve in cambio una parte dei 60 miliardi mensili di liquidità, che poi, a sua volta, distribuisce alle varie banche in base alle prenotazioni ricevute. A fronte di questa operazione non sono state previste altre regole che: a) non si è precisato né stabilito l’uso che di questo denaro dovranno fare gli istituti di credito; b) a ogni euro di emissione che dovesse risultare insoluto risponderanno le rispettive banche centrali; c) la manovra, per altro già attuata regolarmente negli Usa e in Giappone (ma a condizioni finanziarie ben diverse, con la disoccupazione al 5%, e in regime inflattivo e non deflattivo) dovrebbe ripristinare (ma il dovrebbe è d’obbligo!) il rilancio degli impieghi verso famiglie ed imprese, specie le pmi; visto che le grandi imprese sono quelle che hanno goduto da almeno tre anni del rinnovo dei fidi, e addirittura della ristrutturazione dei loro debiti, spesso incagliati (vedi casi Sorgenia, MPS, Alitalia, Telecom, ecc.). IN REALTÀ QUESTA OPERAZIONE STROMBAZZATA AI QUATTRO VENTI È UNA VERA E PROPRIA MISTIFICAZIONE! Per chi non lo sapesse la deflazione, che perdura in Italia da almeno un anno e mezzo, e che determina non solo il crollo dei prezzi contemporaneamente a quello della domanda (ed ecco che l’abisso diventa incolmabile), ma anche l’azzeramento dei tassi fino a renderli “negativi” (chi compra titoli di Stato, ad esempio, deve pagare anziché ricevere gli interessi!), purtroppo è stata rivelata e ufficializzata troppo tardi, e questo, unitamente alla diminuzione del valore dell’Euro, rispetto alle altre divise, specie il dollaro, e in genere dei prezzi delle commodity, dal petrolio, al grano, dal mais fino all’alluminio, invece di favorire la ripresa, hanno innestato un generale pessimismo negli investitori, convinti ormai che la situazione sia irreversibile! Il risultato terrificante è che le imprese non solo non investono più, ma soprattutto non assumono più, e questo nonostante la regalia di tre anni di contribuzione gratis, come prevede il Jobs Act: la maggior parte sa bene, infatti, che le banche non alzeranno un dito verso le difficoltà che molte di loro attraversano, ma penseranno piuttosto a coprirsi in quei buchi di bilancio profondi come baratri, dopo anni e anni di bilanci falsificati sotto lo sguardo “disattento” di magistratura e vigilanza. Ma c’è un settore che, anche volendo, non si può limitare a guardare e restarsene bloccato, e sperare in giorni migliori, come, ad esempio, la caduta di Renzi. Ed è quello finanziario, dove la speculazione è all’ordine del giorno, e i capitali, anche derivanti da profitti regolari, hanno bisogno di remunerazione, se no emigrano. Capitali che non si rivolgono certo ai titoli di Stato che danno interessi zero o negativi, ma vanno a caccia di guadagni sicuri, e questi possono ottenerli solo con “operazioni a rischio”: più il rischio sale, più il guadagno sale. Uno penserebbe: ecco il momento in cui l’investimento si butterà anima e corpo sul settore azionario, e avremo delle performance eccezionali su determinati titoli di largo flottante, come Fiat, Pirelli, Generali, Eni, Enel, ecc.! Niente di tutto questo: gli imbecilli che tutti i giorni al TG ci ripetono che la Borsa ha fatto +0, oppure +1, gridando di gioia, ci prendono in giro: teoricamente, in tempi come questi l’investimento azionario dovrebbe misurarsi col 3, oppure 5, mentre il nostro listino MIB è sempre lì, un passo avanti e uno indietro! Lo spread poi, è arrivato perfino sotto i 100 punti, ma non perché l’Italia è fuori dalla crisi, ma perché la crisi è diventata irreversibile: è vero che con lo spread a 100 l’Italia risparmia quasi 2 miliardi di interessi sul debito pubblico, ma poi li riversa tutti, perché il debito pubblico risale ogni tre mesi, come un gatto che si morde la coda, grazie alla politica economica fasulla del Governo: costo dello Stato, della corruzione e della burocrazia disperdono preziose disponibilità! In realtà tutte le aste dei titoli di Stato non hanno più riscontro in un libero mercato, ma sono solo destinate alle banche che, acquistando titoli a tassi negativi, fanno media con quelli acquistati precedentemente a tassi maggiori. Il mercato si sta rivolgendo, da capo, verso le operazioni a rischio massimo, cioè i “titoli spazzatura” e i derivati, gli stessi che causarono la bolla speculativa del 2008; oppure si rivolge a operazioni in valuta-dollaro, che costano un po’ di più di prima, ma fanno capo alla Borsa di New York, la più speculativa del mondo. Alla fine, probabilmente la prossima bolla finanziaria scoppierò in Europa! Ebbene per tutto questo caos, e per tutte le prospettive negative che esso comporta per l’Italia, il massimo responsabile è Mario Draghi: ogni minuto che passa in cui il nostro Paese è sottoposto a queste politiche suicide made in BCE, più la sua fine indecorosa si avvicina. (R.Scagnoli)
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