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attualità, politica, cultura

 

 
« RENZI fa a fette il Codi...SANTI E DEMONI »

RENZI, JUNKER E L'ULTIMATUM DELLA TROIKA

Post n°1253 pubblicato il 21 Gennaio 2016 da r.capodimonte2009
 

 

Curioso che Monsieur “Cognac”, così chiamano J.Claude Junker a Bruxelles, per il noto vezzo di scolarsi qualche bel bicchiere di Napoleon durante la mattinata di lavoro, si sia accorto adesso che l’altro Monsieur, Matteo Renzi, non ha mai fatto né mai pensato di fare “i compiti a casa”, ma per il motivo molto semplice, ed è lui stesso ad ammetterlo, che in Italia non ci sono “interlocutori all’altezza del loro compito”, tanto meno il pupazzo di pongo che si chiama P.Carlo Padoan. Tutto infatti si potrà dire di questo ex-concorrente del “Rischiatutto”, ma non che ci capisca un acca di economia o di finanza, né tanto meno di materie sociali o di lavoro: poveraccio, è cresciuto in casa di gente che per una vita ha fatto imbrogli e truffe, non ha mai lavorato un’ora se non per finta, in modo tale che fosse lo Stato a pagargli i contributi; l’appartamento glielo pagava un amico, Carrai; la moglie, maestra, c’è voluta una riforma, la “buona scuola” per farla lavorare sotto casa; sorelle e cugine e altri parenti, tutti infilati nei posti giusti a stipendio fisso, piuttosto alto. Che neppure “papà” Boschi è mai riuscito a fare, tirando su una bimba a pane e massoneria, che ora gli sta dando così tante soddisfazioni.

Tuttavia non siamo neppure d’accordo con chi sostiene che si tratti di una “pantomima”, studiata a tavolino per far rialzare i punti al premier, in fatto di “celodurismo”, e che Junker condivide.

Non è così, signori e signore, e lo vedete nel crollo borsistico, di questi giorni, che in Italia, diversamente con le altre piazze (esclusa la Germania, dove esiste un “pozzo di San Patrizio” in grado di salvare il salvabile)(*), l’attacco concentrico è contro le banche, più che contro il comparto produttivo. A dimostrazione di quel che Italiadoc sostiene da anni, e cioè che, in realtà, i nostri istituti dal più grande al più piccolo, dopo la crisi del 2007-8, non solo non hanno tratto buona lezione da quanto accaduto, ma si sono gettati, anima e corpo, cosa che fino ad allora avevano timidamente azzardato, verso la speculazione; spinti in questo, anche dalla stessa BCE, che cominciò a “regalare” soldi a tassi minimi, senza minimamente pretenderne i giusti impieghi. Questo ha innescato una profonda crisi del credito, che si è mescolata alla già debole situazione economica, che poi l’Eurotower si illuse di prendere in mano, peggiorando di molto le cose, con il ricatto dello “spread” (di cui, guarda caso, non si parla più!), e la susseguente politica “criminale” di ristrettezze  del suo pupillo Monti.

L’aria che tira è la stessa del novembre 2011, quando Napolitano concordò con Obama e la Merkel, grazie ai buoni uffici dei poteri forti, compresa la massoneria finanziaria, la cacciata di Berlusconi, già indebolito dagli scandali (perché, forse, il Berlusconi di dieci anni prima non lo avrebbe mai permesso!). Mancano le risatine della coppia di fatto Merkel-Sarkozy, ma non ce n’è alcun bisogno, perché a Bruxelles il nostro attuale premier ne raccoglie molte di più del suo predecessore: lui è una marionetta nata. Questa volta Junker non ha da spingere sull’acceleratore dello spread, ma su quello molto più efficace di un sistema bancario che sta crollando, pezzo per pezzo: ma ad innescare la catastrofe è stato proprio lui, quando rispose picche (sapendo quel che faceva) al piano di salvataggio delle 4 banche fallite, e costrinse la “corte dei miracoli” che gestisce il Governo a scegliere la soluzione peggiore, aprendo lo sportello sulle malversazioni bancarie. Che non nascono, oggi, ripetiamo, ma risalgono ai tempi delle grandi cadute e relative aggregazioni, oggi divenute mortali (perché banchieri si nasce, non si diventa come quelli che abbiamo oggi, con la tessera in tasca o politica o massonica!), e che si chiamano Unicredit, Banca Intesa, MPS, Banche Popolari (che si vuole per forza ridurre a zero, come le consorelle Casse di Risparmio e Banche Cooperative, grazie all’azionariato diffuso e tossico!). Il primo campanello d’allarme, certo, fu il MPS, già aiutato da Tremonti, e poi definitivamente “aggiotaggiato” da Monti (e oggi lo Stato si trova al punto di partenza, con una partecipazione del 4%, svalutata a zero, e un buco abissale che la banca ha già inghiottito, di 12 miliardi di denaro fresco dai Monti-bond e da due aumenti di capitale per 8 miliardi in due anni!); ma il secondo è legato, soprattutto, alla carenza cronica di controlli e ai lassismi da parte delle vigilanze (Bankitalia e Consob) e dei Governi (con legislazioni carenti e inefficaci: basti pensare alla mancata introduzione di una Glass-Steagall, alle varie regalie di Saccomanni, alle politiche fiscali antispeculative mai attuate); che ha permesso agli istituti di allargare gli investimenti sui titoli tossici ad alto reddito, disintegrando il credito verso la pmi, mantenendo intatto quello verso le imprese decotte, ma protette dalla politica, il che ha determinato lo sprofondo dei bilanci, ma soprattutto il crescere delle sofferenze!

Né è un caso che Junker si tenga ancora stretto il nodo scorsoio verso le banche italiane, cioè dica no alla “bad bank”, che certo non risolverebbe il problema, anzi metterebbe in circolazione altro veleno, ma salverebbe Renzi: “bad bank”, e noi l’avevano già detto al momento in cui ai vertici di Cassa Depositi e Prestiti sono arrivati uomini di Renzi, tutti di provenienza Goldman & Sachs, che dovrebbe stare in piedi con le garanzie offerte proprio da CDP: ma come e in che modo, e in che termini? Una “bad bank” di oltre 250 miliardi (valore di carico delle sofferenze, circa il 50%) inghiottirebbe tutta la liquidità del risparmio postale che gestisce la Cassa (e che, guarda caso, sta salendo a vista d’occhio, per la fuga dei risparmiatori dalle banche verso le Poste!); ma se l’aggio di vendita dei suoi asset, venisse, come pretende Junker, abbassata fino al 15-20%, rispetto al valore bancario, le banche si troverebbe da capo a dover coprire la differenza a bilancio; senza parlare del carico patrimoniale, che poggia su una valorizzazione immobiliare, che comprende anche gli immobili pignorati, che le banche preferiscono mantenere a bilancio, piuttosto che svendere, del tutto aleatoria!

Ecco il motivo per cui siamo convinti, e non da oggi, che Junker sta giocando, ormai, la carta della Troika: sa bene che il nostro Paese, come avvenne già in Grecia, non è in grado, da solo, di salvare le sue banche, e sta facendo terra bruciata perché i tempi dell’intervento si accorcino.

Quello che teme è che in Italia la situazione politica precipiti e si faccia largo, come è già avvenuto in Spagna, in Gran Bretagna, in Polonia, in Austria, in Ungheria, in Danimarca, e presto nel resto d’Europa, un partito nettamente euroscettico, che porti il Paese fuori dall’euro.

Matteo Renzi è ormai un uomo inaffidabile per le oligarchie europee, perché è un ambizioso e non ha saputo portare l’Italia, come la classica pecorella smarrita, dentro il gregge, senza traumi: invece non solo ha “traumatizzato” l’economia, ma ha di fatto sollevato il Paese grazie alla sua ignoranza e incapacità, e soprattutto alla scarsa qualità del suo staff.

Forse siamo all’epilogo: una volta apparecchiata la tavola, la Troika si metterà a sedere, e incomincerà  a divorarci...

Speriamo che il popolo italiano si svegli in  tempo!  (D. Ricardo)

(*) Si tratta della KfW, la banca d’investimenti che opera fuori bilancio, e che emette obbligazioni garantite dallo Stato, a favore delle imprese, copre gli ammortizzatori sociali e il reddito di cittadinanza; e adesso sta intervenendo a favore della Deutsche Bank in fallimento. Una specie di CDP tedesca, che non contiene, però il risparmio di milioni di famiglie, mettendoli a rischio!

 

 
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