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attualità, politica, cultura

 

 
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Lo "stadio" come punto d'incontro tra sport, politica, e malaffare

Post n°1525 pubblicato il 24 Febbraio 2017 da r.capodimonte2009
 

Secondo la cordata italo-americana che si è impadronita della Roma, dopo la sua caduta disonorevole, ripensare il progetto dello “stadio” sarebbe una catastrofe, uno tsunami, un diluvio, e comprometterebbe altri importanti investimenti. Allora guardiamo le cose da vicino.

Chi è James Pallotta, il padrone attuale della squadra di Totti?

Un ex-scugnizzo teramano, mandato a studiare dal padre, che aveva una piccola trattoria frequentata da tipi poco raccomandabili, che l’hanno convinto ad avviare il figlio agli studi “finanziari”, e inserendolo, grazie ai buon i uffici di certi poteri che ti offrono la luna, ma tu per tutta la vita dovrai restituirgli tutto il sistema solare, dentro una serie di “fondi speculativi”, emittenti di derivati, fino a che, con i suoi guadagni, se ne è costruito uno di sua proprietà, il Raptor Fund (il nome è tutto un programma!). Che poi l’imprenditore, assieme agli altri tre componenti del suo club, tali Di Benedetto, Ruane e D’Amore, dopo aver pagato un’inezia il 31% delle azioni in mano ad Unicredit (il mediatore fu quel Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex-ministro Anna Maria Cancellieri, già rinviato a giudizio per il crac Ligresti, e per questo “promosso” a capo dell’area finanziaria di Telecom -società salvata dal fallimento, cui è abituato a gettare le aziende che gestisce questo “piccolo avventuriero massone”, con il soldi pubblici di CDP!-), si sia messo in testa di approfittare del sindaco Ignazio Marino, per appioppargli il suddetto progetto, che prevede, guarda caso cubature per il 15% e speculazioni immobiliari per l’altro 85, era naturale come un’acqua sorgiva!

Non dimentichiamo che questi affari non  nascono da un giorno all’altro, ma vengono studiati, appaltati e conclusi Oltre Oceano, dove la malavita finanziaria e quella organizzata ormai coincidono: entrambe conoscono molto bene (specie poi se si proviene da famiglie italo-americane!) il terreno fertile che troverebbero in Italia, dove gente come Peluso, Bernabè, De Benedetti, Serra, Tronchetti, Colannino, ecc. fanno la differenza, nel senso che agiscono col meccanismo del “do ut des”con certi politici che offrono loro i posti di potere (e poi, come Renzi e le sue fondazioni, passano all’incasso!); e piombano giù dal cielo come avvoltoi.

I tifosi romanisti dovrebbero conoscere da vicino il nocciolo del progetto di Pallotta, che prevede che l’eventuale stadio (la Sovrintendenza Capitolina non fu neppure sentita dal sindaco Marino, nonostante il piano prevedesse una cementificazione fuori scala con la costruzione addirittura di due grattaciueli!), non apparterrà mai alla Roma-Calcio, ma resterà di proprietà della sua società, la quale, una volta che decidesse di andare ad “investire” in altri Paesi, lascerebbe la Roma a pagare un affitto milionario “vita natural durante”!

Ma stavolta Mr. Pallotta & Soci hanno sbattuto le corna contro quelle di Beppe Grillo, il quale ha parlato molto chiaro: un aiutino, dicevamo, gli è venuto dalla Sovrintendenza Ministeriale, la quale, nonostante che fosse costretta dal Ministero dei Beni Culturali (in mano al PD, e quindi, ai “compari”), a digerire il rospo (per ovvi motivi!), ha potuto, solo alla fine, mettere una zeppa, con la faccenda delle “vecchie tribune di Tor di Valle”, e che ha permesso alla Sovrintendenza Capitolina di fare lo stesso. Adesso, si scopre, inoltre, che il buon Marino, aveva anche sottovalutato (affidandosi a consulenze di parte!), che la zona dell’ex-ippodromo non è a sicurezza idro-geologica, ma anzi necessita della costruzione di una immensa idrovora che tenga lontano le acque di riflusso del Tevere.

Infine da non dimenticare l’inchiesta della procura romana (pm. Davide Dovinola) che dovrà chiarire come ha fatto la vecchia società dei Papalia (altro nome ben conosciuto alle cronache giudiziarie), la Sais Spa, fallita, proprietaria dell'area e degli impianti spotivi, che ha ceduto, però in comodato, alla Eurnova di Luca Parnasi, notissimo palazzinaro, socio del cartello americano, per 42 milioni di €, che stanno convergendo (sic!) nel concordato fallimentare!

Insomma un gigantesco imbroglio, che la giunta grillina si è trovata davanti non appena ha aperto il fascicolo progettuale, e che fa intendere in pieno dove l’amministrazione capitolina (a parte gli altri scandali e malegestioni) era precipitata in mano al PD, e prima ancora a F.I.

Sì, hanno ragione gli “americani”: si tratta di una catastrofe, che speriamo tutti, divenga presto oggetto di più accorte attenzioni della magistratura romana, perché ci pare molto più “invasiva” delle colpe che vengono addebitate, ad esempio, a Virginia Raggi.

E poi come non pensare che tutte le altre scalate che stanno avvenendo nel “fallimentare calcio italiano” (uno dei motivi per cui non si vogliono mostrare i conti fallimentari di MPS, sono anche quelli di non svelare i debiti immensi delle società calcistiche!), ad opera, ad esempio, di altri avvoltoi e sciacalli, come gli imprenditori cinesi, alla fine non confluiscano in altri progetti, come quello romano? (ITALIADOC)

 

 

 
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