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La Confindustria, di chi stiamo parlando? E chi sono i suoi fratellini e sorelline, cioè i “sindacati padronali” che, in quarant’anni, arricchitisi in modo peregrino (allo stesso modo di quelli “operai”), alle spalle degli iscritti, o ricevendo miliardi di prebende per i loro uffici di consulenza (patronati), con centinaia di impiegati a carico dello Stato, visto che mai l’art. 39 della Costituzione è stato realizzato, e quindi queste “associazioni” sono e sono restate “private”? Cioè, Confartigianato, CNA, Confcommercio, Confagricoltura, Coldiretti, ecc.? Confindustria, stiamo parlando di un ente corporativo che non solo raduna in sé, soprattutto, la grande impresa, privata e statale, ma anche, paradossalmente, entità che nulla hanno a che fare con l’industria o la manifattura, come Ferrovie, Poste Italiane e Rai! Quindi si fa “politico”, e come tale si presenta quando i Governi, come quello attuale, abituato a trattate con le lobby, si accomodano a scambiare nomine pesanti negli enti di Stato, in cambio di favori tra politici e capitalisti, che poi danno adito al sistema corruttivo più grande del mondo. Non è un caso, ad esempio, che l’attuale presidente, Vincenzo Boccia, piccolo industriale tipografico (sic!) abbia vinto le recenti elezioni perché è un uomo di Matteo Renzi: Confindustria gli deve il favore del Jobs Act, quello di aver sistemato pachidermi pieni di debiti, come la signora Mercegaglia, in cima all’Eni, senza badare minimamente all’evidente conflitto d’interessi, visto che produce tubazioni per idrocarburi! E’ evidente che poi gli industriali sostengano le fondazioni politiche e partitiche senza fondo, come quella renziana di Open, dove ogni anno finiscono milioni per foraggiare la famiglia dell’ex-PdC. Ma se fosse tutto qui sarebbe, si fa per dire, una prassi: in realtà a molti iscritti di questa onorevole associazione si deve perfino la distruzione di almeno dieci grandi banche italiane: il motivo, sempre lo stesso, scambio tra imprenditori e banchieri, con un giro di mazzette da capogiro (si tratta di circa 50 miliardi l’anno!). Nessuno parla, nessuno protesta, ovviamente all’interno dei cucitissimi corridoi delle varie sedi sfolgoranti del maggiore sindacato padronale, perche il “bon ton”regna incontrastato, e per certi miliardari, che quando c’è da prendere sono privati, ma quando c’è da salvare le chiappe pretendono soldi pubblici, è la prassi; che si tramandano, poi, di padre in figlio, con i pargoli e le pargole, tutti iscritti ai “Giovani di Confindustria”, dove, con un malcelato spirito social-progressista, costoro si fanno le ossa, tra una gita a Montecarlo e un master alla Columbia University, in yacht o aereo privato, s’intende (quelli che poi la GdF cerca invano, o meglio, fa finta di cercare, per tassarli!). Questa volta però la cosa è più grave del solito: e non si sa come travolge un'altra “loggia renziana”, nel periodo in cui la magistratura, finalmente, ha il coraggio di scoperchiare certe pentole bollenti, ma ripiene di melma. Il famoso giornale “color salmone”, Il Sole 24 Ore, fallisce miseramente, dopo aver segnato catastrofici numeri in fatto di copie vendute e di bilanci. Si tratta di un “foglio” che un tempo faceva da guida per l’economia italiana, di proprietà di Confindustria, che se ne faceva, ovviamente, vanto; ma che, col tempo ha perduto il suo smalto, e per due ordini di motivi: il fatto che a dirigerlo siano stati mandati tutti personaggi del giornalismo “infimo”, cioè “bugiardo e mistificatore”, oltretutto digiuni di economia, ma affamati di prebende, per favorire certi potentati (la famiglia Caltagirone, nel nostro caso); ci riferiamo all’ultimo direttore (con un cognome che, ahimè, coincide col peggiore politico che la storia d’Italia ricordi!); ma anche, e soprattutto, la fuga spasmodica degli abbonamenti e delle vendite, proprio da parte di chi avrebbe dovuto sostenerlo, gli imprenditori: ma non quei venti che comandano dentro il sindacato e si assicurano i posti che contano, ma soprattutto l’esclusività delle decisioni nei rapporti con il Governo. Così è avvenuto l’olocausto della piccola e media impresa, la quale è stata abbandonata a se stessa, e in numero esorbitante, grazie proprio al menefreghismo dei colleghi maggiori, è sparita dalla circolazione (400 aziende al giorno!); e così sono sparite le deleghe, gli abbonamenti e le vendite. L’effetto, poi, è stato terribile: molte altre realtà, attraverso migliaia di scandali, si sono rese conto che il famoso e altezzoso “bon ton” dei “grandi” non serviva ad altro che a nascondere tresche e faccendieri, che facevano la parte del leone, quando c’era da prendere, lasciando indietro i “piccoli”. Da qui la catastrofe, ma anche i reati. Lo vedremo la prossima puntata. (ITALIADOC) FINE PRIMA PUNTATA
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La gente si lamenta sempre del governo.
Ma non ha idea di... Inviato da: cassetta2 il 30/10/2018 alle 14:02 Inviato da: GothMakeUp il 03/07/2017 alle 22:55 Inviato da: occhio.vivo2 il 10/04/2017 alle 21:37 Inviato da: GothMakeUp il 22/03/2017 alle 15:38 Inviato da: emilytorn82 il 28/12/2016 alle 19:51 Chi può scrivere sul blog
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