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Creato da: r.capodimonte2009 il 13/10/2009
attualità, politica, cultura

Messaggi di Luglio 2017

 

La caduta dell'Europa e l'annientamento dell'Italia

Post n°1611 pubblicato il 05 Luglio 2017 da r.capodimonte2009
 

Se non si fosse presentato con la solita dose abbondante di cognac nelle vene, il Presidente della Commisione UE Junker avrebbe ragione nel definire il Parlamento Europeo, “ridicolo”! Anzi  questo appellativo (che a causa dei “fumi” voleva suonare molto più duro!), andrebbe allargato alla stessa Commissione, che il parlamento elegge, ai singoli commissari, che vengono cooptati dalla massoneria e dalla peggiore politica; ma anche a quel che sta avvenendo entro la stessa U.E., dove sta praticamente crollando tutto, perfino i trattati, gli accordi, i sogni e le speranze illusorie di chi si vantava di essere “europeista”, senza capire che in 70 anni le ferite aperte sono sempre le stesse, specie dopo che l’alleato, nonché padrino assoluto, Washington, sta rapidamente, e intelligentemente togliendosi di mezzo, da questo pollaio impazzito!

Le differenze di tipo politico, economico e sociale dei 28 Paesi, usciti smembrati e predati dall’ultima guerra, metà di là della Cortina di Ferro, metà di qua dell’altra “cortina” quella neo-liberista, massonica e capitalistica, sono tutte tornate a galla in modo dirompente. L’Europa Occidentale, a sua volta, è suddivisa in paesi ricchi e poveri, la metà dei quali, i “pigs” vivono già praticamente dentro un protettorato tedesco di fatto, dove si obbedisce, e a mala pena si raccolgono le briciole per continuare a campare; mentre il 90% del companatico arriva dritto dritto nei ventri grassi di olandesi, belgi, lussemburghesi, francesi e tedeschi! Tutta una serie di classi dirigenti “ridicole” sono state impiantate come tessuti maligni in corpi sani, per disintegrare le economie un tempo più forti, come quella italiana, spagnola, portoghese; mentre l’Inghilterra, tanto criticata, se la ride, ormai fuori da questo pantano immondo, pronta a raccogliere lei i frutti di questo disastro!  Ad Est poi, tutto è più semplice. Si tratta di Paesi che ancora vivono il sistema totalitario, caduto trent’anni fa, ed ora mutato in sistemi antagonisti e nazionalisti, che danno vita ad economie rigide e conservatrici, critiche del modello finanziario-capitalista imposto loro dall’U.E., cresciute in modo anomalo, che vivono esportando manodopera, figurarsi se se la sentono di acquistare immigrazione, che finirebbe solo per ingrassare le loro già corrosive mafie: costoro, finora, si son guardati bene dall’aderire alla moneta unica (bocciata fin da subito!), e si sono messi a fare concorrenza spietata all’eurogruppo, perché regole scritte sulla concorrenza non esistono (sic!), continuando, però, a ricevere aiuti consistenti dai fondi europei.

La crisi irreversibile che l’immigrazione ha scatenato a Bruxelles, poi, finirà indissolubilmente per riavvicinare questa parte del continente alla “casa madre”, la Russia, finora considerata, grazie ai lavaggi del cervello operati dalla Nato, un nemico sempre presente, pronto a riprendersi il malloppo, dopo la vicenda ucraina. In fondo Putin è l’unico esempio concreto, ed europeo (stolido chi tenta di tenercelo fuori dall’Europa!), di perfetta coesione tra Stati e popoli differenti, che non ha mai fermato un minuto secondo il proprio sviluppo, sia economico che militare, e si appresta a riappropriarsi del suo posto di potenza mondiale paritetica a quella americana; indebolita, quest’ultima, da venti anni di guerre mediorientali!

Sarebbe troppo facile mettere l’Italia dei vasi di coccio in mezzo ai vasi di ferro: ma a rendere fattibile questa mossa è l’imbecillità assoluta della nostra classe dirigente, la quale non solo non si accorge del fatto, ormai incontrovertibile, dell’astensionismo elettorale, ma neppure del fuoco che si sta agitando sotto le ceneri, e che certe provocazioni, come lo “ius soli” o le vaccinazioni a gogò (di cui si è voluta nascondere la necessità, dovuta all’importazione indiretta di migliaia di migranti non vaccinati!) stanno evidenziando; oppure il degrado psicologico e funzionale delle Forze Armate e di Polizia, la predazione da parte delle banche, e del fisco, dei redditi dei cittadini.

Una classe dirigente che proprio ieri ci ha voluto raccontare l’ennesima “favola di Pinocchio”, e lo ha fatto, crediamo, mentre era avvinazzato o drogato anche lui, il Presidente dell’Inps, Boeri, il quale ci ha detto che in cinque anni, senza immigrati, il suo istituto perderà 40 miliardi! Ma perché non è andato a sentire l’ordine dei commercialisti o quello dei consulenti del lavoro; o magari ha fatto una telefonata alla nuova, nefasta e usuraia Agenzia delle Entrate, per sapere, aldilà delle proiezioni alla Trilussa, quanto realmente pesa il reddito tassabile dei lavoratori ex-immigrati (tra l’altro italiani a tutti gli effetti), o magari di quelli cinesi, prima di sparare vere e proprie idiozie, a cui poi la gente non crede più? Non è un caso che questo “boiardo di Stato” abbia ribadito, al contrario, che è bene, invece, che l’età pensionabile aumenti gradatamente, e questo per salvaguardare i giovani! Infatti, basta guardare cosa accade in tutti i Paesi europei, compresi quelli dell’Est, e capire che le sue sono solo sciocchezze elettoralistiche!

Insomma l’Italia, sulla catastrofe migratoria che la investe come un treno in corsa (Boeri ha dimenticato che in quei 5 anni teorizzati, lo Stato spenderebbe 20 miliardi solo per raccoglierli e ospitarli gli immigrati!), ha voluto dire la sua: la Pinotti (il ministro che deruba perfino i soldati delle uniformi e dei mezzi di combattimento o li manda a morire senza che possano difendersi dall’uranio impoverito), critica l’Austria, dopo che ha fatto lo stesso con la Slovenia, la Repubblica Ceca, la Polonia e l’Ungheria, Paesi che sono “terrorizzati” della vicinanza di un’Italia ridotta letteralmente a brandelli; Boeri, l’abbiamo già citato; e l’amalgama tossico della Sinistra, che nel “frullatore politico” in cui si agita, non trova di meglio che riunirsi attorno al focolare dello “ius soli”, come diceva il povero Villaggio, proprio in questo momento, “una cagata pazzesca”!  (ROBESPIERRE)

 

 

 
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Il futuro dell'Italia: è a "destra" o a "sinistra"?

Post n°1610 pubblicato il 04 Luglio 2017 da r.capodimonte2009
 

Massimo Cacciari è un uomo di sinistra che, grazie alla sua esperienza di filosofo, ma soprattutto di amministratore, resta uno dei più lucidi interpreti di questa fase storica. Tra i primi ha compreso che la “resurrezione” di D’Alema, e i “ruggiti del topo” di Bersani, Orlando, Emiliano & C., nonché i belati di Pisapia, segnano indissolubilmente il tramonto definitivo della sinistra italiana; e che il PD renziano, quel che ne resta in termini politici e non carnascialeschi, è destinato a convergere sull’altra faccia della medaglia “centrista”, il “berlusconismo”, anch’esso “resuscitato”, ma non “rifondato”, anzi tristemente clonato da cellule morenti.

In un articolo di ieri, Cacciari delinea i modelli che si avviano a conquistare il potere in Italia, e sono tutti modelli, li chiama ovviamente lui, marxista convinto, di destra, mentre, al contrario, sono modelli di “sinistra”, visto che quest’ultima suddivisione hegeliana la filosofia tedesca non ha saputo fare altro che “incasellarla” nel vasto repertorio dell’uomo di Treviri. La parola “sinistra” indica piuttosto un legame profondo tra lo Stato e la società, dove non è solo l’uguaglianza tra gli individui a determinarne il verso, ma la “costruzione organica” che prevede che nessuno debba restare indietro (Stato sociale), ma al tempo stesso gestisca l’economia in base alla “distinzione dei ruoli”, e quindi, alla possibilità e disponibilità dell’individuo a ricoprirli, e quindi a innalzarsi. Non sono concetti astrusi, ma contenuti nelle pagine giovanili del filosofo comunista, il quale, come è noto, poi, li rielaborò in base a quanto stava accedendo in Europa e nel mondo, dove le rivoluzioni liberali, tradendo fin da subito la considerazione verso la persona e la società, trovavano nel capitalismo la giustificazione etica dello Stato. Da qui la concezione marxista della rivoluzione proletaria e del comunismo; che però sfociava nella parte oscura dello specchio: uno Stato egemone, ma collettivista, gestore di un’economia capitalistica uniforme ad esso!

Ovviamente sorgevano allora “modelli alternativi”: primo fra tutti quello mazziniano, interclassista, social-nazionalista, mai collettivista ed egualitario; quello anarchico, che portava alla definitiva parametrazione degli individui, liberati da ogni sovrastruttura economica e sociale, abbracciata dall’unica pulsione etica della libertà assoluta; e, infine, quello cattolico, suddiviso poi nel “modernismo”, che interpretò la vita sociale come l’approdo ad un liberismo assoluto, ma confessionale, e nel “corporativismo”, il punto d’incontro tra le esigenze economiche dei vari soggetti che nello Stato si contendono il lavoro, e che Marx vedeva in antagonismo letale.

Questi tre modelli, più il quarto del “giovane Marx” furono incorporati dai fascismi in modo più o meno totalitario (nazionalsocialismo, fascismo italiano/RSI, fascismo europei –spagnolo e rumeno soprattutto-, peronismo), e più tardi entrarono nel modello unico della Jugoslavia post-bellica, modificati geneticamente: la loro profonda differenziazione dai modelli precostituiti (parlamento degli interessi, socializzazione-autogestione, sovranità monetaria), li rendeva temibili per entrambi gli schieramenti: quello collettivista e quello neo-liberista. E tra il 1944 e il 1945, con i trattati di Bretton Woods e di Yalta se ne decretò l’eliminazione coatta. L’unico modello che restò attivo fino al 1990 fu quello jugoslavo, e ci volle una terrificante guerra civile innestata dai futuri “compagni di merende” dell’Unione Europea più gli alleati americani, per distruggerlo!

Tornando a Cacciari, e alla sua formazione culturale, è ovvio che lui individui queste realtà come “di destra”, vale a dire “perniciose”, “fuori della realtà”, ma “inarrestabili”. Mentre, purtroppo, chi non è acculturato come lui, e poco ha compreso della storia, della filosofia e dell’economia, continua a dar loro la patente di “sinistra” nel senso marxista del termine!

Tornando a noi, il futuro dell’Italia, per quanto facciano le lobby che si sono impadronite dell’Europa, le stesse che allignano in alcune realtà nazionali come la Francia, la Germania, la Spagna, giustamente non potrà mai appartenere né ad una “sinistra neo-marxista” ormai vuota ed inutile, che ha perduto ogni traccia del suo afflato rivoluzionario e sociale, né ad un “centrismo catto-liberale”, che ha dato il peggio di se stesso, non solo con l’instaurazione di questo nefasto modello europeo, ma anche con la trasformazione dell’economia, imitando brutalmente i modelli dell’alta finanza statunitense, in un crogiolo di ingiustizie e mistificazioni, di speculazioni e predazioni, di lobbismo e criminalità.

Restano aperte due alternative: una di “destra” e una di “sinistra”. In parole povere, il modello leghista o lepenniano, e il modello pantastellato, o dello “Stato sociale”. Cacciari ha paura di entrambi. Ha paura, soprattutto, che trovino entrambi un punto in comune, per governare questo paese ormai fatiscente. Perché è già accaduto, e potrebbe ripetersi, nell’unica soluzione possibile! (ITALIADOC)

 
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La prossima fase politica non potrà essere solo elettorale, ma antagonista

Post n°1609 pubblicato il 03 Luglio 2017 da r.capodimonte2009
 

Il futuro politico del Paese si farà, purtroppo, a prescindere dal M5S, il quale, se non offrirà all’Itallia il sacrificio si se stesso, rimarrà inevitabilmente una forza di protesta e di opposizione, preziosa, irriducibile, per carità, ma del tutto indifferente alle maggioranze che si formeranno con l’ammucchiata centro-destra-sinistra. Quel che è paradossale è che il popolo italiano dei Vasco e delle Juve, che scende dalle sue “roccaforti codarde” solo per seguire miti di cartapesta, e che, invece, non abbandona mai quando si tratta di scendere nelle piazze a protestare per l’omicidio della patria o per la difesa del proprio diritto al lavoro, o magari per la propria esistenza in zone terremotate in completo abbandono, sta mostrando la corda verso chi, da anni, combatte per spogliare la repubblica di ogni alibi, mettendone a nudo il vuoto, fatto di corruzione e lobbistica, proprio nel rapporto tra cittadino e istituzioni. Agli italiani, tutti presi ad ascoltare le nenie di un Papa “pellegrino”, pragmatico e retorico, e le insulse performance di Matteo Renzi, puntualmente esaltate dalla stampa menzognera (che andrebbe trattata peggio di quel che Trump sta facendo in Usa, visto che Mr. Murdoch fa la stessa cosa anche qui da noi, con le veline di Sky!), non frega un acca che Di Maio & C. rinuncino a metà stipendio per finanziare i poveri, preferiscono gli 80 €, l’Ape, il “reddito d’inclusione”, la “speding review”, i voucher, e tutte le altre sirene che cantano e incantano, ma poi, come fa la viscida, ma cauta lumaca, di fronte allo scandalo imperituro, si ritirano nel loro guscio, prendendo tempo, sperando nella provvidenza!

Ma di tempo non ce n’è restato molto, forse sei, sette mesi, perché poi si assisterà all’ennesimo scatafascio istituzionale, da quale dovremmo uscire con una nuova legge elettorale (sic!): al posto di una maggioranza di criminali e trasformisti, avremo una maggioranza di predatori: parte dei quali si son visti strappare l’osso di bocca dal referendum del 4 dicembre u.s.; mentre gli altri son stati cacciati via a furor di popolo, per far posto alle élite massoniche e finanziarie, ma ora tornano col dente avvelenato!

E la responsabilità di questo “avvento” se la stanno assumendo proprio quegli italiani che hanno deciso, pur se l’appuntamento amministrativo non era certo di quelli strategici, di starsene  a casa, o votare i padrini che, con tanta fatica, erano stati allontanati dal potere cinque anni fa!

Che dire, dunque? Che strategie dovrebbe accampare un Movimento, che pure rappresenta l’unico angolo di questo tricolore sdrucito, ancora privo di macchie indelebili? Aldilà della “spes, ultima dea”, esercizio dolente di chi considera il futuro un’opzione, c’è la rottura, c’è l’antagonismo, c’è la protesta: c’è tutta una parte di questo Paese che non aspetta altro, dopo che le “pive nel sacco” di un’estrema sinistra venduta e piagnona, hanno svergognato disoccupati, cassintegrati, vittime innocenti di banche e fisco, famiglie sul lastrico, senza casa e senza lavoro, e 5 milioni di incapienti; i quali attendono da troppo tempo di fare irruzione nelle stanze blindate del potere, rovesciarle come calzini bucati, e impadronirsene!

Stiamo parlando di una “rivoluzione”, certo: stiamo parlando anche di un atteggiamento di forte contestazione all’interno di Forze Armate e Forze dell’Ordine (che cova), in una permanente “guerra dei poveri” che potrebbe finire con l’adesione delle stesse alla ribellione. E chi avrebbe più titoli del M5S nel condurre questa svolta storica? Di certo, tuttavia, qualcuno opporrebbe il fantasma di plastica della “violenza”! Come se la vita di relazione in questa Italia disgregata, non fosse permeata di violenza, ogni minuto secondo: violenza sulle donne, sui malati, sui giovani, sugli anziani, perfino violenza su chi fa politica in modo alternativo, sui risparmiatori, sulle famiglie! Una violenza che viene da lontano, e mira proprio alla mortificazione del popolo, perché esso diventi gelatina, pronta a scaldarsi di alcool e droghe, di miti bugiardi e parossismi tecnologici, di corsa mortale verso edonismo e successo a tutti i costi, con inevitabili delusioni cocenti e letali!

Ma chi ha mai detto che la “rivoluzione” debba necessariamente preventivare la violenza? La violenza arriva quando il regime la innesca, e il popolo deve difendersi. Per queste istituzioni fatte di argilla, per questi uomini di potere, “unicellulari” come le amebe, la mobilitazione organizzata di piazza sarebbe già uno tsunami. E allora, di fronte a milioni di ribelli, vorremmo proprio vedere cosa farebbero le milizie di Stato: dopo aver visto l’inutilità del manganello, sparerebbero sulla folla? E chi dice che il popolo non risponderebbe?

E come, ci pare di udire questa domanda retorica da parte di certi “ringalluzziti” prefetti di regime? Non si illudano costoro: ogni tipo di arma diverrebbe un orpello. E poi ci sono le caserme, ci sono gli armaioli, ci sono gli inneschi del signor Molotov. E soprattutto entrerebbero in campo le strategie: quelle di autodifesa, quelle in tempo reale del web, gli hacker e i cracker, migliaia di ex-militari, ex-poliziotti ed ex-carabinieri costituirebbero il nerbo del nuovo esercito popolare...

Ma non guardiamo troppo in là: a noi, per ora, interessa fa balenare il compito precipuo del Movimento. Innescare la rivolta, la piazza, destare dal sonno anche gli italiani che hanno perduto ogni speranza, ogni dignità. E far comprendere loro che ORMAI NON HANNO PIU’ NULLA DA PERDERE! Ma casomai da guadagnare da capo, un fiato di libertà, di onestà, di diritto,  un afflato del proprio futuro.

Se non accadrà questo, il regime, come un organismo mutaforma, si rinsalderà, e ricomincerà a rilasciare le sue spore maligne. E non importa di che colore saranno: perché continueranno a divorare... (ST.JUST)

 
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