MestizajeNegro africano, asiático oriental, indio americano, africano musulmán, blanco europeo, aborigen australiano, cinco continentes en un mismo corazón |
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso...
Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici.
Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.
La rivoluzione si fa attraverso l'uomo, ma l'uomo deve forgiare giorno per giorno il suo spirito rivoluzionario.
Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà.
SIAMO REALISTI, ESIGIAMO L'IMPOSSIBILE
LA GUERRA IN IRAQ
Numero di vittime dall'inizio della guerra (19 marzo 2003). Dati aggiornati alle 16 del 19 marzo 2008.
Iracheni 81.881-89.760
Soldati USA 3.990
Soldati altre naz. 308
Fonte: iraqbodycount.net, icasualties.org - da Internazionale
PALESTINESI E ISRAELIANI
Numero di vittime dall'inizio della seconda intifada (28 settembre 2000). Dati aggiornati alle 16 del 19 marzo 2008. Tra le vittime palestinesi sono inclusi i kamikaze, mentre non sono conteggiate le persone accusate di collaborazionismo e uccise da altri palestinesi.
Palestinesi 5.173
Israeliani 1.067
Altre vittime 78
Totale 6.318
Fonte: Afp - da Internazionale
SOLAMENTE PER PENSARE...
Ahi llega un coche official
Con su bandera nacional
Medidas de seguridad
Policia nacional
Al otro lado, la accion
Es una manifestacion
Son antiglobalisacion
CADA DIA SOMOS MAS, CADA DIA SOMOS MAS
YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA
La cumbre ya termino
Ya ha comenzado el mogollon
Hay mas monos que en el zoo
PROTEGIENDO AL CRIMINAL
Es evidente la opresion
La policia disparò
Carlo Giulani pagò
LA VIOLENCIA POLICIAL DE UN ESTADO CRIMINAL
YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA, RESISTENCIA
El pasado 20 de julio del año 2001
Fue brutalmente asesinado nuestro compañero carlos giuliani
Por la policia fascista italiana
Solamente por revindicar un reparto mas equitativo de la economia mundial
Solamente por adquirir conciencia,
Solamente por poner voz a la "sin voz"
Solamente por pensar...
YA ESTA BIEN, HAY QUE MATAR LA BESTIA
DESPEREDAD DE VUESTRA INDEFERENCIA
EL PODER CORROMPE LAS CONCIENCIAS
UNETE, AUN QUEDA RESISTENCIA, RESISTENCIA
EH OH, NO CALLES
EH HO, NO TE CALLES
Solamente por pensar...
Alle volte mi ritrovo con la testa tra le mani e penso di essere diventato pazzo mi dico cazzo! non è reale qua mi devo calmare.
[…]
Vai a lavorare, lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare, cassaintegrare, […] cazzo, morire, cazzo morire per poco più di un milione non può capitare, ma non si sa come succede ogni giorno a ben tre persone e io sarei il pazzo! mille morti l’anno è una guerra perdio ed io sono un pazzo fottuto che con una guerra in corso vado ancora in giro disarmato, un pazzo, un pazzo fottuto!
[…]
Il fatto che non sono diventato pazzo è solo che là fuori c’è qualcuno che si è messo in testa di ammazzarci tutti
[…]
Che poi non è neanche uno, perché sono tanti e sono pure tanto ricchi e potenti e sfacciati maledetti siano loro e chi cazzo li ha creati, avidi assassini senza scrupoli
[…]
I bastardi fottuti, figurati se c’hanno orecchie per sentire chi gli parla di riduzione dell’orario di lavoro, per loro se dopo otto ore di lavoro sei stanco, fai una cazzata e muori, è un peccato e manco per la tua vita quanto per la pensione che hanno cacciato e comunque hanno risparmiato rispetto all’assunzione di nuove persone a pieno salario. È questo lo straordinario obbligatorio, chi vola alle Bahamas e chi va all’obitorio e dovremmo pure dirgli grazie perché “offrono” lavoro
[…]
Alle volte mi ritrovo con la testa fra le mani e penso, penso e rifletto: in Italia c’è un conflitto una guerra che fa più di mille morti all’anno tra lavoro e mala sanità, e dimmi tu se questa qua non è pulizia etnica cos’è come si chiama?
Quando uno che c’ha i soldi può avere tutto e uno che ne ha di meno non ha diritto nemmeno a un letto in un ospedale quando sta male e se vuol farsi curare deve pagare solo che coi soldi che gli danno quelli del lavoro interinale c’è l’affitto da pagare, il bambino da mantenere e cosa cazzo vuoi pagare un dottore quando non sai nemmeno se tra due mesi c’avrai ancora un fottuto lavoro, perché il lavoro interinale non è altro che una prestazione occasionale di lavoro manuale, non qualificato, esattamente il caso in cui il rischio d’incidente sul lavoro è quintuplicato e tutto questo non è capitato, ma è stato pensato, progettato e realizzato dal padronato in combutta con l’apparato decisionale dello stato
[…]
È evidente il disegno criminale o no? O sono io che sono pazzo?
Povera vita mia - 99 Posse
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Post n°50 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da jackflash77
Riporto tre articoli di Alessandro Robecchi che trovo veramente interessanti. 1.000 MORTI! 332 BAMBINI! ISRAELE FESTEGGIA IL RECORD BOMBARDANDO L'ONU LUCY E LE ARMI DI DISTRAZIONE DI MASSA VOI SIETE QUI - IL SOR MICHELE E LA SORA LUCIA |
Post n°49 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da jackflash77
Testo anonimo, inviato in francese al blog che Emir Sader ha all'interno della pubblicazione brasiliana Carta Maior; riprodotto dal sito http://www.sinpermiso.info/ 1) In Medio Oriente sono sempre gli arabi che attaccano per primi, ed è sempre Israele che si difende. Questa difesa si chiama “rappresaglia”. 2) Nè gli arabi, nè i palestinesi, nè i libanesi hanno il diritto di uccidere civili. Ciò si chiama "terrorismo". 3) Israele ha il diritto di uccidere civili. Ciò si chiama "legittima difesa". 4) Quando Israele uccide civili in massa, le potenze occidentali chiedono che lo faccia con moderazione. Ciò si chiama “reazione della comunità internazionale”. 5) Nè i palestinesi, nè i libanesi hanno il diritto di catturare soldati israeliani in istallazioni militari con sentinelle e trincee. Ciò va chiamato “sequestro di persone indifese”. 6) Israele ha il diritto di sequestrare a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo un certo numero di palestinesi e libanesi, se gli aggrada. La cifra attuale gravita intorno ai 10mila, 300 dei quali sono bambini e 1000 sono donne. Non risulta nessuna prova di colpevolezza. Israele ha il diritto di trattenere i suoi prigionieri indefinitamente, anche qualora fossero autorità democraticamente elette dai palestinesi. Ciò va definito “incarceramento di terroristi”. 7) Quando si menziona la parola “Hezbollah”, è obbligatorio aggiungere nella stessa frase “appoggiati e finanziati da Siria e Iran”. 8) Quando si menziona Israele è categoricamente proibito aggiungere “appoggiati e finanziati dagli Stati Uniti”. Ciò potrebbe dare l’impressione che il conflitto sia diseguale e che l’esistenza di Israele non corra nessun pericolo. 9) Quando si parla di Israele, bisogna sempre evitare che appaiano le seguenti locuzioni: “Territori occupati”, “Risoluzioni dell’ONU”, “Violazioni dei Diritti Umani” e “Convenzione di Ginevra”. 10) I palestinesi, come d’altronde i libanesi, sono sempre “vigliacchi” che si nascondono tra una popolazione civile che “non li vuole”. Se dormono in casa con le loro famiglie, la cosa ha un nome: “vigliaccheria”. Israele ha il diritto di radere al suolo con bombe e missili i quartieri dove dormono. Ciò si definisce “azione chirurgica di alta precisione”. 11) Gli israeliani parlano meglio l’inglese, il francese, lo spagnolo o il portoghese degli arabi. Per questo meritano di essere intervistati con maggiore frequenza e avere più opportunità degli arabi per spiegare al grande pubblico le presenti regole di redazione (dalla 1 alla 10). Ciò si definisce “neutralità giornalistica”. 12) Tutte le persone che non sono d’accordo con le suddette regole sono, è evidente, “terroristi antisemiti ad alta pericolosità”. di Anonimo (trad. di Giorgio Tinelli) |
Post n°47 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da jackflash77
Se io non brucio Con la paura tra i denti i cani rabbiosi urlano: tornate alla normalità, la festa dei folli è terminata. I filologi dell’assimilazione hanno iniziato a diseporre le loro carezze taglienti: “Siamo pronti a dimenticare, a comprendere le deviazioni dei giorni precedenti, ma ora state buoni altrimenti porteremo i nostri sociologi, i nostri antropologi, i nostri psichiatri! Come padri comprensivi abbiamo assistito con sopportazione il vostro sfogo sentimentale, ora osservate come appaiono vuoti i banchi di scuola, gli uffici, le vetrine! E' giunta l’ora del ritorno e chi rifiuta questo sacro dovere verrà attaccato, verrà tarato socialmente, psichiatrizzato. Questa è la richiesta che si aggira in città :”Siete ai vostri posti?”. La democrazia, l’armonia sociale, l’unità sociale e tutti i grandi abbracci che puzzano di morte hanno già teso le loro sporche mani. Il potere (dal governo ai genitori) ha lo scopo non solo di reprimere la rivolta e la sua espansione, ma di creare un rapporto di subordinazione, soggettivazione. Un rapporto che determina il vissuto, cioè la vita politica, come una palottola di cooperazione, di compromesso e di accettabilità sociale. «La politica è la politica del socialmente accettabile, tutto il resto è una guerriglia da briganti, scontri, caos»: questa è la traduzione fedele di ciò che ci viene detto. I loro tentativi di negare la parte vitale di ogni azione, di dividerci, di isolarci da ciò che possiamo fare: non fare di due cose una, ma rompere ancora e ancora una cosa in due. I mandarini dell’armonia, i baroni del silenzio - dell’ordine- e della sicurezza ci richiedono di essere dialoganti. Questi trucchi però sono disperatamente vecchi e la loro miserabilità si vede nelle pancie dei vecchi sindacalisti, negli occhi slavati dei mediatori che come uccelli rapaci si aggirano sopra ogni rifiuto, sopra ogni passione per il reale. Li abbiamo già visti a maggio, a Los Angeles e a Brixton, li vediamo in giro da decenni che leccano le ossa del Politecnico. Li abbiamo visti pure ieri che invece di indire sciopero generale a oltranza, si sono inclinati di fronte alla legalità e hanno annullato la manifestazione. Perchè sanno molto bene che la strada verso l’espandersi della rivolta passa per il suo spostamento nel campo di produzione – passa per l’occupazione dei mezzi di produzione del mondo che ci distrugge. Domani inizia una giornata in cui niente è sicuro. E cosa potrebbe essere più liberatorio dopo tanti anni di sicurezze? Una pallottola è stata capace a interrompere la sequenza meccanica di tante giornate uguali a sè stesse. L’assassinio di un quindicenne è stato un momento che ha redato uno spostamento capace a portare tutto sotto sopra. Lo spostamento dal compimento di una ulteriore giornata al punto tale che tante persone nello stesso momento hanno pensato: basta, le cose devono cambiare e siamo proprio noi che le dobbiamo cambiare. E la vendetta per la morte di Alexis si è trasformata nella vendetta per ogni nostra giornata che siamo stati costretti a svegliarci in questo mondo. E ciò che appariva così difficile si è dimostrato così semplice. Questo è qualcosa che è successo, qualcosa che possediamo. Se qualcosa ci spaventa è il ritorno alla normalità. Perchè nelle strade distrutte ed espropriate delle nostre lucenti città non vediamo solo gli ovvi segnali della nostra rabbia, ma la possibilità di cominciare a vivere. Ormai non abbiamo altro che la possibilità di stabilirci sopra tale possibilità trasformandola in vissuto: atterrando la nostra creatività nel suolo della quotidianità, la nostra forza a dare sostanza ai nostri desideri, la forza non di osservare, ma costruire il reale. Questo è il nostro spazio vitale. Tutto il resto è morte. Chi vuole capire, capirà. Ora è il momento di rompere le gabbie invisibili che costringono ognuno di noi nelle nostre piccole e misere vite. E ciò non significa solamente o necessariamente attaccare stazioni di polizia o bruciare negozi e banche. Il momento in cui qualcuno abbandona la sua poltrona e la passiva osservazione della sua stessa vita ed esce per strada per parlare e ascoltare, lasciando spontaneamente il privato, comprende, nell’ambito dei rapporti sociali, la forza destabilizzante di una bomba atomica. Questo proprio perchè la (fino a ora) stabilizzazione di ognuno nel suo microcosmo è legata alle forze attrattive della persona. Quelle forze che permettono al mondo (capitalista) di andare avanti. Questo è il dilemma: stare dalla parte dei rivoltosi o stare da soli. Questo è uno dei rari momenti in cui un dilemma è così assoluto e contemporaneamente reale. Grecia, 11 dicembre 2008 |
Post n°46 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da jackflash77
L’aria brucia, pesa, entra nelle vene e le fa pulsare in modo strano. Non solo, infatti…perchè quando arrivi ai concentramenti sembra di vedere solo loro…i “giovani”, i miei coetanei precari, sfruttati, senza speranze, senza nulla da perdere…ma basta iniziare ad assistere all’avvicinamento degli opliti dai caschi bianchi e dalle divise verdi che , il panorama cambia. Immediatamente. Morti si, perchè ci ammazzano per le strade, ci fanno morire sui posti di lavoro o per le loro guerre, perchè abbiamo un Mediterraneo che non è altro che un liquido cimitero di migranti. PS. Foto dalla Grecia in fiamme: 1 - 2 - 3 |
Post n°45 pubblicato il 12 Novembre 2008 da jackflash77
In questi giorni si parla (giustamente) della crisi Alitalia, del nuovo presidente americano e della crisi finanziaria...sicuramente tutti argomenti importanti da trattare, ma nel frattempo cosa sta succedendo in Italia? Quali norme stanno per essere votate, nello specifico dal Senato? Di seguito un articolo per capire quale tipo di governo abbiamo in questo paese...un governo RAZZISTA!!! Il razzismo va in aula Ronde legalizzate. Multe salatissime e divieto di matrimonio per chi non ha il permesso di soggiorno, tasse e test di italiano per chi ne ha diritto. Campi rom solo se approvati con referendum e un'odiosa «patente a punti» sull'integrazione. Sono gli emendamenti vessatori approvati in commissione che, se possibile, peggiorano il disegno di legge 733 sulla sicurezza. Il provvedimento sarà oggi (11 novembre 2008 ndj) all'esame del Senato e, a meno di colpi di scena, potrebbe presto diventare legge. Un'ipotesi tanto più probabile visto il silenzio generale e la mancanza di indignazione di fronte a un decalogo a dir poco razzista, studiato a punto per discriminare e colpire duramente gli stranieri e i poveri. Tratto da Il Manifesto dell'11 novembre 2008 |
Post n°44 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da jackflash77
A seguire il racconto (veramente bello) di uno dei presenti, per ulteriori info clicca qua. CAUSA Ieri mattina il Blocco Studentesco ha tentato per l’ennesima volta di strumentalizzare la protesta studentesca presentandosi direttamente sotto il Senato così come aveva già fatto il giorno precedente. Il giochino è paraculo quanto semplice, arrivo con il mio camion e la mia amplificazione, mi porto pure il servizio d’ordine di squadristi e a quel punto cerco di monopolizzare la comunicazione di una piazza che si presenta spontanea e non strutturata. Insomma, come si dice in gergo, metto il cappello. Ma non è detto che quello che funziona una volta funzioni per sempre. Ieri, infatti, a rovinare i piani di Casa Pound ci hanno pensato i lavoratori dei Cobas Scuola che, a differenza dei borghesucci fascisti di Piazza dei Giuochi Delfici, avevano mille e una ragione per stare in piazza. Visto che il decreto taglierà 87.000 posti di lavoro colpendo principalmente i precari che non vedranno rinnovato il loro contratto. A quel punto i fascisti, infastiditi anche dalla presenza di un’altra amplificazione che rompeva il loro monopolio, hanno comunque tentato di prendere la testa della manifestazione caricando più volte studenti e lavoratori che non volevano farsi strumentalizzare. Il tutto sotto lo sguardo acquiescente delle forze dell’ordine. Direte voi, ecco che riemerge il pregiudizio nei confronti delle guardie, ma leggete (più in basso nel blog ndj) quanto scrive Curzio Maltese (mica un Autonomo) su La Repubblica (mica Lotta Continua) di oggi. A rimetterci sono stati alcuni studenti e due compagni, uno dei quali dopo essere caduto a terra colpito da una catenata è stato preso a calci in testa da numerosi di questi “eroici” combattenti (daje Vale’, partigiano combattente sempre in prima fila). EFFETTO La notizia dell’aggressione fa il giro della città, arriva al corteo degli studenti medi e nelle Facoltà occupate della Sapienza. La rabbia è diventata enorme e si è fatta onda, questa si, incontrollabile. Perché ne abbiamo le palle piene delle aggressioni sotto le scuole, delle coltellate assassine, degli assalti squadristici contro i centri sociali… e perché questi topi di fogna d’ora in poi dovranno averlo ben chiaro: guai a chi ci tocca.Arriviamo incordonati su Corso Vittorio Emanuele accolti dagli applausi dei compagni giovanissimi cacciati a bastonate dalla piazza. Ad attenderci altri cordoni, altri compagni e altre compagne. La stessa rabbia negli occhi, la stessa determinazione. Si va. Il corteo entra da Piazza di San Pantaleo, un cordone di PS ci si para davanti, ma oggi non è aria e allora si spostano. Qualcuno lancia un coro: CAMERATA, BASCO NERO e il corteo risponde ruggendo IL TUO POSTO E’ AL CIMITERO. Finalmente, non se ne poteva più della presunta apoliticità, dei “ne destra ne sinistra” dei vari Bascetta e dei suoi epigoni. Entriamo in piazza, parte, ritmato, un SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI. Li vediamo, stanno dall’altra parte della piazza. Avanziamo compatti, incordonati, decisi. Noi siamo a mani nude, loro hanno tutti dei manici di piccone. Avanziamo ancora, arriviamo a dieci metri da loro. Qualche “pompiere” si para davanti, dice di “non rompere” il movimento. Ma vaffanculo, che movimento vuoi fare con chi spranga i compagni. Al tre, decidiamo, si parte. UNO e allora pensi cazzo non c’ho niente in mano DUE e neanche un fazzoletto in faccia TRE ma ‘sti cazzi CAAARICAA. Vola di tutto, le loro prime file reggono quelli dietro si squagliano come neve al sole. Provano a tenerci a distanza coi bastoni e noi non abbiano altro a disposizione che le sedie di vimini del bar affianco. Che anche se lanciate da un palazzo non farebbero male a nessuno. Fa niente, li stringiamo all’angolo, li sommergiamo. Qualcuno arriva al contatto, e ora quel bastone sai dove te lo infiliamo, pezzo di merda. Scappano, scomposti. Quel coglione di Polacchi sta li a chiamare la linea, ma non s’è ancora accorto che dietro non c’è più nessuno. Si gira, capisce, e la sua faccia, da sola, vale il prezzo del biglietto. La polizia a quel punto carica sia noi che loro. Finisce così, alcuni di noi sono ammaccati ma nemmeno un dubbio ne valeva la pena, cazzo se ne valeva la pena. 50 fascisti armati di bastoni sono stati cacciati dalla piazza dai compagni a mani nude, e adesso che vadano pure a piangersi addosso. Questa è per Renato, questa è per DAX. |
Post n°43 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da jackflash77
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Post n°42 pubblicato il 30 Ottobre 2008 da jackflash77
Di seguito il racconto di quanto accaduto ieri 29 ottobre in piazza navona tra un gruppo di fasci (tra cui blocco studentesco) e gli studenti medi e poi universitari in piazza a protestare; il racconto è di Curzio Maltese per Repubblica presente agli avvenimenti e testimone dello schifo degli sbirri! Peccato che i fasci ne abbiano prese così poche...questo è antifascismo e quei bastardi bisogna ricacciarli nelle fogne!!! Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos Aveva l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi. |
Post n°41 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da jackflash77
La storia, dicono, si ripeta...probabilmente perchè a prendere determinate decisioni ci sono le stesse persone di allora. Ecco la "nuova" e intelligentissima soluzione dell'uomo più di merda della storia italiana: Francesco Cossiga. COSSIGA SI' CHE SE NE INTENDE: SOLUZIONE? "Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto" Andrea Cangini per Quotidiano nazionale Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? Quali fatti dovrebbero seguire? Ossia? Gli universitari, invece? Dopo di che? Nel senso che... Anche i docenti? E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero. Quale incendio? FONTE: "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008 |
Post n°40 pubblicato il 29 Settembre 2008 da jackflash77
Come poter credere ancora alla stampa di regime??? Come poter digerire un articolo scritto e confezionato solo per apparire “lindi” agli occhi dell’opinione pubblica??? Come si fa a parlare di “ospiti” quando nella realtà dei fatti questi esseri umani sono DETENUTI senza aver commesso nessun crimine per giunta non in un carcere, dove almeno qualche diritto potrebbe venir loro riconosciuto, bensì in questi LAGER (perché tali sono i CPT) dove viene negata loro qualsiasi richiesta e anzi dove se osano chiedere rispetto e un trattamento da esseri umani, passano la solerzia di manganellatori della ben nota polizia di stato…il tutto, ovviamente, sotto l’attenta osservazione del personale della Croce Rossa Italiana (che gestisce il centro) che quantomeno legittima la condotta delle forze del (dis)ordine, non denunciando gli episodi di violenza e anzi coprendoli attivamente. Per quanto riguarda la Croce Rossa Italiana sarebbe davvero interessante poter intervistare veramente chi “lavora” tutti i giorni all’interno di Corelli per chiedergli come mai l’organizzazione, che più di ogni altra dovrebbe garantire e salvaguardare i diritti umani, li viola palesemente tutti i giorni. Queste persone chiedono soltanto libertà!!! Lo status di clandestino viene affibbiato loro dallo stato italiano, lo stesso stato che poi in base a quello status li perseguita, li umilia e li detiene in posti paragonabili più ai famigerati campi di lavoro nazisti che a centri di accoglienza!!! LIBERTA’ PER TUTTI/E! Durante la lettura inserirò alcune mie precisazioni, contrassegnate dalla sigla ndj (nota di jackflash), per smascherare le bugie che vengono dette durante il racconto; queste precisazioni non sono frutto della mia immaginazione ma sono tutte documentabili e le trovate nei vari documenti disponibili a questo indirizzo: http://lombardia.indymedia.org/?q=node/7732 Il viaggio "perfetto" al CPT di via Corelli Un compitino perfetto. Anche troppo, per non destare qualche perplessità. Stamattina era tutto in ordine, tutto lindo, tutto perfetto: tutto organizzato. Abbiamo visto, abbiamo fotografato, abbiamo filmato, ma solo quello che loro volevano vedessimo. Siamo stati portati a passeggio, e poi riportati a casa, con un piccolo biscottino in bocca al posto dell'osso che chiedevamo. Stamattina sono stato all'interno di un posto di cui si parla tanto, e ancora di più si scrive, ma di cui poco o nulla si sa: il CEI (Centro di Identificazione ed Espulsione, una volta più noto come CPT, Centro di Permanenza Temporanea) di via Corelli 28 a Milano. Una pattuglia di consiglieri comunali guidati dal deputato Matteo Salvini della Lega Nord (quello che padanamente ha bruciato il campo ROM nei pressi di Opera ndj) chiedeva una visita al centro dallo scorso dicembre, alla fine spuntata per la mattinata di oggi. L'invito è stato esteso alla stampa, e alla fine siamo entrati circa in una quindicina di cronisti. Io l'ho saputo ieri sera alle 22, e mi sono accreditato all'ultimo nella garitta fuori dall'ingresso! Clamorosamente l'esercito mi ha fatto meno storie di qualsiasi altro ente con cui abbia avuto a che fare! Esistono ancora posti dove il mitico tesserino blu conta ancora qualcosa... Queste sono le foto di quello che ho visto stamattina (le ho messe tutte insieme ndj). Vi avviso: non vedrete immigrati, e nemmeno militari. Nemmeno gran parte degli ambienti dove siamo stati, in cui non ci è stato permesso di fare alcunché. Di persone vedrete a stento noi. Ci è stato detto da subito: "vietato fotografare qualsiasi persona, pena l'immediato trascinamento fuori". "Qui ci sono dei rifugiati politici - è stata la spiegazione - e tramite internet le foto che potreste fare potrebbero arrivare ovunque e metterli potenzialmente in pericolo". Sarà. Di sicuro le foto non fatte non hanno messo in pericolo loro. (non è vero…delle 5 sezioni del CPT di via Corelli, solo una è per i rifugiati politici che attualmente sono meno di una decina e come verrà detto più avanti anche dal giornalista, godono di un trattamento migliore rispetto agli altri detenuti ndj) Comunque: that's all... L'ingresso dell'ex Centro di permanenza temporanea (ora Centro di Identificazione ed Espulsione) è in una stradina laterale di via Corelli. Sulla strada stazionano 2 jeep Defender dei militari. All'ingresso, il piccolo posto di controllo che vedete con una sbarra. A fianco la sopraelevata della tangenziale: lo scorso luglio da lì sopra persone mai identificate tirarono diverse bombe carta all'interno del centro. Una volta superata la sbarra, c'è il piccolo ingresso nel mezzo del muro grigio. Un metal detector all'interno si frappone tra noi e il cortile. Prime raccomandazioni: "Fate i bravi". Nessuna foto non autorizzata, specialmente agli "ospiti" (qui reclusi sembra una parola brutta, si parla sempre di "ospitalità" come se fosse un albergo) pena l'essere subito sbattuti fuori. "We Agree", per forza. L'interno del cortile principale. L'entrata è dritto in fondo, al centro della foto. Il centro - ci spiegano - può contenere massimo 114 persone, e non può mai sforare il suo limite di capienza. Le sezioni sono 5, da 28 persone l'una: due per gli uomini, una per le donne, una per i trans e un'altra per i rifugiati politici. Oggi ci sono 80 persone: il centro è comunque pieno, perché una delle sezioni è fuori uso per lavori di ristrutturazione. (ma quali lavori di ristrutturazione??? In realtà una sezione è andata a fuoco dopo le rivolte durante il mese di agosto, per questo è stata chiusa ndj) Vedremo una sola delle 5 sezioni , ed una ventina scarsa di uomini. Non ci sarà permesso di parlare con nessuno. Una delle stanze di astanteria all'ingresso. Una volta portati al centro, dopo essersi fatti una doccia agli immigrati è fatta una visita medica accurata, per evitare di prendere all'interno gente con malattie infettive gravi (stile Tbc). (se si parla con detenuti usciti dall’inferno di Corelli, il racconto che fanno dell’ingresso nel lager è completamente diverso ndj) Chi è positivo ai controlli viene portato col 118 al S. Raffaele, l'ospedale più vicino. "Come qualsiasi milanese", ribadiscono i nostri "tutor" della prefettura. Magliette, calzini e ciabatte per chi arriva. L'ambiente è pulito, asettico: non c'è una pagliuzza fuori posto. (certo ora che hanno pulito tutto perché dovevate arrivare ndj) Girando siamo scortati da una decina tra militari e uomini della croce Rossa Italiana. Noi reporter siamo una quindicina, i consiglieri comunali una dozzina circa. Perennemente scortati, e mai lasciati soli. Nelle stanze si sta uno o due minuti. Una veloce spiegazione e poi subito fuori. Il medico nell'infermeria (con cui ci fanno parlare, ma di cui non ci permettono di fare foto) racconta che qui le uniche malattie che si vedono sono al massimo quelle stagionali, sintomi da raffreddamento, febbri e varie. (oltre ovviamente alle ferite da traumi o i tentativi di suicidio…ah già…di questo non poteva parlare ndj) Questo per tranquillizzare i consiglieri che gli chiedono di sospetti casi di tubercolosi. Questo cartello messo all'ingresso della zona letti però insospettisce un po'... Una saletta per i colloqui. Agli immigrati è concessa un'ora di colloqui la mattina con i legali ed un'ora nel primo pomeriggio con i parenti. (questo non è assolutamente vero, è uno dei motivi per i quali sono scoppiate le proteste questa estate, praticamente la durata dei colloqui non è regolamentata e quindi è a totale discrezione degli sbirri presenti; di conseguenza quello che succede è che dopo aver aspettato anche 15 giorni per avere un colloquio, una volta arrivati lì oltre a non avere privacy poiché lo sbirro si mette a fianco al tavolo dei colloqui, il colloquio stesso può durare anche due minuti oppure mezzora, dipende “dall’umanità” dello sbirro preposto al controllo di quel colloquio; scopriamo così l’arbitrarietà dei colloqui all’interno di corelli ndj) Possono restare nel centro fino a 60 giorni, ma la media di permanenza si assesta sui 40. Dopo questo termine scatta l'espulsione o il foglio di via. Dei 1100 "ospiti" che la struttura ha avuto nel 2008 ne sono stati espulsi "solo" 540. Il pasto tipico di un immigrato, e il cosiddetto "kit di ingresso". (durante tutti i mesi estivi maggio-settembre, il menu comprendeva sempre e solo riso!!! ndj) Il pasto messo lì in bella vista la dice lunga su quanto questa visita fosse stata "progettata" a priori. La maggior parte dei transiti del Cie - ci raccontano - sono costituiti da persone colpevoli di reati che prevedono l'espulsione oppure già colpiti dal provvedimento. Ciò fa sì che il centro costituisca praticamente una "porta d'uscita" dal paese, al contrario di un ingresso che blocca chi entra irregolarmente come normalmente si pensa. (anche questa è una menzogna, le persone dentro Corelli non sono delinquenti bensì la stragrande maggioranza, l’80%, è composta da lavoratori e molti sono stati addirittura catturati direttamente sul posto di lavoro o sui mezzi atm diretti al lavoro ndj) Un corridoio di una delle sezioni, quella dei richiedenti asilo politico. Questa sarà l'unica sezione delle 5 che ci sarà permesso visitare. (perché l’unica decente ndj) Al soffitto sono appesi festoni in stile islamico. "Tra poco finirà il mese sacro del Ramadan - dicono - e si farà una grande cena a base di cous cous per festeggiare" Addirittura ci dicono che qui ci sono feste quasi tutte le sere (stasera festa trans...), perché in questo modo le persone non dimentichino la loro cultura di origine. (certo le feste di cui parla qua forse sono quelle dei poliziotti che si divertono a manganellare magari dopo aver pippato ndj) Ogni sezione resta però un mondo a parte, divisa da tutte le altre. Chi è all'interno non può parlare con quelli delle altre sezioni, salvo pochi rari momenti comuni come le festività religiose. (ma quando mai??? Forse possono parlare durante le ore d’aria che passano in cortile ndj) Da una delle finestre laterali all'improvviso sbucheranno tre stranieri chiedendo di parlarci, ma verremo subito fatti allontanare in un'altra stanza. "Vogliamo tornare a casa", è ciò che sentiamo prima che la porta si chiuda. Singolare la sezione dei rifugiati politici. Non abbiamo potuto fare foto, ma vi giuro che sembrava di essere in una scuola media multiculturale! Disegni a pennarello alle pareti con scritto "Armenia Loves Italy", "Iraqi thanks Italy", disegni di calciatori fatti a matita e via così. Surreale... (forse perché preparati ad hoc??? ndj) I rifugiati politici hanno libertà di movimento anche fuori dal centro dalle 8 alle 20, ma la sera sono obbligati a tornare all'interno. Un ospite costa mediamente allo Stato 60 euro al giorno, a cui si devono aggiungere i costi per la gestione delle strutture e la sicurezza. Il centro copre 6.000 mq, di cui 4.000 di edifici. Il tutto è sorvegliato da telecamere a circuito chiuso. Ci hanno portato anche nella sala regia, dove 22 schermi sorvegliano costantemente muri e corridoi. Lì (ovviamente) proibito fotografare. (tipico di un centro d’accoglienza…no??? ndj) A sentir loro sembra quasi un albergo. Non si parla mai di "reclusi" ma solo di "ospitalità", "camere" e concessioni agli internati, che possono addirittura girare ognuno con un proprio cellulare. Ma le sbarre ci sono e basta girare l'angolo per vederle bene. Questo è uno dei piccoli cortili interni delle varie sezioni. Ci viene detto che chi lo occupa non può parlare con noi. La maggioranza è gente scalmanata, esaltata, e userebbe i nostri microfoni per scenate con cui potrebbero spingersi l'un con l'altro ad esagerare. L'ultima rivolta fu nell'ottobre dell'anno scorso, e qui se la ricordano in molti. (un’altra menzogna…l’ultima rivolta risale a poco tempo fa più precisamente ad agosto e quella rivolta ha prodotto la liberazione di due detenuti, potete trovare la cronaca degli avvenimenti nel link in alto ndj) Due jeep dell'esercito parcheggiate all'interno. Il personale che lavora nel centro è diviso tra volontari della Croce rossa, 60 persone divise su quattro turni giornalieri, e delle forze dell'ordine, 20, tra poliziotti e militari, divisi su tre turni. Alla fine della visita i consiglieri commenteranno che 1) il centro dovrà far ricredere chi parla di lager. "Ho visto gente giocare, e un posto pulito e tranquillo", commenterà Salvini all'uscita. (certo Salvini, ti metterei te lì dentro a giocare e divertirti ndj) 2) i centri così purtroppo costano, e tanto. Bisognerebbe riuscire a bloccare l'immigrazione a monte per risparmiare, "purtroppo è inutile riempirla di Cpt che poi si riempiono subito". Mi sarebbe piaciuto parlare con qualcuno, raccogliere le loro storie, sapere come erano arrivati lì e sulla strada per dove. Sapere se avevano dei messaggi da mandare a qualcuno, vedere le loro vite lì dentro, conoscere davvero cosa sia un Cpt. Non ce l'hanno permesso. Sarà per la prossima. (ma ci crede veramente che capiterà o vuole soltanto non dare una chiusura troppo tetra??? ndj) Almeno, come commentava quello del Corriere, "quando succederà di nuovo qualcosa lì dentro sarò in grado di descriverlo bene e capire un po' di più". Per il momento ci accontentiamo del biscottino che ci hanno dato. (non credo proprio che potrete capire un po’ di più finchè vi accontentate del biscottino che vi danno…andate a lavorare seriamente servi dei padroni!!! ndj) |
Post n°39 pubblicato il 11 Settembre 2008 da jackflash77
11 settembre…qual è lo stato terrorista? Ricordo che gli Stati Uniti d’America sono l’unico paese al mondo ad essere stato condannato dalla corte di giustizia internazionale dell’Aja nel 1986 per le vicende in Nicaragua. Ora tutti spenderanno parole e lacrime per ricordare 3.000 vittime dell’unico attacco sul suolo americano…quante parole e quante lacrime dovranno ancora versare le popolazioni afghane e irachene che con quell’attentato non c’entrano assolutamente nulla? L’11 settembre è ormai sotto gli occhi di chiunque vuole vedere un auto attentato per giustificare un piano criminale per arrivare a possedere i più grandi giacimenti petroliferi. LE ULTIME PAROLE DI SALVADOR ALLENDE ALLA RADIO L'11 SETTEMBRE 1973 7.55 Radio Corporaciòn 8.15 8.45 9.03 Radio Magallanes 9.10 Santiago del Cile, 11 settembre 1973 |
Post n°38 pubblicato il 04 Settembre 2008 da jackflash77
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Post n°37 pubblicato il 24 Luglio 2008 da jackflash77
Se è lo Stato a essere violento nella repressione di tutto quello che non è definito (dallo Stato stesso) conforme, come dobbiamo reagire? Sono state spese tante parole sul pacifismo e soprattutto sulla non-violenza che deve avere un movimento di massa popolare, ma chi definisce quale comportamento è da definirsi violento? Spaccare una vetrina è violenza? E manganellare a morte un ragazzo? Sparare a chi non è armato? Sono più importanti le cose (vetrine, auto e cassonetti) o le vite delle persone? Di seguito trovate un pezzo che mi ha fatto pensare...la soluzione che prende il protagonista della storia è sicuramente la più sensata (contestualizzata nel periodo storico in cui si svolge), ma ora (visto che le analogie sono tante) perchè non restare e RESISTERE? Perchè non opporsi a chi vuole uniformarci alla massa o, se non ci riesce, ridurci al silenzio? Quante vittime (Carlo, Dax, Aldro, Aldo...) dobbiamo piangere per reagire? Con un altro nome Quel fottuto ometto grottesco e maligno! – La ragazza scaglia il giornale attraverso la stanza. Anton Walbrook (1896-1967) nato a Vienna col nome di Adolf Wohlbrück, lascia l’Austria nel 1936. La sua carriera di attore riprenderà in Inghilterra, con film di esplicita propaganda anti-nazista alternati a cult-movies come “The Murder on Thornton Square” (la prima e più gotica versione di “Gaslight”, 1940) e “Scarpette Rosse” (“The red shoes” 1948 ). Negli anni successivi diventerà l’interprete alter-ego di Max Ophüls, col quale girerà “La Ronde” (1950), e “Lola Montès” (1955). La sua ultima apparizione cinematografica sarà ne “L’affare Dreyfus” (“I accuse” 1958), film che attraverso la ricostruzione della celebre vicenda storica di fine ‘800, denuncia le persecuzioni maccartiste degli anni ‘50. |
Post n°36 pubblicato il 15 Luglio 2008 da jackflash77
Diario Corelli - Luglio 2008 Giovedì 10 luglio: Oggi il passaggio della stradina che porta all’ingresso del Centro è sorvegliato, ma non più blindato. Per questo, nel pomeriggio, alcuni militanti del Comitato antirazzista si sono ritrovati all’ingresso del centro, durante l’orario di visita. I colloquio tra i detenuti e la nostra delegazione continua ad essere negato dalla prefettura, nonostante alcuni detenuti continuino a rifiutare il cibo della Croce rossa e rovesciarlo quando viene portato. Nella, rilasciata nel pomeriggio dopo due mesi di detenzione, ci fa il seguente racconto. “Nella mia sezione, quella dei trans, alcune di noi sono ancora in sciopero, io l’ho fatto un solo giorno, perché sono sieropositiva. Ieri hanno rilasciato una di noi e oggi toccava a me. Dopo di me, le altre, che sono entrate da poco, usciranno solo alla fine di agosto. Nella sezione delle donne, l’unica con cui noi riusciamo a entrare in contatto, alcune continuano a protestare, ma io non avevo molti rapporti con loro perché stavo sempre nella stanza. Non sto tanto bene, da quando sono qui ho delle macchie su tutto il corpo e per questo ho chiesto di essere portata dal medico dell’ospedale, per fare i miei soliti esami di controllo. Ma per molti giorni mi hanno dato solo una pomata, poi davanti a quelli della Croce rossa, il capitano, ho rovesciato tutti i miei vestiti e le altre cose che c’erano nella stanza e per questo, alla fine, mi hanno portata a fare il controllo. I controlli all’ospedale, per le sieropositive, non li fanno mai. C’era una ragazza che stava male da quando era entrata nel Centro e per 15 giorni è stata sempre male, anche con la febbre molto alta, anche lei era sieropositiva, ma l’hanno ricoverata solo quando la febbre è salita moltissimo, prima lei e noi chiedevamo che venisse portata all’ospedale ma non lo facevano. Poi non è più ritornata al Centro. Alcuni poliziotti ci insultano, soprattutto a noi, trans. Ti direi una bugia se ti dicessi che picchiano ogni giorno, ma ti direi una bugia anche se ti dicessi che non lo fanno mai. Dipende, se protesti un po’ e gli sei antipatica allora arrivano i manganelli. Ma gli insulti sempre. Un giorno uno di loro se la stava prendendo con una mia amica, ma io lo conoscevo e gliel’ho detto, “tu sei quello di via…., con quella macchina grigia, non ti ricordi di me? invece ti dovresti ricordare bene”, così lui se ne è andato, per la vergogna. Quando voi avete fatto quel rumore fuori (sabato pomeriggio) hanno picchiato una ragazza nella sezione delle donne. Poi qualcuno è stato male anche quando eravate qui fuori lunedì e ci chiamavate. Per lo sciopero, era disteso, svenuto, e sono arrivati i medici. Alla fine hanno chiamato l’ambulanza ma l’hanno fatta uscire dall’altra parte (il Centro ha due uscite, una delle quali irraggiungibile), perché da questo lato c’eravate voi. Poi, la notte, quando abbiamo visto che c’erano delle persone fuori e che c’era fumo siamo uscite tutte, ma anche nelle altre sezioni, e gridavamo. I poliziotti si sono preparati per entrare con tutte quelle cose che si mettono, gli scudi, non so come si dica. Nella sezione degli uomini oggi hanno buttato via il cibo della Croce rossa e sono entrati i poliziotti, ma non so che cosa sia successo perché si sentivano solo i rumori”. Venerdì 11 luglio: Verso le 00.40 arriva una telefonata dal CPT. A seguito di un diverbio con un poliziotto, un detenuto transessuale viene portato via. Sembra che la discussione fosse nata dal fatto che non gli venissero somministrati dei farmaci, problema più volte emerso in Corelli. Dopo poco viene riportato indietro conciato proprio male, perde sangue dalla bocca e ha un seno aperto con fuoriuscite di materiale. Sale la rabbia. Chiede un'ambulanza, vuole essere portato in ospedale ma non gli viene concesso, probabilmente a causa delle visibili condizioni in cui è stato ridotto. Alle 2.00 un piccolo presidio di compagni si è formato a metà dello stradello che porta alla sbarra d'ingresso del CPT. Di fronte all'ingresso un cordone di polizia. Chiediamo di parlare con un responsabile, sappiamo quello che é accaduto e che sta accadendo, dov'é l'ambulanza? All'interno intanto sono tutti usciti nei cortili. Prima uno e poi un altro ci dicono che il detenuto si è rifiutato di salire sull'ambulanza e che preferisce farsi medicare nell'infermeria posta all'interno della struttura. Invece, ha soltanto avuto timore di andare da solo dopo quello che era successo e ha chiesto di poter essere accompagnato da un'amica anch'essa detenuta. Alle 2.30 esce un'ambulanza scortata da due macchine della polizia. Ci vogliono far credere che finalmente lo stanno portando all'ospedale ma da dentro ci dicono che è ancora lì, nell'ambulanza non c'é nessuno. Ogni tanto, in un tratto della tangenziale est dal quale si vedono i cortili interni, qualche compagno accende dei fumogeni e fa sentire la nostra presenza solidale.Un dirigente della polizia esce per conferire con noi ma prontamente viene richiamato indietro proprio mentre ci stava raccontando la sua versione dei fatti, del litigio fra due "ospiti", come amano chiamarli loro, sedato dal solerte intervento della polizia all'interno, che uno ha picchiato un altro ma che ora è tutto a posto e che quindi possiamo andarcene. Ma non fa in tempo a finire che molto fumo si alza sopra il CPT. Hanno cominciato a dare fuoco ai materassi. Da dentro ci dicono che stanno bruciando tutto. Alle 3.00 entrano, da un'altra strada, svariati mezzi della polizia. Dove siamo noi è un via vai continuo di polizia, carabinieri, digos. Poco dopo entrano anche due camion dei pompieri. Verso le 3.30 entra una nuova ambulanza che riesce dal secondo ingresso. Sembra che questa volta l'abbiano caricato per portarlo all'ospedale ma non ci sono conferme perché nell'ultimo contatto avvenuto ci aveva detto che stavano separando le donne e i trans dagli uomini e che un dirigente della polizia gli avrebbe comunicato il suo arresto ed avrebbe aggiunto, con quel modo paternalistico con cui dicono "ospiti", di non fidarsi di quelli la fuori che li usano soltanto per fare politica... Nel pomeriggio, due detenute trans vengono chiamate dalla polizia che comunica loro che saranno liberate. Erano state portate a Corelli il 20 giugno, quindi la loro liberazione non dipendeva dalla scadenza della durata della detenzione ma dal fatto che erano tra quelle che più avevano protestato per l’episodio accaduto durante la notte. Loro rifiutano di uscire, perché, insieme alle altre e agli altri, rivendicano la libertà di tutti. “Nessuno esce, sinché non escono tutti”, fanno sapere le detenute e i detenuti alla Croce rossa e alle forze dell’ordine. Dapprima la polizia reagisce dicendo che per loro potevano anche rimanere dentro, poi, accorgendosi che si tratterebbe di un sequestro di persona chiamano una compagna del comitato affinché interceda, cosa che ovviamente non viene fatta. Le detenute, comunque, alla fine decidono di uscire per testimoniare all’esterno quello che sta succedendo dentro la macchina Corelli in questi giorni. Questo il racconto di una di loro: “Ieri sera, verso le 23, un gruppo di noi trans è andato all’infermeria per prendere la terapia. Alla ragazza che poi hanno picchiato l’hanno data per prima, ma c’erano due poliziotti. Uno di loro forse era drogato, perché era molto incazzato, troppo, e mentre la mia amica parlava al cellulare le ha detto “qui è vietato parlare al cellulare”. Invece, noi avevamo chiesto più volte alla Croce rossa se si potesse usare il cellulare quando ci facevano andare in infermeria per le medicine e la Croce rossa aveva stabilito che non era vietato. Lei ha risposto: “ma sto parlando con la mia fidanzata”. Mentre altre stavano uscendo, lei ha aperto la finestra e il poliziotto l’ha spinta e le ha dato un calcio. Poi le ha imposto di sedersi, ma lei ha rifiutato. Allora lui ha reagito in malo modo e le ha detto: “siediti negro schifoso che il tuo colore mi fa schifo” e le ha sputato in faccia. A quel punto anche lei ha sputato. Questo è successo tra le 23 e le 23.30. L’ispettore ha chiamato altri poliziotti della sicurezza e sei poliziotti l’hanno presa e trascinata in una stanza, mentre la Croce rossa assisteva a tutto senza far nulla. I sei l’hanno picchiata, in testa, sulle braccia, sulle gambe. L’hanno picchiata per dieci minuti. Poi sono usciti dalla stanza e hanno lasciato la porta aperta. Io sono entrata e l’ho trovata su un letto con la bocca sanguinante. Ho chiamato quelli della Croce rossa, che mi hanno detto che non aveva nulla e che era colpa sua perché aveva reagito contro un poliziotto. L’hanno portata nella sezione. Lì ci siamo riunite tutte quante e quando quelli della Croce rossa sono venuti a prenderla abbiamo detto loro che noi l’avremmo lasciata uscire solo quando sarebbe arrivata l’ambulanza. Non ci fidavamo più, l’avevano già presa una volta per picchiarla e non volevamo che rimanesse da sola con loro, nella parte del Centro oltre la porta blindata che chiude le sezioni e dove noi non possiamo sapere quello che succede. L’ispettore, dal quale sono andata per parlare, mi ha detto che lei era caduta dal letto e che nessuno aveva visto niente. Insomma, ci stavano prendendo in giro. Abbiamo aspettato l’ambulanza, che non arrivava, mentre lei continuava a sanguinare e poi c’era il problema del silicone che si stava gonfiando. Allora noi, nella nostra sezione, ma anche nella sezione delle donne e in una degli uomini abbiamo dato fuoco alle lenzuola e quando sono arrivati i poliziotti e l’ispettore per chiedere chi aveva messo il fuoco abbiamo risposto come prima ci avevano risposto loro: “nessuno, è caduta una sigaretta”. Le sezioni bruciavano, anche quella delle donne, accanto alla nostra. Alla fine è arrivato un altro ispettore, con il quale si poteva parlare, perché gli altri sono proprio maleducati, arroganti. E mentre io parlavo con lui per protestare per tutto quello che era successo lui ha ammesso che il poliziotto che prima ha insultato e poi picchiato insieme ad altri la mia amica era nervoso. Quindi, in pratica ha ammesso la responsabilità degli altri. Alla fine, alle 3.30 è arrivata l’ambulanza e l’ha portata all’ospedale. Ma all’ospedale le hanno fatto solo le radiografie richieste dalla Croce rossa al centro, quindi solo quelle delle braccia. Mentre a lei facevano malissimo le gambe, dove l’avevano picchiata di più e perché il silicone si era gonfiato per i colpi. Le hanno fatto un’iniezione, l’hanno tenuta sino alle 5. Le hanno detto che non potevano farle altre radiografie, perché non erano state richieste dalla Croce rossa. Un medico le ha detto che, però, nella parte in cui era stata picchiata di più il silicone si era gonfiato e che si era fermato il sangue. Poi verso le 5.30 le 6 del mattino l’hanno riportata al Centro, nella nostra sezione. A lei, però, facevano davvero molto male le gambe, che erano tutte gonfie e così l’hanno riportata un’altra volta in infermeria. Io sono stata chiamata dallo stesso ispettore con cui avevo parlato durante la notte, che voleva sapere bene chi fosse lei e il suo numero di cellulare. Di nuovo si è scusato per quello che era successo, e per il fatto che i suoi colleghi ieri erano troppo nervosi. Poi mi ha detto “mi hai fatto un casino della madonna sui giornali”, perché i giornalisti questa mattina mi hanno chiamata e io ho raccontato tutto. Ma l’ispettore voleva anche sapere chi stava intorno a noi, fuori, chi avesse dato il mio numero ai giornalisti. Io però ho detto che non sono un’infame, non gli ho dato il numero della mia amica e ho smesso di parlare con lui. Così, a un certo punto, nel pomeriggio mi hanno portato un foglio, a me e a un’altra e ci hanno detto dovete andare via (io ero a Corelli dal 20 giugno e anche lei, quindi non ci scadevano i termini oggi). Tre giorni fa era venuto il console del Brasile per le identificazioni, ma non ha identificato nessuno. Noi due, però, abbiamo detto “noi non usciamo se non escono anche tutti gli altri”. (Per questo poi il responsabile dell’ufficio immigrazione ha contattato la compagna del Comitato, perché non sapevano più che cosa fare). Ma alla fine abbiamo deciso di uscire per potervi incontrare, perché sapevamo che anche questo pomeriggio eravate lì fuori, e per far sapere quello che è successo. Dentro, gli altri sono molto incazzati. Soprattutto nella nostra sezione, quella dei trans. Ma anche in quella degli uomini protestano e buttano via il cibo della Croce rossa. Noi però eravamo vicino alla sezione delle donne e così decidevamo anche con loro che cosa fare. Con gli uomini riuscivamo a parlarci solo al telefono. Però questa notte abbiamo visto il fumo anche nelle loro camerate. I fumogeni sull’autostrada io non li ho visti, perché non sono uscita in cortile come le altre perché volevo stare con la mia amica e andare con lei sull’ambulanza, perché io parlo l’italiano e così potevo denunciare, mentre lei non lo parla. Volevo farle da mediatrice culturale. Quando però l’ambulanza è arrivata non mi hanno permesso di salire”. |
Post n°35 pubblicato il 15 Luglio 2008 da jackflash77
Diario Corelli - Luglio 2008 Sabato 5 luglio: in mattinata, i detenuti di Corelli fanno sapere, telefonando a un compagno del Comitato antirazzista, che hanno proclamato lo sciopero della fame in tutte le sezioni del Centro di detenzione. Chiedono la loro libertà e denunciano le condizioni della loro detenzione. Chiedono inoltre che si diffonda la notizia attraverso i mass-media. Da fuori, noi del comitato telefoniamo ad alcune radio e giornali che cominciano a diffondere la notizia anche con alcune interviste telefoniche dentro al centro. Nel pomeriggio, mentre ci prepariamo per un presidio davanti al centro, veniamo a sapere dai detenuti che la prefettura di Milano ha chiesto di incontrare una loro delegazione. Nell’incontro, la delegazione ribadirà la richiesta della libertà e la volontà di continuare lo sciopero della fame, per questo il colloquio sarà brevissimo. Domenica 6 luglio: Sempre in mattinata cominciano le prime telefonate per avvisarci che lo sciopero continua. Nel corso del pomeriggio, la situazione dentro al centro si fa più surriscaldata: un detenuto in sciopero della fame sviene e viene portato in infermeria, mentre nella sua sezione comincia una forte protesta che diventa più intensa quando la Croce rossa, gestore del centro, si rifiuta di chiamare l’ambulanza per ricoverarlo all’ospedale. Noi, da fuori, improvvisiamo un altro presidio e verso le 20.30, due ore dopo le prime chiamate che ci avvisavano dell’episodio, vediamo arrivare l’ambulanza che riparte verso l’ospedale scortata da alcune macchine della polizia. Lunedì 7 luglio: Al mattino i detenuti chiamano per aggiornarci sulla situazione. Martedì 8 luglio: Quarto giorno di sciopero della fame. Il centro di detenzione rimane blindato per l’intera giornata. La stradina che porta all’ingresso del centro è bloccata, sino a notte inoltrata, da un cordone di camionette dei carabinieri, macchine della polizia, funzionari della digos. Nessuna possibilità di avvicinarsi al Centro da parte dei militanti del comitato. Continuano, invece, i contatti telefonici con i detenuti delle varie sezioni, sempre in sciopero della fame. I detenuti ribadiscono la loro volontà di proseguire la lotta e chiedono con insistenza un incontro con una delegazione del Comitato antirazzista, che la Prefettura continua a negare. Vengono, invece, portati in Questura, per un’ennesima identificazione e intimidazione i detenuti che hanno avuto contatti con i mezzi di comunicazione. Alcuni di essi, nel corso della giornata, vengono trasferiti in altri centri di detenzione italiani. Nonostante i malori che si sono susseguiti durante tutta la giornata, la Croce rossa non ha chiamato alcuna ambulanza e non ha proceduto ad alcun ricovero all’ospedale. Mercoledì 9 luglio: La macchina Corelli è in funzione per far ritornare la “normalità” all’interno del Centro. Dalle telefonate ai detenuti, nel pomeriggio, apprendiamo che alcuni di loro, tra i più determinati nel proseguire la protesta e farla conoscere all’esterno, sono stati espulsi. Continua, comunque, l’agitazione nelle varie sezioni. |
INFO
IL POPOLO È UN BAMBINO
Il popolo e' un bambino. Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità sennò quello ti mette in difficoltà. Per esempio io c'ho un figlio si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe. Mi ha detto "papà cosa sono i terroristi?" Io gli ho dovuto dire la verità, gli ho fatto:
"ti ricordi quando eri bambino e a Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale?
Tu eri un bambino intelligente e non ci hai creduto. Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l'albero e la mattina appresso quando li hai visti hai subito cominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c'è il regalo significava che c'è anche il barbone che lo porta con la slitta e le renne.
E invece ero sempre io.
E i terroristi sono la stessa cosa.
Qualcuno dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi. Poi scoppia 'na bomba, crollano un paio di grattacieli e tutti pensano che se c'è l'attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l'hanno fatto....ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare la bomba e poi dà la colpa ai terroristi"
...
Il popolo è come un bambino.
Se gli metti paura ti ubbidisce subito.
Ascanio Celestini
Dicono che non puoi fumare erba, dicono che è illegale, che ti rende ribelle.... ribelle contro chi?
SONO STATO QUI PRIMA E TORNERÒ QUI DI NUOVO.
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"Sei andato a scuola? Sai contare?"
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"Cento passi ci sono da casa nostra,cento passi!"
E’ nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio. Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare. Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato. Si sa dove si nasce, ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore. "Ma la tua vita adesso puoi cambiare, solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada".
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!
"Noi ci dobbiamo ribellare"
Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare. Gli amici, la politica, la lotta del partito…alle elezioni si era candidato. Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perché venne ammazzato. Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato. "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani"
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!
Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno stato. "Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani".
Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! ...1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! …1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!
"E' solo un mafioso, uno dei tanti"
"E' nostro padre"
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I Cento Passi - Modena City Ramblers
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