CANTI DALLA PERIFERIA DEL MONDO

Post n°10 pubblicato il 10 Giugno 2007 da jazmaranbo

pubblicato il libro CANTI DALLA PERIFERIA DEL MONDO

http://www.lulu.com/content/920590

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CANTI DALLA PERIFERIA DEL MONDO

di Marco Bo

 

Descrizione:

Una raccolta di poesie, riflessioni, racconti e canti dalla periferia del mondo scritta in ricondo di tanti amici conosciuti negli anni di volontariato, di studio e di lavoro in giro per il mondo, in luoghi che sono al margine e spesso oltre il margine,oltre il confine. E poi ricordi, ricordi di casa, ricordi sospesi tra andata e ritorno di questo nostro breve viaggio. Siamo sottili fili di un tessuto eterno, viviamo pochi attimi il tempo di vedere intorno. Un giro della cella dove stiamo prigionieri, uno sguardo tra le sbarre per veder chi vive fuori.

 
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LATINOAMERICA

Post n°8 pubblicato il 02 Novembre 2005 da jazmaranbo

Managua, Nicaragua

12 Ottobre 1992

In occasione dei festeggiamenti per i 500 anni dalla scoperta dell’America

 

CANTI

DALLA

PERIFERIA

DEL MONDO

 

ABYA YALA (TERRA VERGINE E FECONDA)

1492-1992, cinquecento anni di resistenza indigena ed afroamericana.

Che cosa significa fare memoria di questi cinquecento anni?

I popoli testimoni chiedono la parola e si rifiutano di celebrare, sarebbe meglio e più giusto pentirsi della conquista.

I popoli testimoni, indigeni ed afroamericani chiedono la parola.

Alla domanda su quale sia il significato di questi 500 anni riaffermano il loro diritto di rispondere.

Cinquecento anni dalla scoperta o dalla conquista? Dall’incontro di civiltà o dall’invasione, dal genocidio, dalla spoliazione e dal saccheggio sconsiderato di tutte le ricchezze di una "Terra vergine e feconda" (ABYA YALA in lingua Kuna ed Aymara).

E’ il momento di guardare attraverso altri occhi, è il momento di guardare lo sfacelo di un continente attraverso gli occhi dei campesinos dal freddo della sierra andina, gli occhi dei tagliatori di canna da zucchero dei raccoglitori di caffè e dei lavoratori nelle piantagioni di banane che vivono tutt’ora in condizioni di schiavi nelle immense coltivazioni.

Attraverso gli occhi dei "Meninos de rua" (bambini della strada) vecchi in viso e nell’animo a soli dieci anni, gli occhi dei pochi indigeni superstiti da un sistematico etnocidio nella selva vergine Amazonas di un tempo.

Quanti occhi, sono milioni, occhi che mai hanno visto luce, bocche che mai hanno avuto voce.

Occhi stanchi e lacrimanti dall’esalazione di colla che serve ai bambini di strada a fermare per poco i morsi della fame.

Occhi rassegnati dei minatori dal respiro nero solido, occhi dei discendenti superstiti della tratta degli schiavi, occhi afro-americani delle grandi Antille che ancora fuggono dittature opprimenti.

Occhi spenti dei campesinos costretti a coltivare coca per sopravvivere sempre sotto il tiro di narcotrafficanti e guerriglia.

Occhi delle migliaia di "Desplazados", rifugiati che vivono in Centro e Sud America a cavallo di confini e frontiere, che fuggono violenze, repressioni e saccheggi e si trovano fuori della loro terra di origine senza alcun diritto, senza identità, senza nazionalità, si trovano ad essere, senza esistere per nessuno, e rischiando la vita in mano a trafficanti di uomini senza scrupoli fuggendo per disperazione verso il miraggio di facili ricchezze negli Stati Uniti.

Sono occhi questi che di fronte a tanta violenza si rifiutano di celebrare.

Noi con loro dovremmo fermarci e chiederci se sia giusto spendere migliaia di miliardi per commemorare festeggiando uno degli eventi più tragici della storia umana.

C’è, anche se calpestata, offesa e spogliata, l’altra faccia dell’America ancora da scoprire, da incontrare, da valorizzare e soprattutto da amare.

 
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Particolari minimi marginali briciole di tempo e di spazio salvate qua e là..

Post n°6 pubblicato il 01 Novembre 2005 da jazmaranbo
 

Particolari minimi marginali briciole di tempo e di spazio salvate qua e là..

 

Brescia, Giugno 2004

Riflessioni e considerazioni seduto sulla terrazza dietro ad un fiore

 

Io per il momento null’altro so fare

se non aspettare, contemplare e raccontare…

Io per il momento null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta fumo una sigaretta.

..E che non dai mai retta, non cammini abbastanza in fretta, la dizione non è perfetta!

Io per il momento null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta fumo una sigaretta.

Quanto costa, cos’hai in cambio, quanto è grossa la tua fetta?

Io per il momento null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta fumo una sigaretta.

La cravatta , la camicia e la giacca che ti piaccia o non ti piaccia e poi devi essere in forma perfetta!

Io per il momento null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta fumo una sigaretta.

Corse e rincorse tra traffico e confusione, chi grida e chi strattona perché in fondo "E’ gente semplice, gente inetta!"

Io per il momento inetto null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta fumo una sigaretta.

Non ho fretta di arrivare, se non corro posso camminare e dare a piene mani dare.

Siamo cani di paese e di campagna, non conosciamo illusioni né frenesie di grandezza.

Diamo a piene mani diamo, seduti senza fretta, assorti ascoltiamo una voce dentro che dice:

Null’altro conta alla fine se non l’altro, nient’altro serve per il cammino se non musica ed emozioni ed occhi ben aperti per dare a piene mani dare.

Sulla strada i cani di paese riconoscono la direzione, fiutano le orme con attenzione e sanno che il cammino condiviso non è segno di debolezza ma è sano senso comune.

Come le anatre in volo a turno rompono il vento e si aprono il cammino verso migrazioni stagionali.

Ma forse gli uomini ormai persi nel loro delirio di grandezza, sono meno degli animali così tristi e soli ma in forma perfetta?

Io per il momento null’altro so fare, seduto dietro un fiore senza fretta mi fumo una sigaretta.

Chi ha fretta raccolga fretta, chi preferisce stare in forma perfetta non badi a noi gente inetta.

Noi non abbiamo fretta di arrivare, se non corriamo possiamo camminare e dare piene mani dare.

Siamo cani di paese, non abbiamo forma né certezza alcuna, se non che

null’altro conta alla fine se non l’altro, nient’altro serve per il cammino se non musica ed emozioni ed occhi ben aperti per dare a piene mani dare.

 
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San Salvador Settembre 2004

Post n°5 pubblicato il 27 Ottobre 2005 da jazmaranbo

San Salvador Settembre 2004

In volo tra El Salvador e Cd. De Guatemala

VOLO SAN SALVADOR – CIUDAD DE GUATEMALA

 

 

 

 

Il volo Managua Nicaragua – Guatemala fa scalo a San Salvador.

 L’aeroporto di San Salvador, non-luogo, è un lungo corridoio con le varie porte di imbarco che si aprono a mo di piazzetta.

Di tutti gli aeroporti non-luoghi del mondo forse questo è uno dei più accoglienti.

Ho mezz’ora di tempo e faccio un giro avanti e indietro sul nastro mobile guardando a destra e sinistra le solite vetrine.

I voli tra una capitale e l’altra in Centro America non sono mai troppo affollati e chi viaggia é sempre abbastanza rilassato.

Come chi deve prendere un treno locale e non ha fretta di arrivare perché comunque sa che il treno farà fermata in ogni stazione.

E poi la gente si riconosce, chi viaggia per lavoro e torna il giorno stesso a casa, chi (famiglie con bambini) visita per alcuni giorni parenti in un’altra capitale, oppure giovani studenti universitari, per lo più periti agronomi che con il loro pc portatile partecipano a conferenze incontri o seminari in altre università delle varie capitali.

Altri, pochi fanno solo scalo per raggiungere il Nord o il Sud America.

Per me San Salvador è solo un’altra tappa del mio lungo viaggio di lavoro che mi a portato dal Sud America agli USA.

 PARTE 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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"..Così lontano andrò che morirà il ricordo infranto fra le pietre del sentiero.."

Post n°4 pubblicato il 26 Ottobre 2005 da jazmaranbo
 

"...Così lontano andrò che morirà il ricordo,

infranto fra le pietre del sentiero,

sarò sempre lo stesso pellegrino,

con pena dentro e con sorriso fuori...."

Canti dalla periferia del mondo

Senza pretesa alcuna scrivo per me per tutti i miei cari e con molta umiltà per tutti gli amici ed amiche che come me si sentono parte di un solo popolo che vive in una grande casa comune, la nostra madre Terra.

Così grande e così piccolo il nostro pianeta casa, un solo popolo noi che ci camminiamo tutt’attorno.

Scrivo per tutti quelli che si sentono alberi con profonde radici e con lunghi e liberi rami nel vento.

Rami che tendono alla luce al cielo alla libertà.

Ho viaggiato per tutta la vita, o seguito sentieri e piste battute e non, o seguito tracce ed annusato aria e polvere per ritrovare la via quando sembrava smarrita.

Ho imparato che l’ispirazione arriva sempre dal movimento lento, nasce nel movimento nell’andatura lenta di un lungo cammino e che la vera casa dell’uomo è la strada e la vita un cammino da fare a piedi.

Sto correndo adesso, lentamente seguo il dolce saliscendi delle mie colline, le colline delle mie radici, e mentre corro ed annuso l’aria e la polvere, arriva e passa una folata di vento che mi sussurra:

“..Cantare per la pace cantare, canti e racconti che uniscano le voci di tutti quelli che si sentono parte di un solo popolo che vive in una casa comune la nostra madre Terra…”

“..Cantare per tutti quelli che si sentono alberi con profonde e forti radici che fanno presa nel terreno, e con lunghi e liberi rami nel vento che tendono alla luce al cielo alla libertà.”

Il vento mi commuove ed ho difficoltà a respirare seguo il declivio del tornante che mi porta in cima alla collina dove la vista si perde a destra e sinistra ed il Sole tutt’intorno inonda di luce le colline tanto che alla fine la linea dell’orizzonte sembra un immenso mare.

Ed allora scrivo e racconto per cantare canti dalle periferie di tutto il mondo.

 Scrivo e racconto i motivi e le ragioni della pace e della convivenza perché sappiamo che le voci della pace sono innumerevoli e vincono ed umiliano le ragioni di qualsiasi guerra.

Perché sappiamo che la ricchezza arriva solo dalla condivisione, perché per moltiplicare bisogna condividere e la condivisione è la semina che porterà un ricco ed abbondante raccolto per tutti.

Io per il momento null’altro so fare, provo a ricordare ed a raccontare mentre seguo la linea dell’orizzonte di questo immenso mare e continuo a camminare.

 

Cosa salvare del viaggio?

Che cos’è che portiamo da un punto all’altro del nostro cammino, dalla partenza all’arrivo, dall’andata al ritorno?

Madrid, Aprile 2004

In attesa all’aeroporto

VOLO MADRID – LAS PALMAS, GRAN CANARIA

Aeroporti, non-luoghi, corridoi, vetrate, nastri mobili.

Non-luoghi pieni di emozioni, gente, ansie e speranze, attese…attese.

Aeroporti spazi di transito, di attese interminabili, o di corse trafelate.

Aeroporti, le emozioni non hanno casa qui, ma transitano su nastri o scale mobili, rimangono sospesi per un po’.

Io provo a concentrarmi su piccoli particolari, dettagli minimi, marginali.

Mamme con bimbi che corrono verso ogni novità.

Una coppia di anziani signori, dice lei : “…Ho un po’ paura, non riesco a concentrarmi”.

Due ragazzi alti e biondi si fanno spazio tra la gente. La gente come ostacolo nello spazio.

Aeroporti, non-luoghi, uomini, donne transitano e si schivano come se fossero ostacoli, le loro emozioni non hanno casa, transitano soltanto.

Che assurda ossessione della vita moderna, quella di comprimere il tempo e lo spazio e coprire distanze sempre maggiori nel minor tempo possibile.

E quando il tempo non si riesce più a comprimerlo, allora lo si svuota e si annulla,  lo si fa transitare in non-luoghi, in lunghi corridoi, e camminare su nastri, salire e scendere su scale mobili.

Forse così il tempo sembra meno sembra passare più velocemente.

Nell’assurda ossessione della vita moderna di comprimere il tempo e lo spazio e coprire distanze sempre maggiori nel minor tempo possibile, creiamo spazi artificiali dove sottraiamo tempo prezioso alla nostra vita.

Che fare? Io da parte mia provo a concentrarmi e cogliere ogni piccolo dettaglio, particolari minimi, marginali.

Briciole di tempo e di spazio raccolte e salvate qua e là.

 
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Phoenix USA Settembre 2005

Post n°2 pubblicato il 26 Ottobre 2005 da jazmaranbo
 

Phoenix USA Settembre 2005

 

 

Sogni,

nello spazio di un respiro ed un alito di vento in un deserto di sole e di sabbia

I poeti raccontano i sogni come fossero scrigni , per anni ed anni ed anni ed anni............................

I poeti nel tempo non perdono i sogni e li trovi a fissare come fossero bimbi i preziosi tesori scoperti negli anni.

Negli angoli del tempo di sole e di sabbia come fossero giocattoli di luce e di vento.

Ed il tempo contiene emozioni e colori come i polmoni il respiro degli uomini

Sempre uguali ma mai più le stesse emozioni,
tesori preziosi che, appena scoperti, sono gia persi e dispersi nel respiro del mondo

Ed il tempo contiene i sogni degli uomini lo spazio di un respiro ed un alito di vento

Ed i poeti raccontano i sogni per anni ed anni ............................
negli angoli del tempo di sole e di sabbia come fossero giocattoli di luce e di vento.

 

 
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Canti dalla periferia del mondo

Post n°1 pubblicato il 26 Ottobre 2005 da jazmaranbo
 

Senza pretesa alcuna scrivo per me per tutti i miei cari e con molta umiltà per tutti gli amici ed amiche che come me si sentono parte di un solo popolo che vive in una casa comune, la nostra madre Terra.

Così grande e così piccolo il nostro pianeta casa, un solo popolo noi che ci camminiamo tutt’attorno.

Scrivo per tutti quelli che si sentono alberi con profonde radici ad un ‘estremità e con lunghi rami all’estremità opposta.

Rami che tendono alla luce al cielo alla libertà.

Ho viaggiato per tutta la vita, o seguito sentieri e piste battute e non, o seguito tracce ed annusato aria e polvere per ritrovare la via quando sembrava smarrita.

Ho imparato che l’ispirazione arriva sempre dal movimento lento, nasce nel movimento nell’andatura lenta di un lungo cammino e che la vera casa dell’uomo è la strada e la vita un cammino da fare a piedi.

Stò correndo adesso, lentamente seguo il dolce saliscendi delle mie colline, le colline delle mie radici, e mentre corro ed annuso l’aria e la polvere, arriva e passa un folata di vento che mi sussurra:

"..Scrivere per la pace scrivere, canti e racconti che uniscano voci di tutti quelli che si sentono parte di un solo popolo che vive in una casa comune la nostra madre Terra…"

"..Scrivere per tutti quelli che si sentono alberi con profonde e forti radici che fanno presa nel terreno e con lunghi rami che tendono alla luce al cielo alla libertà."

Il vento mi commuove ed ho difficoltà a respirare seguo il prossimo tornante che mi porta in cima alla collina dove la vista si perde a destra e sinistra ed il Sole tutt’intorno innonda di luce le colline tanto che alla fine la linea dell’orizzonte sembra un immenso mare.

Ed allora scriviamo e raccontiamo e ritroviamoci ogni anno per cantare canti dalle periferie di tutto il mondo.

Questo è un umile invito:

scriviamo e raccontiamo i motivi e le ragioni della pace e della convivenza perché come già sappiamo le voci della pace sono innumerevoli e surclassano le ragioni di qualsiasi guerra e competizione.

Perché sappiamo che la ricchezza arriva solo dalla condivisione, perché per moltiplicare bisogna condividere e la condivisione è la semina che porterà un ricco ed abbondante raccolto per tutti.

Io per il momento null’altro so fare, provo a ricordare ed a raccontare mentre seguo la linea dell’orizzonte di questo immenso mare e continuo a camminare.

 

 
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