Creato da Michellegay78 il 10/09/2010
confessioni di un transgender

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LE TAPPE DELLA MIA OMOSESSUALITA': quando lo scoprì la mia famiglia

Post n°2 pubblicato il 13 Settembre 2010 da Michellegay78

Avevo 17 anni quando la mia famiglia scoprì improvvisamente la mia omosessualità.... A dire il vero mi stupii che non lo avessero mai compreso fino ad allora, dal momento che la mia effeminatezza era evidentissima, ma probabilmente più che non riuscire a vedere, forse non volevano affatto vederla... Perciò mi meravigliai di tanto stupore quando presero atto del mio orientamento sessuale.

In quel periodo ero ormai divenuto consapevole di essere a tutti gli effetti gay, contemporaneamente al fatto che già da un paio d'anni mi travestivo abitualmente e con sempre più maggiore frequenza e determinazione con abiti femminili. Fu in uno di quei tipici sabato pomeriggio, quando la casa puntualmente si svuotava ( i miei genitori impegnati per negozi a fare spese e le mie sorelle in giro per la città con le amiche) ed io potevo liberare i miei desideri repressi travestendomi e truccandomi, che successe il fatto...

Come al solito sapevo di avere almeno un paio d'ore a mia disposizione per poter svolgere tutte le varie fasi: vestirmi, truccarmi, dare libero sfogo alla mia femminilità, e poi rimettere tutto in ordine (dal piegare bene i vestiti un po' stropicciati presi di nascosto a mia sorella più grande, allo struccarsi, che erano sempre le due fasi più delicate per non lasciare tracce in giro che inducessero a sospetti....).

Quel giorno, non appena terminata la fase di preparazione, ricordo che mi stavo come sempre a specchiare, quasi con una certa vanità, illuminandomi nel vedere la mia immagine riflessa che trasmetteva l'illusione temporanea di esser diventato a tutti gli effetti come una donna. Adoravo notare l'effetto che le calze davano alle mie gambe, così come le scarpe con il tacco a spillo e la minigonna. Il senso di leggerezza, di delicatezza, misto al sentirsi seducenti mi aumentava l'adrenalina, tanto che non capivo più nulla e quasi ero disposto ad uscire in strada perché tutti mi vedessero. Allo stesso modo era straordinario camminare su è giù barcollando su quei tacchi alti che ancora non avevo del tutto imparato a saper coordinare per stare in equilibrio, come adoravo sentire il rumore dei passi sul pavimento, che subito divenne musica per le mie orecchie.

Tornato allo specchio per una nuova dose di autostima e vanità femminile, in quello stesso istante mi sembrò di udire il rumore di una macchina. Guardai l'orologio ma era ancora presto per il rientro dei miei genitori, quindi non ci feci caso e continuai con la mia passione segreta.... D'un tratto sentii suonare il campanello: sulle prime raggelai! Rimasi fermo immobile pensando a cosa fare; poi mi venne in mente che pochi minuti prima avevo visto attraverso la finestra il solito “vu cumprà” che nei fine settimana passava sistematicamente a fare il giro nella nostra zona. Allora feci finta di non essere in casa ed attesi che se ne andasse. Il campanello suonò una seconda volta, poi più nulla. Mi recai lentamente alla finestra della cucina per vedere se la persona in questione se ne era finalmente andata, quando alle mie spalle sentii il rumore del chiavistello girare e della porta d'ingresso aprirsi: il tempo di girarmi di scatto e mi trovai di fronte entrambi i miei genitori, con gli occhi spalancati, quasi avessero visto un fantasma!Non è facile descrivere pienamente come mi sentii a quel punto: raggelarsi il sangue è dir poco... Paura, imbarazzo, la voglia di scappare e nascondersi, la disperata volontà di mettere le lancette dell'orologio indietro per impedire che quell'evento si verificasse davvero.... Tutto questo mentre quattro occhi spalancati come i fanali dell'auto nella notte mi fissavano ammutoliti. Le gambe mi tremavano, il cuore aveva cominciato ad accelerare con una preoccupante velocità, ed io non sapevo più cosa fare. Volevo correre in camera mia e chiudermi dentro, ma il mio corpo pietrificato me lo impediva.

Ad un certo punto il silenzio imbarazzante venne interrotto dalla voce tremolante di mia madre, che balbettando chiese: “Che significa?” riferendosi al modo in cui ero vestito e truccato. Non ebbi la forza di rispondere, allora mio padre, visibilmente disgustato esclamò, in un misto tra domanda ed affermazione: “Sei frocio?!”. Solo allora corsi in camera e mi chiusi dentro, senza dare risposta. Mentre mi vergognavo all'inverosimile, sentii i miei genitori discutere con una certa animosità, pur non riuscendo a distinguere pienamente quanto stavano dicendo. Dopo una ventina di minuti entrarono entrambi in camera mia, certamente più calmi di prima, tanto che mia madre, con tono disteso chiese: “Vuoi spiegarci cosa succede? Sei forse gay?”. Rimasi in silenzio ancora per un po', poi dal momento che mi avevano scoperto e che la cosiddetta frittata era fatta, compresi che era inutile negare l'evidenza. Allora risposi di sì, ed in quel preciso istante sentii dentro di me come se mi fossi liberato di un peso enorme. La mia paura più grande era che lo scoprissero, ma quando questo è avvenuto effettivamente, ho capito che da quel momento potevo vivere finalmente in modo più libero con la mia condizione sessuale. In presenza di altre persone, specie dei miei genitori, non dovevo più fingere interesse per le ragazze, o distogliere lo sguardo dai ragazzi per non destare sospetti; potevo finalmente essere me stesso.

Mia madre disse che non dovevo preoccuparmi di niente, ma che dovevo lasciar loro il tempo per elaborare il tutto, per abituarsi all'idea. Quel giorno rimasi travestito e truccato in quel modo fino ad ora di cena, in tempo per il rientro delle mie sorelle, che a loro volta presero sconcertate atto della mia situazione. Mia sorella maggiore s'infuriò perché indossavo i suoi vestiti, ma alla fine mi perdonò, tanto che addirittura me li regalò (forse gli faceva schifo l'idea che li avessi indossati io...); l'altra mia sorella, dopo essersi fatta una lunga risata (molto irritante direi) alla fine fu più comprensiva, ed anche quella che ammise di aver sospettato a lungo della mia omosessualità.

Penso che quanto accadde, sia stato voluto dal destino: una serie di situazioni che mi hanno portato a rivelare involontariamente quanto non avrei mai avuto il coraggio di dire, se non fosse intervenuto il fato a dare una spinta in tal senso. Oggi benedico quanto è avvenuto, perché la mia libertà di vivere come realmente sono e desidero è passata per quel muro che fino ad allora rappresentava una barriera insormontabile.

Ovvio che da quel momento s'innescarono altri problemi, specie con mio padre, con il quale non ci rivolgemmo la parola per molto tempo, in fondo ero l'unico figlio maschi della famiglia, e nella sua mentalità tradizionale ed un po' maschilista io dovevo rappresentare quello che portava avanti il cognome, che gli dava un erede, e così via... Ma di questo e degli altri sviluppi ne parlerò prossimamente....

 
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