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Metafisica della Terra della Sera

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Post N° 164

Post n°164 pubblicato il 24 Settembre 2005 da john.keating
Foto di john.keating

Come si filosofa con il martello
quando il filosofo è Pera Marcello

 


“Quando gli uomini smettono di credere in Dio, non è che dopo non credono più a nulla: sono disposti a credere a tutto.”

(C.K. Chesterton)


Infatti, credono nei Valori.
Ce lo ha ricordato ancor ieri l’esimio filosofo Pera Marcello.
E cos’è “un valore”? La risposta più ovvia, ancor più ovvia della spiegazione di un vocabolario, suona pressappoco “è un qualcosa che vale”, con tutte le specificazioni del caso.
Qualcosa che vale.

Un “qualcosa”, dunque. Qualunque senso si voglia dare al termine, è un “ente”, cioè una entità positiva, che ha un suo grado di “realtà”. Qualcosa che, sempre restando fuori dal lessico heideggeriano, esiste, è percepibile sia pure in forma di coniugazione – il “valore” della libertà è percepibile nel poter fare date e determinare azioni, ad esempio.
Insomma, una “cosa”.

Curioso atteggiamento: per dar senso, ordine, gerarchia al caos più o meno danzante delle cose, c’è bisogno di altre cose. Di materialità che ordini con pretese di senso superiore altra materialità.

La spiritualità stessa dei “valori” è del tutto fittizia.
Il termine “valore” ha una ineludibile connotazione economicistica: “vale” significa “che ha utilità, che ha uno scopo, che ha un fine”; ogni “valore” ha dunque un fine meramente ed esclusivamente pratico. Ogni valore è fatalmente e finalmente un “valore d’uso”, e giacchè esso deve guidare e istruire le azioni dell’uomo, è questo pensato in funzione di quelle, piuttosto che viceversa, visto che se non hanno un fine – chiaro e distinto – non hanno né utilità né senso. Un Dio-cosa al servizio dell’uomo nella sua affannosa ricerca del senso delle cose.

Tutto questo annulla ogni pretesa di spiritualità di qualsivoglia concetto che sia innalzato a, o fatto discendere da, un giudizio di valore. Non c’è nulla di trascendente nei Valori: è solo un carnevale della materialità, “cose” travestite e imbellettate da cortigiane ruffiane e compiacenti per la serenità delle altre “cose”.

C’è poco da fare: se si vuole una dimostrazione che nella nostra metafisica al di fuori della materia non c’è nulla, basta appena riflettere sul concetto di “valore”. Dalla materialità nichilista proprio non si riesce ad uscire: viviamo in un mondo di cose, e nella stolida ricerca del loro senso si è persa ogni traccia della radicale alterità del Divino: dell’Indicibile, del Mistero.
E gli dèi se ne sono andati.

Così, da quando il Sole del Divino ha lasciato la Terra al tramonto della sua luce, la gente ha financo smesso di pensare ad esso, e si è persa nella ricerca di un qualunque valore in cui credere.
Tanto da essere disposta a stare ad ascoltare persino un qualsiasi Pera Marcello.

 
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