Creato da: john.keating il 14/09/2004
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« Messaggio #145La Menzogna »

Amerika

Post n°146 pubblicato il 09 Marzo 2005 da john.keating

« (...) nessun popolo, nessuna cultura - come nessun individuo - sono privi di colpe storiche; rendersi impietosamente conto dei difetti e delle oscurità di tutti, e di se stessi, può essere una proficua premessa di convivenza civile e di tolleranza, forse più degli ottimistici attestati di lode elargiti da ogni dichiarazione politica ufficiale. »

Claudio Magris, Danubio

Detesto le banalità. Mi irritano profondamente. Detesto chi si nasconde dietro banalità vestite a festa e impavesate. Detesto le generalizzazioni. Detesto chi le alimenta e le usa. Detesto gli stereotipi.

Detesto questa dialettica fasulla tra antiamericanismo di "sinistra" e filoamericanismo fintoliberale.
Che vuol dire "antiamericano"? Che vuol dire "filoamericano"?
Che vuol dire che dobbiamo esser grati agli americani perché ci hanno liberato dal giogo nazifascisti (come se i comunisti jugoslavi non ci avessero pensato da soli; come se Berlino non fosse caduta per mano sovietica; come se Auschwitz non fosse stata liberata dai russi; come se inglesi fossero andati per passeri; come se la Resistenza europea non fosse esisitita; come se gli americani l'avessero fatto a gratis; come se...)?

E che vuol dire "americani"? Anche Malcolm X era americano. E se è per quello lo erano anche Allen Ginsberg, Cassius Clay, Frank Zappa ed Henry Fonda. Tutta gente che non sta propriamente in cima ai sogni degli amerikani di casa nostra.

E allo stesso modo, dall'altra parte, facile (e magari con più di qualche buona ragione) avercela con i Bush, il fondamentalismo religioso e il mito dell'individualismo per cui l'unico orizzonte è il cielo (ma volto in senso diverso, è un orizzonte che può essere ed è stato anche interessante: Easy Rider si aggira da queste parti). Ma l'America è solo questo?

Certo, Bush parla in nome dell'America, coi modi e la mentalità di un americano; ma Mussolini era italiano, e se qualcuno mi apostrofasse in quanto compatriota di Berlusconi, più di qualche ragione di incazzarmi ce l'avrei.

Ma poi, che vuol dire? L'invettiva, le manifestazioni, così come le elegie acritiche, le apologie, hanno piena cittadinanza nel nostro sentire e nel nostro modo di esprimerci. Ma fermarsi a questo, ridurre tutto a questo è di una desolazione e di una povertà spirituale allucinante.
Davvero siamo a questo? Davvero qualunque riflessione politica, sociale, interculturale, si arena quasi subito su questo? Davvero ci schieriamo l'un contro l'altro armati dietro a parole d'ordine precostituite, schematiche - sempre quelle, sempre le stesse, da una parte e dall'altra?
Davvero ciò che uno dice è letto e ridotto subito, d'acchito allo schema americano-antiamericano? E davvero ciascuno parla e fa parlare questo schema? Davvero prima ci scegliamo la parte e poi la interpretiamo, nelle nostre parole, nei gesti? E la ragione critica dove l'abbiamo lasciata?

Io, come credo tutti, ho la mia personale America. Lo dissi al tempo dell'attentato alle torri, lo ridadisco ora.
La mia America è l'America di Bruce Springsteen, di Haight Ashbury, dell'Uomo dei sogni, di Ray Charles e di Jackson Pollock. E sfido gli amerikani di casa nostra a condividere queste attitudini. Così come li sfido a dimostrare che esse non rappresentano l'America. Una sua parte, certo; minoritaria, sicuro. Ma America, per quanto ciascuno di questi luoghi dello spirito coniuga a suo modo, e con piena dignità, consapevolezza, impegno e senso della rivendicazione, il Sogno Americano.

"Guarda cosa succede fuori nelle strade
C'è una rivoluzione, facciamo la rivoluzione (...)
Noi siamo i volontari dell'America"

Così cantavano i Jefferson Airplane nel 1969. E con loro, milioni di altri americani.
Che hanno da dire dunque i rivoluzionari di casa nostra? E i propugnatori del verbo neocons? Niente.
Perché più di trent'anni dopo Michael Moore è americano, parla da americano agli americani, e ancora milioni di americani gli danno ascolto. E allora?

«Anch'io canto l'America
Sono il fratello scuro
Mi mandano a mangiare in cucina
Quando vengono gli ospiti
Ma io rido e mangio bene e divento piu' forte

Domani
mi siedero' al tavolo
quando vengono gli ospiti
Nessuno allora osera' dirmi 
'vai a mangiare in cucina'

Inoltre,
vedranno quanto sono bello
e si vergogneranno
Anch'io sono l'America»

Langston Hughes

La mia America è l'America di Robert Redford e Martin Scorsese. Dei Grateful Dead e David Crosby. Di Elvis e Steven Spielberg. Di Aretha Franklin e Scott Fitzgerald. Di Martin Luther King e Bill Clinton. Di Frank Lloyd Wright e Howard Hawks. Di John Ford e Alan Lomax. Della Carter Family e di Furore. Della Pop-Art e Anne Tyler. Di Norman Rockwell e Simon & Garfunkel. Di Robert De Niro e dell'Allman Brothers Band. Di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Dell'uomo sulla Luna e dei REM. Di Cole Porter e Clint Eastwood. Di Tom Hanks e Bob Dylan. Di Harry e Sally e di Fred Astaire. Di Larry Bird e dei Boston Celtics. Di John Wayne e Moby. Dei Blues Brothers e di Woody Allen. Di Cary Grant e Jimmy Stewart. Di Frank Capra e Santana. Dei Fratelli Marx e di Walt Whitman...

Alla faccia di tutti i filoamericani e degli antiamericani di casa nostra.

 
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Commenti al Post:
Billieholiday
Billieholiday il 09/03/05 alle 14:44 via WEB
Concordo pienamente, solo chi è privo della capacità di analisi, può esprimersi utilizzando preconcetti, confezionati altrove.... Un abbraccio...
(Rispondi)
 
 
phiIalethes
phiIalethes il 09/03/05 alle 23:48 via WEB
Non sono certo che si nasca "privi di capacità d'analisi", propendo per la costruzione sociale, che fonisce una sorta di tecnica, a supporto di chi è meno predisposto naturalmente, sempre che il "manovratore" disponga in questo senso, ma pare siano tutti dei ponzio pilato, quindi se molti continuano a far pesare le colpe dei padri su figli che percorrono altre vie, anche opposte ai padri .... non si tratta di poca capacità d'analisi, ma di chi li ha "costruiti" così per prenderne la guida, nonostante le intuizioni di Tocqueville
(Rispondi)
 
oslo31
oslo31 il 09/03/05 alle 15:17 via WEB
resto colpito dalle tue parole come spesso mi accade, oggi lascio una traccia più evidente del mio passaggio che spero comunque discreto, nella tua America riconosco molti nomi a me cari...e nel tuo concetto di fondo riesco e rispecchiarmici...un saluto da oslo
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 15:21 via WEB
:) un sorriso, e l'occasione per ringraziarti esplicitamente per l'attenzione che mi rivolgi.
(Rispondi)
 
gh0std0g
gh0std0g il 09/03/05 alle 18:51 via WEB
Condivido. E' indispensabile lottare contro questa morte del pensiero indotta dai media e dalle loro insopportabili categorie. Del resto ragionare per categorie basate sulla "nazionalità" non è solo stupido in sé, è anche antistorico nel momento in cui, dalla seconda guerra mondiale in poi, è evidente che il conflitto planetario non è, e non sarà mai un conflitto tra nazioni, ma - piaccia o non piaccia - potrà essere solo una "guerra civile" mondiale. E' come dividersi tra filoisraeliani e filopalestinesi, quando il vero conflitto, anche lì, è tra chi vuole la guerra e ci sguazza (israeliani e palestinesi) e chi ci si oppone. Eppure quesata paccottiglia di non pensiero non ci viene propinata solo dai giornalisti, ma anche da gente come il Prof. Panebianco, ed altri come lui, che qualcosa dovrebbero almeno avere studiato... inispienza o malafede? (P.S.: Complimenti per la citazione di True Stories di qualche tempo fa!)
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john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 21:45 via WEB
La seconda che hai detto. E finalmente qualcuno che abbia visto quel film straordinario. Da aggiungere alla lista (virtualmente infinita) delle ragioni per cui sentirsi americani un po'.
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72rosalux72
72rosalux72 il 09/03/05 alle 20:46 via WEB
E invece questo post mi è piaciuto molto, la tua America è anche la mia, ci aggiungo, perchè dovere, Wilder e Ritratto di signora, due classici insuperabili, certo che anche Altman, e Steinbeck, e Hemingway,insomma la lista è ancora lunga. Mi torna in mente che la prima antologia di autori americani uscita in Italia dopo la seconda guerra è la famosa "Americana", curata da Cecchi, Vittorini e Pavese. Non propriamente tre democristiani...
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john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 21:46 via WEB
Oh sì (Wilder era ebreo austriaco, ma non vuol dire): hai voglia ad aggiungere nomi ed opere :))))
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john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 23:39 via WEB
E che dire della Pivano? :)
(Rispondi)
 
merizeta21
merizeta21 il 09/03/05 alle 22:17 via WEB
Lee Masters e l'antologia di Spoon Rivers, ci possono stare? bel post, bravo jk!
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john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 23:23 via WEB
Sta diventando un gioco di società :) Nel quale c'è posto per tutto, per tutte le cose belle.
(Rispondi)
 
IlCavaliereErotico
IlCavaliereErotico il 09/03/05 alle 23:25 via WEB
Ma guarda un po' te che bella sorpresa che mi ha riservato questa notte qui! :-) Un saluto Jk. :-)
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nef29
nef29 il 09/03/05 alle 23:27 via WEB
James Dean, Al Pacino, JFK, T.S. Elliot, James Brown, Emily Dickinson,J.D. Salinger, Allen Ginsberg... uff! Hai voglia! bel post, condivido l'avversione per certi discorsi... baci
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john.keating
john.keating il 09/03/05 alle 23:33 via WEB
Marlon Brando, il New Deal, Steinbeck, Meryl Streep, Stephen Stills, i Temptations, Gershwin, il Vermont in autunno, Zemeckis, le Merrie Melodies, i Navajo, Dewey, il Pragmatismo, Gardner, Bruner e la psicologia cognitiva, Edward Replh e la geografia umanistica, Pat Metheny, Dustin Hoffman...
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nef29
nef29 il 09/03/05 alle 23:56 via WEB
Maccarone, tu m'hai provocato...eheh! :) Walt Disney e Donald Duck sopra tutti, il Metropolitan museum, Basquiat, la apple pie, Sylvia Plath, Marilyn Monroe, Barbra Streisand, Edward Norton, Spike Lee, i nativi americani, le cascate del Niagara,Edgar Allan Poe... e ora vado a nanna o non mi fermi più! notte
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gh0std0g
gh0std0g il 10/03/05 alle 00:26 via WEB
...e Salinger, Bob Dylan, Coltrane, Poe e Melville...
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john.keating
john.keating il 10/03/05 alle 00:28 via WEB
Dylan era già citato (e ti pare di no? ;)) )
(Rispondi)
 
 
 
gh0std0g
gh0std0g il 10/03/05 alle 00:30 via WEB
Anche Salinger e Poe, ho visto... poco male, repetita iuvant!
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lilith_0404
lilith_0404 il 10/03/05 alle 06:37 via WEB
L'America è tutto quello che avete scritto sopra, ma é anche Bush e Condoleeza Rice, così come l'Italia siamo tutti noi, ma é anche Berlusconi e Fini. E sono questi ultimi a recitare il ruolo di primi attori sul palcoscenico della politica internazionale in forza di un mandato elettorale che li autorizza a parlare a nome di tutti, e quello che loro decidono ci vincola tutti, anche se non siamo d'accordo, anche se non ci identifichiamo con loro, sono loro l'interfaccia tra noi e il resto del mondo... per il momento noi mangiamo in cucina, domani si vedrà...
(Rispondi)
 
 
john.keating
john.keating il 10/03/05 alle 09:01 via WEB
"Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad faciem", come diceva Paolo ai Corinti? Rido. Certo che quella è l'interfaccia, ed è probabile che sì, che mangiamo in cucina. E altrettanto certamente Bush parla a nome di tutta l'America, ma non tutta l'America è nelle parole di Bush. E quel che possiamo dire è che non condividiamo le parole, e gli atti di Bush e dell'America che in lui si riconosce. Un'America che lo precede e gli sopravviverà. Ma con questo torniamo a quanto diceva Magris... :)
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Sunchaser1
Sunchaser1 il 10/03/05 alle 08:46 via WEB
...meraviglia...
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Sunchaser1
Sunchaser1 il 10/03/05 alle 08:49 via WEB
La mia America è quella delle praterie, dei cavalli e dei bisonti, dei ranch e dei canyons, di Cavallo Pazzo e Pentola Nera, degli spazi infiniti che spero un giorno di vedere...e di altro che avete già detto! Bellissimo questo post e i suoi commenti!
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desertlight
desertlight il 10/03/05 alle 10:51 via WEB
...certo che riflessioni come queste...,permeate di una sano criticismo, non gioverebbero ad un ordine precostituito... mi riferisco in particolare al fatto che avere una prospettiva libera ( a 360°) è sempre + faticoso...e quando alcune persone riescono in questo...e danno vita ad una serie di pensieri "diversi", impopolari per convenienza, ma visceralmente vicini al volgare "sentire"...può essere un pericolo maggiore di una guerra dichiarata. Che gioia suprema c'è nel constatare che in questo post c'è uno scandagliare sul fondo... alla ricerca della verità. Complimenti.
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blateral
blateral il 10/03/05 alle 11:41 via WEB
Non è certo semplicissimo lasciare un commento assennato dopo 4 ore di sonno, ma l'interesse scaturito dalla lettura, mi porta alla mente il periodo passato a New York. E' ovvio e lampante che non tutti gli americani siano figli di Bush, tanto quanto gli italiani non siano tutti esclusivamente manichini berlusconiani.(non mi cimenterò in divagazioni politico-ideologiche sul regime vigente proprio da queste parti!). Tuttavia è anche vero che, se una votazione fa testo, la maggioranza gradisce personaggi di questo genere. Ho trascorso parecchio tempo a NY nel pieno del periodo rivoluzionario della mia vita da giovane e lì ho trovato tutto quello che la mia sete di conoscenza avrebbe potuto desiderare. Città dalle grandi possibilità artistiche e culturali, ove è possibile incontrare persone eccezionalmente interessanti, ove si comprano vestiti anche alle 4 del mattino (ora per me agevole!), ove la grafica, il design, l'arte, la musica, la letteratura sono in perenne evoluzione. NY non è l'America in tutto e per tutto. NY è la città che si sceglie, abbandonando magari un paesino del Michigan, dimenticando il Texas, salutando i propri genitori in Arizona. NY è l'incrocio ove la libertà per qualche istante prende forma. L'America, è però anche (per non essere scontati!) la pena di morte, il fanatismo religioso-politico-culturale, Condoleeza Rice, i paesini degli Amish e mille e mille altri elementi in totale contraddizione tra loro. Non si può quindi rendere piatto l'intero panorama, identificando NY con l'America, o l' America con la Rice. E' un paese talmente vasto che le contraddizioni esistono necessariamente per far fronte alla varietà dei casi. Io mi ritengo politicamente connotata, George non lo tollero neanche con un digestivo, sono cresciuta con Kerouak tra le dita e nei viaggi, Anne Tyler mi ha colpito proprio ultimamente in "un matrimonio da dilettanti" (se non l'hai letto, molto gradevole!), con tutto il cinema e la musica figli di questo paese e non nego di nutrire un'ammirazione sconfinata per tutti quelli che hanno avuto ed hanno la voglia di mostrare l'America diversa da quella di Oprah. Mi sembra d'aver detto tutto e nulla. Si potrebbe anche dire che la mia Italia è quella di Morante e Gramsci, Montale e Ungaretti, De Andrè e Guccini, Travaglio e Lucarelli, e tanti e milioni di altri che non cito perchè devo ancora prendere il caffè. Ma non ce ne si ricorda quando Silvio stringe la mano a George e gli assicura tutto il suo appoggio per le imprese guerresche oltremare...non trovi?
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john.keating
john.keating il 10/03/05 alle 13:16 via WEB
Infatti io mando a fare in culo Giorgino e tutti i neocons, non gli americani - concetto appunto talmente vasto da non denotare poco di concreto, e quasi nulla di spendibile in una conversazione. Che poi Giorgino sia espressione dell'America, è un discorso ancora diverso: sarei disposto a scommettere che l'America sopravviverà al suo attuale leader :) Quanto ad Anne Tyler, secondo me dopo "Le storie degli altri" ha fatto flanella; lieto di sentire che l'ultimo merita la lettura: ne terrò conto domani, in Feltrinelli ;)
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