Creato da Clandestina_74 il 13/06/2008

I miei sfoghi

semplicemente la mia vita

 

 

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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 05 Settembre 2008 da Clandestina_74

Quel giorno d’inverno ero terribilmente agitata, era la prima volta che dovevo occuparmi personalmente dei preparativi di una festa all’interno del locale ove svolgevo i miei compiti di p.r.. Fino ad  allora infatti mi avevano affidato unicamente la gestione delle liste degli invitati ma quel giorno, Valerio il titolare aveva deciso di darmi fiducia affidandomi  preparazione e gestione della festa in occasione del Natale.

 Era la mia occasione e volevo che la festa riuscisse al meglio, dimostrando cosi di essere in grado di sostituire la ragazza che fino ad allora aveva svolto quei compiti che sapevo in procinto di abbandonare. Ad aumentare la mia tensione c’era la consapevolezza che quel giorno tra gli invitati ci sarebbe stato Nicolas, colui che da alcuni mesi era entrato in società con Valerio nella gestione del Diana. Nessuno dei dipendenti del Diana aveva mai visto quell’uomo di lui conoscevamo solo il nome e la professione, pertanto eravamo tutti convinti che si trattasse di un avvocato di mezz’età pedante, puntiglioso e soprattutto noioso; convita di ciò avevo curato i preparativi per la festa in maniera quasi maniacale, cercando di non lasciare nulla al caso consapevole che quella persona era l’unico ostacolo che si poneva tra me e il posto di p.r. capo, incarico che mi avrebbe permesso di avere qualche soldo extra senza pesare continuamente sui miei genitori che già mi mantenevano agli studi.

Quando finalmente consegnai le liste degli invitati agli addetti della sicurezza responsabili degli ingressi.

 Tirai un sospiro di sollievo e incrociai le dita, quindi nel tentativo di scaricare la tensione mi concessi una passeggiata nel grande parco che circondava il locale, gli invitati arrivavano alla spicciolata, avrei avuto tutto il tempo per rilassarmi, prima che i miei doveri di p.r. mi richiamassero in sala.

La quiete del parco mi permise di rilassarmi e la mia mente smise di occuparsi della festa concentrandosi su Emilio, il mio fidanzato da quattro anni una relazione complicata e resa difficile dalle sue inutili gelosie determinate dai miei continui spostamenti all’università un mondo che lui non conosceva e che gli era precluso. Pertanto  Emilio vedeva tradimenti ovunque e faceva scenate solo se mi vedeva conversare amichevolmente con un amico, tutto questo rendeva la mia vita un vero e proprio inferno. Nulla di quello che facevo gli andava bene, trovava sconveniente il mio lavoro di p.r., detestava vedermi indossare un minigonna, non potevo truccarmi e spesso lo trovato all’uscita dell’università, mi sembrava di vivere nel medioevo.

 Ero immersa in queste riflessioni quando la mia attenzione fu attratta dalla presenza di una bimba dall’apparente età di quattro anni, i suoi capelli avevano un colore simile al grano maturo, pensai che si fosse allontanata dai genitori che festeggiavano in sala e rientrava quindi nei miei compiti di p.r. riaccompagnarla dai genitori. Quel giorno erano presenti molti bimbi al Diana, Valerio mi aveva avvertito dell’eventualità che qualcuno di loro si allontanasse dai genitori per fare quattro passi nel parco. Mi avvicinai a lei e inginocchiandomi per essere alla sua altezza le presi la manina chiedendole se si fosse smarrita, lei alzo il suo visino, sembrava il viso di quei cherubini che di tanto in tanto, si possono ammirare sulle volte delle chiese. Non ebbe il tempo di rispondermi perché da un boschetto alle sue spalle vidi arrivare correndo un uomo che intuii essere il padre.

-          Alessandra perché sei scappata? Mi hai fatto preoccupare!

-          Giocavo a nascondino ma non trovo più i miei amici…  fu la risposta della bimba. Lui la guardò con un misto di severità e tenerezza e disse

-          Adesso ti aiuto io a cercarli.

Fu allora che lo guardai attentamente, aveva i capelli biondi come la bimba, le labbra erano sottili e ben disegnate, il naso leggermente curvato verso destra dava un tocco strano al suo viso che altrimenti sarebbe stato perfetto. Non fu il suo viso a turbarmi ma i suoi meravigliosi occhi azzurri, ricordavano il cielo in certe giornate d’inverno quando l’aria è pungente e il cielo è terso di un azzurro tanto intenso che sembra di poterlo toccare alzando semplicemente un dito.

Sentendosi osservato lui alzo lo sguardo su di me.

 
 
 
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