Ci siamo tornati ancora una volta, l'ultima era stata ai primi di giugno.
Ci siamo tornati per incontrare una cara amica e buttar giù insieme un progetto di solidarietà.
Ci siamo tornati come si va a far visita al Camposanto o in pellegrinaggio.
Ci siamo tornati ancora una volta senza macchina fotografica, con soltanto le nostre lacrime.
Abbiamo pranzato con un panino dato che i ristoranti dell'area-food erano strapieni e se non avevi prenotato non c'era niente da fare. Ne siamo stati tutti contentissimi, anche se non ho potuto fare a meno di rammaricarmi per l'occasione mancata di dare un pò di ossigeno alle altre attività produttive locali che ancora non hanno un punto vendita dopo più di un anno! Tutte quelle persone che hanno mangiato benissimo e si sono riportate a casa le foto delle macerie (verrebbe quasi da dire di non toglierle, sono un'attrattiva turistica! Poveri noi!) avrebbero certamente comprato souvenirs e kit per fare l'Amatriciana o la Gricia.
Ma non è di questo che volevo scrivere.
Questo terremoto mi ha cambiato o meglio ha cambiato profondamente il mio rapporto con la Terra.
Da piccolina, alla scuola elementare, la maestra mi ha insegnato che esistono esseri viventi ed esseri non viventi. Che ci sono persone, animali e cose. Terra: nome comune di cosa, femminile, singolare. Montagna: nome comune di cosa, femminile, singolare.
Terra e montagna appartengono al regno minerale, sono inanimate, sono cose.
E' qui l'inganno, l'errore che poi partorisce mostruosità come raccontare ai bambini che dentro la terra c'è un drago che scatena i terremoti. La terra è un essere vivente. Come tale cresce, si muove, respira.
Non può essere altrimenti. Come è possibile, se la terra è soltanto una cosa senza vita, che da essa nascano erbe, fiori, alberi e frutti? Che essa dia vita, acqua e cibo?
San Francesco, del cui spirito è piena la valle in cui vivo diceva:
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Il terremoto? E' soltanto la terra che cresce. Le montagne che si stiracchiano.
Ogni volta che percorro la strada per Amatrice resto a bocca aperta per lo stupore e la meraviglia davanti alla maestosità degli Appennini così come mi accade ogni volta che vedo schiudersi una rosa.
Ad Amatrice le rose fiorite sono ovunque, nate nei giardini di case che non esistono più, profumano l'aria dove ondeggiano alberi che sono sempre lì. I rampicanti ricoprono i muri indifferenti alla loro rovina, la natura non sembra scossa più di tanto in mezzo a tutta quella distruzione.
Davanti a quel che resta dell'imponente, un tempo, chiesa di Sant'Agostino, proprio in faccia alle montagne, osservo ciò che resta dell'opera dell'uomo: cumuli di sassi, tegole, cemento, ferro. L'opera di Dio è lì, immota e quasi immutata ma soprattutto viva con i suoi colori e profumi.
Che cos'è l'uomo perchè te ne curi, il figlio dell' uomo perchè te ne dia pensiero? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l'hai coronato, tutto hai posto sotto i suoi piedi.
E lui, cieco, tutto distrugge pagando il suo pegno all'avidità.
Ci siamo tornati e come ogni volta sulla strada del ritorno ci siamo fermati da Amelia, di Casale Nibbi, per comprare quello che ha sia esso yogurth di fattoria, ricotta, caciotta o il fantastico stracchino stagionato.
Comprerei anche i sassi pur di sostenere le aziende di queste splendide persone forti e tenaci proprio come le loro montagne.
Ci siamo tornati e ancora una volta siamo tornati a casa col cuore straziato.
Non ci sono immagini in questo post perchè io foto lì proprio non ne faccio, non posso dimenticare che lì sotto, sotto quelle macerie, sono morte 249 persone e le foto prese da internet non trasmettono assolutamente quello che ho visto lì con tutto il suo orrore e la sua meraviglia.
Venite a vedere con i vostri occhi.