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Post n°361 pubblicato il 25 Gennaio 2013 da kallida
Sento parlare impropriamente di passioni. Quando si parla di musica, di cucina, di artigianato inutile, cose di questo tipo. Ma subito mi viene in mente che le persone “appassionate” sono quasi sempre tranquille e moderate, con le loro passioni regolari e frequenti. Ora a una come me che è schiava delle fissazioni osservare questi comportamenti mi rende titubante. Come è possibile che si coltivi la cosiddetta passione magari tre volte a settimana dalle sette alle otto, oppure una volta al mese quando si ha la domenica libera. Non puoi ordinare ed organizzare la pulsione che ti spinge ad imparare qualcosa o ad esperirla. Io personalmente fatico non poco per tenere a bada le mie ossessioni. Non penso ad altro, quando sono nella trance dell’ubbia esiste solo quello, cioè la mia mente è come una chiesa romanica, con la pianta a croce, una bella navata centrale più ampia e le due laterali in cui c’è tutto il resto,perciò nella navata principale ho il chiodo fisso e nelle due laterali la mia mente continua a lavorare indisturbata in background diciamo. Mi passa dopo che ho esaurito la curiosità, cioè mi addentro finché posso nelle cose che mi interessano fino a quando non sono più misteriose, e così mi passa la “passione”. Non è per niente la dinamica che ho notato negli “appassionati”, perciò o io non so che cosa siano davvero le passioni, visto che le ingurgito, oppure quegli altri non sono che robot programmati per non destare allarme tra gli umani. Non mi vengono altre ipotesi. D’altra parte la parola passione deriva dal greco pathos che di certo non vuol dire piacere, bensì travaglio, sofferenza…
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