gioia

Se chiediamo in giro alle persone se amano la pace o la guerra e il conflitto, tutti opteranno per la pace. Fatto sta che la pace la vogliamo nel mondo, intorno a noi, ma non necessariamente dentro di noi. E sì perché essere in pace ci sembra quasi autosvalutante, insipido, quindi agitarci, essere preoccupati e pieni di pensieri sembra qualcosa di giusto e regolare e sembra dia un senso alle nostre vite, salvo poi aggrovigliarci in tensioni mentali e a volte anche fisiche che ci rodono lentamente da dentro. Se assaporiamo per un attimo quel senso di pace profonda che avviene allorquando siamo in particolari circostanze, come stare in contatto con la natura o distesi sul sofà senza distrazioni esterne, cogliamo in quel momento qualcosa di più grande, ma poi pensiamo che non può essere così, che la vera vita è là fuori, dove tutti corrono e quindi accendiamo il televisore, o mettiamo un pò di musica, o ci perdiamo in telefonate inutili, e se siamo al volante vorremmo fare tutte queste cose insieme, anche un televisore portatile in auto non ci andrebbe male, e c'è chi lo ha per davvero. In realtà non viviamo in un contesto in cui la coltivazione della pace interiore è un valore, però pretendiamo la pace nel mondo, come se il mondo non fosse il risultato di ogni singolo atto di non pace, e quindi di palese o occulta violenza, che scaturisce dalle nostre menti inquiete. Ovviamente pace non vuol dire non agire o essere abulici, al contrario: una mente che coltiva un senso di pace reale, non ideologico( quello è il falso gioco dei politici, propagandare la pace mentre si stanno affilando i coltelli ) aiuta a vedere al meglio l'azione giusta da compiere negli alti e bassi della vita.