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Samhain

Post n°105 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da Kastaghir
 

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È la festa più solenne dell’anno celtico. Si celebra il 1° novembre e segna l’inizio dell’anno. In quanto fine di un anno e inizio di un altro, la notte di Samhain è un “periodo sospeso”, al di fuori del dominio del tempo storico e costituisce un canale attraverso il quale si può entrare in contatto con l’Altro Mondo. Proprio quest’ultimo carattere magico e di unione fra i due mondi è rimasto nella cristianizzazione della festa, che ne ha fatto Ognissanti e i Morti, con il loro corrispettivo folklorico di Halloween.

Etimologicamente  significa “riunione”, per altri “fine dell’estate”. Poiché i Celti si dicevano discendere da Dispater, cioè da un dio notturno, e computavano il tempo per notti e non per giorni, è ragionevole pensare di fissare l’inizio dell’anno d’inverno e non in primavera.

La festa era della più solenni, contraddistinta da banchetti, giochi e festini, e la sua durata era in genere di quindici giorni, ma comunque sempre almeno tre giorni prima e tre giorni dopo Samhain. Era in tutti i sensi una “riunione”, o assemblea, che vedeva unita tutta la comunità intorno a banchetti di carne di maiale o di cinghiale, cibo dell’immortalità. La gente del síd incontrava quel giorno gli esseri umani e ogni portento poteva accadere. Si tenevano delle fiere e i druidi giudici fissavano importanti questioni di diritto e politica, si emettevano sentenze. In Irlanda ogni fuoco doveva essere spento e sarebbe stato acceso solo quando i druidi della residenza reale di Tara ne avessero riacceso uno. È questo il momento, sospeso e dunque eterno, in cui Mac Oc spodesta sua padre, il Dagda e ne ottiene temporaneamente il síd, “per una notte e per un giorno”, cioè perl’eternità.

(J.A. MacCoulloch, The religion of ancient Celts)

 
 
 
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