KiPiu ComunicaArea Kipiu dedicata a progetti e comunicazione |
PRESENTAZIONE:
IL COLLETTIVO KIPIUNEHAPIUNEMETTA vuole creare un'informazione libera, dar spazio ai movimenti e alle vertenze territoriali.
Il collettivo realizza arte e attraverso l'arte vuol comunicare un MESSAGGIO giusto e reale.
SABATO 5 APRILE - ARTISTI PER IL BANI COMUNI
Roma-San Lorenzo, Baffo della Gioconda
- Notizie dall'Italia e notizie dai Sud del Mondo
- Spazio ecoEsolidale
- approfondimenti
- aggiornamenti
- Notizie del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
- eventi da non perdere
- comunicati stampa;
- notizie dal sud del mondo e notizie locali;
- denunce e punti di vista;
- info sulle associazioni amiche, le loro iniziative e gli eventi;
- gli sviluppi del progetto KI+EcoEsolidale a cura di Paoletta
- i programmi delle serate Kipiu 2007/2008
KIPIUNEHAPIUNEMETTA APRE LE PORTE AI REDATTORI
KIPIUNEHAPIUNEMETTA comunica il 2008
Dopo le soddisfazioni ottenute nel 2007, il nuovo anno porta Kipiu ad aprire le porte del proprio Blog a nuovi redattori.
Vogliamo che tutti possano dare un contributo sia alla conoscenza sulle tematiche del Blog, sia al dibattito che costituisce la linfa vitale per la creatività dei nostri Artisti.
Per scrivere sul Blog, inviare una mail a comunicazione@kipiu.org.
Grazie
Ki+Comunica
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Post n°98 pubblicato il 18 Maggio 2008 da Triskelle
I traffici di rifiuti e le loro devastanti conseguenze sbarcano in
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Lo scorso 6 maggio la Commissione Europea ha inviato all'Italia un avvertimento per non aver osservato una sentenza della Corte Europea di Giustizia. Il motivo la mancata presentazione di un piano regionale di smaltimento rifiuti. Oggetto del richiamo non la Campania bensì il Lazio. L'emergenza "monnezza" rischia di dilagare investendo la regione che ospita la più grande discarica d'Europa oramai giunta al limite: Malagrotta. Ami segue costantemente l'emergenza rifiuti in Campania attraverso la voce della politica, delle proteste e degli analisti, ma ha anche aperto una finestra di riflessione sul Lazio. Video Player: Speciale Rifiuti permetti al browser di aprire il video pop-up.
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Interessante intervista al presidente boliviano apparsa sulla rivista ADISTA (http://www.adistaonline.it/). Andate a vedere: |
Post n°94 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Triskelle
Le lotte per il diritto all’abitare e all’accoglienza dei migranti; contro ogni forma di precarietà; le battaglie dei centri sociali contro il degrado della città; quelle delle donne e per i diritti civili; per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza a tutti; le vertenze dei comitati per i beni comuni e in difesa dell’acqua; l’impegno contro l’ampliamento della centrale di Civitavecchia e l’inceneritore di Albano; il nuovo municipalismo e i processi di partecipazione popolare, dimostrano che una sinistra moderna è possibile! Lo stesso messaggio che arriva dal vituperato nord est con l’affermazione a Vicenza della Lista No Dal Molin, migliaia di voti a sostegno della lotta contro l’ampliamento della base militare ed i propositi di guerra della Nato. Per questo diciamo a tutte le persone interessate a riscrivere insieme a noi il cielo della politica che oggi, aprile 2008, il cammino riprende da quì, a partire dalla grande manifestazione antifascista del 25 Aprile prossimo contro le velleità della destra e di Alemanno. Se avete un po' di tempo libero date un'occhiata: http://video.google.it/videoplay?docid=-3839855268867523754&hl=it Roma è anche questo..!! |
Post n°93 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Triskelle
Il valore dell'informazione nella difesa dell'antifascismo L'incontro è organizzato dal "Aggressioni,
Da troppo tempo, e solo in Italia, si
I media, più diffusi e ascoltati, affrontando
Per proporre e chiedere un'informazione documentata e
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Post n°92 pubblicato il 18 Aprile 2008 da Triskelle
SABATO 19 APRILE |
Le proposte della società civile e dei movimenti A seguito dell'occupazione pacifica dell'ACEA del 13 marzo scorso per chiedere la ripubblicizzazione dell'impresa, Action e A Sud invitano a discutere insieme ai comitati ed ai movimenti romani della gestione dei beni comuni a Roma e del futuro dell'azienda capitolina. La questione dei beni comuni in una città come Roma tocca numerosi ambiti: certamente quello dell'utilizzo dell'acqua, ma anche la gestione dei rifiuti e dell'energia, la questione degli inceneritori ed il concetto stesso di città come bene comune da difendere e da gestire in maniera partecipata insieme ai comitati e alle associazioni territoriali. Per questa ragione, a pochi giorni dalle elezioni amministrative, vogliamo fermarci a riflettere sulle proposte che i movimenti e la società civile mettono in campo sui beni comuni, sulla gestione dei rifiuti e sull'acqua, confrontandoci con Patrizia Sentinelli, viceministra degli esteri e possibile futuro vicesindaco di Roma e con Andrea Alzetta candidato al Comune per Action. All'incontro, che si terrà l'8 aprile a partire dalle 17.30 presso il CSOA La Strada a Garbatella, interverranno: Sara Vegni, dell'associazione A Sud, Emilio Molinari, presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale per l'Acqua, Pietro Luppi della Cooperativa l'Occhio del Ricliclone, Alessandro Porcinari, lavoratore di Pubbliacqua Firenze, Beppe Taviani del Comitato Aniene, Bruno Palumbo, del Comune di Bassiano e Sergio Apollonio del Comitato di Malagrotta. Parteciperanno inoltre il Coordinamento Romano Acqua Pubblica e il Coordinamento contro l'inceneritore di Albano. Si tratta di un momento di confronto e discussione importante, per il quale invitiamo alla partecipazione la società civile e tutte le realtà associative interessate ad una gestione sostenibile e solidale dei beni comuni e della nostra città. Scarica e diffondi la locandina Info: maricadipierri@asud.net |
Post n°88 pubblicato il 27 Marzo 2008 da equipoA
Sta per esplodere la più grande discarica d’Europa |
Post n°87 pubblicato il 27 Marzo 2008 da equipoA
Il popolo dell’acqua scende in piazza per dire No ai predatori dei beni comuni |
Medici: “Il Vaticano è il primo proprietario immobiliare della capitale” |
Post n°85 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Triskelle
Napoli ,22
Oggi , Giornata Mondiale dell’acqua,mi sono sentito ancora
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Acqua
Una giungla. Di tariffe,
A mettere il dito sulla piaga, è, in primo luogo, il Coviri
Gli aumenti Che cosa significa? Un
Difficile comprendere l'affollato mondo delle tariffe del
Il Coviri ne ha scoperte 356,
Di fatto, evidenzia il Coviri, solo la metà degli interventi
Rete colabrodo Alla carenze di
Mottola. Per il caso Acqualatina vedi anche: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article4315 Il Corriere della sera , Sabato 22 marzo 2008 |
Nelle tribune elettorali nessun
Nessuno parla di quale società
Da qui un appello alla Sinistra
E’ una sollecitazione
Perché su questo ordine di
E’ inspiegabile: i partiti e le
Con le elezioni tutto questo
Perché non fare della campagna
Perché non farne il vero tema
E’ schizofrenia: l’acqua, il
Ma nel paradigma c’è la politica
Le privatizzazioni, svuotano il
Napoli e i suoi rifiuti sono un
Ma vi chiedo ancora, nella
La ministra Lanzillota (PD) e
E’ un linguaggio da “dittatura
Sullo sfondo il patto scellerato
Inoltre nemmeno ciò che succede
L’ONU parla di“Crisi Mondiale
Il World Economic Forum di Davos
Le banche lanciano titoli e
Nell’ambito del Global Compact:
Nelle nostre elezioni niente di
Ma se in un grande evento
Sull’acqua ci giochiamo tutto,
Ci giochiamo la possibilità che
Per favore, parliamo di acqua, è
Emilio Molinari |
Presso il Centro interuniversitario di Bari Uni.Versus, per iniziativa del consorzio di imprese Apulia e del Movimento per la decrescita felice, è stato ricordato con un convegno il quarantennale di un famoso discorso di Robert Kennedy (il manifesto l'ha ripubblicato di recente) sulla fallacia del Pil come indicatore di benessere. Nel pieno '68, pochi mesi prima di essere assassinato, il candidato presidente fece un discorso abbagliante: «Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Down-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (...) Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». A risentirlo oggi (sul sito www.depiliamoci.it) c'è da scoraggiarsi due volte: per la regressione culturale, che ha subito il riformismo democratico a tutte le latitudini; per la distanza che ancora ci separa da quei principi - il primato della politica sull'economia - e da quei valori: benessere sociale, pubblico, collettivo. In questi anni è prevalsa la ragione economica (la crescita degli indici borsistici, dei dividendi azionari ecc.) su ogni altra considerazione d'ordine sociale, ambientale, civile e umana. I risultati sono evidenti: inequità insopportabili, disastri naturali, disgregazione delle relazioni sociali, aggressività, stress, infelicità. La crisi finanziaria internazionale è solo l'ultima prova della fisiologia del funzionamento della «megamacchina termoindustriale»: crisi e guerre, shock e violenza sono gli elementi ordinatori permanenti del nostro mondo. Modificare alla radice gli apparati tecnici e statali di questa società è il solo compito che si può dare una sinistra. «Noi non proponiamo correttivi, ma l'alternativa a questo modello economico e sociale» - ha affermato Fausto Bertinotti. In questo siamo d'accordo. Un modo per incominciare a farlo seriamente sarebbe quello di dismettere categorie di pensiero irriformabili. A cominciare dal Pil. Gli economisti vorrebbero farci credere che esso è solo un indicatore neutro della quantità di denaro in circolazione. Non è affare loro (degli economisti) se poi questa massa di soldi viene spesa per fabbricare armi o coltivare fiori. L'economia - dicono - è indifferente e non responsabile rispetto alle «preferenze» che la società attribuisce sull'utilizzo della sua ricchezza. Peccato che le cose non stiano affatto così: 1. perché i «consumatori» non sono liberi di scegliere cosa fare dei loro soldi, condizionati dalle necessità e manipolati nei loro desideri e nei loro sogni (potenza delle tv!). 2. Perché non appena si inserisce nel calcolo del Pil una qualsiasi materia, una qualsiasi attività, esse diventano merci. Risorse naturali, relazioni sociali, saperi e prodotti dalla cooperazione lavorativa escono dalla categoria dei beni comuni disponibili, si separano dal mondo della vita attiva e entrano nel circuito delle cose morte, privatizzabili, accumulabili, monetizzabili. Il Pil in realtà ha la funzione di prezzare i beni comuni, li sottrae ai loro produttori e li rende disponibili solo a chi è solvibile sul mercato. Insomma, snatura la produzione e disumanizza il consumo. Una politica davvero riformatrice non dovrebbe limitarsi a limare gli eccessi (lotta agli sprechi, risparmio, equa distribuzione, sostenibilità...). In gioco non ci sono solo misure, temperanze (Ogm no, concimi chimici sì; mine antiuomo no, pistole sì; nucleare no, turbogas sì...), ma logica intrinseca. I beni e i servizi utili, durevoli, prodotti e distribuiti con il minimo impegno di materie prime e di energia, riciclabili, fruibili collettivamente, relazionali, scambiabili gratuitamente sulla base di libere e reciproche convenienze, autocentranti in cicli produttivi corti, locali, sgravati dai costi della pubblicità, senza copyright e brevetti... non fanno parte del Pil; lo fanno decrescere. Con soddisfazione dei produttori e dei consumatori. I primi lavorano meno, i secondi guadagnano in qualità e serenità. La decrescita (del Pil) è quindi molto più di una semplice provocazione che ci aiuta a destrutturate la logica incrementale del capitalismo, essa indica una direzione di senso da dare alla vita e alla politica. Parlare oggi di decrescita in mezzo a una crisi dei mercati finanziari è quindi più che mai obbligatorio, se non vogliamo che siano ancora una volta i lavoratori (precarizzazione), i risparmiatori (perdita di valore dei fondi pensioni) e i consumatori (inflazione) a pagare per tenere alti i rendimenti azionari e i capitali accumulati dalla classi capitaliste. Paolo Cacciari |
http://blog.libero.it/lavitasullaterra/ Tempo fa in occasione di un viaggio in medio oriente restai stupito nel vedere che quella che i libri di storia descrivono come la fertile pianura della Mesopotamia , la culla della nostra civiltà, dov’è nata l’agricoltura irrigua e la pastorizia ora è uno sterile deserto! Il centro e il sud dell’Irak è ora una terra desolata arida e quasi improduttiva Cos’è successo? E’ il risultato di millenni di eccessivo sfruttamento.: la desertificazione. La deforestazione che espone il terreno agli agenti atmosferici è la prima causa, seguono la pastorizia eccessiva , Lo sfruttamento agricolo intensivo, l’irrigazione che provoca la satinizzazione del terreno ( mesopotamia ), la perdita di biodiversità fa si che gli ecositemi collassino per i cambiamenti climatici. Nel bacino mediterraneo, nelle sue isole e penisole, in Siria, Libano, Mesopotamia, Palestina, Arabia e Nordafrica, i luoghi delle più antiche civiltà, dove gli scavi archeologici rivelano città una volta circondate da una natura rigogliosa, ricche di campi e giardini fiorenti, risultano ora abbandonati e seppelliti dalle sabbie. Il processo di desertificazione ha avuto una costante progressione a partire da 6000 anni fa; si è accentuato con l'era industriale e ha raggiunto dimensioni catastrofiche negli ultimi 50 anni.Il continuo degrado ambientale non è dovuto a cause naturali e climatiche, ma alla pressione indiscriminata operata sulle risorse naturali La desertificazione divora la terra in Africa e nei Paesi in via di sviluppo, come Asia, America Latina e Caraibi, e' ormai indubbio che anche Stati Uniti, Australia ed Europa sono vittime di questa peste climatica. Nel nostro continente sono Italia, Grecia, Spagna e Portogallo i Paesi maggiormente colpiti. E in Italia il fenomeno minaccia il 27% del territorio nazionale. L’ONU sostiene che un terzo della popolazione della Terra, circa due miliardi di persone, sono potenziali vittime della desertificazione dei campi, e già nei prossimi anni si potrebbe assistere alla migrazione di 50 milioni di persone dalle aree a maggior rischio. "È imperativo che politiche efficaci e pratiche agricole sostenibili vengano realizzate per arginare e invertire il declino delle regioni aride", ha detto Hans van Ginkel, sottosegretario generale dell'ONU e rettore dell'UNU. "Alcune forze della globalizzazione, mentre si sforzano di ridurre la disuguaglianza economica ed eliminare la povertà, stanno in realtà contribuendo a peggiorare la desertificazione. Fra queste vi sono per esempio alcuni perversi sussidi agricoli." Nel 1872, il deserto nel mondo occupava il 14% delle terre emerse potenzialmente atte allo sfruttamento (escludendo la tundra e le regioni polari dove è di fatto impossibile l'agricoltura) e nei successivi ottanta anni, fino al 1952, un altro 21% è andato perso, giungendo al 35%. Durante gli ultimi venticinque anni si è verificato un aumento drammatico del 300% nel tasso di perdita delle aree, tanto che, nel 1977, più della metà (il 55%) di tutte le terre potenzialmente atte allo sfruttamento erano ormai desertificate. In media la perdita è stata di 175 milioni di acri all'anno negli ultimi venticinque anni: ogni cinque anni diventa cioè inutilizzabile una porzione di territorio pari alla superficie totale della Gran Bretagna. La coscienza del fenomeno della desertificazione è, presso i responsabili africani, ma anche tra gli studiosi occidentali, piuttosto recente. Ora abbiamo la popolazione del pianeta che cresce in modo esponenziale mentre le terre coltivabili diminuiscono con gli stessi ritmi, ma sembra che la cosa più importante sia far aumentare i consumi, far girare l’economia, aumentare il pil, a cosa serviranno le belle auto, gli abiti firmati, i campi di calcio e mille altre cose, quando non avremo più terre da coltivare? Secondo voi quale destino ci aspetta ? Wolf |
Roma, 13 marzo 2008 Questa mattina alle ore 11.00 attivisti delle Ass. Action ed A Sud hanno occupato la sede centrale di ACEA in Piazzale Ostiense, contestando le scelte e la gestione di questi ultimi anni. Una municipalizzata che dovrebbe avere come sua principale funzione garantire il diritto all’acqua ai cittadini ed alle cittadine di Roma preferisce invece costruire il prossimo inceneritore ad Albano, dopo quelli di Terni e San Vittore, causando le dure proteste delle popolazioni locali, piuttosto che garantire qualità e investimenti nel servizio idrico integrato. Negli ultimi mesi infatti tre depuratori di ACEA – Castelnuovo, Monterotondo e Fonte Nuova – sono stati chiusi dal Corpo Forestale per inquinamento da arsenico, i cui livelli superavano di 6 volte i limiti consentiti per legge mettendo a repentaglio la salute pubblica. Esiste inoltre il rischio di collasso dell’ecosistema della valle dell’Aniene, denunciato più volte dai cittadini, causato dall’eccessivo sfruttamento da parte di ACEA dell’acquedotto del Simbrivio. Così come sono mancati in questi anni investimenti importanti di manutenzione della rete idrica cittadina mentre molti sono stati i lavoratori licenziati o esternalizzati. Il processo di privatizzazione iniziato nel 1998 ha poi permesso alla multinazionale Suez di controllare l’8,6% di ACEA, al presidente della ACEA di sedere nel Cda della multinazionale francese ed ad un membro del comitato esecutivo di Suez di sedere nel Cda di ACEA. La Suez, secondo gestore mondiale di servizi idrici, con la sua politica punta a trasformare il diritto all’acqua in una merce come le altre ed è accusata in numerosi paesi del mondo di precludere l’accesso all’acqua a milioni di persone e di causare gravissimi danni all’ambiente. Politica che anche ACEA ormai porta avanti in Armenia, Perù e in Honduras, dove dal 2004 la popolazione locale si oppone alla privatizzazione dell’acqua imposta dall’impresa. Mentre in città i candidati Sindaci discutono su quanto ancora privatizzare quella che era la più importante impresa capitolina, l’azione simbolica di questa mattina afferma come il più grande investimento per la città, la sicurezza e la salute dei cittadini sia ripubblicizzare ACEA riportandone il controllo nelle mani dei cittadini. Questa iniziativa vuole essere il contributo delle Ass. Action ed A Sud alla tre giorni per la difesa dei beni comuni promossa dai movimenti nel Lazio. Per informazioni, contatti e interviste: 3486861204 Guardail videodell'occupazione:http://www.asud.net/campagne/index.php?sz=Acqua |
ACTION TORNA AD OCCUPARE, NASCE ACTION-A, L'OCCUPAZIONE DELLE DONNE Roma, 8 marzo 2008 Siamo nate a Roma, in Campania, in Calabria, in Etiopia, in Marocco, in Egitto ma per noi questo conta molto poco, siamo semplicemente cittadine del mondo. Non abbiamo una casa dove abitare, perché non possiamo permetterci un affitto di 1000 euro al mese, perché ce ne siamo andate da casa di nostro marito sognando un futuro diverso e senza violenza per noi ed i nostri figli, perché ci hanno mandato via dalla casa famiglia dopo sei mesi, perché delle donne sole non hanno diritto ad una casa popolare. Siamo studentesse, lavoratrici a progetto, operatrici sociali, insegnanti, cameriere, badanti, artiste, ma avere uno stipendio tutti i mesi è sempre più difficile. La precarietà, condizione quotidiana per migliaia di persone, per una donna sembra un tunnel senza fine. Soffriamo di una politica ipocrita che tenta di risolvere il problema della violenza sulle donne solo in termini di sicurezza espellendo immigrati ed istituendo inutili autobus rosa, quando la dolorosa realtà è che il 67% della violenza sulle donne avviene tra le mura domestiche ed in maniera socialmente trasversale. Il nostro paese è uno “stato fondamentalista occidentale” governato da partiti di natura clericale, in cui è impossibile aspirare ad una libera scelta delle persone nelle proprie differenze di genere. Non accettiamo che nessuno scelga e decida sui nostri corpi, difenderemo sempre la nostra libertà di scelta e la legge 194, ripetutamente e pesantemente attaccata da ignobili e vergognosi personaggi della politica e della cultura spesso al servizio della Chiesa. Per questo abbiamo occupato questo stabile vuoto da anni per dar vita a: - una casa abitata e gestita da donne, aperta a tutti - una casa da cui lanciare il nostro diritto all’abitare, che non è solo casa, ma anche reddito, uno sviluppo urbanistico più sensibile alle esigenze delle donne e dei bambini, la salvaguardia dei beni comuni e lo sviluppo di energie alternative - una casa dove la violenza non ha le chiavi di casa - una casa dove razzismo ed egoismo sociale non hanno cittadinanza - una casa dove i nostri figli possano giocare e imparare ad essere cittadini consapevoli e solidali - una casa dove costruire un’altra idea di famiglia, basata su rapporti veri e reali, qualsiasi essi siano - una casa dove aprire uno sportello per le centinaia di donne che si trovano nella nostra situazione e che vogliono organizzarsi per riconquistare i loro diritti e condividere percorsi e pratiche di resistenza L’unica sicurezza possibile sono le donne che si organizzano Action-A Donne in Action action-a@actiondiritti.net Guarda il video su:http://www.agenziami.it/articolopage-video.php?idart=268 |
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SPAZIO ECOESOLIDALE, ATTO PRIMO
EcoEsolidale è uno sguardo sul mondo, con occhi di chi ha a cuore la madre terra e gli esseri umani con disagi, è un allargamento della coscienza dal proprio orto a quello dell'altro
Hai letto di un'iniziativa ecologica o solidale che si terrà a ... per salvare un animale, oppure salvare la zona verde .... anche le notizie di eventi gia avvenuti!
scrivici a comunicazione@kipiu.org
I PROGETTI CHE SOSTENIAMO
- Il prog. di Francesca F4W
- Il prog. di Fabrizio Colosseo
- Il prog. di Anna SCONFINE
- il prog. di Marica ASUD
Inviato da: Triskelle
il 02/05/2008 alle 10:47
Inviato da: Kimue
il 18/04/2008 alle 16:45
Inviato da: Triskelle
il 18/04/2008 alle 01:00
Inviato da: Kimue
il 01/04/2008 alle 12:54
Inviato da: ele_e_nora
il 21/03/2008 alle 18:32