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KIPIUNEHAPIUNEMETTA APRE LE PORTE AI REDATTORI

 KIPIUNEHAPIUNEMETTA comunica il 2008

 Dopo le soddisfazioni ottenute nel 2007, il nuovo anno porta Kipiu ad aprire le porte del proprio Blog a nuovi redattori.

Vogliamo che tutti possano dare un contributo sia alla conoscenza sulle tematiche del Blog, sia al dibattito che costituisce la linfa vitale per la creatività dei nostri Artisti.

Per scrivere sul Blog, inviare una mail a comunicazione@kipiu.org.

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Dritto in faccia, dalla sceneggiata napoletana al Karaoke finale

Post n°56 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da kamba06
 
Foto di equipoA

Pubblico volentieri il testamento politico di un amico che, emigrato in Francia, ha deciso di chiedere asilo politico ad un Paese ancor più lontano... grazie Mario, anzi, in bocca al lupo burkinafasense.

"Io ancora mi arrovello. Girottolo tutto nel divano stasera, fiero,
fierissimo, tutto arrotolato nel tricolore che quasi mi strozzo.
Osservo le immagini: lui si avvicina, col piglio cesareo di chi sa cosa sia giusto fare, da senatore qual'è, petto in fuori, cercano di trattenerlo, ma lui si dimena, lotta con la rude dolcezza di chi ha visto minacciare le sorti del paese, gli tappano la bocca, lo strattonano...è un attimo.
Penso "avrò visto male", ed invece no.
Si, anche lui, come me qualche tempo fa, ha avuto un sussulto, un rigurgito, un (g)orgoglio, anzi uno sputo di spirito nazionale.
Scende la pioggia, ma che fa...
La Storia racconta di chi lanciava stampelle come ultimo gesto di lotta.
La storiella racconta di un senatore che ha avuto il coraggio di sputare in faccia all'altro tutta la sua verità, come ultimo gesto di sopravvivenza.
E dai lati, dal "loggione" come direbbe un mio ex professore, qualcuno inneggia alla celebre poesia di Salvatore di Giacomo, o meglio, alla materica essenza di colui che "ammuntanat sta sott' a na lenz e mur"...
Che magia, che spettacolo.
E' caduto il governo: champagne.
Ed ecco che un senatore con la lungimiranza tipica dell' Homus Politicus fa sfoggio di un vino d'annata.
E, quindi penso, rapito dal trasporto estatico di cotanta visione, che la vita mi ha donato l'occasione, la fortuna, di assistere a questa
edizione del telegiornale in collegamento col Senato della Repubblica Italiana dove idealmente c'è di tutto: dalla sceneggiata alla Mario Merola, di cui lo sputo in faccia è massima espressione teatrale del sentimento del diniego dell'impotente eroe posto suo magrado al fato avverso, quel "duende" inarrestabile che unisce lo spettatore fino all'applauso finale, alla celeberrima "champagne" del noto Peppino di Capri.
E allora all'orgoglio italico che monta all'estremo apice davanti a immagini di cotanto spessore, quello che ormai mi travolge in un impeto direi inarrestabile, mi si aggiunge anche quello napoletano. Sarà la diossina ancora in circolo delle varie mozzarelle mangiate, l'acqua dall'irresisibile gusto di percolato fresco, ma io in tutto ciò ho trovato grande poesia, grande musicalità.
E lo voglio gridare forte, cantare forte "pel mondo intiero" che è bellissimo, unico, vero, verissimo quello a cui ho appena assistito.
Sempre con la chitarra in mano e il tricolore sempre più cucito addosso domani saprò urlarlo, sputarlo in faccia anche io ai soliti detrattori che nel Belpaese i governi finiscono in diretta a Porta a Porta (e poi: perchè non si inizia a sputarsi l'uno addosso all'altro anche li ?? Senza ditinzione di ruoli: invitati, cameramen, pubblico, politici E conduttore..) e che le prossime elezioni le dirigerà Dan Peterson in un quadrato di Wrestling, con mazze, sciabole, scimitarre, pomodori (campani, magari tossici sarebbe perfetto..), tamburelli e mandolini...e i due vincenti vanno a fare la finale del Karaoke con un repertorio a scelta tra Nino D'Angelo, i Ricchi e Poveri, Toto Cotugno, Gigi D'Alessio e Franco Califano.
Che magia, che musica, che spettacolo.
Altro che legge di riforma elettorale e bipolarismo europeo.
Meglio la legge della giungla e un po' di bava alla bocca.
Mi dispiace solo che sarò costretto a guardarle via satellite dal Burkina Faso, paese a cui cinque minuti fa ho chiesto asilo politico.
Saluti. Definitivi.
Mario"

 
 
 

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

GREENPEACE E 50 FAMIGLIE: COME ORGANIZZARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA A
NAPOLI.
NAPOLI, 21.01.07 – Greenpeace e i suoi attivisti per aiutare Napoli e
proporre una soluzione concreta all’emergenza rifiuti: parte con un
gruppo di cinquanta famiglie napoletane, il progetto “DIFFERENZIAMOCI”.
L’associazione fornisce ai cittadini tutto quello che occorre per
un’efficace raccolta differenziata domiciliare: organizzazione,
sacchetti, bidoni, punti di raccolta. Tutto è stato organizzato in meno
di una settimana per dimostrare che questa soluzione, oltre a essere
concreta e sana, è conveniente, economica e veloce. Le 50 famiglie
interpellate – abitanti in due condomini di Via Nicolardi, ai numeri 93
e 174 – hanno aderito subito dimostrando la massima disponibilità.
 
LA STAMPA POTRA’ INCONTRARE ATTIVISTI DI GREENPEACE E FAMIGLIE
OGGI LUNEDì 21 GENNAIO
ORE 16.30 – CONDOMINIO DI VIA NICOLARDI 174 (ZONA COLLI AMINEI) NAPOLI
“Greenpeace vuol dimostrare all’opinione pubblica internazionale che il
problema non sono i cittadini napoletani, ma la mancanza di una volontà
politica e strategica di gestire i rifiuti in maniera responsabile ed
efficiente. A questo si aggiunge la criminalità organizzata che investe
ormai da anni nel mercato dei rifiuti”, spiega Vittoria Polidori,
responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace.
 
Il progetto, che ha scopo dimostrativo e durata limitata, è sostenuto da
Greenpeace, con fondi propri raccolti esclusivamente dalle donazioni dei
sostenitori, e si avvale di consulenti locali (Achab Group) già
operativi in Regione.
Le raccolte differenziate domiciliari arrivano a intercettare anche il
70 per cento dei rifiuti e, se si separa l’organico, la gestione della
frazione rimanente ha un impatto ambientale assai ridotto. Pensare che
la soluzione sia quella della discarica e dell’inceneritore è sbagliato.
Bisogna spostare l'attenzione dalle scelte di smaltimento alle misure di
prevenzione e a tutte quelle azioni finalizzate a riutilizzare,
riciclare, recuperare i materiali contenuti nei rifiuti.
 
“In Campania oggi non è in funzione neanche un impianto di compostaggio
e l’umido deve essere inviato fuori regione, in Veneto, Calabria,
pagando di più”, afferma Polidori: “E’ necessario investire in impianti
per trattare almeno mezzo milione di tonnellate, per produrre compost di
qualità che conviene in ogni senso perché può essere anche venduto”.
 
Uno dei principali pericoli dei rifiuti solidi urbani è legato alla
parte organica che rappresenta circa il 30-40 per cento del peso. La
Campania nel 2006 ha prodotto 90 mila tonnellate di umido raccolte in
modo differenziato che sono state inviate in impianti fuori Regione, con
queste è stato possibile produrre 35 mila tonnellate di compost. Secondo
le stime di Massimo Centèmero, direttore tecnico del Consorzio Italiano
Compostatori, la Campania potrebbe recuperare circa mezzo milione di
tonnellate di frazione organica (dei 2,8 milioni di tonnellate di
rifiuti) da valorizzare in agricoltura come compost di qualità. Nella
città metropolitana di Napoli, nel 2005, sono state differenziate solo
quattromila tonnellate di umido (dato APAT), mentre l’area di Napoli,
che produce circa metà dei rifiuti della regione, ha una potenzialità di
circa 250mila tonnellate.
 
Disponibili immagini video e foto (consegna materiale, interviste,
ambiente, raccolta)
chiedere a Massimo Guidi +39 328.0646175
 
Link posizione di Greenpeace sui rifiuti
http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/statement-rifiuti-urbani


 
 
 

Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

DALLA NEWSLETTER DI ZERO FILM
Dopo il festival di Roma si sono avviate diverse trattative con i
distributori per verificare le possibilità di una distribuzione nelle sale
cinematografiche. E' emerso, dopo lunghe tergiversazioni, in parte probabilmente
create da difficoltà politiche, che nessun distributore nazionale ha avuto il
coraggio di distribuire "Zero". Questo sebbene il successo della pellicola sia
stato evidente durante il festival, come dimostra la copertura della stampa e delle
televisioni
. I distributori hanno mostrato la stessa mancanza di coraggio
che li ha portati a non distribuire "Redacted" del grande Brian De Palma,
dedicato alle torture e ai crimini americani in Iraq. Vi sarete accorti che quel
film, il capolavoro dell´ultimo Festival di Venezia, non si è ancora visto al
cinema. Pare che in Italia non lo vedremo proprio. Così vanno le cose, in Italia
e nel mondo. Abbiamo fatto "Zero" anche perchè non vogliamo arrenderci a questo
stato di cose.
Comunque il ritardo nell'avvio della programmazione è stato
determinato in primo luogo da questa trattativa, che ci impediva, prima della
sua conclusione, di cominciare una distribuzione autonoma, nostra. In secondo
luogo c'è stata una scelta: quella di non far uscire "Zero" in concorrenza con
le commedie natalizie. In terzo luogo durante novembre e dicembre si sono dovuti
affrontare alcuni problemi di riedizione, dovuti al fatto che alcune immagini
presenti nella versione presentata al festival ci sono poi state negate dai loro
proprietari. Il che ci ha costretti a operare alcuni rimaneggiamenti, decisivi
per evitare pericoli futuri di sequestro della pellicola. Altre modifiche sono
state rese necessarie per apprestare il film a una utilizzazione televisiva e,
in prospettiva, homevideo etc. Il che ha prolungato i tempi di lavorazione,
insieme alle necessità di un nuovo mixaggio. Tutte queste modifiche non hanno
minimamente compromesso la fisionomia del film e l'hanno anzi dinamizzata e
ripulita di alcune lungaggini non essenziali. In ogni caso nulla andrà perduto e
verrà successivamente recuperato all'interno del DVD che produrremo appena
terminato il grosso della distribuzione che siamo in procinto di lanciare su
scala nazionale e internazionale.
Bisogna che tutti
teniamo presente che la questione politica che abbiamo sollevato - quella di "Riaprire l'inchiesta sui fatti
dell'11 settembre
" - non si attenuerà con il passare del tempo. Anzi tutto
lascia presagire che il tema diventerà sempre più caldo nei mesi a venire, come
mostrano le continue e nuove rivelazioni che emergono. L'ultima è la notizia che
Osama bin
Laden è stato ucciso
, rivelata da Benazir Bhutto prima di essere assassinata
a sua volta (e taciuta da tutto il mainstream mediatico mondiale). Dunque non
solo non siamo in ritardo, ma siamo nel pieno dello scontro. E lo saremo a
lungo. Il film "Zero" è uno strumento politico potente, che non esaurirà la sua
valenza nei prossimi mesi. La domanda del pubblico, come dimostrano le prime
proiezioni realizzate, è altissima. Dunque lavoriamo per soddisfarla.


In conclusione: gennaio servirà a completare tutto il ciclo. Ma
noi disponiamo già della copia italiana per la distribuzione alternativa che è
già stata avviata. Quindi non vi sono ragioni per ritardare ulteriormente le
proiezioni.
Per fare questo abbiamo attrezzato un ufficio
di distribuzione nostro, e aperto un sito dedicato, www.zerofilm.info, attraverso cui gestire
tutto il processo. Ma ABBIAMO BISOGNO CHE OGNUNO DI VOI SI PRODIGHI PER
ORGANIZZARE UNA PROIEZIONE DI ZERO NEL SUO TERRITORIO. Non solo nei
cinema,
ma nei circoli culturali, nelle sezioni di partito, nelle scuole, nei circoli
sportivi, nelle case della cultura. Ovviamente stiamo parlando di proiezioni a
pagamento, perchè il film deve anche realizzare incassi per coprire le spese
sostenute e per verificare le possibilità di proseguire nell'azione di
produzione che il "Gruppo Zero" proporrà agli azionisti. Le modalità di questo
aspetto economico, vitale per l'intera operazione, verranno specificate nei
contatti telefonici diretti.



Scrivete e
mettetevi in contatto con noi
. Penseremo noi a darvi tutti gli strumenti e
le informazioni necessarie per organizzare la proiezione e a rispondere a tutte
le vostre domande.

Il Gruppo Zero - info@zerofilm.info

 
 
 

Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

Roma soffoca ma il bike sharing non è ancora possibile
La cittá di Roma dice no al bike sharing: il sistema automatico di noleggio biciclette che ti permette di prenderne una in un punto della città e lasciala in un altro, pagando attraverso la vidimazione di una scheda prepagata. Un servizio pubblico che giá viene fornito dalla ammnistrazioni di molte cittá d’Italia, soprattutto in Emilia Romagna e in Toscana, e in quasi tutte le capitali d’Italia, in prima fila Amsterdam, Barcellona e Parigi.
“L’iniziativa permetterà la diminuizione del traffico su piccole distanze, favorirà lo scambio due ruote-mezzo pubblico, offrirà un mezzo di trasporto agile e a basso costo, e contribuirà in misura significativa all’abbattimento dello smog”. Questa la descrizione che compariva sul sito del comune di Roma fino a pochi giorni fa.
L’inaugurazione era prevista per il prossimo 15 Gennaio: “si attiva il servizio biciclette del Campidoglio” - citava una news dell’assessorato all’ambiente - “250 bici, 22 ciclo-posteggi e corrispondenti Pit,  punti informazione turistica all'interno della zona a traffico limitato. Poi, dopo sei mesi, l'analisi dei risultati e la pianificazione del servizio fino a 20 mila biciclette in tutta la città entro il 2008. Doveva essere una fase sperimentale per di più realizzata dalla società spagnola Cemusa, che si è offerta come sponsor e gestore a costo zero per il Comune. Neanche un finanziamento straniero quindi ha convinto lo staff dell’assessore Esposito a procedere con l’allestimento del servizio; “ci son stati problemi con il nuovo piano di riordino delle attività commerciali del centro storico” riporta una nota del 15 gennaio. Non è facile individuare i punti giusti dove collocare biciclette e tornelli, tanto che è stata chiamata in causa addirittura la Sovraintendenza. Insomma, Roma e gli amanti delle ciclo pedalate devono aspettare una data ancora da destinarsi. Non bisogna aspettare troppo peró in quano, entro dicembre 2008, è previsto l’arrivo di ben 20mila nuove biciclette ecologiche. Il comune ha giá tranquillizzato i protestanti che, appena saputa la notizia, si son presentati dinanzi al Campidoglio ovviamente armati di biciclette e caschetti, assicurando che il bike sharing si fará.Il problema è sempre lo stesso peró: ancora non si sa quando e se, sará assicurato il mantenimento della bicicletta ecologica nel corso dei prossimi anni.

Erika Gerardini

 
 
 

Post n°52 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da equipoA
 
Foto di equipoA

Finito
il tour della carovana per l’acqua in Bolivia

Inaugurati
progetti che porteranno acqua a migliaia di popolazioni indigene

Dall’8
al 14 gennaio una delegazione Italiana, composta dalla senatrice Giovanna
Capelli, dal portavoce di Asud Giuseppe De Marzo, da Giancarlo Torricelli del dipartimento nazionale scuola e formazione professionale di
rifondazione comunista e da vari giornalisti della stampa internazionale, ha
incontrato le popolazioni boliviane per festeggiare insieme a loro, e al
presidente Evo Morales, i progetti locali che, grazie alla cooperazione dal
basso, hanno portato l’acqua anche nelle zone più estreme del paese.

Il
tour è partito da La Paz per poi
spostarsi a El Alto, la storica
cittadina protagonista delle principali lotte e rivendicazioni sociali degli ultimi anni. Qui, ad accogliere il gruppo, c’erano
migliaia di cittadini,  i dirigenti della
UPEA, l'Università Pubblica di El Alto e gli esponenti di Fejuve, Federazione di Giunte di
Quartiere di El Alto, che rappresenta
quasi un milione di abitanti e che ha coordinato la guerra del gas del 2003 e
la lotta per la ripubblicizzazione dell'acqua contro il consorzio privato Aguas
de Illimani (posseduta al 40% dall’Italiana Edison). 
Ma è
la tappa di Achacachi che ha segnato
il vero motivo della presenza della carovana: in queste terre l’associazione
Asud ha dato il via, da oltre 4 anni, ad un progetto di cooperazione dal basso
per la costruzione di un impianto di irrigazione tradizionale che raddoppierà
la superficie coltivabile per gli abitanti della comunità, situata ad oltre 4000 metri di altitudine
sulla dorsale andina.  Il progetto, in
piena autonomia e gestito dagli stessi coltivatori, sta già garantendo
l'accesso all'acqua a migliaia di famiglie di contadini e di indigeni.
Oltre
allo scopo celebrativo, la carovana ha voluto diventare un simbolo
dell’appoggio delle associazioni e delle istituzioni Italiane che in questi
anni hanno seguito e sostenuto il popolo boliviano per la difesa dell’acqua
contro le privatizzazioni esterne. Nel 2001 la coordenadora del agua y de la vida, un movimento spontaneo di
cittadini, lanciò accorati appelli in tutto il mondo per rendere noti i
processi di privatizzazione che arrivavano dall’occidente ad opera delle
multinazionali Edison e Bechtel. Ed è proprio da quest’ultima che il governo
boliviano ha da poco concluso una causa che l’avrebbe costretto a pagare
25milioni di dollari per mancato guadagno. La Bechtel ritirò la causa
quando la Banca
Mondiale operò un riordinò delle proprie strutture e fu tolto
l’incarico a Paul Wolfowitz di gestire la questione “acqua-Latinoamerica”.

Lo scorso novembre Evo Morales invitò il Forum Italiano dei Movimenti per
l’Acqua, nel quale l’associazione Asud è tra le principali protagoniste, a visitare
la Bolivia
per vedere come il popolo si stava auto-gestendo e come piano piano i progetti
stessero prendendo corpo.
La
questione della privatizzazione dell’acqua e dell’autonomia delle gestioni pubbliche
e locali è un tema che in Bolivia ha trovato un terreno fertile di cooperazione
e pace. L’acqua è un bene comune che prima di tutto va preservato e difeso dal
singolo cittadino. In Italia i processi di privatizzazione sono stati bloccati
dalla moratoria Bersani e della legge d’iniziativa popolare presentata lo
scorso luglio al presidente Fausto Bertinotti, attualmente in discussione al
Senato. La delegazione Italiana tornerà il 21 Gennaio a Roma a raccontare
un’esperienza di cooperazione in movimento importante ed esemplare per tutti
nonché, un messaggio di pace da parte di chi, l’accordo tra Governo e popolo,
l’ha trovato attraverso l’elemento più semplice che esista: l’acqua. 



Erika
Gerardini



 

 
 
 

Carovana di A Sud in Bolivia

Post n°51 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA

ASUD INFORMA

La
carovana ha incontrato i principali movimenti sociali del Paese, con i
quali ha rafforzato i legami di solidarieta' e di impegno per la difesa
dei beni comuni e la costruzione di una agenda politica condivisa.



Qui di seguito, l'articolo di Giuseppe De Marzo pubblicato su Il Manifesto di ieri.



La carovana dei movimenti italiani in appoggio a Evo



Autogoverno, controllo delle risorse, cooperazione dal basso. Il
«laboratorio Bolivia» voterà la nuova costituzione che ridisegna il
volto del paese andino. Ma i poteri forti tornano all'attacco. E i
movimenti italiani corrono in aiuto



Giuseppe De Marzo


La Paz



Il cielo è schiacciato sulle teste delle case di mattoni rossi che
si accalcano una sull’altra nelle strade di La Paz. La terra si
confonde sui volti degli Aymara e dei Quechua che affollano le strade
che collegano la capitale boliviana alla città di El Alto, culla della
ribellione sociale ed indigena che tra il 2000 e il 2006 ha sconfitto
le privatizzazioni dell’acqua e del gas imposte dalle multinazionali,
dal FMI e dalla BM ed ha respinto la repressione militare costata la
fuga e le dimissioni di due presidenti [...]



Leggi l’articolo completo su www.asud.net

 
 
 

Post N° 50

Post n°50 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da equipoA
 
Tag: NOTIZIA
Foto di equipoA

MELBOURNE (Reuters) - Il gruppo ecologista Greenpeace
ha annunciato oggi che una delle sue navi ha intercettato una flotta di
baleniere giapponesi nel Pacifico meridionale e la sta seguendo.
"Se
si fermeranno per cacciare balene, allora interverremo", ha detto a
Reuters il responsabile di Greenpeace Australia Steve Shallhorn.
Spiegando che la flotta di sei baleniere giapponesi è seguita dalla
nave di Greenpeace Esperanza.

"Sino a quando le talloneremo, non potranno cacciare. E' una sorta di maratona quella che è i corso lì", ha aggiunto Shallhorn.

La
flotta di baleniere giapponesi prevede di cacciare quasi un migliaio di
diversi cetacei per ricerca nel corso dell'estate antartica, ed ha di
recente rinunciato alla caccia di altri 50 diversi esemplari dopo la
condanna internazionale ed una protesta formale diplomatica di 31
nazioni

Greenpeace ha cercato per una decina di giorni la flotta e l'ha intercettata nelle prime ore di oggi.

Sul
suo sito web, Greenpeace ha detto che i suoi attivisti sono pronti a
interporsi con gommoni tra gli arponi dei cacciatori e le balene se la
caccia comincerà.

 
 
 

RIFIUTI...

Post n°49 pubblicato il 12 Gennaio 2008 da Triskelle
 
Foto di equipoA

Credo possa essere utile vedere questo video..
e magari proiettarlo in qualche nostra serata..


LO MERITA: http://www.youtube.com/watch?v=o8De1Qt_wGU

SI CHIEDE A TUTTI COLORO CHE LEGGERANNO

QUESTA MAIL DI FARSI PROMOTORI DI INIZIATIVE CHE DIANO LA MASSIMA DIFFUSIONE A QUESTO
VIDEO:

Anche perché siamo stanchi di sentir definire i cittadini come quelli del no, e che non fanno proposte;
nell’anno appena trascorso vari specialisti, tecnici, geologi,medici,comitati, cittadini impegnati,associazioni,ecc. hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare le Istituzioni: cioè hanno proposto le alternative, valutato
gli effetti negativi della cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, ed hanno indicato un percorso idoneo affinché
tutto ciò fosse attuabile.

Basta con i giudizi e i pregiudizi:

che tutti si assumano le proprie responsabilità!

Fuori i camorristi, tutti, dalle lotte dei cittadini!

Inoltro anche una serie di altri contributi, premettendo che da qualunque parte essi arrivino siamo coscienti
che potrebbero essere ancora una volta solo meccanismi di strumentalizzazione, ma anche affermando che
da ora in poi solo chi dimostrerà serietà e onestà sarà preso in considerazione.Come d’altronde è stato
sempre fatto da quelli che vogliono costruire, e risolvere i problemi, non sommergerli nella MONNEZZA!

Chi desidera aderire alle iniziative lo comunichi al più presto.



Ed ora una panoramica campana,chi vuole, visioni questi siti e video:



http://www.youtube.com/watch?v=1yASAlldAbg e

http://www.ecquologia.it/sito/pag1098.map

http://www.tvsette.net/modules.php?name=News&file=article&sid=5900
http://altocasertano.wordpress.com/

Dal Blog di un gruppo di giovani che fanno le cose sul serio:



 http://lostendino.wordpress.com/2008/01/04/sullemergenza-rifiuti-in-campania/





 

 
 
 

Post N° 48

Post n°48 pubblicato il 06 Gennaio 2008 da equipoA

L'Eni che sfugge al Parlamento
europeo

L’ENI non regge il confronto con la società
civile
durante l’incontro pubblico organizzato lo scorso 5 dicembre al 
Parlamento Europeo per discutere delle estrazioni petrolifere nel Caspio portate
avanti dalla compagnia italiana.

Dopo anni in cui le organizzazioni della
società civile internazionale, tra cui
CRBM, si sono viste negare un incontro
con il consorzio guidato da ENI impegnato nella costruzione del rischiosissimo
progetto di Kashagan, finalmente un primo confronto c’è stato. Sfortunatamente
per l’ENI, si è trattato di un incontro pubblico, in cui tutto quello che la
compagnia ha detto – e non ha detto – è stato registrato e documentato.


Come anche l’uscita di scena, in gran fretta, del responsabile delle
relazioni esterne dell’ENI, Leonardo Bellodi, che dichiarando “purtroppo ora
devo andare..” ha lasciato in gran fretta (nella foto) l’incontro senza
rispondere a nessuna delle domande delle organizzazioni non governative in sala,
inclusa una rappresentante arrivata apposta dal Kazakistan, per il lancio del
rapporto non governativo sugli impatti ambientali e sociali delle esplorazioni a
Kashagan.

Ascoltate le presentazioni, Bellodi ha detto “riconosco che
qui c’è un problema di comunicazione”. E dopo averlo ascoltato per oltre 20
minuti senza riuscire a captare una sola informazione utile in risposta alle
questioni sollevate dai relatori precedenti, i presenti non hanno potuto che
concordare con lui. Il pubblico in sala, principalmente parlamentari e ong,
abituato a un confronto aperto con multinazionali ben più grandi e conosciute
dell’ENI, è rimasto sconcertato. Multinazionali che forse hanno più chiaro cosa
significhi responsabilità sociale d’impresa, che danno più importanza al dialogo
con la società civile e le comunità locali, e che sono più preparate a un
confronto aperto in sedi istituzionali, quali appunto il Parlamento Europeo.

Eppure anche l’ENI ha pubblicato
quest’anno il suo primo Rapporto Sostenibilità, e la sua sezione CSR occupa
circa 300 persone. Ma sul sito di Agip KCO non c’è neppure un indirizzo o un
numero di telefono da chiamare per avere informazioni. Non c’è la VIA del
progetto di Kashagan. Non ci sono risposte per le comunità locali che vivono
sulla sponda nord del Mar Caspio, in un piccolo paradiso di canneti e acque
color del cielo, riserva marina protetta, che tra qualche anno rischia di
trasformarsi in un inferno di zolfo proprio per mano dell’ENI. Da una compagnia
al 30% pubblica è più che dovuto aspettarsi un comportamento diverso, nel
rispetto dei diritti umani e ambientali, e una piena assunzione di
responsabilità anche per le operazioni fuori casa.
 

 
 
 

Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 06 Gennaio 2008 da equipoA
 
Tag: NOTIZIA







Nasce la Banca del Sud, la risposta latinoamericana a Fondo monetario e Banca mondiale






Il Sud America fa un passo deciso verso l’autonomia finanziaria

e l’integrazione economica regionale. Il 10 dicembre, a Buenos Aires, è
nata la Banca del Sud (Bds), che si propone come alternativa locale
alle grandi organizzazioni finanziarie internazionali.


Banca mondiale (Bm), Fondo monetario internazionale (Fmi) e Banca
interamericana per lo sviluppo (Bid) per decenni hanno dominato
incontrastate nella regione, imponendo, sotto il ricatto dei
finanziamenti, politiche economiche spesso fallimentari. La Bds
dovrebbe essere operativa già a marzo 2008. 


Secondo
il premio Nobel per l'economia Josep Stiglitz si tratta di
“un’iniziativa importante: un’istituzione del genere potrà capire
meglio del Fmi o della Banca mondiale le esigenze del Sud America”.


La Bds concederà prestiti per lo sviluppo, cercando di favorire
l’integrazione regionale (il Bid, rivolto esclusivamente all’America
Latina, destina a tale scopo solo il 2 per cento dei suoi prestiti).


Il capitale iniziale dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 miliardi di
dollari, rastrellati dalle riserve internazionali di ciascun Paese. Ma,
a differenza di Fmi e Bm, a tutti i soci sarà assicurata la parità di
voto, a prescindere dall’apporto di capitale. La sede principale della
banca sarà a Caracas, in Venezuela, ma sono previste delle filiali
anche a Buenos Aires (Argentina) e La Paz (Bolivia).


Fomento principale della Bds è stato il presidente
venezuelano Hugo Chávez, che già dall’agosto 2004 auspicava la nascita
di una nuova entità finanziaria regionale. L’idea è divenuta un
progetto concreto solo a febbraio di quest’anno, quando il presidente
argentino Kirchner ha ufficializzato il suo sostegno.


A ottobre è arrivato poi il passo decisivo: a Rio de
Janeiro, i ministri dell’Economia di Venezuela, Argentina, Brasile,
Bolivia, Ecuador, Uruguay e Paraguay hanno redatto l’atto di fondazione
della banca, cominciando a definire obiettivi e finalità del nuovo
organismo. Si pensa soprattutto al finanziamento di grandi progetti di
infrastruttura, ad esempio il completamento del “Gasdotto del Sud”, un
impianto capace d’irradiare il gas venezuelano e boliviano nell’intera
regione.


Progetti di questo tipo, però, sono al centro del dibattito sul
modello di sviluppo economico più adeguato per le popolazioni
dell'America del Sud.


Per il momento l’area di manovra non si estenderà invece
ad altri Paesi del Sud, neanche ai vicini centro americani. Il progetto
ha convinto anche la Colombia di Uribe, mentre per il momento il Cile
ha deciso di restare a guardare.


Negli ultimi anni i Paesi sudamericani hanno generato un risparmio
domestico significativo: soltanto le riserve di Brasile, Venezuela e
Argentina ammonterebbero, secondo le stime, a 154 miliardi di dollari.
Denaro che però raramente si è incanalato verso l’economia regionale.


Ma sono tempi di cambio. Il Fondo monetario internazionale sta
affrontando un piccolo terremoto finanziario: per risparmiare sul
pagamento degli interessi, diversi Paesi membri hanno utilizzato le
loro riserve internazionali per ridurre l’indebitamento. Brasile,
Argentina, Uruguay hanno effettuato pagamenti anticipati per più di 25
miliardi di dollari. Colombia, Cile, Messico, Perù e Venezuela hanno
invece ottenuto aperture di credito che non hanno utilizzato.


L’indipendenza finanziaria del Sud America si sta concretizzando
con rapidità imprevista e potrebbe essere d’esempio ad altre regioni
del Pianeta. A spingere in tal senso contribuisce soprattutto l’assenza
di spiragli di cambiamento nelle gerarchie di Fmi e Bm: Stati Uniti ed
Europea anche quest’anno hanno rispettato la tradizionale spartizione
delle poltrone.

 
 
 

LETTERA APERTA: SE NON ORA, QUANDO?

Post n°46 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da Triskelle
 
Tag: NOTIZIA

VERSO IL 15 DICEMBRE



Non lo nascondiamo: siamo dei sognatori; vorremmo impedire alla più grande
potenza militare mondiale di mettere casa nel nostro cortile. E' vero, siamo
anche un pò testardi; ce lo hanno detto in tutte le salse: «cari vicentini,
mettetevela via, gli interessi della guerra saranno più forti dei vostri
presidi». Pazzi? Può darsi: del resto, chi avrebbe montato un
Festival-campeggio di 10 giorni?

Eppure, siamo ancora qui. In questi giorni raddoppiamo il nostro Presidio
Permanente; tutto intorno, un silenzio assordante, fatto di quotidiani e
telegiornali che, dopo aver assediato Vicenza in concomitanza con il grande
corteo del 17 febbraio, ora non hanno più nulla da dire su un movimento che
ha continuato a vivere di passione e determinazione. Un movimento che si
esprime tra e con la gente di Vicenza, attraverso iniziative e
manifestazioni continue: abbiamo tagliato i cavidotti funzionali alla nuova
base Usa, occupato la Basilica Palladiana, piantato 150 alberi all'interno
del Dal Molin; abbiamo bloccato, per tre giorni e tre notti, le bonifiche
belliche - iniziate un mese fa - necessarie per iniziare la costruzione dell
installazione militare, e le donne del Presidio, sono andate a Firenze per
boicottare l'ABC - azienda incaricata delle bonifiche - e proseguire la
campagna dei blocchi.

Con i primi blocchi dei lavori abbiamo imparato, ancor di più, ad essere una
comunità; e abbiamo sentito, da tante parti d'Italia, la solidarietà e la
condivisione che tante donne e tanti uomini esprimono per la lotta vicentina


Abbiamo chiesto, anche, che i 170 Parlamentari che si sono dichiarati
contrari alla realizzazione della nuova base Usa mantengano la propria
promessa: portare subito in Parlamento la moratoria sui lavori in attesa
dello svolgimento della Seconda Conferenza sulle servitù militari e chiedere
la desecretazione degli accordi militari bilaterali.

Questo, ad oggi, non è avvenuto: abbiamo già visto il Governo promettere di
ascoltare la comunità vicentina e poi tradirla: c'è qualcuno che vuol
seguire il solco tracciato da Prodi? Non portare subito in Parlamento la
moratoria, infatti, significa comportarsi nello stesso modo del Presidente
del Consiglio che, dopo aver promesso di voler considerare la vicenda alla
luce della volontà della comunità locale, dichiarò dall'estero di non
opporsi alle richieste statunitensi svendendo la nostra città.

Lo scorso 17 febbraio, insieme, abbiamo dimostrato quanto grande è il
movimento che vuol battersi contro la guerra e la militarizzazione del
territorio, per la difesa della terra e la costruzione di nuove pratiche di
democrazia; ma Vicenza, da sola, è insufficiente a sostenere questa lotta
che, pure, accomuna gran parte della popolazione locale: Vicenza è solo un
villaggio nella grande comunità che crede in un altro mondo possibile.
Abbiamo bisogno, ancora una volta, della vostra condivisione, della vostra
partecipazione, della vostra solidarietà.

Abbiamo convocato, a dicembre, una tre giorni europea di confronto,
contaminazione, approfondimento; vogliamo allargare i nostri orizzonti,
conoscere nuove comunità, condividere altre lotte. Ma vogliamo, anche,
dimostrare che la vicenda del Dal Molin è ancora aperta: per questo il 15
dicembre un grande corteo attraverserà le strade della nostra città. Abbiamo
sempre detto che "se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è
la realtà che comincia": vi chiediamo di condividere il nostro sogno, ancora
una volta, perché una terra senza basi di guerra possa diventare realtà.

Se non ora, quando? Vicenza chiama, ancora una volta: e noi siamo sicuri che
risponderete in tanti. Perché Vicenza vive già al di fuori dei suoi confini.

Presidio Permanente, Vicenza 27 novembre 2007

Per leggere l'appello della tre giorni europea: www.nodalmolin. it

Per informazioni e adesioni: comunicazione@ nodalmolin. it

 
 
 

Illusionismi quotidiani: PD e Po(po)lo delle Libertà

Post n°45 pubblicato il 20 Novembre 2007 da kamba06
 
Foto di equipoA

Da Licio Gelli a Totò Riina, passando per il nostro tanto odiato Babbo Natale, davvero tutti hanno potuto firmare per il ritorno alle urne degli italiani.
Un’affluenza grandiosa, quella della petizione indetta dall’uomo con più soprannomi sulla terra. Anche lui avrà potuto firmare la petizione più e più volte, come “Nano Piduista”, “Psiconano” o “Gesù di Cologno”. Certo è che se il caro Fausto Bertinotti avesse voluto aderire, avrebbe potuto farlo di sicuro, perché Silvio è Magnanimo e Illusionista insieme, solo a patto di farlo sotto falsa identità: inserendo nel modulo online (sul sito di Forza Italia) il nome e cognome del presidente rosso, ecco comparire nella pagina di conferma un sentito ringraziamento a Nicola Vitale, che garantisce copertura e riserbo per una figura istituzionale così delicata come quella del Presidente della Camera.
Povero Fausto, beati i Gelli, i Riina, i Natale (eh sì, a questo punto abbiamo la conferma che c’è una famiglia di Natale registrati all'anagrafe, con Mamma, Zio, Fratello, ecc.) e beati noi che come altri 10.000.000 (diecimilionidicodieci) diTaliani abbiamo potuto votare per un rientro alle urne.
Non si può dimenticare l’ultima sorpresona in casa Berlusconi (ma perché quando lo scrivo mi vien da ridere e piangere insieme?): c’erano una volta i trasformisti, oggi ci sono gli illusionisti. Dopo il miracolo di Water Weltroni e le elezioni bulgare del PD, adesso Silvio scioglie Forza Italia come il sale nell’acqua, come lo zucchero nel caffè, come (giusto per farvi capire meglio) la mafia con i testimoni: fa apparire in una piazza tanta gente, la condisce con una ciocca di capelli rossi della Brambilla (vedi in foto, il momento dello scalpo), aggiunge un vasetto di lacrime di Bondi, un cucchiaino di saliva di Schifani, infine un tocco di forfora di Bonaiuti e alla frase magica “contro i parrucconi della politica, invitiamo tutti a venire con noi”, ecco materializzarsi il Partito del Popolo Italiano delle Libertà*. Il Po(po)lo delle Libertà, in forma abbreviata. Solo che nel Po(po)lo, per decisione democratica, stavolta ci tiene dentro tutti tranne coloro che con scarso impegno e risultati avevano cercato di relazionarsi politicamente con lui: Casini, Bossi e Fin(i), i nostri tre bei porcellin, cosa faranno adesso, dopo anni di potere pagato a carissimo prezzo? Li abbiamo visti in tv, intervistati, sconcertati, rammaricati, con ira soppressa da una residua dignità violata, come uno che si è appena seduto su un ramo di cedro affilato, arroventato nella brace e inzuppato nel limone, per intenderci.
Intanto Storace inaugura La Destra e Water, l’uomo che raccoglie e rigenera dissenso e sinistra radicale nel depuratore, facendone concime per i fiori della tomba del socialismo e per i vasi di gerani del Vaticano, Water Weltroni l’uomo del Welfare, inaspettatamente (?) apre al dialogo anche con il nuovo Po(po)lo delle Libertà. Lui è a favore di tutto e tutti, contrario soltanto al precedentemente citato palo di cedro, anche se pure per quello, con le dovute precauzioni, un posticino lo troverebbe (magari concedendolo magnanimemente alla Bindi, come si dice a Roma “in tempo de guera...”).
E allora ci ritroveremo ancora, fra poco, lo sappiamo, a dover salvare la prigioniera Italia sparandole all’altra gamba – l’ultima rimasta buona – per non farla impiccare direttamente. E cominceremo (ma iniziamo da subito) ad abituarci al sitema WWW – non internet, ma Walter Weltroni Welfare – col quale navigheremo a vista, sempre scortati da una ciurma di “nuovi volti” (le nomination sono rassicuranti: Chiamparino-Fassino-Iervolino) e guidati dal Pastore Tedesco (ma perché di tutte le navi sono nato proprio su Italia? e perché non ammutiniamo?), in piedi sull’albero maestro dal quale annuncerà se la Terra è vicina o lontana, se piatta o rotonda, e noi, in stiva, a remare.

*ringraziamo Silvio per non aver creato Forza Italia 2, 3, 18 e così via, come fece con le Holding che nutrirono la Fininvest

R.I.

 
 
 

Perché esserci il 17 novembre

Post n°44 pubblicato il 14 Novembre 2007 da Triskelle
 

La storia siamo noi.

 




Perché un evento storico come la mobilitazione contro il G8 del 2001,
di straordinaria potenza e di innovazione delle forme di partecipazione
politica, non venga riscritto nelle aule di tribunale.

Per impedire che 25 persone a Genova e 13 a Cosenza paghino, con
secoli di carcere e milioni di euro, la volontà di rivalsa sul fatto
che 300.000 persone scesero in piazza nel 2001 contro i padroni del
mondo.

Perché questi processi con imputazioni assurde e anacronistiche
come il reato di «devastazione e saccheggio» e con le loro prossime
sentenze, non diventino un’ipoteca sulla libertà di manifestare di
tutti i movimenti.

Perché Genova, come nel 2001, si faccia portatrice di un mondo
senza frontiere, contro ogni forma di razzismo, contro politiche
securitarie ed espulsioni di massa che mettono a rischio le libertà di
tutti. Le promozioni di De Gennaro e di molti altri dirigenti delle
forze dell’ordine coinvolti nei fatti di Genova, la sicura prescrizione
dei processi contro i poliziotti imputati per il massacro della scuola
Diaz e le torture della caserma di Bolzaneto, l’archiviazione del
processo per l’omicidio di Carlo Giuliani, così come la bocciatura
della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’ordine
pubblico in quelle giornate, rappresentano un’ulteriore offesa ai
movimenti e uno schiaffo alla città di Genova.


Invitiamo a ripartire da Genova per mobilitarci contro chi devasta la nostra storia e saccheggia le nostre vite.

Chiediamo a chi di competenza che siano rimossi tutti gli ostacoli
per un accesso a tariffa sociale dei servizi delle F.S. come sempre
stato per simili occasioni fino al 2006.

Per aderire: lastoriasiamonoi@sanbenedetto.org


Che ne pensa Ki+??


 
 
 

Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 14 Novembre 2007 da equipoA
 
Foto di equipoA

UNICREDIT  ACTION   DAY

FUORI UNICREDIT DALLA
COSTRUZIONE DELLA DIGA DI ILISU NEL KURDISTAN TURC0

GIU' LE  MANI  DA 
HASANKEYF E DAL POPOLO KURDO!



INVITIAMO I MOVIMENTI
ROMANI A
PARTECIPARE
ALL'INIZIATIVA DI



                                    GIOVEDI'
15 NOVEMBRE
DALLE  ORE 11.00-13.00


ROMA- Largo
Argentina - Agenzia UniCredit



INOLTRE INVITIAMO L'OPINIONE PUBBLICA,LE FORZE
DEMOCRATICHE E I MOVIMENTI SOCIALI AD ADERIRE ALLA MOBILITAZIONE PER
CHIEDERE IL RITIRO DI UNICREDIT BANCA DAL  FINANZIAMENTO DELLA DIGA DI
ILISU.




background:

La Banca Unicredit, attraverso l'austriaca Austria Bank
Creditanstalt,conferma il proprio coinvolgimento nel finanziamento -
per un totale di 280 milioni di euro - di uno dei più controversi
progetti di costruzione di dighe al mondo.



Si tratta della realizzazione della diga di Ilisu sulle rive del fiume
Tigri nel kurdistan turco,da cui  in un recente passato, sia la stessa
Banca mondiale e l'italiana Fiat-Impregilo,si sono ritirate a causa
dell'elevata rischiosità dell'investimento e degli impatti devastanti
che tale diga determinerebbe.Il progetto è nuovamente all'ordine del
giorno, sostenuto da imprese austriache, tedesche e svizzere.

Attraverso questa scelta, che si configura anche come un ulteriore
strumento di controllo di tali territori e della popolazione kurda ivi
residente, Unicredit Banca si rende responsabile dei danni
incalcolabili che tale diga produrra'.



Unicredit Group ritiene che tale progetto sia ben monitorato e in linea
con gli standard internazionali ma le conseguenze della costruzione di
tale diga saranno incalcolabili e irreversibili.



In particolare:

- la storica città di Hasankeyf e centinaia di altri antichi beni
culturali nella valle del Tigri con oltre 12.000 anni di storia
verrebbero sommerse   e perdute per sempre.

-oltre 55.000 persone saranno costrette ad abbandonare i propri
villaggi  e perderebbero tutto o in parte la loro fonte di
sostentamento,destinati a una vita di povertà. Al momento la certezza
del risarcimento e la sua adeguatezza non è assicurata né valutabile.
Nonostante ciò l'attività di esproprio delle terre è già iniziata;

-la natura unica al mondo della valle del Tigri con le sue numerose
specie animali e vegetali sarebbe sommersa. Mancando informazioni sulla
reale ricchezza di specie di questi ecosistemi, nessuna valutazione di
impatto ambientale è al momento possibile;

-In assenza di accordi internazionali sull'utilizzo dell'acqua del
Tigri ,la  diga di Ilisu potrebbe essere utilizzata come strumento di
ricatto nei confronti dei paesi confinanti,in particolare Siria e Iraq.
Una diminuzione dei flussi di acqua ed un peggioramento della sua
qualità avrebbero ripercussioni gravi su tali territori.



UN PRIMO RISULTATO  DELLA MOBILITAZIONE CONTRO LA REALIZZAZIONE DELLA
DIGA DI ILISU E' STATO OTTENUTO ATTRAVERSO IL RITIRO DI UNO  DEGLI
ISTITUTI DI CREDITO COINVOLTI  LA SVIZZERA ZUERCHER KANTONALBANK.





PROMUOVONO

ACQUASUAV-TAVOLO DI LAVORO TEMATICO DI LAVORO ACQUA DIGHE
KURDISTAN;COORDINAMENTO NAZIONALE RETE DI SOLIDARIETA' CON IL POPOLO
KURDO;ASSOCIAZIONE  VERSO IL KURDISTAN(ALESSANDRIA);CECINA SOCIAL
FORUM;ASS.FONTI DI PACE (MILANO);UFFICIO PER  L'INFORMAZIONE DEL
KURDISTAN  IN ITALIA;ASSOCIAZIONE NAZIONALE AZAD;CAMPAGNA PER LA
RIFORMA DELLA BANCA  MONDIALE;DONNE IN NERO;EUROPA LEVANTE



ADERISCONO

Comitato di solidarietà con il popolo del Kurdistan della Sardegna;
ASCE (Associazione Sarda Contro l'Emarginazione); Un ponte per
(nazionale); Arci (nazionale); Associazione Senzaconfine (Roma);
Legambiente; Assopace nazionale; Attac - Vicenza; Redazione di
Terrelibere.org; Comitato bastaguerra di Milano; Comitato Italiano per
un Contratto Mondiale sull'Acqua; Rete Bioregionale Italiana; Circolo
Peppino Impastato (Vercelli); I Cittadini Invisibili (Sicilia); La
Soglia Gruppo Comboniano (Licata - Sicilia); Comitato Civico Stabiese
"CO.CI.S" (Castellammare di Stabbia - Napoli); Ekuodaunia S.Severo
(FG)(Un percorso condiviso di pace e giustizia sociale); Un ponte per
(Comitato di Bologna); Abruzzo Social Forum; Punto Rosso nazionale
(Milano); Punto Rosso (Massa); A Sud - Ecologia e Cooperazione Onlus
(Roma); Aqua Res Publica (Ascoli Piceno); Sud Pontino Social Forum;
Attac - Catania; Coordinamento nord sud del mondo (Milano); Assopace 
(Milano); Attac - Vercelli; SDL - Sindacato dei lavoratori (nazionale);
Ass. Lupus in Fabula onlus (PU); Donne in nero (Napoli); Geologia senza
frontiere; Legambiente (Circolo Vercelli)Campagna
contro la militarizzazione di Sigonella
-Catania



Vittorio Agnoletto Europarlamentare; Luisa Morgantini Europarlamentare
Vice-Presidente del Parlamento Europeo;Ramon Mantovani Deputato alla
Camera; Josè Luis de Rojo Senatore; Erminia Emprin Senatrice; Tiziana
Valpiana Senatrice; Gianna Cappelli Senatore; Partito della
Rifondazione Comunista.



Nadia Cervoni (Donne in nero); Roberto della Seta (Presidente  di
Legambiente); Riccardo Petrella (Comitato internazionale per il
Contratto Mondiale dell'Acqua); Dario Fo Premio Nobel 1997 per la
Letteratura; Antonio Mazzeo (redazione di terrelibere.org); Carmelo
Cecere (Salerno); Paola e Gino De Matteo (Caserta); Milena Valli
(Sondrio); Giuliana Beltrame - Cons. Comunale ind. PRC S.E (Padova).

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 14 Novembre 2007 da equipoA
 

Buenos Aires, 6 febbraio - Il governo della provincia argentina di
Santa Fé ha rescisso il contratto di gestione delle risorse idriche,
assegnato nel 1995 per 30 anni alla società Aguas Provinciales (Apsf),
controllata dalla francese Suez, e ha creato una nuova entità a
partecipazione pubblica che avvierà la sua attività l'8 febbraio.
Commentando la vicenda, che avrà risvolti giudiziari a livello
internazionale perché i francesi chiedono 1.200 milioni di dollari di
danni, il governatore di Santa Fè Jorge Obeid ha detto che "è stata
un'impresa pessima che ha fornito un cattivo servizio". "Il gruppo Suez
e Aguas Provinciales - ha proseguito - se ne vanno con la coda fra le
gambe come un cane rimproverato per avere combinato un guaio". La
vertenza a Santa Fé è uno sviluppo della vertenza che Suez ha aperto
con il governo a livello nazionale sulla gestione della compagnia
privatizzata Aguas Argentinas. Il dialogo fra il presidente di Aguas,
Jean Louis Chaussade, ed il Ministro della Pianificazione Julio de
Vido, si è interrotto materialmente, con la decisione di Suez di
passare la mano all'interno della controllata argentina.

Fonte: e-gazette - newsletter specializzata in public utilities
Il nome di Chaussade appare come consigliere nominato da Suez in Acea nel verbale dell'ultima assemblea de soci.

 
 
 

piccola guida all'uso del bene comune acqua

Post n°41 pubblicato il 14 Novembre 2007 da equipoA
 


entro fine mese è in arrivo fresca fresca di stampa la Piccola guida
al consumo critico dell'acqua
, che noi di Altreconomia abbiamo
deciso di pubblicare nell'ambito delle nostre campagne per la
promozione dell'acqua pubblica e di rubinetto
(www.altreconomia.it/acqua).



La Piccola guida (10 x 15 cm, 56 pagine) parla di acquedotti e
minerali: la prima parte fa il punto sulla normativa relativa all'acqua
potabile e sulla gestione del servizio idrico integrato (compresa la
Legge d'iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione), presentando
alcune "buone pratiche" (replicabili) che promuovono una nuova cultura
dell'acqua di rubinetto; la seconda parte, invece, è dedicata alle
acque minerali, con i dati sul consumo, sulle concessioni, sulla
distanza tra le sorgenti più importanti e le vostre case. Insieme
proviamo a leggere un'etichetta, e poi le schede degli imbottigliatori
più importanti e dei marchi più venduti.   



Il libretto avrà prezzo al pubblico di 2€. Se qualche Comitato volesse
acquistarne copie da rivendere, avrà uno sconto del 50 per cento sul
prezzo di copertina (pagherà ogni copia 1 € e l'altro servirà
all'autofinanziamento del Comitato). Abbiamo previsto un "minimo
d'ordine" di 30 copie (ovvero 30 euro), per poter assorbire i costi di
spedizione e distribuzione (per quantitativi minori, è possibile che la
Piccola guida potrà essere distribuira in occasione della
manifestazione nazionale del 1 dicembre).

Aspettiamo le vostre richieste entro il 25 novembre, per poterci
organizzare.



SCHEDA

Piccola guida al consumo critico dell'acqua

di Luca Martinelli

dimensione 10 x 15 cm

numero pagine 56

prezzo 2€

sconto proposto 50%

minimo d'ordine di 30 copie



Per contatti:

Francesco Vignarca francesco@altreconomia.it 02/83.24.24.26

Luca Martinelli luca@altreconomia.it 349/86.86.815

 
 
 

dalla rete lilliput

Post n°40 pubblicato il 14 Novembre 2007 da equipoA
 

 
E il Consiglio Regionale abruzzese vara la "Legge Fogna" e la Legge "Anti-sole".
Due provvedimenti grotteschi!

Per i limiti degli scarichi fognari si torna a prima della Legge Merli degli anni ´70 del secolo scorso.
Mai più impianti fotovoltaici su scuole, ospedali, comuni e terreni pubblici se posti a 500 metri dalle abitazioni.
L´Abruzzo si autosospende dal contesto europeo su scarichi fognari e produzione di energia rinnovabile.

Su scarichi fognari ed energia rinnovabile l´Abruzzo decide di allontanarsi dalle politiche comunitarie e nazionali.
Il consiglio regionale abruzzese ha varato ad ottobre due norme relative ai limiti degli scarichi fognari e ai nuovi impianti fotovoltaici.
La prima, inserita nella dibattutissima Legge regionale "Omnibus", consiste in una vasta sanatoria per chi ha superato i limiti per gli scarichi. Si tratta dei diffusissimi impianti che scaricano nei fiumi di capacità sotto i 2000 abitanti equivalenti (che servono la quasi totalità dei 305 comuni abruzzesi) e degli impianti che scaricano in mare fino a 10000 abitanti equivalenti (gran parte dei comuni costieri della regione).
La seconda inserita nella cosiddetta "Legge sull´insonnia", divenuta poi la parziale modifica della Omnibus varata tre settimane prima, ha aggiunto il divieto ai soggetti pubblici di installare impianti fotovoltaici su terreni ed edifici, quali ospedali, comuni, scuole, caserme ecc., ad una distanza inferiore a 500 metri da ogni abitazione.
Insomma, libertà di inquinare ai livelli di 30 anni fa e divieto di produrre energia dal sole!
Dichiara Dante Caserta, presidente regionale del WWF "Il combinato disposto di queste due leggine regionali fa uscire l´Abruzzo dal contesto europeo su due settori chiave come l´energia e la qualità delle acque fluviali e costiere. Si tratta di norme assurde. I fiumi abruzzesi, come accertato dai dati dell´Agenzia Regionale per la Tutela dell´Ambiente, sono in pessimo stato e peggiorano di anno in anno, allontanandosi dagli obiettivi europei che prevedono entro il 2008 il raggiungimento dello stato "sufficiente" per la qualità delle acque di tutti i punti di campionamento. Questa legge preclude qualsiasi tentativo di porre rimedio a questa situazione ed espone la regione all´intervento sanzionatorio della Commissione Europea. Sulle acque costiere è veramente incredibile poiché, oltre all´ambiente, colpisce un settore nevralgico dell´economia regionale quale il turismo balneare per le immediate conseguenze sulla qualità dell´acqua del mare".
Dichiara Angelo Di Matteo, segretario regionale di Legambiente "Sul fotovoltaico praticamente si potranno installare impianti solo sugli isolati rifugi montani! Da un lato l´assessorato regionale all´ambiente sta predisponendo un piano energetico che punta sulle fonti rinnovabili e dall´altro il Consiglio Regionale vanifica, con una legge di cui non si comprende la logica, ogni tentativo di affrancarci dal consumo di combustibili fossili per la produzione energetica. La Regione Abruzzo si pone in netto contrasto con le indicazioni mondiali, comunitarie e nazionali. L´emergenza climatica è tra noi ma, evidentemente, non allarma il Consiglio Regionale. Sulla questione degli scarichi, poi, si ricorda che i cittadini sostengono il costo della depurazione nella tariffa dell´acqua ed è incredibile che si voglia sanare un´inefficienza su un servizio che la comunità paga".
Le due associazioni lanciano un appello a tutti i consiglieri e alla Giunta Regionale per un immediato intervento che annulli le grottesche disposizioni e, allo stesso tempo, che isoli i maldestri tentativi di singoli consiglieri regionali che si tramutano in una sconfitta non solo per tutti i cittadini abruzzesi, ma per tutti coloro che hanno cercato di operare nel rispetto delle normative vigenti.
In questo senso le associazioni stigmatizzano le gravissime prese di posizione favorevoli al provvedimento sugli scarichi di alcuni amministratori che nelle loro esternazioni non tengono in alcun conto le conseguenze che tale provvedimento comporta sullo stato dell´ambiente regionale.

INFO: 3683188739 (De Sanctis) - 3478489363 (Di Matteo)

 
 
 

Abbattuti i pini secolari adiacenti all'aereoporto

Post n°39 pubblicato il 11 Novembre 2007 da seccardiella
 
Foto di equipoA

Cari Ragazzi, vi voglio comunicare di questo fatto increscioso che si sta verificando a via di Coccia di Morto ai pini secolari per permettere agli aerei di avere più spazi. Buona la scusa, la verità è che hanno comprato aerei più grandi, a discapito della natura.

vi cito alcuni stralci di articoli:

La Pineta di Coccia di Morto è infatti zona 1 della Riserva naturale statale Litorale romano ed è area di considerevole pregio ambientale

"Il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraio Scanio ha chiesto l’apertura di un tavolo di confronto con l’Enac, l’ente nazionale di assistenza al volo che ha ordinato il taglio degli alberi (...)" - ovviamente - "Il sindaco Canapini (Udc) è invece "favorevole in linea di massima, perché la sicurezza aerea va garantita e al posto degli alberi verranno comunque messe a dimora altre 20mila piante più basse".

fonte: http://www.online-news.it, 02/11/2007

il 6 novembre c'è stato un vertice per decidere. La questione è: il privato che possiede lo spazio verde ha preso accordi con l'enac per poter costruire. L'enac gli ha dato la scusa della sicurezza dei voli, una parte degli alberi son già stati abbattuti (più di 30) e ora?

 

"Braccio di ferro senza fine attorno agli alberi della pineta di Coccia di Morto. «Entro dieci giorni sarà convocato un tavolo tecnico per decidere tempi e modi dell'operazione di taglio dei pini. E il numero esatto degli alberi da abbattere». La decisione, presa dal prefetto, è stata riferita da Claudio Della Vedova, uno dei rappresentanti dei cittadini di Fiumicino e Focene che da giorni ha organizzato un presidio a protezione della pineta, che sorge alla fine di una delle piste dell’aeroporto. Insomma, dieci giorni di tempo per trovare una soluzione meno drastica. Per risparmiare almeno alcuni dei 700 alberi destinati a essere abbattuti (...) POLEMICHE - L'idea di un «abbattimento selettivo» non piace però alle associazioni civiche: «Rimane l'amaro in bocca per l'esito della riunione (...) Ma abbiamo presentato una petizione di 400 firme per sospendere il piano e rimarremo comunque a vigilare e a chiedere chiarezza sul progetto. «Nessun consigliere ha visto il pregetto di abbattimento della pineta, tranne il sindaco Canapini, che l'ha avallato con un'ordinanza del 2005. Siamo delusi!"

Fonte: http://www.corriere.it/

ragazzi FUNERALE della natura! Non c'è scampo.

 

 

 

 
 
 

Kipiunehapiunemetta è con Medha

Post n°38 pubblicato il 09 Novembre 2007 da kamba06
 
Tag: NOTIZIA
Foto di equipoA

L'attivista indiana Medha Patkar, invitata recentemente in Italia da A Sud per l'inaugurazione del Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali dei sud del mondo, è stata aggredita questa mattina (8 novembre) mentre cercava di raggiungere la zona di Nandigram, nel West Bengala, dove da mesi è in corso un drammatico conflitto sociale.
Medha Patkar è stata aggredita dagli attivisti del CPI(M) – Partito Comunista Marxista, al governo del West Bengala - a Kapaseberia, nel distretto dell' East Midnapore, lungo la strada per Nandigram.
"C'erano uomini del CPI(M) che portavano bandiere rosse. Hanno bloccato la mia macchina e altri veicoli che andavano con me a Nandigram. Mi hanno ferita al viso. Hanno provato a tirarmi i capelli per trascinarmi fuori dalla macchina.", racconta Medha Patkar raggiunta al telefono dopo l'accaduto.
All'origine delle proteste 20.000 acri di terra che erano stati destinati dall'amministrazione del Bengala Occidentale al colosso petrolchimico indonesiano Salim. Le proteste e le resistenze delle comunità locali nell'area di Nandigram sono aumentate dopo gli scontri scoppiati intorno alle aree agricole di Singur, dove 1000 acri di terra sono stati requisiti per fare spazio agli impianti Tata Motors per la produzione della "low cost car", nell'ambito dell'articolata Joint Venture con l'italiana Fiat. Per approfondimenti consultare il sito del Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali.
In queste ore molti attivisti stanno bloccando l'autostrada che porta a Nandigram e lo scontro sociale non accenna a diminuire.
A Sud condanna i violenti attacchi ai manifestanti ed esprime pieno sostegno e solidarietà alle comunità in resistenza nello stato del West Bengala.
A Sud invita tutti i rappresentanti della società civile, dell'associazionismo, dei sindacati, dei partiti politici e delle istituzioni italiane che hanno recentemente incontrato Medha Patkar nella sua visita in Italia ad esprimere solidarietà alle comunità colpite ed ai movimenti indiani non violenti impegnati a difendere il loro diritto alla terra ed i beni comuni.

per ulteriori informazioni www.asud.net

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 05 Novembre 2007 da equipoA
 

Spazi di cinematografia indipendente
Nuove forme per produrre ma soprattutto nuovi modi per distribuire i film indipendenti, quelli che purtroppo, i rinomati e “chiacchierati” tradizionali festival di oggi, li vedono da molto lontano o come attenti e arrabbiati spettatori.

Roma ha trovato spazio anche per loro all’interno della prima rassegna
sul (e per) il Cinema Indipendente dal curioso titolo Nuovo Cinema Condiviso che si è tenuta a Roma proprio a partire dal primo giorno dopo il Festival Internazionale di Roma, 28/29 e 30 Ottobre, date scelte non per casualitá dal collettivo Kipiunehapiunemetta e da Off, quotidiano di spettacolo per sfruttare l’onda d’interesse del pubblico amante del cinema in ma anche di quello out, ovvero fuori dagli schermi e normalmente escluso dalle classiche programmazioni e palinsesti tv.
Celebrati quindi esempi mastri della produzione indipendente:
Zero Investigation on 9/11
di Franco Fracassi, Shooting Silvio di Berardo Carboni, Le ferie di Licu di Vittorio Moroni, Craj, domani di Davide Marengo ma anche Santacrasito di Flavio Parente e Isola Femmina di Gaspare Pellegrino e Corrado Fortuna.
Tre serate dedicate al dibattito, all’approfondimento e alle proiezioni gratuite non solo dei film ma anche di chicchè introvabili, cortometraggi e vere e proprie provocazioni sperimentali. Come il video bomba I cento autori che punta il dito sulle contraddizioni dello star sistem del cinema Italiano.

Zero, proiettato per la prima volta dopo la presentazione ufficiale al Festival di Roma, ospiti il regista Franco Fracassi e il primo produttore Thomas Torelli.
Una produzione che fa scuola: costi altissimi e canali alternativi. Pensate a quanto valgono testimonianze ed immagini top secret. Un grande succeso, una sfida, un film che fa paura perchè smonta radicalmente, con la sicurezza di fonti originali, di indagini e di testimoni scomodi, la versione del governo Bush sull’attentato alle torri gemelle per opera dei terroristi islamici.
Un rassegna che ha sfidato i lunghi dieci giorni di monopolio mediatico del Festival di Roma, senza aver paura di non offrire ai giovani ed intraprendenti registi e produttori, il classico red carpet. Al contrario, gli organizzatori e il Linux Club, location perfetta che ha ospitato l’evento, han saputo creare la giusta atmosfera, familiare e attenta, giovane e dinamica. Si è parlato di cinema, di Italia ma non solo, anche di come giovani e deteminati ragazzi hanno lottato per il loro film: lo staff di Vittorio Moroni per esempio, ha girato le piazze del Bel Paese con una carovana, dal nord al sud, vendendo i biglietti sia via web sia di persona a potenziali spettatori riempiendo così in anticipo le sale o allestendo loro stessi sale all’aperto. Oppure Isabella Arnaud e Federico Rosati, tra i protagonisti di Shooting Silvio che, attraverso l’organizzazione di vere e proprie feste, son riusciti a coinvolgere giovani e non, e a raccogliere parte del budget necessario alla realizzazione del film di Berardo Carboni. Ma soprattutto, dopo la sfida dei costi di produzione (350 mila euro) non si son persi d’animo e si son cimentati, con un esito importante, nella distribuzione, altra grande incognita del sistema cinematografico Italiano. Sull’onda del “come affrontare i colossi della distribuzione” son intervenuti ospiti specifici e battaglieri: Alessandro Contessa di Pablo produzioni (che ha curato la produzione di uno dei film in rassegna: Craj, domani di Marengo) e Alessia Lepore, giornalista e critico cinematografico (Filmaker magazine). Insieme per un progetto nuovo, come dicono loro stessi “non contenti delle difficoltá di
oggi per fare cinema in Italia, ci siam buttati in un’altra avventura, forti di una storia unica e tutta Italiana” È in arrivo Focaccia Blues, la storia del panettiere di Altamura che ha scacciato la Mac Donald grazie alla mistica ricetta dell’impagabile focaccia pugliese. “Quando alla base c’è una storia bella e forte bisogna credere sino in fondo al progetto e andare avanti perchè trovi il suo spazio nella gabbia delle mayors. Io credo fortemente nel mio lavoro…” commenta fiducioso Contessa che crede nelle produzioni giovani ed offre agli spettatori della rassegna un quadro realista, che può apparire amaro, ma che lascia trasparire il desiderio di sfatare i miti di quei produttori improvvisati e registi del momento, i protagonisti dei palinsesti di oggi. “Prima - continua Contessa - i produttori erano coloro che piú credevano nel progetto e per questo investivano, per il cinema e per l’arte che ne è parte. Oggi ti ritrovi a chiedere fondi ad amministratori locali, a funzionari del Ministero dei Beni Culturali o imprenditori che cercano profitti su profitti. Una cosa è certa: non bisogna perdersi nei meandri dei fondi pubblici nè tantomeno aspettare quelli Europei”. “Non esiste piú il dialogo con gli esercenti. Coloro che possiedono i cinema oggi o son stati inglobati dai Multicine o fan parte di circuiti impenetrabili che prenotano le sale di anno in anno da chi, i boom del botteghino te li puó sicuramente preannunciare” lo incalza Alessia Lepore, che ha scritto la sceneggiatura di Focaccia Blues, “ma non è questo che spaventa la nostra piccola produzione indipendente. Quello che piú mi fa rabbia è che all’estero ci adorano e invidiano la nostra arte e il nostro cinema. Centinaia sono gli i registi e gli attori che han trovato affermazione in terre lontane per tornare gloriosi in Italia. Io peró non voglio andare in un altro Paese per dimostrare di essere qualcuno”.
La rassegna ha dato spazio a tutti per raccontare e per avanzare proposte e suggerimenti. Un pubblico attento ha interagito. Sinceramente non ho presenziato il Festival di Roma ma non só quanti spettatori abbiano potuto chiedere a George Clooney come ha trovato i fondi per il proprio film. “Famo la festa der Cinema ma c’avemo i buchi ne le strade”. Niente di piú vero. Ma forse son troppo bresciana per azzardare critiche. La nostra bella Italia è piena di esempi di ció che brilla all’improvviso e scompare altrettando all’improvviso, di giovani artisti che vivono nell’ombra e aspirano al riconoscimento ufficiale.
Nuovo Cinema Condiviso ha raccolto ció che sotto i riflettori non ha trovato spazio organizzata dal collettivo Kipiunehapiunemetta,  un gruppo di giovani che ha voluto dar spazio ad altri giovani come loro per produrre arte e son determinati ad andare avanti nei loro progetti.
Ogni film una storia, ogni storia mille risvolti.

Adesso sta a loro, senza dubbio gli auguriamo che un giorno il destino gli apra le porte magiche del red carpet ma nello stesso tempo ci chiediamo: sará veramente un bene per loro essere presi sotto la sicure ali protettive delle mayors di oggi, Medusa o Paramount che dir si voglia?

Erika Gerardini

 
 
 
 
 

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