Ex luce, tenebrae...Sono gli angeli tutti tremendi... (R.M.Rilke) |
DEORUM MANIUM IURA SANCTA SUNTO - XII^ TABULA
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte? - U. Foscolo, 1807
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Post N° 6
Post n°6 pubblicato il 16 Aprile 2007 da angel_of_grief
Da Repubblica.it Le lapidi ottocentesche dei cimiteri della zona catalogate e raccolte su Internet La Spoon River di casa nostra sulle rive del lago MaggioreStefania Radman Crows Landing, precisamente: dove si è ricostruita la vita e dove nel 1924 è stata raggiunta dalla notizia che la sua amata sorella Rosina era morta di parto. Disperata e impotente decide di fare l´unica cosa che le riesce, a migliaia di chilometri di distanza: spedire una piccola targa metallica, grande come un palmo di mano, «in segno d´affetto e d´un perenne sconforto per la triste e irreparabile departita». Una targa che, quando è arrivata a destinazione, è stata aggiunta alla lapide di Rosina Rossi Bonera nel piccolo cimitero del suo paesino natale. Questa storia, come altre centinaia di piccole e grandi storie ottocentesche, è raccontata dalle lapidi dei cimiteri sul lago Maggiore che un piccolo gruppo di infaticabili certosini sta catalogando e rendendo disponibile in Internet, (www. verbanensia. org/lapidario. asp). Una Antologia di Spoon River di casa nostra, che raduna tristissime storie di bambini, racconti di intere famiglie spezzate dall´immigrazione o dalle sfortune, ma anche proclami ideologici e umorismo involontario. C´è, per esempio, il rivoluzionario convinto che ha fatto scrivere sulla sua tomba a Germignaga: «M. L. 1894-1980. Vissuto e morto da socialista, comunista, marxista, leninista. Fedele a Gramsci, Stalin, Mao Tse Tung, all´internazionalismo proletario» e ha fatto mettere la falce e il martello al posto dei poco amati angioletti. Ma c´è anche la lapide del militante fascista morto giovanissimo, cui «L´idea gli valse il martirio» e che «Fieri nello strazio i parenti posero». Oppure c´è la piccola pietra incisa per la banda del paese, che doveva commemorare nel l´anno del centenario i musicanti morti e si è ritrovata invece a testimoniare dei «musicanti morti nel centenario» come se i festeggiamenti fossero stati tanto intensi da essere letali. E c´è, infine, la tomba di Piero Chiara a Luino: semplice e lineare, ma con una improbabile scritta latina che mal si adatta non solo ai tempi in cui fu incisa (Chiara morì nel 1986) quanto soprattutto alla dissacrante penna dello scrittore. «L´idea di un museo lapidario in Internet risponde innanzitutto a un´esigenza storica, perché le lapidi sono fonte preziosa di dati - spiega il curioso progetto Alessandro Pisoni, che ne è coordinatore e motore per il Magazzeno Storico Verbanese, continuando in un certo modo l´opera del padre Pier Giacomo, che fu archivista dei Borromeo - . Un´opera simile è stata realizzata a fine ottocento da Vincenzo Forcella, della Società Storica milanese: era in sette volumi. Come è intuibile, Internet è decisamente più agile ed economico». Un progetto che parte da una precisa convinzione: «I cimiteri non sono altro che archivi di pietra, con una caratteristica assolutamente affascinante: qui non si conservano semplicemente dati, ma storie di vita». I cimiteri però sono grandi archivi all´aperto che non sono eterni come possono sembrare: «Spesso i comuni devono fare spazio, con il risultato che le parti più antiche dei cimiteri vengono smantellate e tombe centenarie finiscono per essere gettate o tritate nelle macchine. Con questo lavoro noi abbiamo voluto evitare che si perdesse, con il marmo, anche la memoria». A procedere a questo sforzo di catalogazione, finanziato anche dalla provincia di Varese, sono in sette: «La prima fase, quella della foto alle lapidi, tocca a me - continua Pisoni - finora ne ho scattate circa 800. Poi vengono spostate su cd, lette e trascritte da Anna Elena Galli, Lucia Barassi Rivi, Sergio Monferrini, Fabio Copiatti. Infine c´è un lavoro di redazione della scheda che poi viene pubblicata online, in vista anche del libro che pubblicheremo a giugno. E, in questo, mi stanno aiutando Valerio Cirio e Fabrizio Pagani». La prima zona oggetto della ricerca è a nord della sponda lombarda del lago Maggiore: luoghi come Maccagno, Dumenza, Tronzano, dove milanesi prima e tedeschi poi ne hanno fatto il loro buen retiro. Ma la ricerca non si ferma qui: «Contiamo infatti di catalogare anche la zona al di sotto del Tresa» conclude Pisoni. Cioè altre centinaia e centinaia di tombe di località come Laveno e Angera, tanto per citarne un paio tra i più noti. Che riveleranno, va da sé, altrettante storie degne di questa originale antologia di Spoon River del terzo millennio. (10 aprile 2007) |
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QUID SUM MISER TUNC DICTURUS?
Dies irae, dies illa
solvet saeclum in favilla:
teste David cum Sibylla.
Quantus tremor est futurus,
quando judex est venturus,
cuncta stricte discussurus!
Tuba mirum spargens sonum
per sepulcra regionum,
coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
judicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus judicetur.
Judex ergo cum sedebit,
quidquid latet apparebit:
nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus,
cum vix justus sit securus?
Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me fons pietatis.
Recordare, Jesu pie,
quod sum causa tuae viae:
ne me perdas illa die.
Quaerens me, sedisti lassus:
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.
Juste judex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
Ingemisco, tamquam reus:
culpa rubet vultus meus:
supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae:
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis:
voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis:
gere curam mei finis.
Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
judicandus homo reus.
Huic ergo parce, Deus:
pie Jesu Domine,
dona eis requiem.
Amen.
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