Creato da Massimiliano_Kosovo il 20/10/2005
Racconto del mio anno di servizio civile in Kosovo

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Quarto articolo sul "Nostro Giornale"

Post n°32 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

La visita alla scuola di Kabash

   Nelle ultime due settimane ho avuto varie esperienze interessanti, ma, questa volta, vorrei concentrarmi solo su una in particolare. In questo modo spero di riuscire a dare un quadro scarno ma chiaro della situazione in cui si trovano a vivere e a studiare moltissimi bambini e giovani kosovari. Lo scopo di questo articolo non è quello di creare mera compassione e commiserazione per le persone meno fortunate di noi; è piuttosto un invito a riflettere sulle disuguaglianze che esistono, per cercare di capirne le cause e le possibili soluzioni.

   Io lavoro al Centro Don Bosco di Pristina, una scuola professionale che, grazie alle donazioni di diverse organizzazioni italiane e straniere, sta crescendo come un centro moderno e al passo coi tempi: abbiamo a disposizione tre aule computer, televisori, registratori, proiettori, ecc. Questo consente di offrire un’educazione tecnica che dovrebbe permettere ai nostri allievi di trovare un lavoro nel più breve tempo possibile. Ci sono, è vero, ancora varie difficoltà legate al completamento dell’edificio della scuola, all’attivazione di nuovi corsi e ai finanziamenti futuri, però siamo sicuramente una realtà in ascesa.

   Nel resto del Kosovo, a parte pochi casi isolati, la situazione del sistema educativo è ben diversa e ne ho avuta una prova evidente qualche giorno fa, visitando la scuola di Kabash, un paesino di 3000 abitanti a sud di Pristina. Insieme a Riccardo, a Marco (un altro volontario italiano) e a Margareta (la traduttrice della scuola) ho osservato un mondo distante anni luce dal Don Bosco, a partire dalle strutture a disposizione degli studenti. L’edificio della scuola è vecchio e sporco; al primo piano mancano due finestre. Anche l’interno non è dei più accoglienti; i corridoi sono gelidi, i mobili hanno un aspetto antico. Veniamo accolti dal Direttore della scuola, un signore sui 60 anni dall’aria gentile, che ci fa fare una visita. Entriamo nelle classi e rimango veramente sorpreso: per terra, vicino all’ingresso, ci sono tre o quattro ceppi che servono ad alimentare la stufa a legna che scalda la classe. I termosifoni semplicemente non esistono. Dato che la temperatura esterna è sicuramente sotto lo zero, in classe non si superano i 12-14 gradi. I sorrisi dei bambini, che ci accolgono festosi, riscaldano ben più della stufa e quando faccio loro una foto si mettono in posa tutti contenti.

   Più tardi, nell’ufficio del direttore (poco più caldo delle aule), parliamo con calma: il direttore ci spiega che gli alunni delle nove classi (in Kosovo si ha una divisione diversa degli anni scolastici: la scuola elementare e quella media sono fuse insieme in un ciclo di 9 anni) sono molti e le aule troppo poche. Per questo motivo sono costretti a fare un doppio turno: nove classi al mattino e nove al pomeriggio. Il Ministero per l’Educazione non ha soldi e dà alla scuola solo 150 € all’anno per coprire le spese, cifra che non permette certo spese folli.

   La scuola di Kabash è gemellata da circa un anno con una scuola elementare di Roma. Questo gemellaggio, coordinato dalla mia organizzazione (il VIS), prevede uno scambio di lettere, foto, musica tra i bambini delle due classi. Per aiutare la scuola kosovara, sono stati raccolti dei fondi da parte dei bambini romani, e noi li consegniamo al direttore. Lui ci ringrazia calorosamente e ci offre un rachi (una tipo di grappa kosovara) per brindare al gemellaggio. Dopo pochi minuti si replica con un secondo rachi per brindare al mio ruolo di nuovo coordinatore locale del gemellaggio. Mi brucia la gola, ma sono contento di avere questo incarico, perché spero di riuscire a far sviluppare ancora di più questo rapporto – anche se solo a distanza – tra le due scuole. Infatti, è bello sapere che bambini di due stati diversi con due standard di vita completamente differenti possono comunicare tra loro ad uno livello egualitario, prendendo coscienza delle evidenti differenze, ma superandole in un dialogo possibile. In questo modo i “ricchi” bambini italiani e i “poveri” kosovari sono semplicemente bambini, che scambiano le loro esperienze e si aiutano con i mezzi a disposizione. Non serve l’elemosina per superare la povertà e per fare del bene; serve la volontà seria di capire il “diverso”, di confrontarsi e di aiutare con sincerità. Sono infatti convinto che i soldi da soli, senza questo tipo di impegno duraturo che completa i benefici materiali a breve termine, sicuramente non bastano, e, forse, non servono neanche…

 
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La febbre della domenica

Post n°31 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

27 novembre

   Aspettavo così tanto la domenica per riposarmi…e invece mi è venuta un po’ di febbre. Probabilmente non ho retto allo stress di una dura settimana di lavoro (un po’ di comprensione: ho cominciato solo da poco a lavorare e questa settimana sono stato in ufficio 50 ore!) e al freddo intenso che ha gelato Pristina negli ultimi giorni. Al mattino mi sento ancora bene e a pranzo vado con Petra in un ristorante indiano (dove si mangiava molto bene). Però dopo pranzo mi sento febbricitante, ho i brividi (non penso sia stato il pollo al curry!) e non sto più in piedi. Così prendo una medicina, mi metto a letto e dormo tre ore di seguito. Mi sveglio in un bagno di sudore, ma mi sento già molto meglio.

Trascorro una sera tranquilla guardando con Petra un film sulla strage dei soldati a Cefalonia durante la seconda guerra mondiale e vado a dormire, stanco ma molto più in forma. Meno male, perché con tutte le cose che ho da fare qui non ho veramente il tempo per ammalarmi!

 
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Sabato di lavoro

Post n°30 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

26 novembre 

  Oggi è sabato e di solito comincia il riposo del fine settimana. Ma questa volta bisogna fare un’eccezione: alle 8 sono già sveglio e alle 9 arrivo al Centro. C’è infatti una sessione di formazione per i professori del Centro Don Bosco e di altri professori provenienti da molte scuole del Kosovo. Dopo l’inaugurazione ufficiale del corso io, Marco, Riccardo e Laura abbiamo tempo per parlare un po’ con calma dei nostri prossimi progetti e ruoli all’interno del Centro, in modo che ognuno di noi possa dare un contributo più attivo.

Dopo un pranzo rigenerante, resto fino alle 4 per completare il volantino dei nuovi corsi che il Centro offrirà a partire da dicembre.

Quando fuori è già buio, salgo in macchina e vado a casa. Petra mi aspetta e finalmente comincia davvero il fine settimana, di cui ho veramente bisogno dopo una settimana di lavoro molto stancante.

 

 
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Arrivano i Lussemburghesi

Post n°29 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

25 novembre

  Questa settimana il Centro Don Bosco riceve un'altra visita importante da due delegati lussemburghesi, per un possibile finanziamento dell’ala del Centro ancora da completare. Io ho il compito di fare l’interprete tra il nostro Direttore (che parla italiano) e i due lussemburghesi (che sono madrelingua francesi, ma con i quali concordo di parlare inglese, dato che il mio francese è un po’ arrugginito). La riunione dura 3 ore e mezzo e prosegue senza un momento di pausa. E’ la prima volta che devo tradurre per così tanto tempo e alla fine mi scoppia la testa, però sono riuscito a fare il mio dovere in modo abbastanza chiaro e preciso, quindi sono soddisfatto.

   La mia esperienza a Pristina si sta, nel complesso, rivelando molto interessante, perché ho la possibilità di usare in modo pratico capacità di cui dispongo, ma che fino ad adesso erano state sviluppate più a livello teorico. Spero che continui così, in modo che durante il mio lavoro io possa sviluppare ancora di più le mie conoscenze e capacità, mettendole contemporaneamente al servizio del Centro.

 
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Visita alla scuola di Kabash

Post n°28 pubblicato il 30 Novembre 2005 da Massimiliano_Kosovo

22 novembre

   Oggi è stato un giorno molto particolare perché per la prima volta ho avuto la possibilità di osservare una realtà educativa ben diversa da quella a cui sono abituato nel Centro Don Bosco. Sono andato infatti a visitare una piccola scuola primaria (il sistema kosovaro prevede un unico ciclo di 9 anni che ingloba la nostra scuola elementare e media) di un paesino chiamato Kabash.

Questa esperienza mi ha colpito profondamente e ne scriverò più in profondità nel mio prossimo articolo sul “Nostro giornale”. Quindi, aspettate…e a presto.

 
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