Creato da ventovela il 01/08/2005
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Albero maestro

Post n°98 pubblicato il 24 Novembre 2006 da ventovela
Foto di ventovela

Mia madre cucina distrattamente. Lei pare sempre concentrata in più cose, o in nessuna, come fanno le farfalle. Tutto le accade intorno come una novità. L'acqua che bolle, il soffritto che brucia.
E dimentica quasi tutto. Le posso raccontare le stesse storie e lei si meraviglia negli stessi punti.
Perde quasi tutto. Io e mia sorella scherziamo, diciamo che la borsa di mamma è un portale dimensionale, e tutto quello che ci entra finisce nella quarta dimensione. E la sua stanza un buco nero: in qualche modo tutti i documenti importanti finiscono lì, e da lì mai più vengono restituiti, persi in una densità stellare.

Quando ero piccola ci leggeva un libro, prima di dormire. Non importava il contenuto del libro tanto quanto quel momento in cui si sedeva vicina a noi (già lavate e impigiamate) e leggeva, capitolo per capitolo, tutta la storia.
Allora mi sembrava di esistere in un batuffolo di cotone.

Mamma era bellissima, da giovane. Guardo le sue foto, vorrei avere ereditato quel suo naso perfetto, e non il naso di papà. Vorrei assomigliarle.

Quando ho deciso di andare a vivere molto lontano da qui, avevo 17 anni, ma mamma non mi fece mai sentire in colpa. Non cercò mai frenarmi, anzi, mi incoraggiava a "vivere la mia vita ed essere felice."
La ricordo all'aeroporto, il giorno in cui partivo. Mamma, che si commuove di fronte ad un passero morto per la strada, quel giorno, mentre me ne stavo lì in piedi con le mie valigie intorno e il biglietto in mano, non piangeva. Mi sorrideva stringendomi le mani. Quando arrivò la chiamata per l'imbarco ricordo la sua immagine quando la guardai all'ultimo istante prima di voltare l'angolo, oltre le transenne e i metal detector, per andare verso il gate. Vidi i suoi occhi, mi tendeva il braccio, mi guardava come se volesse assorbire ogni atomo di me e trattenere quell'immagine per sempre. Alla fine, col cuore in gola, voltai l'angolo. Poi, fatto qualche passo, tornai indietro, sbirciai da dietro il muro, e la vidi, ma lei non sapeva che io la vedevo. Finalmente piangeva.

Mi è difficile parlare di mia madre.

Quello che so dire è che mia madre è la rappresentazione fisica dell'amore.
Davvero non riesco a pensare a cos'altro si possa aggiungere.

 
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