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Messaggi di Novembre 2021

Radio. Sergio (RAI): al cda TER abbiamo votato no contro il CATI. Ma siamo stati i soli. Così la Radio si sgancia dagli investi

Post n°389 pubblicato il 18 Novembre 2021 da laboratoriotv

Radio. Sergio (RAI): al cda TER abbiamo votato no contro il CATI. Ma siamo stati i soli. Così la Radio si sgancia dagli investimenti in adv







roberto sergio (RAI)

Roberto Sergio (RAI) a NL: noi unici che al CdA TER abbiamo votato contro il CATI. Evidentemente siamo i soli a pretendere un monitoraggio serio, fondato su dati oggettivi, che tenga conto di tutti i device. Spiace non per Rai, ma per il sistema radio che rischia di essere completamente sganciato dagli investimenti pubblicitari. Noi siamo coerenti: contestiamo il metodo anche quando ci premia. Indisponibili a compromessi, come le rilevazioni mensili.  Le famigerate interviste telefoniche sono basate sul ricordo, influenzato dalla comunicazione. Il campione è sempre più difficile da raggiungere, dal momento che le interviste vengono spesso rifiutate. Non sono misurati propriamente i consumi on line, on demand, visual. E Agcom non ha validato indagine TER per l’assenza del mercato pubblicitario dagli organi. Mi sembra abbastanza…
E sullo switch-off FM/DAB+, stabilire una data realistica, come il 2030, potrebbe permettere a tutto il settore di effettuare una transizione indolore verso la rete totalmente digitale.

Roberto Sergio (RAI) a 360° sulla Radio

Dopo l’indiscrezione di NL dell’altro giorno sul cda TER, abbiamo chiesto un’intervista a Roberto Sergio, direttore di Radio RAI, che, come sempre, ce l’ha immediatamente concessa. Ne è uscito un confronto decisamente interessante che, siamo convinti, ancora una volta farà (molto) parlare.

Contro CATI. Da soli, al solito

(Newslinet) – Si dice che all’ultimo cda del TER abbiate votato contro la prosecuzione dell’indagine TER nel 2022 con il vecchio sistema….
(Roberto Sergio) – Confermo che i rappresentanti Rai all’interno di Ter hanno votato contro il sistema di monitoraggio attuale, in linea con una posizione che ritengo ormai chiara di contestazione alla metodologia adottate e di continua proposizione di istanze di cambiamento, purtroppo non ascoltate. Devo anche dire che solo i membri Rai si sono espressi contro la prosecuzione dell’indagine così come è. Per tutti gli altri, evidentemente, il rilevamento degli ascolti tramite interviste telefoniche funziona bene.

roberto sergio 11 2021 RAI - Radio. Sergio (RAI): al cda TER abbiamo votato no contro il CATI. Ma siamo stati i soli. Così la Radio si sgancia dagli investimenti in adv

Nessuno ci può accusare di retropensieri. Non sosteniamo l’indagine TER anche quando i risultati ci premiano

(NL) – Eppure qualcuno diceva che dopo i positivi riscontri dagli ultimi dati TER RAI avrebbe cessato di lamentarsi….
(R.S.) – Noi contestiamo la metodologia dell’indagine. Quindi lo facciamo qualunque ne sia l’esito. Proprio per quello che dice lei, credo che nessuno oggi ci possa accusare di retropensieri: noi non sosteniamo questa indagine anche quando i risultati ci premiano, come accaduto nelle ultime rilevazioni.

Mi spiace non per Rai, ma per il sistema radio nel suo complesso, che rischia così di essere completamente sganciato dalle metriche (e dagli investimenti pubblicitari) di tutti gli altri mezzi

(NL) – Il voto negativo, in sostanza, cosa comporta?
(R.S.) – Dal punto di vista tecnico, nulla. Il nostro voto è in totale minoranza, dal momento che, come detto, tutti gli altri membri di Ter hanno votato a favore. Evidentemente siamo i soli a pretendere un monitoraggio serio, fondato su dati oggettivi e che tenga conto di tutti i device di ascolto. Mi spiace non per Rai, ma per il sistema radio nel suo complesso, che rischia così di essere completamente sganciato dalle metriche (e dagli investimenti pubblicitari) di tutti gli altri mezzi. Ma del resto, così hanno votato…

Nessun compromesso che peggiorerebbe solo le cose

(NL) – E’ possibile un compromesso? Magari attraverso una rilevazione mensile, con pubblicazione dei dati ravvicinata, pur col metodo CATI…
(R.S.) – Assolutamente no. Se non si abbandona la metodologia Cati, una rilevazione più frequente non farebbe che peggiorare le cose. Darebbe una parvenza di miglioramento, ma la sostanza sarebbe la stessa.

Agcom non ha validato l’indagine TER

(NL) – In realtà, il problema della somministrazione dei risultati è solo uno dei limiti del metodo CATI. Diciamolo francamente: nessuno e’ più disponibile ad accordare disponibilità ad un intervistatore telefonico ed il rischio è che i sondaggi traccino le abitudini solo di quelli che hanno tempo e voglia di farlo. Non proprio un campione rappresentativo….
(R.S.) – E’ quanto sosteniamo da anni. La metodologia adottata (le famigerate interviste telefoniche) è basata sul ricordo, che è ovviamente influenzato dalle attività di comunicazione. Il campione è sempre più difficile da raggiungere, dal momento che le interviste su telefonia mobile vengono spesso rifiutate. Non vengono misurati propriamente i consumi on line, on demand, visual, da device digitali mobili e domestici (tv, smart speaker), peraltro facilmente rilevabili in automatico. I dati forniti dai due istituti incaricati sono spesso disallineati. Non è presente una misurazione passiva con meter. E concludo con l’assenza del mercato pubblicitario dagli organi TER, motivo per cui – ricordiamolo – Agcom non ha validato l’Indagine. Mi sembra abbastanza…

Total Audience strada corretta, ma prima di individuare il soggetto terzo occorre definire la metodologia

(NL) – Secondo alcuni se ne verrà fuori sono attraverso la Total Audience, l’affidamento ad un terzo soggetto dell’incarico di raccogliere e normalizzare i dati di indagini variegate, come quelle del TER, di Auditel e, soprattutto delle piattaforme IP…
(R.S.) – La strada è quella di un monitoraggio serio, possibilmente passivo o perlomeno integrato, che dia la fotografia dell’ascolto Fm, Dab+, Ip e Tv. Quindi la cosiddetta total audience che giustamente cita. Prima però di pensare a chi affidare una tale indagine, e quindi se debba essere un soggetto terzo, è opportuno definire in tutti i dettagli la metodologia. Poi, si vedrà quale debba essere l’ente certificatore. Ma di fatto questo è un dettaglio, meno importante del come effettuare la ricerca.

Il nuovo Lcn ci porta ottime notizie: in particolare, finalmente, tutte le radio avranno un canale fisso su tutti i televisori

(NL) – Tra gli assegnatari di LCN nazionali per il digitale tv terrestre di cui all’elenco pubblicato pochi giorni fa dal Ministero ci sono i canali RAI. Cambiato idea sulla visual radio DTT?
(R.S.) – In realtà no, perché la strategia che ha fatto nascere Radio 2 Visual e soprattutto il modello produttivo non cambiano. Continuiamo a fare una radio visual che può fornire contributi video per i social e a bassissimo impatto in termini di risorse produttive. Il successo di ascolto su Rai Play ci spinge però oggi a portare il canale anche sul dtt classico, quindi anche sui televisori non connessi. E’ una leva distributiva in più: la testiamo e vediamo che risultati porta. Aggiungo che il nuovo Lcn ci porta ottime notizie: in particolare, finalmente, tutte le radio avranno un canale fisso su tutti i televisori. Fino ad oggi ogni tv impostava i canali radio secondo un proprio criterio, con il nuovo assetto, i canali Rai Radio avranno numerazioni certe e fisse, dal canale 701 al canale 712. Un’opportunità anche in termini di comunicazione.

Switch-off FM/DAB+ al 2030 è una necessità

(NL) – Sempre convinto che lo switch-off FM/DAB+ sia una necessità? Gli altri player hanno alzato le barricate sul tema….
(R.S.) – Una necessità e un vantaggio per tutti: per le radio, per gli ascoltatori, per l’ambiente. La radio è oggi l’unico media con distribuzione analogica al mondo. Questo anche grazie alle barricate di cui parla, evidentemente. Credo però che stabilire una data realistica di switch off, come il 2030, possa permettere a tutto il settore di effettuare una transizione indolore verso la rete totalmente digitale. Consentirebbe di concentrare gli investimenti su una sola rete, anziché distribuirli su Fm e Dab. Sia l’editore di servizio pubblico, la Rai, sia gli editori commerciali ne trarrebbero vantaggio. Per non parlare della qualità dell’audio, della facilità di trovare i canali (individuabili per nome e non più per frequenza), del minor impatto in termini di inquinamento ambientale. Il presente è digitale, per non parlare del futuro, e noi oggi ancora dibattiamo dell’Fm. Come Rai continueremo a spingere in questa direzione. Non per fare rivoluzioni, ma per adeguarci al presente. (E.G. per NL)

 
 
 
 
 

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