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finalmente neve

Post n°36 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da laDiabla
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accidenti, sto invecchiando...

me ne sono accorta in questi giorni, con il nuovo anno...
capodanno in piazza, al freddo e al gelo
e non c'era neanche il bue e l'asinello per scaldarci...solo tre bottiglie di buon spumante...e ci siamo accontentati...
poi sono piovuti dal cielo biglietti per un locale e con le stalattiti al naso non abbiamo potuto rinunciare...
nel locale abbiamo eliminato piu' strati di vestiario nel bagno, a turni ci siamo sbucciati come cipolle...
"ops...mi scusi!" erano 2 che stavano facendo sesso nel bagno.
"no, no...continuate pure! scusate voi il disturbo!" io sempre molto gentile...
bel posticino!
abbiamo ballato, ballato, ballato senza ritegno...abbiamo pure fatto le cubiste...tutto gratis!
alle 3 troppa fame...tutti a casa della mia amica per la spaghettata "aglio oglio e peperoncino" alla meridionale.
devastati, dopo un paio d'ore...quando il frigo gia' vuoto ormai gridava vendetta...abbiamo deciso di mollare i festeggiamenti.

"ti fermi a casa mia?" ... sapevo me lo avesse chiesto.
scopata finale con la mia ultima fiamma...quella della jaguar e barca annessa, ma non connessa...peccato non se la porti dietro...bhe, tanto nevica!
impegno, impegno, impegno...primo dell'anno...l'orgasmo è obbligatorio...
"come sei brava...che bello che è stato...posso farti una domanda?"
cazzo ci risiamo con le domande...gia' so che cosa mi deve chiedere..
"da quanto tempo non fai l'amore?"
e lo chiami amore? ci conosciamo da due settimane!
"da tanto..."
"e...hai avuto tanti uomini?.."
ok...è cosi' che funziona: se sei passionale vuol dire che probabilmente potresti farlo di professione....come ci si dovrebbe comportare la prima volta?
"...veramente io...sono vergine..."
non è una palla...io sono nata il 6 settembre.
" è che tu...mi piaci..."
"anche tu..." ernesto, enrico, arturo...come ti chiami? un vuoto di memoria, probabilmente dovuto all'ora tarda o al vino. meglio tesoro...
"anche tu, tesoro..."

insomma...la mattina, dopo 4 ore di sonno mi sentivo una vera merda....
giramenti di testa, inizio di sciatica...nausea e tanto, tanto sonno...
mi sono anche persa il concerto di NOA a milano...un evento!
ma non potevo farcela...il viaggio mi avrebbe devastata.
pensare che prima mi bastava cosi' poco per ricaricarmi!

mi sono ripresa il giorno dopo, a torino...
abbiamo girato tutto il giorno ...
io super bardata per quell'inizio di malessere generale che mi portavo dietro dal giorno prima..
sembravo toto' in quel film mitico con peppino...mancava solo la fatidica frase "noio vulevam savuar...per andare dove dobbiamo andare...dove dobbiamo andare?..."
e ci siamo visti anche il museo egizio (molto bello) e finalmente i famosissimi murazzi...si, ci tornero' questa primavera...
e la sera sul treno un mal di gola tremendo...
"e vabbe'...l'ultima sigaretta..." e mi sono sentita come l'inetto della "coscenza di zeno"...

oggi mi collasso davanti al camino...in questo paese di 1000 anime, sulle colline, nevica da stanotte...è uno spettacolo! lontano dal mondo e dal caos...
...bicchiere di buon vino, libro e sigaretta mi aspettano...
candore e purezza mi circondano nel caldo della mia cuccia...
la sciatica sta un po' peggiorando....
ma che figata quest'anno nuovo!

le cave di moleto possono aspettare il prossimo giovedi'...
tanto le tue bacchette restano con me...come tutto il resto...
ho esaurito le energie...
accidenti, sto invecchiando...

 
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Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda
 

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