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nel cammino

Post n°41 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da laDiabla
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dimmi che scarpe usi e ti diro' chi sei...

le scarpe sono fondamentali.
Non vengono coperte dal vestito, percio' parlano di te come seconda faccia.
Vanno osservate, valutate in soldi, inserite nella giusta posizione all'interno della gerarchia quotidiana: quello è il tuo posto.... Come il banco in fondo all'aula e il numero sul registro, e durante la tua permanenza al liceo nessuno ti togliera' piu' di li'.

le scarpe sono uno tra gli oggetti di interesse, quando si parla di bellezza femminile, tanto che a milano, nella settimana della moda, per la prima volta si è tenuta una intera sfilata di scarpe, firmata rene' caovilla.
sono il simbolo del rapporto della donna sulla terra. potente strumento di espressione della propria identita'.
ci consentono di scegliere il passo che esprime il nostro umore: deciso, delicato, fermo, comodo, sofisticato, arrogante.
si dice che acquistando scarpe in continuazione si ricerchi un pezzo mancante di se stessi, come un puzzle incompleto, perchè simbolicamente rappresentano un mezzo per esprimere il nostro mondo.

"Prima di giudicare male una persona cammina nelle sue scarpe per almeno tre giorni"...questo dice un proverbio indiano.
sarebbe ideale conoscere il proprio nemico o i "non amici"...perchè il solo modo di farci un idea dei nostri difetti è servirci di quelli degli altri come fossero avvertimenti...
e come gli amici, adulando, danneggiano, cosi' i nemici, con i rimproveri, molte volte possono aiutare...

le mie scarpe cambiano continuamente con l'andare delle stagioni e del tempo, dei giorni e delle notti...ma cio' che piu' preferisco è restare scalza...

 
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Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Pablo Neruda
 

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