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Post N° 408

Post n°408 pubblicato il 07 Marzo 2008 da quotidiana_mente
 






Qualche anno fa, mia madre si è sentita male. Il giorno dopo si è sentita male nuovamente, ma per fortuna c’erano due dei miei fratelli. L’hanno portata al pronto-soccorso: aveva un infarto in corso, ne aveva subito un altro, lieve,  il giorno primo. La diagnosi fu angina pectoris. Io non riuscivo a capire la gravità; ho girato ogni sito su Internet alla ricerca di ogni informazione possibile, ma non riusciva a capire se mi doveva allarmare tanto o un po’ meno. I miei fratelli non mi dicevano niente di preciso, mio padre, invece, rendeva tutto drammaticamente inesorabile: mia madre aveva già un piede nella tomba.

Un po’ di tempo dopo, decisi di andare in Francia ed accompagnarla dal cardiologo per capire meglio. Il cardiologo mi spiegò esattamente qual era il problema, mi spiegò delle coronarie che si chiudevano, che si atrofizzavano e della necessità, ogni tot di tempo, di “allargarle” e che comunque non c’erano problemi, che l’importante era tenere tutto sotto controllo, prendere dei farmaci e per sempre e che, certo, non era una passeggiata ma non c’era motivo di preoccuparsi inutilmente. Non riusciva, però, a convincermi del tutto.

Mi disse di stare attenta che essendo lei mia madre, c’era l’eredità da tenere in considerazione. Risposi che non volevo niente in eredità che mi bastava poter avere un letto a disposizione in Francia e in Portogallo e che il resto non mi interessava, che poi mi sembrava anche prematuro parlare di eredità visto che, stando alle sue parole, non c’era motivo di preoccuparsi oltremisura del cuore di mia madre. Il cardiologo, ovviamente, non si riferiva a quella eredità e lo sapevo, volevo solo fare la furba. Ma se io non volevo (e non voglio) nessuna eredità perché dovrei, invece, ereditare i suoi problemi di cuore o le sue emicranie croniche o il suo brutto carattere? Sul brutto carattere il medico non si pronunciò, mia madre si limitò a fulminarmi col suo sguardo. Riuscii a vedermi trasformata in un mucchietto di ceneri. Pazienza.

Questo fatto dell’eredità genetica non mi convinceva e ancora non mi convince. Ne ho parlato col cardiologo dicendo che se mia madre fosse nata con gli occhi blu, avrei capito che, potenzialmente, avrei potuto avere gli occhi blu, che mia madre fosse intonata ed io no, già questo mi sembrava un’ingiustizia, ma se l’angina pectoris si era manifestata sulla soglia dei sessanta anni perché dovevo anch’io avere quel problema, poi perché io e non uno dei miei fratelli che mi sembrava di aver già ereditato troppe cose dai miei genitori di cui anche il brutto carattere di mia madre. Lui mi spiegò il DNA, mi spiegò anche che, potenzialmente, io o uno dei miei fratelli, o tanti dei miei fratelli ed anch’io, potevamo avere problemi con il cuore e mi consigliò di smettere di fumare, di fare una vita sana, di fare moto e di iniziare a controllare il cuore intorno ai cinquant’anni, ma soprattutto di non importunarlo più con le mie domande sciocche che tanto sapeva che io facevo la furba. Aveva ragione, certo. E iniziò a parlarmi dell’Italia perché era un appassionato dello Stivale e mi elencò tutte le città e i musei già visitati, e mi raccontò dei suoi futuri viaggi sempre nello Stivale. Mia madre s’arrabbiò: con te non andrò più da nessuna parte che poi tutti a parlare dell’Italia, nemmeno fosse il paradiso in terra.

Non sarà il paradiso in terra, l’Italia, ma è sempre un gran bel paese ed io, invece, capivo (e capisco) benissimo la passione del cardiologo.

Osservando i miei genitori durante il mio ultimo soggiorno, mi sono accorta che pur non volendo nessuna eredità da parte loro, ho già in me tutti i loro difetti. Praticamente sono un concentrato. Eppure continuo a ripetere ai quattro venti che io no, non voglio nessuna eredità da parte loro.

Qualche giorno fa, mia madre, al telefono, mi disse che un suo cugino si era suicidato. Non lo conoscevo, ma mi è dispiaciuto lo stesso. Aveva, stando alle parole di mia madre, già una certa età ma stava bene, non aveva problemi economici ed aveva una moglie che lo adorava. Ci ho pensato e ho ricordato a mia madre che era il secondo membro della sua famiglia che si suicidava (l’altro era un suo nipote, mio cugino diretto) e ho chiesto se anche questo “particolare” poteva fare parte della mia futura eredità. E’ stata zitta per un po’ e mi ha risposto che no, secondo lei io ho solo tendenze omicide. Mi è sembrata, in fondo, un’ottima notizia.





 
 
 
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