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Post N° 410

Post n°410 pubblicato il 13 Marzo 2008 da quotidiana_mente
 






Pioveva ed io canticchiavo sotto l’ombrello. Quando piove vado in ufficio a piedi, evitando, a volte, le pozzanghere. Si vedono tante cose mentre si cammina anche se c’è la pioggia: i manifesti elettorali che iniziano a pullulare, le buche che diventano crateri e si riempiono di pioggia e di sporcizia, il camminare frettoloso delle altre persone, i motorini che salgono e scendono dai marciapiedi come se fossero solo loro e si nota di più il traffico. Ad un incrocio mi fermo, noto una macchina, di quelle che non richiedono la patente, la guardo avvicinarsi nel suo rumore e mi verrebbe voglia di chiedere al conducente se non si dà fastidio da solo. L’auto (auto? Insomma, quell’attrezzo) si ferma proprio davanti a me. Non dico nulla, osservo. Dalla minuscola porta esce un distinto signore di mezz’età e gli faccio notare che si è parcheggiato sulle strisce pedonali ad un incrocio. Lo dico del tutto pacatamente che tanto arrabbiarsi non ha più senso. Senza nemmeno degnarmi di uno sguardo mi risponde di farmi i “cazzi miei”. Ho risposto che erano cavoli miei (sono educata, io) perché impediva di attraversare l’incrocio. Non si è minimamente scomposto e mi ha invitato a girare intorno all’auto. Sempre in modo educato ho risposto che mi auguravo che ci fosse un vigile in agguato pronto a fargli una multa. Mi ha semplicemente mandato a quel paese. Di vigili, purtroppo, non ne ho incontrati: ero disposta a fare la spia (nonostante mia madre si chiami Maria). Avevo anche, per un attimo, meditato di rigargli la macchina ma mi sono ricordata di essere una persona civile. Purtroppo.

All’ora di pranzo mentre passeggiavo, un signore di fronte a me ha buttato un fazzoletto di carta sul marciapiede. Mi sono avvicinata e gli ho fatto notare che dalla sua tasca era caduto qualcosa. Ha guardato al suolo e mi ha risposto di farmi i “cazzi miei”. Ho detto che erano cavoli miei (sono ancora educata) visto che il marciapiede è di tutti: mi ha mandato a quel paese. Non mi sono scoraggiata e ho detto che in quel paese ci sono già per via di persone maleducate come lui. Poi, ho accelerato il passo perché, forse, era meglio evitare un altro scambio di battute.

Ho un appuntamento dal dentista e mi fanno male i piedi. Un nesso, forse, c’è… ma sono fatti miei (o, forse, fatti loro).

 

(Era ieri ed era mercoledì)





 
 
 
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