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Post N° 413

Post n°413 pubblicato il 20 Marzo 2008 da quotidiana_mente
 







- “Come sarebbe a dire mamma rientra domani sera?”

Il tono della voce di mio padre era implorante: voleva ad ogni costo una smentita, come se le linee telefoniche avessero insinuato dei dubbi a lui inconcepibili.

Iniziavo già a pentirmi di averlo chiamato, iniziavo a chiedermi perché sul blog di Kutabeach ci fosse stato il richiamo alla mia anima di figlia, che se non avessi letto nulla mi sarei fregata delle vetrine che ricordavano che oggi, proprio oggi, era la festa del papà, invece no, ho deciso di fare la figlia modella ed eccomi in una impasse: “come sarebbe a dire mamma rientra domani?”.

Già.

Avevo chiamato mio padre e non l’avevo trovato, avevo chiamato mia madre (che è in Francia a coccolare figli e nipotini) per sapere com’era andata la visita dal cardiologo e dopo le rassicurazioni, ho detto che avevo chiamato papà ma non era in casa. “Tuo padre sta festeggiando, oggi è San Giuseppe e lo sai che fanno festa grande, sarà uscito con i suoi amici e mica è ora di rientrare questa, figuriamoci dove sta e cosa sta facendo”, ha risposto mia madre tutto d’un fiato e non è da lei parlare così velocemente. Cercai di deviare il discorso verso un territorio più neutro. “Poi, oggi, non è la festa dei padri, sarà a giugno oppure a fine maggio”, ha aggiunto lei “e domani rientro in Portogallo nonostante il costo del biglietto che è già Pasqua e non immagini quanto mi fanno pagare il ritorno, ma tuo padre si lamenta che io non ci sono mai, sostiene che non vuole passare Pasqua da solo e allora io rientro, che potevo benissimo rimandare la partenza, ma lo conosci tuo padre”. Quando lei dice “mio” padre significa che è veramente arrabbiata. Ho risposto che avrebbe potuto lui raggiungerla in Francia e passare lì la ricorrenza con i figli e i nipotini. “Figuriamoci, qui la tradizione non c’è più, molto meglio la Pasqua in Portogallo, poi sicuramente lì farà bel tempo e qui invece fa anche freddo”. Ho deciso di salutarla che non avevo più argomenti a disposizione e lei era già abbastanza arrabbiata così.

Il tempo di chiudere la conversazione e ha chiamato mio padre. Mio padre inizia sempre le sue conversazioni nello stesso modo e le prosegue identicamente: un monologo in cui fa sia le domande che le risposte, il che è comodo, a volte. “Papà ti ho chiamato prima per farti gli auguri” ho provato a buttare lì per fermare il corso delle sue parole, ma anche per permettergli di respirare. “Grazie, tu sì che ti ricordi di tutto: già già è San Giuseppe e dunque è anche la festa dei padri. Grazie”. Ho detto che, secondo mamma, non era oggi la festa del papà, lui non ascoltava già più. Ho anche aggiunto che, sempre secondo mamma, lui sarebbe stato fuori fino a notte tardi con i suoi amici a festeggiare. “Sai com’è tua madre: esagera sempre. E’ da un’ora che sono in casa”. Ho detto che non era vero, che avevo telefonato e lui non c’era. “Sarò stato in giro per l’orto; non posso stare sempre in casa ad aspettare telefonate, in ogni modo sì, mi sono divertito, è stato proprio un bel pomeriggio. E tua madre come sta?”. E mi sono ritrovata a fare da intermediaria tra i miei genitori e questa triangolazione Portogallo – Italia – Francia mi divertiva, mi era venuta quasi voglia di fare una videoconferenza, poi mi sono ricordata che non era proprio il caso e che, comunque, non ero attrezzata. “Mamma sta bene, e comunque domani pomeriggio rientra”. Panico. Silenzio. Silenzio e panico. L’avevo lasciato senza parole, il che è piuttosto difficile ma tant’era, era successo. “Tua madre rientra domani? No, non è possibile! E ora come faccio? La casa è tutta per aria, non faccio mica in tempo a pulire e a sistemare tutto prima di domani. E poi perché rientra domani?” Ho detto che secondo lei, lui non voleva passare Pasqua da solo, che stando alle sue parole, lui reclamava la presenza di mamma ogni due secondi e che lei era stata tanto magnanime da rientrare domani. “A che ora arriva?”.  Di nuovo silenzio dopo la mia risposta. “Alle 17 parte? No, no, impossibile io non ce la faccio, mica mi basta il tempo. Poi, ho fisioterapia a quell’ora, no, no, impossibile. Come si fa?”. Per un attimo mio padre mi è sembrato il “piccolo” perché anche lui, quando mia madre sta per “sbarcare” in Francia, si comporta nello stesso modo, poi di "buzzo" buono si mette a fare le grandi manovre e quando mia madre arriva trova tutto lindo (o quasi perché secondo lei nulla è mai perfettamente ordinato). “Poi, ho detto a tua madre di rimanere ancora un po’, che non c’era tutta questa fretta, che insomma poteva ancora godersi ancora un po’ i nipotini. Qualcuno ha fatto la spia!”.

Nel mio cervello si sono illuminate tutte le lampadine possibili ascoltando la sua ultima affermazione. “Papà, la spia?”. “Sì qualcuna avrà chiamato tua madre per dirle che mi ha visto parlare con una alla fermata del bus”. Ho immaginato mio padre impegnato a convincere qualcuna a votare questo o questo altro, oppure a scrivere al sindaco per questa o quest’altra lamentela, niente di più. “Lo sai che io scherzo sempre, quando affermo che prima o poi scapperò con una Brasiliana ma scherzo e basta ma tua madre chissà cosa ha pensato”. Mi ha lasciato senza fiato, io di tutti questi retroscena tra i miei genitori non ne ero al corrente. Mi sembrava di essere finita, di colpo, in una telenovela. Immaginavo mio padre alle prese con uno scandalo, denunciando pubblicamente una relazione clandestina tra lui e la comare di due strade più avanti. Ho subito cacciato lontano questi pensieri: mio padre non è abbastanza ricco, non ha abbastanza potere, ma soprattutto è mio padre!

Un dubbio rimane: perché mia madre torna così presto in Portogallo? Non sarà mica per lo stesso motivo che,  un giorno di ottobre di tanti anni fa, prese i suoi cinque figli, un fratello disertore e decise di raggiungere mio padre in Francia sprezzante dei pericoli che avrebbe corso? E se il fatto che io sia arrivata in Francia fosse solo per un banale motivo di gelosia da parte di mia madre? Dovrò indagare, qualcosa mi sfugge.





 
 
 
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