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« PADRE NOSTRO LIBERACI DA...GRANDE SAGGEZZA E' RIMA... »

SE VIVIAMO NON PREOCCUPANDOCI DEL FUTURO RICEVEREMO SEMPRE IL NOSTRO PANE MATERIALE E SPIRITUALE

Post n°816 pubblicato il 20 Giugno 2014 da sebregon


SAN LUIGI GONZAGA (m) 
Religioso

 


 

 



 
 Mt 6, 24-34



In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

 

‘A ciascun giorno basta la sua pena”: sembra che Gesù sappia bene che la vita non sia tutta rose e fiori e quindi ci dà delle indicazioni per non appesantirla ulteriormente. Mi pare che egli delimiti due campi quello del presente-presente che  può portare  cose non belle, e qui sta la pena, e quello del presente-futuro che può deviare la nostra attenzione verso le preoccupazioni per il mangiare, il bere  il vestire come pure per la nostra riuscita umana.

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Ora nel primo caso ci troviamo davanti a qualcosa che viene dall’esterno, che non possiamo controllare e a cui siamo chiamati a dare una risposta od a  trovare delle soluzioni,   nel secondo caso invece corriamo il pericolo di non vivere più il presente, buono o meno buono che sia, perché invasi dall’angoscia del come potremo dare risposta nel futuro a dei bisogni pur legittimi  . Gesù vuole che spostiamo lo sguardo dai nostri limiti e dal nostro sentirci miseri e vuoti alla ricchezza del Padre celeste.

 

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Se infatti partiamo solo da noi stessi è giusto che rimaniamo preoccupati ed arrabbiati quando non riusciamo a dare una risposta risolutiva ai nostri bisogni. Tutte le filosofie che fanno perno sulla realizzazione del sé se si fondano solo sull’acquisizione di conoscenze o di tecniche non escono fuori dalla preoccupazione di cui parla il Signore. Coloro, ad es., che passano in continuazione da un corso all’altro inseguendo la chimera della propria realizzazione rimangono comunque nell’ambito infruttifero della preoccupazione.

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Queste persone sono pagane perché non affidano completamente al Signore la realizzazione dei propri legittimi desideri. In quest’ottica si possono pure fare tutti i corsi che si vogliono ma solo come materiali da usare di volta in volta perché si ha già in tasca il disegno della cattedrale che l’Architetto supremo ha donato a ciascun uomo. La cosa importante dunque è il rapporto con il Padre celeste che conosce tutti i nostri bisogni e che dunque a tutto provvederà. Questa fede, come di bambino che non deve preoccuparsi di niente perché a lui provvedono mamma e papà, è quella che ci libera dalla preoccupazione insana e ci fa sbarcare nella virtù della prudenza, di una sana speranza e soprattutto di un amore infinito verso il nostro Signore Dio.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo aiutaci nei momenti difficili ed accresci in noi la fiducia nel Padre celeste soprattutto colmando, per quanto è possibile, la distanza affettiva che lo fa percepire distante. 

 

Michele Sebregondio

 
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