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SIGNORE CHE LA NOSTRA VITA NON PASSI A MISURARE QUELLO CHE CI APPARTIENE

Post n°893 pubblicato il 07 Marzo 2015 da sebregon

 II SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO

 

 

 

 

 

Lc 15, 1-3. 11-32

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». 



Le ragioni del figlio che se ne va dalla casa del padre non sono raccontate nel brano di Luca e sapere con  precisione cosa spinge il secondogenito  ad andarsene non ci viene detto. Ma sappiamo tutti per esperienza che uscire dal contesto famigliare è un passo importante per un figlio e le ragioni per cui si esce dalla famiglia sono tante. La spinta a uscire anche quando assume la forma di una ribellione è sempre buona.

 

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Ci sono sempre buone ragioni per fare diversamente e dare inizio a qualcosa di nuovo.

 

 

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Usciti si entra nella vita e si inizia a sperimentare dove ci portano i nostri desideri, sia quelli che conosciamo e perseguiamo consapevolmente, sia quelli  che sotterraneamente  ci spingono in una direzione o nell’altra. Poi nella vita avviene che insoddisfatti di aver coltivato solo una parte di noi stessi raggiungiamo uno stato di prostrazione, ci manca non solo il cibo per mangiare ma molto di più, il vuoto e la disperazione ci invadono perché in qualche modo ci siamo dispersi e allora per ritrovarci sentiamo forte il bisogno di quel senso di appartenenza al Tutto che è l’amore del Padre che tutto tiene insieme.

 

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Quando il Padre ci infila l’anello simbolo della nostra unione/appartenenza alla sua casa, tutto muta per noi e tutte le spinte e i desideri si ricompongono nell’esperienza di sentirci amati nel suo abbraccio benedicente.

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Livio Cailotto

 

 
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