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PERDONARE E' COME INVESTIRE SULLA PROPRIA SALVEZZA

Post n°894 pubblicato il 10 Marzo 2015 da sebregon

III SETTIMANA DI QUARESIMA – MARTEDÌ

 

 

 

 

Mt 18, 21-35



In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. 5Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». 

 

Nel brano sono presenti due registri il primo riguarda il comportamento da tenere verso il fratello che commette una colpa verso di me, ed un altro quello del Padre celeste verso chi si comporta male. Nel primo caso vale perdonare non qualche volta ma settanta volte e cioè sempre, mentre nel caso del Padre è diverso perché rappresenta l’istanza ultima della giustizia. Ed ora cerchiamo di capire perché dobbiamo perdonare  se vogliamo essere giusti e soprattutto perché il Padre celeste non può perdonare alla maniera umana. A noi conviene perdonare perché anche noi siamo peccatori ed abbiamo bisogno sempre di perdono e dunque non possiamo non perdonare altrimenti facciamo la fine del servo ingiusto che, perdonato, non perdona. Per il Padre celeste è diverso perché egli è giusto e non ha un obbligo morale nel perdonare anzi è proprio della sua giustizia punire nella sua maniera divina chi giusto non è. Le punizioni di Dio sono sempre per la salvezza ed hanno lo scopo di aiutare l’uomo malvagio in una restituzione che non solo renda giustizia al fratello offeso ma sia per lui una via di redenzione. Ma c’è di più perché il peccato del fratello mi è di aiuto per prendere coscienza d’essere peccatore anch’io magari non come il fratello lo è stato verso di me ma in modo diverso e cioè in un altro ambito di relazioni. Per esempio io che non farei male ad una mosca magari mi avvalgo della forza di una organizzazione quando si tratta  di prendere delle decisioni sul personale pur essendoci la possibilità di darsi da fare per indirizzare le cose in un modo diverso. Questo non è che uno dei mille casi in cui non ci comportiamo bene e dove abbiamo bisogno d’essere continuamente perdonati sia da Dio che dai nostri fratelli. Ora quanto più prendiamo coscienza d’essere piccoli e bacati  tanto più saremo disposti a perdonare gli altri e viverli in una luce diversa in cui possiamo, pur non rinunciando ad ottenere giustizia, vedere come aiutarli a cambiare. Certo non da soli ma sempre con l’aiuto del Padre celeste e del suo Figlio Gesù che già ci aiuta sia con le sue parole ma anche con la sua vicinanza.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito santo, infondi in noi quello spirito buono che prendendo coscienza della propria miseria ne fa uno strumento di misericordia verso i fratelli che sbagliano.

 

Michele Sebregondio

 

 

 
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