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Messaggi di Ottobre 2014

 

IL REGNO DEI CIELI E' IN MEZZO A NOI PERCHE' IL CORPO DEL RISORTO CI LEGA GRAZIE ALLO SPIRITO SANTO

Post n°843 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da sebregon

1 NOVEMBRE  - TUTTI I SANTI


 

 

Mt 5,1-12a
 
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».


Ma come faccio ad accogliere le parole di Gesù se nel mio cuore, nella mia pelle, nelle mie viscere, sento il freddo del mondo? Le parole di Gesù mi spingono a pensare che tutto ciò di cui Lui mi parla si realizza, forse, fuori da questo mondo. Ma non può essere così.

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Se così fosse sarebbe forse una prova insuperabile per me. Le sue parole non sono una dottrina, un sapere, un analisi , sono in sintesi l’indicazione di una via.  Si, le beatitudini sono una via che suscita diffidenza e che all’inizio è deludente. Una  interpretazione depressiva delle beatitudini mi fa pensare che per me il tempo dell’aridità durerà ancora, almeno finché non avrò oltrepassato il muro dell’assurdità.

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Rari sono i momenti di grazia che la vita riserva. Nonostante la mia cecità, vedo apparire nelle beatitudini l’uomo della suprema tenerezza. Mentre mi affaccio sul precipizio, sotto c’è un baratro di oscurità, ma in alto vedo una voragine di luce, è la suprema tenerezza che raccoglie tutti i miei sogni e la mia vita e li guarisce.

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È una tenerezza che supera ogni progredire e ogni retrocedere, che mi rassicura che niente verrà dimenticato e che tutto viene recuperato. È una tenerezza che recupera tutto e rompe il legame con il vecchio mondo della crudeltà, che lotta per ripetersi credendosi eterno. Questa tenerezza che sembra fuori dal mondo, con la sua luce trasfigura tutto, anche me con le mie ombre e le mie volgarità.

 

 

Livio Cailotto 

 
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"RAFFORZATEVI NEL SIGNORE E NEL VIGORE DELLA SUA POTENZA":NE VERRA' FUORI UN CAPOLAVORO!

Post n°842 pubblicato il 29 Ottobre 2014 da sebregon

 

 

XXX SETTIMANA TEMPO ORDINARIO - GIOVEDÌ

CAPITANO MIO CAPITANO!


 


 


 

Ef, 6, 10-11. 13.

Rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove.

 

Nella bellissima storia de “Il Signore degli Anelli, i due protagonisti hobbit, Bilbo e Frodo Baggins si incontrano, dopo essersi salutati all’inizio della storia, in un bellissimo contesto, quello di Gran Burrone, dove vivono gli Elfi e dove Frodo si assume l’incarico di portare l’anello ad essere distrutto al monte Fato.

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In questo contesto Bilbo fa a Frodo due regali. Una spada che si illumina quando nelle vicinanze ci sono gli orchetti e una cotta di Mithril, un metallo leggerissimo e resistente, tra i più preziosi oggetti che si trovano nella terra dove è ambientata la saga. Grazie a questi oggetti e ad altri che riceve lungo il cammino, riesce a concludere la sua missione.

 

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Ma nella storia (che vi consiglio di leggere. Anche se lunga ne vale la pena) risultano determinanti le doti di resistenza, coraggio e umiltà di Frodo, ma ancor più l’apporto dell’amico fedele Sam. Noi viviamo una lotta, continua, quotidiana. E questa lotta ci dice san Paolo, si può vincere solo indossando l’armatura di Dio.

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Ma quale è l’armatura? Ecco il punto! Il Cristiano non combatte alla maniera del mondo. Il Cristiano combatte alla maniera di Dio. E allora indossa le armi di Dio. Verità, Giustizia, Fede, Parola di Dio, Mitezza. E soprattutto lo stare saldi nella fede. La nostra forza non è nelle nostre capacità o nella nostra bravura. Paolo fa a tutti l’invito costante ad attingere forza in Dio.

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E di forza ne abbiamo bisogno davvero in questo tempo in cui sembra tutto difficile e ci perdiamo volentieri, come si dice in un bicchiere d’acqua. Ma il Cristiano attinge la sua forza da Dio. E, come nel Signore degli Anelli, essenziale ,è l’apporto degli altri. Non ci si salva da soli. La chiesa per iil Cristiano non può essere un optional. Il guerriero isolato, si sa, soccombe più facilmente. Nella visione di Ezechiele le ossa aride diventano un esercito.

 

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E allora, per citare Isaia (oggi citiamo i grandi!) rinfrancate le mani fiacche, irrobustite le ginocchia vacillanti. La nostra missione è grande: fare di tutta l’umanità un’unica famiglia. La famiglia di Dio.

 

La nostra vita e la Parola

 

Sappiamo che Signore è il tuo nome, e con la tua potente dolcezza vinci i cuori di tutti gli uomini. Radunaci da tutti i confini perché diveniamo i tuoi figli. Che non combattono con potenza e forza ma con il tuo Spirito. Nella nostra lotta quotidiana, ti supplichiamo, Signore. Dacci forza.

 

Padre Elia Spezzano. Ocist

 

 
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GESU' GUARIVA TUTTI: ANCHE ADESSO.

Post n°841 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da sebregon

SANTI SIMONE E GIUDA, APOSTOLI
(sec. I)

 

 

 

 

 

 

   

Lc 6,12-16

 

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.  


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Ecco come Gesù ha scelto i suoi collaboratori: dopo una notte di preghiera. E’ come se ci dicesse che i momenti importanti della vita hanno bisogno di una preparazione interiore e di un forte contatto con Dio. Noi invece ci facciamo spesso prendere dall’ansia di prestazione e siamo così presi dai ragionamenti che riteniamo utili mettere in campo che quasi mai ce ne liberiamo per metterci nudi e crudi davanti al Padre.


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Siamo infatti convinti che tutto dipenda dalla nostra preparazione, dal nostro essere all’altezza mentre invece è solo l’incontro profondo con il Signore che ci potrà far vedere ogni cosa alla luce dell’eterno. Ho usato di proposito la parola ‘eterno’ perché in effetti solo ciò che può rimanere in questa dimensione ha la dignità d’essere vissuto.


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Così è come se costruissimo un pezzo alla volta la cattedrale della nostra vita in collaborazione con il grande Architetto non solo per questo nostro mondo ma anche per quello futuro. Ora dobbiamo interrogarci su come viviamo questo contatto con le parole e le azioni del Signore Gesù. Infatti possiamo rapportarci a ciò che è avvenuto 2000 anni solo per tirarne fuori dei buoni insegnamenti come mi è capitato di fare qualche riga più in su ma le ultime righe di questo testo ci chiamano in causa con questa domanda: “Il Signore Gesù che ha guarito allora è solo un uomo del passato o quella forza che usciva da lui è viva ed operante anche adesso?”. E  soprattutto:  "E' qui vivo con me, con te, con noi o semplicemente è un grande saggio morto come tutti e di cui possiamo gustare solo la grandezza della narrazione?


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Vorrei solo indicare una cosa per capire di fronte a Chi siamo: nessuno dei sapienti di questo mondo o dei fondatori di religioni ha in vita predetto con particolari precisi non solo la propria morte  ma anche il suo vincerla con la resurrezione. Ciò che ho scritto non vuole provare niente ma solo mettere davanti all’intelligenza di tutti qualcosa legato al sano buon senso di un lettore non prevenuto. La vita di Gesù in tal senso è così straordinaria e così ricca di riferimenti storici legati alla sua persona che solo un Dio poteva pensare e mettere in atto un simile prodigio. Ora dal momento che secondo la testimonianza dei suoi discepoli  Gesù è risorto allora la sua azione non è più legata solo al suo tempo ma ad ogni tempo.


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Gesù, il vivente, anche oggi ci dona il suo bene solo che gli diamo la possibilità di entrare nel nostro cuore. Infatti a Lui non si arriva per via di ragionamenti o dimostrazioni ma  grazie ad un iniziale fidarsi di coloro che ce ne parlano in modo sincero indicandoci una via di vera libertà ed amore.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, aumenta il numero di coloro che hanno il coraggio di esporsi alle parole ed ai fatti Gesù in modo da farsi trascinare dal suo stesso infinito amore per il Padre celeste e la nostra umanità.



Michele Sebregondio

 
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LA VITA NON SMETTE MAI DI OFFRIRE POSSIBILITA' SOLO CHE NOI LO CREDIAMO

Post n°839 pubblicato il 25 Ottobre 2014 da sebregon

XXIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - SABATO




 

 

 

 

 

 

 

Lc 13, 1-9

 
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».


Di questo brano mi colpisce soprattutto la conclusione della parabola. Una possibilità in più data all’albero di fico, che il padrone vuole far tagliare perché non produce frutti da tre anni. Mi colpisce in senso positivo, perché mi fa pensare a quanto spesso, nelle nostre relazioni, non diamo agli altri un’altra possibilità e diamo per scontato che non ci sia più  nulla da fare. Mi sembra una buona occasione per riflettere sull’importanza di avere fiducia nell’ulteriore possibilità: se la concediamo agli altri, è verosimile che gli altri la concedano a noi…






Alessandra Callegari

 
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LA VITA HA BISOGNO D'ESSERE VISSUTA CON IL FUOCO DELL'AMORE SOLO COSI' SI ACCENDE E NON SI DEPRIME

Post n°838 pubblicato il 22 Ottobre 2014 da sebregon

XXIX SETTIMANA  - GIOVEDÌ

 

 

 

 

 

 

 

Lc 12, 49-53


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».  

 

Le parole iniziali di questo brano ci parlano della determinazione con cui il Signore è venuto a portare su questa terra il regno del Padre, ma nello stesso tempo della sua sottomissione  agli ingranaggi temporali di questo mondo fino a dare il massimo della sua testimonianza nel momento della morte. Si è sottomesso al tempo occorso perchè il mondo iniquo, ma anche quello buono, percepisse il significato della sua presenza e del suo messaggio.

 

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Non è venuto su questa terra per dare un annuncio di salvezza che richiedesse una risposta immediata. Egli si è sottomesso alla maturazione dei tempi perchè ognuno potesse farsi un'idea della sua persona. Gesù quindi da una parte vuole che  il fuoco si accenda subito ma dall'altra aspetta che tutto si compia nel cuore delle persone.  E così avviene anche per la nostra vita: Egli pazientemente aspetta che  ci accorgiamo di Lui senza smettere però di inviarci tanti aiuti ed invitarci ad essere dei suoi. Gesù ,che noi immaginiamo sempre nella pace , qui ci dice d'essere angosciato finchè non si compia   il suo battesimo di fuoco,e cioè la sua morte , per poterci  rivelare l'amore  del Padre e la sua volontà di perdonare sempre  i nostri peccati .

 

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Tuttavia nonostante questa sua offerta di grazia e di perdono Gesù sarà per molti motivo di divisione e addirittura una pietra d'inciampo. "Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion  una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d’inciampo e pietra di scandalo. Loro v’inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati” (1Pt 2,4-8).

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Queste ultime parole di Pietro non vogliono condannare chi non crede in Gesù ma sono rivolte a tutti gli operatori di iniquità come pure a tutti coloro che, conoscendo Gesù,   preferiscono le opere del loro padre e cioè il diavolo, il divisore che porta la morte. Gesù è vero provoca divisione tra le persone perchè li porta  a scegliere da che parte stare ma è anche vero che egli spera sempre in un pentimento  dei malvagi a differenza  del suo antagonista, il diavolo, che divide sempre con lo scopo di far morire.   

 

La nostra vita e la Parola

 

 

Spirito Santo, che ci sei stato donato da Gesù nel momento della sua morte come testimone della sua totale dedizione in nostro favore , aiutaci ad avere un pò di quel suo incondizionato amore. 

 

Michele Sebregondio

 

 
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IL SIGNORE SI METTE A SERVIRCI SE LO DESIDERIAMO CON INTENSITA' ED AMORE

Post n°837 pubblicato il 20 Ottobre 2014 da sebregon

 

XXIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ









 Lc 12, 35-38 


 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».  

 


Queste parole del Signore Gesù vogliono aiutarci  a fare un punto sulla nostra situazione esistenziale per vedere come stiamo vivendo e cioè qual’è la qualità della nostra vita. Stiamo per caso vivendo in acque stagnanti dove non succede nulla ma tutto si subisce? O viviamo come parte di un ingranaggio che deve affrontare una dopo l’altra le situazioni della vita senza alcuna cassa di risonanza che dia senso e profondità a ciò che facciamo? E possiamo ancora continuare a chiederci se viviamo perché respiriamo o la nostra vita ha un progetto o un qualcosa che ci scalda il cuore e che ci fa cominciare la giornata con un sorriso perché ci è stata donata un’altra possibilità per accogliere ciò che verrà. Gesù ci dice chiaramente come vuole che siamo: anzitutto vuole un essere umano sveglio e  pronto e cioè con la consapevolezza che la  vita non la si vive da soli o soltanto per servire ai propri bisogni (un esame di coscienza a questo punto ci farà vedere come sono i rapporti con gli amici ed i conoscenti e se vi sono dei buchi neri da chiudere definitivamente perché fonte di malessere  o se invece siamo chiamati a dare un nostro contributo sincero perché la situazione ce lo richiede),


.



.

poi il Signore ci vuole con la lampada accesa e cioè avendo usato tutta la nostra intelligenza per arricchirci e capire in quale contesto culturale  viviamo per saper dare all’occorrenza anche il nostro contributo ( siamo calati nel reale a 360 gradi e non completamente avulsi dai processi storici che coinvolgono la vita di milioni di persone?).


.


.

Ad un passo successivo di lettura di questo brano occorre   capire che l’immagine del padrone che torna dalle nozze   è quella di Gesù nel momento in cui bussa alla nostra porta. Ed allora può succedere che egli bussi e noi siamo occupati a fare qualcos’altro. Se siamo un po’ sensibili avvertiamo una certa mancanza del Signore o che egli ci sta chiedendo d’entrare. Poi però quella Sua voce la lasciamo cadere o magari diciamo a noi stessi :’dopo’ , ma dopo quando?   E così cresce in noi una certa durezza di cuore che nei casi peggiori non riesce più ad avvertire i richiami continui del Maestro che ci ama e che ci vede diventare sempre più insensibili e votati solo alle cose di questo mondo da cui speriamo di trarre ogni profitto.


.



.

Intanto la lampada del nostro spirito, quello vero di figlio/a  di Dio, si va spegnendo e noi veniamo catapultati nei gorghi di questo mondo che non brama altro che vederci staccati da ogni fondamento per farci ballare la tarantella dei suoi desideri e dei suoi lustrini per poi farci piombare in una depressione opprimente. Gesù invece vuole che  abbiamo con Lui un vero rapporto d’amore, di un amore che non può mai deludere  perché fondato non solo su una storia della salvezza ma anche da momenti in  lo abbiamo sperimentato, forse solo quando eravamo bambini. Certo questo lo dico per chi ha avuto la fortuna di conoscerLo mentre per coloro che hanno altri riferimenti religiosi o valoriali la cosa non cambia se al centro mettono il servizio ai propri fratelli e non la difesa dei propri privilegi. Un’ultima parola legata al paragone portatoci da Gesù. Quando la vita viene vissuta a guisa di un lavoro fatto sotto costrizione (come per i servi che si danno da fare solo quando c’è il padrone ma non lo amano)  allora di certo mancherà quel fuoco e quell’attesa del nuovo perché non si spera piùniente dall'esterno. Gesù è nuovissimo, è la fonte del vero amore per cui qualsiasi altro amore che voglia prendere totalmente il suo posto presto sarà fonte di una feroce delusione.


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Se invece Egli è al primo posto tutto ci verrà donato e Gesù stesso si metterà a servirci.


 La nostra vita e la Parola


Spirito Santo che ci sei stato donato dal Risorto aiutaci ad essere sempre vigilanti perché possiamo accogliere il dono del Padre celeste quando si concretizza negli scenari della nostra quotidianità.


Michele Sebregondio 

 
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IL SIGNORE DI METTE A SERVIRCI SE LO DESIDERIAMO CON INTENSITA' ED AMORE

Post n°836 pubblicato il 20 Ottobre 2014 da sebregon

 

XXIX SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MARTEDÌ

 


 

 

 

 



 Lc 12, 35-38 


 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».  

 


Queste parole del Signore Gesù vogliono aiutarci  a fare un punto sulla nostra situazione esistenziale per vedere come stiamo vivendo e cioè qual’è la qualità della nostra vita. Stiamo per caso vivendo in acque stagnanti dove non succede nulla ma tutto si subisce? O viviamo come parte di un ingranaggio che deve affrontare una dopo l’altra le situazioni della vita senza alcuna cassa di risonanza che dia senso e profondità a ciò che facciamo? E possiamo ancora continuare a chiederci se viviamo perché respiriamo o la nostra vita ha un progetto o un qualcosa che ci scalda il cuore e che ci fa cominciare la giornata con un sorriso perché ci è stata donata un’altra possibilità per accogliere ciò che verrà. Gesù ci dice chiaramente come vuole che sia chi gli sta vicino: anzitutto vuole un essere umano sveglio e  pronto con tutto l‘occorrente che ci vuole e cioè con la consapevolezza che la propria vita non la si vive da soli o soltanto per servire ai propri bisogni ( un esame di coscienza a questo punto ci farà vedere come sono i rapporti con gli amici ed i conoscenti e se vi sono dei buchi neri da chiudere definitivamente perché fonte di malessere  o se invece siamo chiamati a dare un nostro contributo sincero perché la situazione ce lo richiede), poi il Signore ci vuole con la lampada accesa e cioè avendo usato tutta la nostra intelligenza per arricchirci e capire in quale contesto culturale  viviamo per saper dare all’occorrenza anche il nostro contributo ( siamo calati nel reale a 360 gradi e non completamente avulsi dai processi storici che coinvolgono la vita di milioni di persone?). Ad un passo successivo di lettura di questo brano occorre   capire che l’immagine del padrone che torna dalle nozze   è quella di Gesù nel momento in cui bussa alla nostra porta. Ed allora può succedere che egli bussi e noi siamo occupati a fare qualcos’altro. Se siamo un po’ sensibili avvertiamo una certa mancanza del Signore o che egli ci sta chiedendo d’entrare. Poi però quella sua voce la lasciamo cadere o magari diciamo a noi stessi :’dopo’ , ma dopo quando?   E così cresce in noi una certa durezza di cuore che nei casi peggiori non riesce più ad avvertire i richiami continui del Maestro che ci ama e che ci vede diventare sempre più insensibili e votati solo alle cose di questo mondo da cui speriamo di trarre ogni profitto. Intanto la lampada del nostro spirito, quello vero di figlio/a  di Dio, si va spegnendo e noi veniamo catapultati nei gorghi di questo mondo che non brama altro che vederci staccati da ogni fondamento per farci ballare la tarantella dei suoi desideri e dei suoi lustrini per poi farci piombare in una depressione opprimente. Gesù invece vuole che  abbiamo con Lui un vero rapporto d’amore, di un amore che non può mai deludere  perché fondato non solo su una storia della salvezza ma anche da momenti in  lo abbiamo sperimentato, forse solo quando eravamo bambini. Certo questo lo dico per chi ha avuto la fortuna di conoscerLo mentre per coloro che hanno altri riferimenti religiosi o valoriali la cosa non cambia se al centro mettono il servizio ai propri fratelli e non la difesa dei propri privilegi. Un’ultima parola legata al paragone portatoci da Gesù. Quando la vita viene vissuta a guisa di un lavoro fatto sotto costrizione (come per i servi che si danno da fare solo quando c’è il padrone ma non lo amano)  allora di certo mancherà quel fuoco e quell’attesa del nuovo perché si sono chiusi i boccaporti del proprio io. Gesù è nuovissimo, è la fonte del vero amore per cui qualsiasi altro amore che voglia prendere totalmente il suo posto presto sarà fonte di una feroce delusione.. Se invece Egli è al primo posto tutto ci verrà donato e Gesù stesso si metterà a servirci.


 La nostra vita e la Parola


Spirito Santo che ci sei stato donato dal Risorto aiutaci ad essere sempre vigilanti perché possiamo accogliere il dono del Padre celeste quando si concretizza negli scenari della nostra quotidianità.


Michele Sebregondio 

 

 
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GRAZIE A GESU' IL REGNO E' IN MEZZO A NOI E SOLO CON IL CUORE LO SI PUO' VEDERE

Post n°835 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da sebregon

 


18 OTTOBRE
  SAN LUCA EVANGELISTA


 



  Lc 10, 1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». 


Le istruzioni di Gesù sono sorprendenti. Nessun manuale da seguire ma sopra tutto nessuna idea o credo da diffondere e tantomeno lezioni da impartire.Viaggiare leggeri da tutti i punti di vista. Mantenersi liberi da tutto ciò che ci lega, da contenuti da trasmettere, da riferimenti culturali e storici.

 

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Una rivoluzione per il suo contesto. Forse per seguire le indicazioni di Gesù noi ci sentiamo troppo ricchi e potenti e colmi di sapere, per rischiare di perdere tutto e di farsi ammazzare. La mia non è una condanna della ricchezza e della cultura ma lo stile e le parole di Gesù ci dicono,  che solo un orecchio nudo, quello cioè di un essere che ha abbandonato le protezioni e i poteri con cui solitamente si fa scudo, può avvicinarsi e  all’altro, per introdursi a  quello spiazzamento che è il Regno dei Cieli.

 

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Perché il Regno è un rovesciamento dell’ordine che conosciamo.E quì, Luca racconta un Gesù che dà istruzioni per compiere degli  atti e non per diffondere un pensiero.  Questo agire di Gesù è stato uno spiazzamento nel suo contesto. Anche noi dobbiamo agire uno spiazzamento nel nostro contesto se veramente ci interessa il fare di Gesù .

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Se lo facciamo, ritroveremo in questo nuovo agire il Suo amore umile e segreto che tutto sopporta, che tutto protegge che tutto rinnova e che a tutto da inizio.


Livio Cailotto

 

 

 
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I PROFETI LI UCCIDIAMO COSI' PERDIAMO ANCHE LA NOSTRA VITA

Post n°834 pubblicato il 15 Ottobre 2014 da sebregon

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. - GIOVEDÌ
 

 

 

 

 

 

 

 

 


 
 
Lc 11, 47-54


 
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. 


 

Ognuno di noi può misurare quanto somigliamo agli scribi ed ai farisei, quanto ci riteniamo superiori e quanto nascondiamo agli altri la chiave della conoscenza che potrebbe aiutare la loro vita. Dal pulpito in cui ci collochiamo infatti crediamo di possedere ciò che ci permette di affrontare la vita nel modo migliore rispetto alle ristrettezze in cui si barcamenano gli altri.

 

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Qualche volta però incontriamo persone che senza tanta cultura ci testimoniano con molta semplicità grandi cose. Gesù però qui ci parla di una conoscenza che dovrebbe essere donata dagli scribi e dai farisei e che invece essi tengono nascosta nei forzieri della loro mente  dove non può far altro che ammuffire.

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Questa conoscenza è legata ai tesori racchiusi nella  parola che Dio nei secoli aveva rivolto al suo popolo. Una parola piena di verità, di giustizia e di rivelazioni sulla profondità dell’amore divino  che, rimanendo osteggiata, nella mente di questi sapientoni non arrivava ad essere fermento vivo dei  destinatari a cui era rivolta.

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Anche oggi capita sia presso i sacerdoti ordinati che in quelli comuni che questa parola rimanga imbalsamata e trasmessa, forse non in maniera meccanica perché non si può negare che vi sia anche cultura nel modo in cui la si dà, ma senza quell’afflato,  quell’aratura personale e quell’interiorizzazione propria che solo possono permettere di avvolgerla con lo spirito che il Signore dà quando gli si chiede di illuminarci .


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Questo modo di accostarsi alla parola sia dei dottori della legge che dei farisei, come  di noi quando gli somigliamo, non produce altro che morte. E’ come non dare acqua alle piante dell’orto nei giorni in cui il sole è cocente: tutto muore. E forse anche la nostra società occidentale, proprio per questa carenza di parola di Dio vissuta e donata, sta andando verso il decollo e la sua fine.

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Certo se avessimo avuto più santi e testimoni forse non ci troveremmo in questa situazione tragica in cui versa il mondo. Ma non è mai troppo tardi ed oggi occorre essere  portatori nell’oggi della parola del Signore sia nella nostra chiesa sia altrove nel caso non fossimo accettati dai circuiti tradizionali perché di  sicuro saremo aiutati dallo Spirito Santo. Dobbiamo però avere coraggio e costanza.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo che vuoi che le parole divine arrivino nel cuore degli uomini aiuta quanti sentono il desiderio di farla conoscere e dai loro la forza ed il coraggio di annunciarla.

 

Michele Sebregondio

 
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OGGI SI GUARDA PIU' ALLA FORMA CHE AI CONTENUTI MA COSì LA VITA NELLA SUA INTEREZZA SCIVOLA VIA

Post n°833 pubblicato il 13 Ottobre 2014 da sebregon

XXVIII SETTIMANA DEL T.O. - MARTEDÌ
 


 

 

 

 

 

 

 

Lc 11, 37-41
 
 
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro». 

Un invito chiarissimo alla verità… a non privilegiare ipocritamente l’apparenza, a scapito della sostanza. Il brano è così immediato nella sua brevità ed evidenza, da non richiedere tanti commenti. Del resto, l’invito a essere “puri di cuore” percorre tutto il vangelo.

 

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Ma qui la sottolineatura della “pulizia” esterna – le abluzioni –, così farisaicamente fondamentale per i difensori della legge, appare tanto più “stolta”: quel che Gesù evidenzia èche il rispetto cieco per le regole si accompagna alla chiusura del cuore. 

 

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Viene condannato in generale l’atteggiamento di chi predica bene e razzola male, di chi si vanta della propria capacità di rispettare le norme e poi non sa avvicinarsi agli altri davvero, di chi pensa che basti recitare a memoria le scritture e non si cura poi di mettere in pratica l’amore nel quotidiano, giorno dopo giorno.Un brano che scuote le coscienze a prescindere, davvero universale.

 

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Alessandra Callegari

 
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LE PAROLE UMANE QUANDO DIVENTANO DIVINE SONO DEI TRAMPOLINI PER ACCEDERE AL CUORE DI DIO

Post n°832 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da sebregon


XXVII SETTIMANA DEL T.O. – SABATO




 

 

 

 

 

 


Lc 11, 27-28

 
In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».



La reazione di Gesù alle parole della donna centrano subito il motivo per cui il Figlio dell’uomo è venuto in questo mondo e cioè quello di aprire un canale a banda infinita tra Dio e l’uomo. Gesù si vive come uno  che rimanda i suoi interlocutori a Dio e alla sua Parola. Questa può essere una Parola diretta al cuore dell’uomo per via di quella coscienza che lo attira verso il bene, come dote di cui è stato munito dal Creatore, ma è soprattutto una Parola storica che Egli ha iniziato a rivolgere ad Abramo e per  più di un millennio fino a Gesù,   parola esplicita del Padre. 


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Ora cerchiamo di capire come mai il Padre non ci ha inviato solo Gesù a dirci la sua Parola ed invece ha preferito farla precedere da quella detta e poi scritta nella lunghissima tradizione legata al popolo ebraico. Per rispondere a questo interrogativo è bene allargare il nostro orizzonte ed allora vediamo come il bene, la verità ed il bello, in qualsiasi regione  si presentino alla nostra sensibilità quando li si accoglie, hanno una carica di semplicità e di splendore  che subito ci convincono del loro valore.


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Questo per dire che non ci manca la capacità di riconoscere la bontà, la verità e la bellezza tuttavia sappiamo pure che l’accesso a questo livello di riconoscimento non è così facile e non per il loro sottrarsi alla nostra comprensione ma per insensibilità in cui negli anni abbiamo rifiutato di  esporci alla loro azione. E così proprio per questa nostra durezza di cuore Dio ha scelto di parlarci ripetutamente lungo i secoli.


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Noi dunque abbiamo bisogno di ripetizione ma anche Dio ha bisogno   di un lungo parlare con la nostra storia umana proprio perchè il suo essere divino non può specchiarsi solo nel linguaggio di una singola generazione o nell’accoglienza o rifiuto di un singolo spicchio di umanità. Se così fosse la sua Parola somiglierebbe a quella  di un grande uomo, saggio quanto si voglia,   ma dove il suo mondo di riferimento sarebbe troppo limitato rispetto all’infinito tesoro che Dio vuole comunicarci.


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E’ come paragonare la profondità  e la quantità d’acqua di un lago con quella di un oceano. Ascoltare questa Parola significa disporsi ad accogliere  qualcosa di più del livello a cui noi siamo arrivati nella comprensione della realtà e cioè un mondo più vasto carico della storia di una Parola che ha vissuto il suo essere stata accettata o rifiutata lungo numerose generazioni.


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Per rispondere poi alla domanda iniziale in cui ci chiedevamo perché non sarebbe bastato avere solo Gesù come unica Parola del Padre dobbiamo dire che è stato per la nostra durezza di cuore che il Padre è stato obbligato ad introdurci a poco a poco nel suo mondo, ma se sempre in una maniera superbamente divina, perché sin dall’inizio di questo suo contatto con l’umanità  Egli  dice sempre la stessa cosa ma con successivi approfondimenti tanto che Gesù può dire  che non era venuto per  abolire ma per completare la legge ed i profeti. Inoltre se avessimo avuto solo Gesù come parola del Padre egli non avrebbe potuto, con i limiti del suo solo linguaggio, comunicare, tanto profondamente e con tanti agganci significativi e rivelativi nel passato, non solo con l'umanità del suo tempo ma di tutti i tempi. 


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Davanti all’attuale mia coscienza di uomo sapere che il contatto con Dio e la sua parola non è qualcosa di limitato ad una sola generazione mi dà  una apertura dove la mia mente si vede proiettata, come si dice oggi, in una interfaccia infinita. E poi è ancora più consolante sapere che ciò che passa dalla Parola al cuore dell’uomo non è frutto solo della sua capacità di comprensione ma dono dello Spiro Santo e ciò ci fa capire che esporsi a Dio ed alla sua Parola è entrare  a far parte di una grande avventura dove si è invitati ad amare Dio intanto che si cresce e si viene liberati da ogni sorta di interiori oppressioni. 


La nostra vita e la parola


Spirito Santo che sempre ci dai luce per accostarci alla Parola  fa che non ci contentiamo solo delle parole umane ma soprattutto cerchiamo  quelle divine del Padre e del suo figlio Gesù.

 

Michele Sebregondio

 
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IL PADRE NON CI DONA COSE MA SE STESSO NEL SUO AMORE VERSO IL FIGLIO CHE LO CORRISPONDE NELLO SPIRITO SANTO

Post n°831 pubblicato il 08 Ottobre 2014 da sebregon

XXVII SETTIMANA DEL T.O. - GIOVEDÌ
 

 




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 Lc 11, 5-13


 
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

 


Mentre si leggono queste parole di Gesù si rivà con il pensiero a tutte le volte che si è chiesto qualcosa a Dio e ne siamo usciti con l’impressione di non avere ottenuto niente. Nello stesso tempo però queste parole non si rivolgono solo al nostro esserci sentiti esauditi o meno ma vanno dritti dritti a chiederci che tipo di richieste abbiamo fatto al Signore e con quale intensità.


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E’ vero possiamo chiedere tutto al Signore e Lui ci stimola a farlo ma, c’è un “ma” e riguarda ciò che come figli di Dio è bene chiedere al Padre celeste ed anche con quale motivazione. Infatti non mi sembra dignitoso che un essere umano si comporti come un bambino capriccioso chiedendo ad ogni piè sospinto favori e miracoli come se il Padre celeste fosse una lampada di Aladino con il genietto pronto ad esaudire qualsiasi richiesta.


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E mi viene dunque da pensare che tra noi ed il Padre esiste come uno spazio interiore in cui Egli ci aiuta a capire come e cosa chiedergli. Tornando poi all'esempio di Gesù vediamo che ci dice altre due cose oltre al suggerimento di chiedere con insistenza e cioè ci viene suggerito di chiedere qualcosa sempre partendo da una necessità di vita ed  a beneficio di terzi.


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Ora però dobbiamo spostarci sulla considerazione d’apertura di questo commento e porci ancora la domanda: Che dire delle richieste di tutti quei malati che pregano per la loro guarigione? Richieste che sono continue e soprattutto, se si guarda al loro numero quasi infinito, totalmente inevase? Vuol dire allora che le parole di Gesù non corrispondono al vero?  Impossibile ed allora dobbiamo calarci meglio nella comprensione del testo e così ci accorgiamo che Gesù alla fine del brano non ci dice che tutte le richieste saranno esaudite ma che se la nostra richiesta è costante e fiduciosa otterrà dal Padre celeste d’essere  sempre ascoltata sia quando è evasa con un aiuto concreto  sia quando sembra non succedere niente perché in tutti e due i casi egli ci dona lo Spirito Santo.


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Il Padre ci dà molto di più di ciò che noi chiediamo perché ci dà se stesso mentre ama il suo Figlio Gesù e dunque, trascinandoci in questa circolarità d’amore, ci fa rivedere la nostra richiesta sotto una angolazione diversa  collocandola in un suo disegno, per noi non immediatamente percepibile, ma di sicuro grande e luminoso.


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Rimane comunque per noi confortante sapere che non siamo soli ed abbandonati a noi stessi ma che abbiamo  a disposizione un canale sempre aperto ed accogliente sul Padre  e che non dobbiamo pagare come invece avviene per i nostri qui sulla terra. Un canale che più è transitato dal nostro cuore più implementa una banda che da ristretta diventa sempre più larga ed allora che vogliamo di più?


La nostra vita e la Parola


Spirito Santo, che ci vieni donato sempre dal Padre, fa che le nostre richieste siano sempre accompagnate dal volere un incremento della Tua presenza in noi anche se nello stesso tempo chiediamo qualcosa per noi e per i nostri fratelli.

 

Michele Sebregondio

 

 
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LA LOTTA TRA IL BENE ED IL MALE E' REALE E PASSA LUNGO LA VIA DELLA NOSTRA LIBERTA'

Post n°830 pubblicato il 07 Ottobre 2014 da sebregon

7 OTTOBRE

BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO

 


 

 

Lc 11,15-26


 In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».

 

Una pagina difficile da commentare, lo ammetto. Al punto che, per farlo, ho letto alcuni commenti “ufficiali”. La metafora dell’uomo forte e bene armato, vinto da uno più forte di lui, che ritorna nella casa “spazzata e adorna” per riappropriarsene, mi è divenuta così più chiara: Satana, vinto da Gesù, torna se l’uomo non è pronto… e la condizione di quell’uomo diventa peggiore di prima. Io non parlo mai di Satana perché non ho mai ritenuto di “personalizzare” il male, e quindi non ci credo.

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E ogni volta che lo trovo citato, mi rendo conto che sono un po’ a disagio, perché questo “male sostanziato” non appartiene alla mia visione del mondo. Per indicare quello che chiamo “malessere esistenziale” dell’essere umano uso un’altra metafora, quella dell’ego (personalità, carattere, struttura nevrotica, maschera, corazza caratteriale che dir si voglia), ed è nella struttura caratteriale che vedo la fonte e la spiegazione della “nevrosi” umana (il demone della situazione).

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La struttura caratteriale viene “costruita” da ciascuno di noi nel corso dei primi anni della nostra vita, a fronte di un ambiente percepito come non amorevole se non ostile, ed è una struttura difensiva e di adattamento, quindi sotto certi aspetti funzionale; diviene disfunzionale negli anni, perché irrigidita  e cristallizzata in schemi ripetitivi, sia dal punto di vista cognitivo (le nostre idee sul mondo), sia da quello emotivo (i nostri atteggiamenti e comportamenti automatici e i copioni ripetuti), sia da quello corporeo/energetico.

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L’uscita dello spirito impuro” la traduco piuttosto con “lavorare su di sé”, con un percorso di terapia o relazione d’aiuto, con la meditazione, con la preghiera, con l’autoconoscenza e con l’impegno quotidiano di una riflessione su di sé, coscienza riflettente che è propria appunto dell’essere umano. Detto ciò, è la frase di Gesù “Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde” che mi interessa e mi tocca maggiormente. Mi viene da dire: dov’è l’apertura, l’accoglienza dell’altro, che pure contraddistingue il messaggio di Gesù in tante pagine? Perché se, di nuovo, chi è “contro” è Satana, torniamo a quanto detto prima: non credo a un male personificato.

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Se chi è “contro” è invece il singolo individuo, il mio sentire mi porta ad avere fiducia che, in qualsiasi momento, un essere umano possa trasformarsi intervenendo sulla struttura egoica e aprirsi all’amore, alla vita, alla verità. E quindi la frase di Gesù mi sembra forte, senza appello. Il libero arbitrio dell’uomo – di cui sono fermamente convinta – lo può portare in qualsiasi momento a decidere di lavorare su di sé e sulla propria maschera, per far fiorire l’essenza, i propri talenti.

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E ci credo talmente che ho scelto di fare un lavoro, quello del counselor, che si fonda proprio su questa profonda convinzione.

 

Alessandra Callegari

 
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FRANCESCO CAMMINA DAVANTI A NOI INDICANDOCI IL MISTERO DI DIO MENTRE ABBRACCIA TUTTO L'UNIVERSO

Post n°829 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da sebregon

4 OTTOBRE
SAN FRANCESCO D'ASSISI


 


 

  

 

 

 


Mt 11,25-30

  In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

Ascoltare oggi questo vangelo nel giorno di San Francesco fa collidere e rigermogliare dentro di me esperienze vissute e ancora da vivere. Il mio incontro con lo Spirito di Francesco è fatto di incontri.Il cielo e la terra. Mi interessa non tanto che cosa sono, ma che relazione c’è tra di loro. Io certo ancora non ho capito molto.Il francescanesimo in carne ed ossa che ho incontrato nella mia giovinezza si chiama Lorenzo Cantù, un laico che scriveva: “Nel discernimento un aiuto prezioso è saper ascoltare il mistero che c’è in ognuno, consapevoli che la vocazione chiede di essere testimonianza nello stile della gratuità, di contagio della fede gioiosa, di una persona dalla vita normale, specialmente attraverso il dialogo amichevole e fraterno.”

 

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Vedere nell’altro il cielo e la terra. Sono parole che si possono ben adattare al Francesco di oggi che vive a Roma. E su questa strada io riconosco una carità derivata dal Cristo in molte forme di aiuto e di terapia, anche quando non si parla il linguaggio cristiano. Un esempio di fracescanesimo terapeutico che ho incontrato è quello di uno psichiatra-etologo che conduce la sua terapia volta a  curare i suoi pazienti dalle diverse dipendenze, attraverso una riduzione di spazio fisico e relazionale, che vista dall’esterno, potrebbe sembrare violenza. Ma invece sedere in una stanza semibuia, tutti in un cerchio fitto e denso senza alcun anello mancante, (la sicurezza di stare nel branco che ti limita e ti protegge) dà sicurezza, e permette ai partecipanti di contattare e riconoscere le emozioni più profonde e di provare ad esprimerle in un luogo che da sicurezza.

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Ecco in queste esperienze si guardano e si contrappongono la ricerca dell’irraggiungibile e la nostra umanità e la nostra fragilità. È un rito di incubazione e liberazione per assumersi il Suo giogo sulle spalle e trovare ristoro e riposo per la nostra vita.Per unire il cielo e la terra abbiamo bisogno di un rito.

 

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I luoghi e gli ambiti in cui questo rito può compiersi sono molti e diversi. E quando avviene, che qualunque sia il potente tumulto delle nostre immagini e delle nostre rappresentazioni, noi possiamo tornare ad amare, amare noi stessi, amarci l’un l’altro, allora si compie il rito che ci riposiziona, che ci libera e siamo nel cuore della risurrezione.


Livio Cailotto

 
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NON SIAMO SOLI , IL MISTERO CHE CI AVVOLGE E' GRANDE E GLI AIUTI NON MANCANO

Post n°828 pubblicato il 01 Ottobre 2014 da sebregon

 

E' con gioia che riprendiamo i commenti alla Parola di Dio il martedì, il giovedì ed il sabato di ogni settimana. I passi sono presi dalla liturgia romana del giorno. La novità di questa edizione che durerà fino alla metà di luglio del 2015 è che si possono fare liberamente dei commenti da parte dei visitatori. La Parola di Dio è luce per i nostri passi e noi ne vogliamo essere  gli umili portatori nel piccolo spazio di questo blog. Dal momento poi che iniziamo con la festa degli Angeli custodi allora affidiamo   loro autori e lettori perchè traggano beneficio da questa loro comune esperienza.

 

 

 

2 OTTOBRE 
SANTI ANGELI CUSTODI

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Es 23, 20-23

 
Così dice il Signore: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.Il mio angelo camminerà alla tua testa». 



 
Chi ha visto un angelo per quello che è? Nessuno. La nostra vista non può aprirsi alla sua reale presenza perché la realtà angelica non può essere ridotta alla dimensione dei nostri sensi ma solo secondo una luce che noi possiamo percepire.  Per noi tuttavia non è importante la sua visione quanto credere che egli ci sia vicino, come dono del Padre celeste, per proteggerci ed illuminarci.

 

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L’angelo custode  agisce senza che noi ce ne accorgiamo ma il suo operare deve comunque trovare nell’uomo un’apertura dove la sua azione possa essere efficace. Solo così egli può agire. Apprendiamo poi dal testo dell’Esodo egli ci parla e cioè ha con noi una comunicazione reale. E come dobbiamo intenderla? 

 

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 Sicuramente essa si manifesta attraverso  quelle intuizioni che nel corso della giornata emergono dal profondo della nostra coscienza  indirizzandoci verso il bene. Il nostro problema è che pur percependo la sua voce la rendiamo simile a quella di tante altre fonti. E così non la prendiamo davvero sul serio e non gli diamo quel peso di  grazia che  essa ha.

 

 

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Per crescere allora nel rapporto con il nostro angelo custode dobbiamo smorzare l’impeto del nostro io che vuole dominare su tutto e soprattutto concederci il tempo per discernere bene tra le voci che arrivano al nostro cuore. Diversamente il cuore diventa duro e la voce angelica viene percepita sempre più fievole.

 

 

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Quando invece il cuore è leggero allora si percepisce la sua presenza e si affronta il mondo con più gioia perché si sa che si ha davanti a sé il proprio Angelo… ed allora è tutta un’altra vita. Infatti se l’Angelo cammina alla nostra testa ciò significa che ci apre la strada e ce la spiana.

 

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Tuttavia ci si potrebbe chiedere se sia proprio necessario avere una particolare attenzione e devozione  agli angeli dal momento che ci viene più immediato rivolgerci direttamente a Dio. E la risposta che mi viene in mente è che se Dio ce li ha donati come protettori ed a noi immediatamente vicini è perché ci vuole umili.

 

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Noi vorremmo subito puntare in alto, a Dio, e per carità niente da ridire, ma il suo consiglio è quello di allenarci con la loro presenza per aspirare ai successivi passi di grazia che il Signore ci prepara. Gli angeli sono i nostri commissari tecnici che ci preparano, ci allenano per farci andare davvero in alto. L’abitudine poi di pregare con i propri angeli dà le ali alla nostra preghiera che non deve essere mai solitaria.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo, che sei per eccellenza il nostro principale compagno di viaggio su questa terra quanto sei infinitamente generoso e grande nel tuo essere divino se hai voluto donarci anche gli angeli come nostri fratelli e protettori in questa vita.

 

Michele Sebregondio

 
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