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Il caso Kaufman

Post n°15 pubblicato il 11 Novembre 2005 da cattivocomepochi

Romanzo a puntate? Per ora pubblico i primi due capitoli... Poi si vedrà...

I.

A quei tempi

                                                Norimberga,1960   

“Se sono pentita?… Francamente, non capisco di che cosa dovrei essere pentita… Le rispondo subito, perché negli anni scorsi ci ho pensato spesso  all’intera faccenda, al caso, come lo chiama lei. Ma non ho mai avuto pentimenti. Però, ecco, sì, questo posso dirlo: umanamente, mi è sempre dispiaciuto  per il vecchio. Era una brava persona, non era uno sporcaccione  o, almeno, prima   non lo era mai stato. Mai una lamentela da parte di una cameriera, di una governante, di una sua commessa… Sa, era ricco e dopo la morte della moglie, si poteva pensare che… Insomma, lei mi capisce, un uomo solo può avere  le sue esigenze.  E, invece, niente di niente: un sospetto, una voce, un sussurro, uno sguardo.  Io me ne sarei accorta subito. E, invece, un giorno arriva quella lì, con quella faccia da santarellina (sono le peggiori). Lo provocava, in continuazione. Figurarsi, un vecchio, a quell’età, dopo tanti anni di vedovanza, con quel po’ po’ di ragazza  bionda, una gattamorta che gli scodinzolava sempre intorno. Che   sfacciata…! E il tono che si dava? Se ci ripenso…. No, dicevo, il vecchio,  mi ha fatto pena, sin dall’inizio. Si capiva che aveva perso la testa. Nel quartiere volevano, sì, vabbé, insomma, volevamo dare una lezione a tutti e due, certo, nessuno poteva pensare che lui sarebbe finito così male: che orrore, la testa. Tante volte l’ho  sognata  di notte, mi vengono i brividi… E’ buio, sono nella mia stanza,  a letto e a un certo punto, insieme a un gran freddo,  compare  la testa: sì, solo la testa, il corpo non c’è, o almeno non si vede e mi chiama: “Eva, Eva”…  Io rispondo: “Testa del signor Leo, cosa vuoi da me?”. E lui, ancora: “Eva, Eva”.  Ma non mi dice altro. Una volta  – parlo sempre del sogno – gli ho detto, a brutto muso: “Ma perché vieni da me e non vai da quel giudice, che il diavolo se lo porti,  mi pare si chiamasse Ratterberg o qualcosa di simile. Ma a me lasciami in pace, che non c’entro”. Credo che abbia capito, perché questo sogno era più frequente  nei primi anni. Ora solo qualche volta, ogni due,  tre anni. Però, qualche volta, torna.  Lei penserà: sono i rimorsi di coscienza. No, non è così o almeno non credo. Di giorno, a freddo, con il ragionamento, ci ho pensato e ripensato e non ho trovato nulla  da rimproverarmi. Ripeto: a noi sembrava giusto dare una lezione di decenza a quei due: la cosa era troppo sfacciata.  Lei non può capire, è troppo giovane: oggi i giovani si baciano per le strade, si danno al libero amore,  fumano la droga e nessuno reagisce.  Sono i tempi, vero?  Ebbene: anche quelli erano i  tempi, quei due erano scandalosi, facevano una cosa disdicevole sotto molti punti di vista.  E, per di più,  era una cosa grave contro la legge. Se erano leggi ingiuste, io non lo so. Di certo non le ho fatte io. Le leggi, caro signore, le fanno i potenti: e noi poveracci, che sgobbiamo tutto il giorno, non possiamo far niente, se non ubbidire. Lo diceva sempre anche il signor Leo, la legge è la legge. Oggi c’è la democrazia, sono arrivati i democratici e noi poveracci di conseguenza  siamo diventati  tutti democratici. Ma non lo abbiamo deciso,  lo siamo e basta, sono i tempi.  Ieri era diverso, comandavano i nazisti e tutti erano nazisti, ma per noi non cambiava granché. A quei tempi, quando tutti eravamo nazisti,  dire a uno democratico era un insulto, peggio  che dirgli ladro o mascalzone o figlio di….  Oggi, che tutti sono  democratici,  dire  nazista è diventato peggio che dire assassino. E’ la politica, beato chi la capisce. La povera gente si adatta. Non so se mi spiego: in quegli anni facevo la portiera, mi spezzavo la schiena tutto il santo giorno, su e giù per le scale, buongiorno e buonasera, guadagnavo poco, me lo facevo bastare. Poi è arrivata la guerra, la fame nera, i bombardamenti, gli americani, i russi e la democrazia (ma non per tutti: mia cugina vive a Berlino est e non se la passa affatto bene).  Risultato?  Sono più vecchia, più stanca e  più sola di prima, la pensione non mi basta e per sbarcare il lunario devo lavorare qui fino a tardi e  lavare centinaia e centinaia di boccali di birra. Non mi lamentavo prima, non mi lamento neanche oggi. C’è gente che si lamenta sempre… Io, caro signore,  ho la coscienza a posto, ho fatto il mio dovere,  ho  rispettato le leggi. Capirei: se l’avessi fatto per soldi, per interesse, allora sì che sarebbe stato grave. Invece, io da questa storia non ci ho guadagnato nulla, anzi, anche se qualcuno ha avuto il coraggio di insinuare… Ma lasciamo perdere, è acqua passata: delle malelingue ha già fatto giustizia il Padreterno, sono morte tutte. Era una cosa scandalosa, bisognava pure che finisse, tutto il quartiere sapeva. Per noi era, in un certo senso, un dovere, secondo la morale dei tempi… Io, poi, quando mi hanno chiamata – due volte, prima alla polizia, poi in tribunale, se ci ripenso, che paura… –   non ho mai detto niente di falso, di male, non mi sono inventata niente. Sì, è possibile, qualcun altro un po’ di farina  in più dal suo  sacco ce l’ha messa.  Io no: quello che avevo visto, l’ho detto, ma quello che non avevo visto, anche se lo sapevo, non l’ho mica raccontato. Senta, parliamoci chiaro, il signor Leo  non è stato condannato per quello che ho detto io, figuriamoci, lei, la signorina,  era… come si dice?, ah sì, ecco: rea-confessa. Pure il signor Leo, alla fine, confermò tutto. Poveraccio, chi avrebbe mai pensato che sarebbe finito così? Chissà, se lo avessimo saputo prima… Lei ha letto il processo, intendo dire  gli atti? C’è questo Rathenberger, o come cavolo si chiama,  che chiede l’applicazione dell’articolo taluno insieme all’articolo talaltro e che quindi conclude  che ci vuole la pena di morte. Che c’entro io? Che potevo saperne di queste cose di legge?  A me è dispiaciuto, il signor Leo la morte  non se la meritava, era una punizione esagerata. Poi lo sa come è finita?  La sgualdrinella si è fatta solo qualche mese di galera, dove aveva da  mangiare e bere, mentre noi facevamo la fame nera… No, le ripeto: dispiacere sì, ma i  rimorsi no,  sono un'altra cosa. Eppoi, mi dia retta: se non lo facevamo noi, lo avrebbero fatto altri: e noi, allora, cosa avremmo detto alla polizia? Che eravamo diventati ciechi, sordi e perfino tonti? Ma se lo sapevano pure i muri. Che sapevamo e stavamo zitti  e che, quindi, eravamo complici? Lei lo sa  quali rischi potevamo correre? Ci potevano arrestare tutti e a quei tempi mica era come oggi che arrestano un assassino e poi torna subito in libertà dopo due  o tre giorni.   Si avvicini, le voglio raccontare  una cosa. In un palazzo vicino al nostro dove andavo a fare le pulizie, al secondo piano, c’era una famiglia di ebrei, tutte brave persone, tranquille, oneste, marito e moglie,  due figlie. Lui era dottore, medico intendo dire. I pazienti poveri, che non avevano i soldi per pagare, li curava tutti lo stesso, non importa se cristiani o giudei.  Poi arrivarono le leggi e il dottore non poteva più curare i cristiani e  dopo qualche tempo neanche più gli ebrei. Facevano la fame, qualcuno dei vecchi pazienti ogni tanto si ricordava di loro, mandando a suo rischio e pericolo qualche marco o un pezzo di pane o di carne. Poi, un giorno, li hanno presi tutti, li hanno messi su un camion e non sono più tornati. A noi dicevano che li trasferivano all’Est, in uno Stato tutto per loro. A me  non davano nessun fastidio, mi erano perfino simpatici, ma ci dicevano che gli ebrei  avrebbero inquinato la razza, che erano i nemici dei tedeschi, che era per colpa loro che c’era la guerra. E noi ci credevamo.  Dopo ho saputo che sono morti tutti, il dottore, la moglie, anche le bambine, nelle camere a gas, nei forni crematori.  Quello che gli facevano nei campi, io l’ho visto al cinematografo: sa quando fanno quei cinegiornali  prima che inizia il film?  Qualcuno, dietro di  me, diceva  che era un documentario fatto dagli americani e dai comunisti, per infangare l’onore della Germania. Io di politica non mi intendo, ma i  cadaveri li ho visti io, al cinema, con i miei occhi. Ma poi, gli americani non erano contro i comunisti? Che le devo dire?  Oggi, del dottore, della sua famigliola, nessuno si ricorda più. Mentre tutti parlano del signor Leo: ho sentito, addirittura, che vogliono dedicargli una targa, addirittura una  strada, in  centro. Quelli lì, il dottore, erano brave persone, loro non avevano fatto mai nulla contro la legge. Se vuole saperlo, io non sono razzista, non sono mai stata contro gli ebrei, se  si comportano bene… Che le stavo dicendo, ho perso il filo… 

    “Ah, ecco, sì, ma venga più vicino, le confiderò una cosa che ho sempre pensato ma non ho mai detto a nessuno: denuncia o non denuncia, signorina Irene o non signorina Irene, giudice Rothenburger o non giudice Rothenberger (come cavolo si chiama, che il diavolo se lo porti), il signor Leo era ebreo e un ebreo  a quei tempi una brutta fine, prima o poi,  l’avrebbe fatta comunque ”.

 

 

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Commenti al Post:
ContessaScalzadgl
ContessaScalzadgl il 12/11/05 alle 23:05 via WEB
Complimenti per il blog.
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moro.madytaly
moro.madytaly il 15/06/07 alle 00:13 via WEB
sei strabiliante,mi hai lasciato col fiato sospeso,bravo,anch'io scrivo
(Rispondi)
 
 
cattivocomepochi
cattivocomepochi il 19/06/07 alle 16:16 via WEB
grazie... i complimenti sono sempre graditi, anche se a me imbarazzano! buone scritture, allora
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DivadellaMutua
DivadellaMutua il 19/06/07 alle 20:34 via WEB
Carissimo gio..sei un grande.. (qui all'asl attendiamo tutti con impazienza il prossimo capitolo). besito.elisabetta
(Rispondi)
 
cattivocomepochi
cattivocomepochi il 22/06/07 alle 19:56 via WEB
gentile dottoressa... se proprio ci tiene, le manderò tutto il malloppo via mail, ora che - mi dicono dalla regia - si può! per i complimenti, ringrazio, ma rimando al mio post precedente! ricambio saluti,baci e auguri a tutto lo staff dell'azienda sanitaria!
(Rispondi)
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