Preludio
Buio, ovunque le tenebre ammantano tutto, piroetto su me stesso a guisa di un segno, di una speranza a cui aggrapparmi. Ecco! a pochi metri da me compare dal nulla un uscio socchiuso, “dove mi trovo?”
Mi accosto e una fioca luce accarezza la mia pupilla destra aprendo uno squarcio nel buio della notte. “Sogno, sto sognando?”, mi rimbomba in testa questo pensiero che si rincorre, si accavalla ed echeggia martellando i timpani come campane a lutto. Un’ombra enorme scivola lentamente oscillando su una parete ed attira la mia attenzione, non capisco, c’è poca luce.
Non riesco a distinguere la sagoma da cui l’ombra si protende fino a quando non passa davanti ad un fuliginoso camino acceso. E’ un fanciullo! No, no, è un animale!
“Un vecchio? si, si è un vecchietto!!” ripeto tra me e me per convincermene. Mi avvicino di più. “Non è possibile! Lui?”,
Trascina a stento il peso della sua vecchiaia, curvo, prono quasi a sfiorare il pavimento si orienta seguendo i solchi del pavimento.
Forse lo sguardo incupito dal troppo tempo passato lontano da ogni contatto umano non riesce più ad ammaliare, ma la storia di questo ormai inerme asceta ha radici lontane che si aggrovigliano in un turbinio di emozioni.
Eccone una che vi farà capire quanto profonda ed intesa è stata la sua vita.
Iniziamo a riportare la clessidra indietro, 65 forse 70 anni fà. Ah! ora ricordo, era l’anno del signore 1941!
L’orrida guerra impazzava, il conflitto segnava alterne vicende per i contendenti.
Qui, a poche centinaia di metri si combatté una battaglia sanguinosa di cui nessuno seppe mai nulla ma che segnò profondamente il corso e le sorti della guerra. Nessuno seppe perché ci fu un solo superstire, un unico testimone oculare dello scontro in cui persero la vita 674 soldati. Una granata scoppiata a corta distanza gli aveva provocato una momentanea sordità alla quale si associò una perdita della parola a seguito della traumatica esperienza. Questi, per chi non lo avesse ancora capito, è il nostro ricurvo vecchietto.
Un odore misto di carne macera e bruciata spazzava le nari del superstite, un silenzio tombale lo disorientava e le palpebre sembravano sigillate con quel mastice usato dai calzolai. Il tatto, ecco poteva muoversi. Cercò di ergersi col busto ma una mano ruvida e forte lo afferrò al polso destro e lo costrinse a ritrarsi.
CONTINUA ________________________________________________________