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Chi era Mario Appignani ovvero Cavallo Pazzo ? (1955/1996)

Post n°1347 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

I funerali di Cavallo Pazzo, ossia Mario Appignani, morto martedi' notte di Aids all' ospedale romano "Forlanini", si svolgeranno domani, alle 11 nella basilica di San Lorenzo fuori le mura. Sempre domattina, come e' stato deciso dalla sorella, Maria Frattini, la bara sara' nella camera mortuaria del "Forlanini" dalle 9.30 alle 10.20. Ed e' li' che il sindaco Francesco Rutelli lo salutera' portandogli un fiore: "In ricordo di un ragazzo che ha il diritto di avere un segno di pieta' umana, un gesto di amicizia ora che si trova solo, dopo una vita turbolenta in una certa Roma emarginata, un po' tragica e un po' comica, tipica degli anni ' 70". Il Campidoglio ha disposto a proprie spese le esequie di Cavallo Pazzo a cui la famiglia non e' in grado di far fronte. Mario Appignani e' stato per anni il simbolo dell' "apparire". Era presente ovunque ci fosse una telecamera o una macchina fotografica, ha fatto irruzione al Festival di Sanremo e ai congressi di partito, alla Mostra del cinema di Venezia come allo stadio Olimpico, dove le sue invasioni di campo durante le partite della Roma sono diventate leggendarie. E davanti alle telecamere, un anno fa, ha confessato di avere contratto l' Aids, che lo ha portato alla morte. Cavallo Pazzo nacque come personaggio durante le contestazioni dei primi anni Settanta quando a Roma si presento' come "il capo degli indiani metropolitani". Appignani ha scritto due libri, ha tentato di farsi passare per figlio di Renato Guttuso, molte volte ha minacciato di buttarsi nel Tevere o dal Colosseo, ha dipinto quadri . che si vantava di vendere ai politici . ed e' stato reclutato per piccole parti in film di Bertolucci, Damiani e Brass. Riusci' anche a bloccare una sfilata di alta moda in piazza Navona, naturalmente davanti alle telecamere. Nel ' 94 rubo' il primo piano alle piu' belle modelle del mondo piazzandosi sulla passerella all' improvviso con un tricolore in mano gridando "Viva l' Italia". Ma i quarantenni ricordano quando, nell' agosto del ' 75, si mise sul parapetto di ponte Garibaldi a Roma con un cartello: "Paolo VI, sono un ex assistito dei lager dell' Omni". "A Sanremo mi sfido' con un biglietto". Pippo Baudo ripensa al primo incontro con Cavallo Pazzo e il film della sua affollata memoria si blocca su un primo piano. Quello dell' ex ministro degli esteri tedesco Genscher, lo sguardo attonito di chi non crede ai propri occhi. Venezia, settembre 1991, piazza San Marco era chiusa da uno smisurato cordone di sicurezza per la serata finale del Festival di Venezia. L' Italia dei primi anni ' 90, quando la Prima Repubblica era solo e soltanto la Repubblica Italiana, aveva lucidato gli argenti di famiglia e i Leoni del Festival per pavoneggiarsi in Eurovisione: "C' era una linea Maginot di polizia e carabinieri, una specie di Muro di Berlino perche' era una seratona, c' era mezzo cinema italiano e non solo italiano. Invece...". Invece l' Appignani frego' tutti e salto' sul palco con un chiodo fisso in testa: strappare il microfono e gridarci qualcosa dentro. Ed ecco gli occhi di Genscher: "Era in prima fila accanto al ministro degli esteri Gianni de Michelis. Appignani sali' e prese tutti in contropiede al punto che nessuno intervenne. Per molto tempo". Molto tempo in tv sono cinque, sei secondi: "Macche' , furono una ventina. Ecco perche' Genscher era a bocca aperta. Dopo, a serata finita, seppi che si era girato verso De Michelis e al sesto, settimo secondo gli aveva sussurrato: "noi, arrivati a questo punto, lo avremmo gia' acchiappato da un pezzo". Gia' . Ma va ad acchiappare Appignani. Si tenne il posto conquistato davanti alle telecamere e insegui' Baudo senza sprecare mezzo di quei venti secondi: "Piu' lui tentava di afferrare il microfono piu' io indietreggiavo". Pippo sospira, e regala un breve vademecum del presentatore aggredito: "Il segreto e' allontanare il microfono, fare di tutto per non cederlo, qualsiasi cosa detta in diretta puo' diventare devastante. Poi bisogna mettere le mani avanti, intendo fisicamente, per allontanare l' intruso". Tattica che nel ' 91 costo' cara a Baudo. Perche' l' Ineffabile non riusci' a impadronirsi del microfono ma nel corpo a corpo sferro' , tra una mano protesa in avanti e l' altra stretta intorno al Segno del Comando, una secca ginocchiata al basso ventre baudiano: "Un dolore terribile, mi caddero i fogli con la scaletta della serata e intanto lui strepitava "Pippo, Pippo, aiutami, fammi parlare". Finalmente lo portarono via. Diciamo che ho vissuto sulla mia pelle le sue intemperanze". "Fammi parlare". Ma per dire cosa? "Niente. Il suo scopo era rivolgersi alla gente e basta, un gesto puro, una complessa forma di esibizionismo. Era ossessionato da una frenesia che lo obbligava a cercare una telecamera per "esserci". Aveva il desiderio di avere peso. Magari per un istante solo". Dopo pochi mesi arrivo' , puntualissima, la seconda puntata. Teatro Ariston, febbraio dell' anno dopo, serata inaugurale del festival di Sanremo 1992: "Ero in albergo, mancavano poche ore alla diretta, mi portarono un biglietto in camera. Era suo. C' era scritto: "Sono Cavallo Pazzo, stasera ci vedremo sul palcoscenico". Una sfida degna di un film di Sergio Leone. E Baudo che fece? "Avvertii subito la polizia, in quel periodo ero scortato. Mi sentii rispondere: "sappiamo gia' tutto benissimo, lei stia pure tranquillo". Pippo si rilasso' fiducioso, basta rileggersi i giornali dell' epoca per scoprire che erano stati distribuiti addirittura gli identikit di Appignani: "La tranquillita' duro' un secondo. Perche' era riuscito, non so ancora come, a sbucarmi sul palcoscenico. Urlo' che il Festival era truccato, che avrebbe vinto Fausto Leali.. il quale naturalmente non vinse.. la sua solita performance". Fini' come sempre. Con Appignani trascinato via a forza. E ovviamente in diretta, proprio come sperato da Cavallo Pazzo stesso. Qualcuno disse che fu proprio Baudo a rivolerlo in tv: "Veramente fui io a dirlo dietro le quinte: "scriveranno che l' ho pagato per alzare l' ascolto". La domanda di rito sarebbe "come lo ricorda, adesso?". "Ma si' , rispondiamo. Aveva una capacita' diabolica di eludere qualsiasi sorveglianza. Ed era una persona buonissima e onesta. Non ha mai chiesto favori ne' denaro, aveva una sua linea e una sua dignita' . Era pittoresco ma assai meno pericoloso di tanti altri che girano oggi"

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