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Cesare Batacchi

Post n°2008 pubblicato il 26 Febbraio 2012 da odette.teresa1958

Nato nel 1849, di professione falegname, poi macchinista teatrale, fin dall'inizio del 1874 fu, quasi certamente, in contatto con gli anarchici A. Natta, C. Ceretti, G. Scarlatti che, a loro volta, erano collegati con Bakunin, allora residente a Locarno.

Aveva già subito due condanne per resistenza a pubblici ufficiali, prima di essere sottoposto a un nuovo, più importante processo, quello promosso a Firenze nel 1875 contro anarchici e repubblicani, accusati di aver organizzato un tentativo rivoluzionario.

Firenze era allora una delle città in cui più agguerrito si presentava il movimento anarchico: alla fine del 373 essa era diventata la sede della Commissione di corrispondenza della Federazione italiana anarchica e il centro dell'organizzazione internazionalista in Italia. Per questo il processo assunse una importanza nazionale, anche perché voleva essere una risposta del governo alla fallita insurrezione anarchica di Imola e ai conati rivoluzionari di Firenze, delle Marche, di Roma e della Puglia dei 1874.

Durante il processo il B. si dichiarò estraneo ai fatti e proclamò di non aver mai appartenuto all'Intemazionale: fu assolto per mancanza di prove. Ma pochi anni dopo egli si trovò ad essere il principale protagonista di uno dei più clamorosi processi contro l'Internazionale e il capro espiatorio, non si sa se incidentalmente o premeditatamente, di una operazione poliziesca contro l'organizzazione anarchica che iniziò, da allora, il suo declino definitivo.

Gli internazionalisti, già logorati dal dissidio interno tra gli elementi estremisti "anarchici" e i cosidetti "evoluzionisti", avevano appena cominciato a riprendersi dal colpo subito nel 1874 e a riorganizzarsi (forse fidando anche in una maggiore tolleranza da parte della Sinistra, che nel 1876 era succeduta nel governo alla Destra), quando ricevettero un nuovo, decisivo attacco proprio dal Depretis.

Dopo l'insurrezione della banda del Matese nel 1877, l'occasione per porre sotto accusa l'organizzazione davanti alla opinione pubblica nazionale, fu offerta al governo dallo scoppio di una bomba avvenuto a Firenze il 18 nov. 1878 in via Nazionale durante una manifestazione organizzata per dimostrare la solidarietà dei Fiorentini con il re, scampato, il giorno prima, all'attentato di G. Passanante. Nel tragico incidente morirono quattro persone, e subito gli anarchici vennero indicati come i colpevoli. Il B. divenne il principale indiziato, malgrado fosse stato rilasciato dalla polizia, che lo aveva trattenuto in carcere per motivi preventivi, due ore prima dello scoppio della bomba, e avesse fornito, anche per quelle due ore, un validissimo alibi.

Secondo il Romano, e l'incidente e il processo hanno tutta l'aria di essere stati una "provocazione poliziesca". Infatti i testi di accusa contro il B. e altri sei anarchici, che vennero in seguito condannati a pene gravissune, furono tutti o confidenti della polizia (un ladro, il Buci) o persone, come F. Alessi e N. Menocci, che, sotto le pressioni e le minacce, deposero il falso.

Il processo, iniziato il 31 marzo 1879, terminò con la condanna all'ergastolo del Batacchi. Soltanto nel 1881, quando entrambi erano riparati all'estero, F. Alessi ad Alessandria d'Egitto e N. Menocci a Nizza dichiararono, di loro spontanea volontà, davanti a pubblici ufficiali, di aver inventato le loro accuse per istigazione della polizia e sostennero l'innocenza dei condannati.

In seguito a queste rivelazioni clamorose gli internazionalisti iniziarono una agitazione per la revisione del processo, e nel 1882 Francesco Pezzi pubblicò un opuscolo sul B. con le dichiarazioni dell'Alessi e del Menocci. Il giornaletto anarchico La lanterna promosse una campagna di stampa a suo favore. Ma, dopo la fine dell'Intemazionale a Firenze, il caso B. cadde in dimenticanza, finché nel 1899, per iniziativa del giornale socialista fiorentino La difesa, fu costituito un comitato pro B. a cui parteciparono rappresentanti di tutti i partiti e di cui fu segretario l'avv. A. Angiolini. Durante le elezioni del 1900 i socialisti presentarono il B., ultimo dei condannati del 1879 rimasto a scontare la pena nel Mastio di Volterra, come candidato nel collegio di Pietrasanta: egli venne eletto e il suo caso fu discusso in parlamento il 10 marzo 1900. Quattro giorni dopo veniva graziato. Dopo gli echi suscitati dalla sua elezione, peraltro invalidata, non si hanno più tracce di una sua attività politica, né notizie sulla sua vita.

 
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