Il labirinto
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Arrigo Petacco nel suo libro "La signora della Vandea" rende omaggio alla duchessa di Berry,Maria Carolina di Borbone (1798 1870). Petacco, come del resto altri precedenti biografi di Maria Carolina, fa di tutto per mettere in risalto il "sogno romantico" della nobildonna, la quale nell' intento di far sedere il figlio sul trono di Francia (il minorenne duca di Bordeaux, nelle intenzioni della madre, avrebbe dovuto spodestare Luigi Filippo e regnare col nome di Enrico V), non esita a improvvisarsi guerrigliera, perfino a travestirsi da "ragazzo vandeano" e a riattizzare il fuoco della rivolta nell' ancora insanguinata regione francese. Ma i tempi erano cambiati, anche in Vandea; e se in quella terra martoriata dopo trentanove anni si riaccesero fuochi di guerriglia, non si arrivo' mai a una vera e propria rivolta. Si registrarono, anche quella volta, episodi di eroismo e di crudelta' , ma fu tutto inutile. Scrive Petacco: "Finiva cosi' il sogno eroico di Maria Carolina. Nei giorni che seguirono, la repressione fu feroce e in alcuni casi si ripeterono gli eccessi del ' 93...". Maria Carolina, mai perduta di vista da Talleyrand (i suoi dispacci agli ambasciatori di Francia sui movimenti della "congiurata" sono sempre puntuali e precisi), non riuscira' nel suo intento. Dopo avventure e disavventure in cui la realta' supera la fantasia, muore, a settantadue anni, nel castello di Brunnsee, in Stiria. Petacco, in un certo senso, tenta una riabilitazione della sua eroina ("...Maria Carolina si comporto' come gli uomini del suo tempo, ma, per sua sfortuna, stava dalla parte degli sconfitti e la storia, come si e' gia' detto, la scrivono i vincitori..."). Anche se piu' volte sottolinea la sua incultura e la sua cieca fede legittimista che ne fanno una degna nipote della regina delle Due Sicilie Maria Carolina, la quale, quando il cardinale Ruffo e l' inglese Nelson le salvarono il trono, diede sfogo a una terribile vendetta che non risparmio' neanche San Gennaro ("colpevole di avere osato compiere il consueto miracolo in onore del generale Championnet"). Ad aiutare Maria Carolina nel suo temerario piano (una Vandea numero due), tra gli altri, c' e' il re del Piemonte Carlo Alberto, nostro "eroe" risorgimentale, forse perche' . suggerisce Petacco . innamorato di lei. Fanno una strana coppia, i due aristocratici, negli incontri segreti destinati alla cospirazione: lei un tappettino, anche se di gradevole aspetto ("non bella, ma charmante", dice di lei Luigi XVIII, quando gli viene presentata), lui altissimo e impacciato. Petacco, precedentemente, ricostruisce con dovizia di particolari gli anni della dolce vita parigina che Maria Carolina condivise con il marito duca di Berry, ucciso dalla pugnalata di un sicario all' uscita di un teatro. Una coppia aperta, la loro, si direbbe oggi. E non poteva essere altrimenti, considerate le urgenze erotiche del duca, il quale, annota Petacco, dissemino' l' Europa di allora di suoi figli illegittimi. Sconfitta, messa nelle condizioni di non nuocere piu' alla corona di Francia, Maria Carolina, dopo alcuni mesi di prigionia nella fortezza di Blaye, edificata su uno sperone roccioso dominante l' estuario della Gironda, sposo' Ettore Carlo Lucchesi Palli di Campofranco. Fece altri figli (era nata per questo, annota il biografo), stabilendosi nell' amata Palermo (a Palazzo Butera), dove era stata felice da bambina, poi a Napoli e, prima di Brunnsee, a Venezia, dove possedeva Palazzo Vendramin.
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