Messaggi del 07/12/2011

Giuseppina Griggi (1869/1928)

Post n°1350 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Questa donna per anni è stata indicata come la vera figlia di Umberto I e della regina Margherita.
Come è possibile tutto questo?
Bisogna fare un passo indietro nella storia.
11 novembre 1869:nasce l'unico figlio dell'allora principe Umberto e di sua moglie Margherita,il futuro Vittorio Emanuele III.
Il parto è molto difficile,e per le complicazioni di esso Margherita non potrà mai più avere altri figli.
Da questo fatto prende spunto questa voce circolata per anni.
Secondo un anonimo, Margherita ebbe sì una creatura,ma femmina.
Non appena si venne a conoscenza del fatto che ella non avrebbe mai più potuto diventare madre,in casa Savoia ci fu il panico.
Secondo la legge salica,infatti,non era assolutamente possibile che una donna diventasse regina d'Italia.
In quelle stesse ore una dama di corte metteva al mondo un maschietto,gracilissimo ma vivo.
Fu quindi deciso uno scambio di neonati ed il figlio della donna divenne Vittorio Emanuele III,mentre la bimba fu allevata da lei come una figlia.
Margherita comunque non dimenticò mai la figlia segreta:la protesse,ne fu la madrina e a tempo debito le fece fare un ottimo matrimonio con il conte Gallivaggi di Lonate Ceppino.
Pare,ma non è certo,che alla sua morte (1926)la nominasse nel testamento.
Giuseppina Griggi morì comunque nel 1928 e per anni suo figlio,il conte Rinaldo Gallivaggi, tentò di far valere i diritti all'eredità materna,senza successo.
Detrattori della regina insinuarono comunque che la fine del suo matrimonio con Umberto non fosse dovuta alla notoria relazione di lui con la Litta, ma dalla scoperta da parte di Umberto di un tradimento di Margherita,che sarebbe diventata l'amante del suocero Vittorio Emanuele II.Addirittura dalla tresca sarebbe nata una bimba,morta alla nascita.
E' comunque una voce del tutto calunniosa e infondata, perchè è noto che Margherita,dopo la nascita del primo figlio,aveva perso del tutto la possibilità di diventare madre

 
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Tutta colpa di Wanda!

Post n°1349 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Già vedo le vostre facce perplesse,lettori miei,e non vi do torto:quello che sto per raccontarvi non succede tutti i giorni,neanche qua dove l'anormalità impera.
Chi è Wanda?Una bellissima donna comparsa dal nulla e residente da circa un mese a S.Tobia,che in un battibaleno ha cominciato a mietere vittime fra i nostri uomini,single e non,seminando lo scompiglio che sto per narrarvi
LUNEDI'- Teseo Scozzagalli sta per sposare Ildebranda Mortimpiedi,figlia maggiore del nostr preside.
Oddio forse è meglio usare l'imperfetto:oggi infatti la ragazza,da giorni insospettita dallo strano comportamento del promesso sposo,l'ha beccato in riva al torrente mentre,inginocchiato davanti a Wanda, stava chiedendola im moglie.
Lo Scozzagalli è quasi morto affogato,mentre la bellona se l'è squagliata.
MARTEDI'- Visto che il gemello era fuori gioco,Perseo si è fatto avanti,Peccato che la stessa idea l'avessero avuta il Libertario e il bidello Rimestoni.
E' scoppiata una rissa e i tre hanno passato la notte in guardina.
MERCOLEDI'- Dal parrucchiere la Wanda ha cominciato a civettare spudoratamente con Anacleto Beccaroni,coiffeur ufficiale di S.Tobia.La moglie ha sopportato stoicamente poi,una volta uscita la maliarda,ha messo al massimo un casco,ha legato il consorte e ce l'ha tenuto sotto 6 ore,incurante delle sue urla strazianti.
GIOVEDI- Al Perepepè la Wanda ha preso di mira Cuccurullo,coinvolgendolo in un tuca tuca ai limiti della decenza.
La Cleopatra ha manifestato il suo disappunto rincretinendo il marito a colpi di tacco a spillo.
VENERDI'- La Wanda ci ha provato con Geppo,ma una tantum le è andata buca.Il brav'uomo,infatti,capito dove andava a parare la fatalona,le ha sguinzagliato contro i suoi 15 cani,costringendola a una fuga ingloriosa.
SABATO- Avvisata da un'anima pia,l'Assuera ha beccato il marito ai giardinetti,con la Wanda appollaiata sulle ginocchia.
E' scoppiata la terza guerra mondiale,essendo i Lepracchioni la coppia più litigiosa d'Europa.
Ne ha fatto le spese l'incolpevole Anarchico,scaraventato nella vasca dei pesci rossi.
Cuccurullo per calmarli ha dovuto usare gli idranti.
DOMENICA- Le donne del paese hanno fatto irruzione in casa della Wanda decise a levarla dal mondo...e si sono trovate davanti BernabòTrogoloni!
L'inenarrabile ha loro spiegato che si trattava di uno dei suoi scherzi.
Quelle,invece di linciarlo seduta stante,lo hanno portato in trionfo.
Sono passate due settimane.
Teseo e Perseo non si parlano.
La Mortimpiedi ha citato Teseo a Forum,chiedendo un risarcimento miliardario.
Libertario e il Rimestoni sono andati in Tibet per dimenticare.
Il Beccaroni ha perso i capelli ora persino Kojak è più capelluto di lui.
L'Ernestina ha chiesto la separazione.
Cuccurullo e signora hanno fatto pace e sono in seconda luna di miele in Costa Smeralda.
I Lepracchioni litigano ancora...telefonicamente,perchè ognuno è tornato dai genitori,
Bernabò è uccel di bosco,La popolazione maschile di S.Tobia ha ingaggiato un killer che li liberi una volta per tutte da quel flagello.
E mentre su S.Tobia calano le prime ombre della sera,passo e chiudo.

 
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Esortazioni a se stesso (Archiloco)

Post n°1348 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Cuore, cuore sconvolto da tormenti
che non hanno rimedio, risollevati,
resisti ai tuoi nemici, protendendo
contro di loro il petto, e resta saldo
nel corpo a corpo. Non mostrarti troppo
arrogante se vinci, e non abbatterti,
se vinto, fra i lamenti e ai mali affliggiti
senza strafare, impara a riconoscere
quale alterna vicenda regge gli uomini.

 
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Chi era Mario Appignani ovvero Cavallo Pazzo ? (1955/1996)

Post n°1347 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

I funerali di Cavallo Pazzo, ossia Mario Appignani, morto martedi' notte di Aids all' ospedale romano "Forlanini", si svolgeranno domani, alle 11 nella basilica di San Lorenzo fuori le mura. Sempre domattina, come e' stato deciso dalla sorella, Maria Frattini, la bara sara' nella camera mortuaria del "Forlanini" dalle 9.30 alle 10.20. Ed e' li' che il sindaco Francesco Rutelli lo salutera' portandogli un fiore: "In ricordo di un ragazzo che ha il diritto di avere un segno di pieta' umana, un gesto di amicizia ora che si trova solo, dopo una vita turbolenta in una certa Roma emarginata, un po' tragica e un po' comica, tipica degli anni ' 70". Il Campidoglio ha disposto a proprie spese le esequie di Cavallo Pazzo a cui la famiglia non e' in grado di far fronte. Mario Appignani e' stato per anni il simbolo dell' "apparire". Era presente ovunque ci fosse una telecamera o una macchina fotografica, ha fatto irruzione al Festival di Sanremo e ai congressi di partito, alla Mostra del cinema di Venezia come allo stadio Olimpico, dove le sue invasioni di campo durante le partite della Roma sono diventate leggendarie. E davanti alle telecamere, un anno fa, ha confessato di avere contratto l' Aids, che lo ha portato alla morte. Cavallo Pazzo nacque come personaggio durante le contestazioni dei primi anni Settanta quando a Roma si presento' come "il capo degli indiani metropolitani". Appignani ha scritto due libri, ha tentato di farsi passare per figlio di Renato Guttuso, molte volte ha minacciato di buttarsi nel Tevere o dal Colosseo, ha dipinto quadri . che si vantava di vendere ai politici . ed e' stato reclutato per piccole parti in film di Bertolucci, Damiani e Brass. Riusci' anche a bloccare una sfilata di alta moda in piazza Navona, naturalmente davanti alle telecamere. Nel ' 94 rubo' il primo piano alle piu' belle modelle del mondo piazzandosi sulla passerella all' improvviso con un tricolore in mano gridando "Viva l' Italia". Ma i quarantenni ricordano quando, nell' agosto del ' 75, si mise sul parapetto di ponte Garibaldi a Roma con un cartello: "Paolo VI, sono un ex assistito dei lager dell' Omni". "A Sanremo mi sfido' con un biglietto". Pippo Baudo ripensa al primo incontro con Cavallo Pazzo e il film della sua affollata memoria si blocca su un primo piano. Quello dell' ex ministro degli esteri tedesco Genscher, lo sguardo attonito di chi non crede ai propri occhi. Venezia, settembre 1991, piazza San Marco era chiusa da uno smisurato cordone di sicurezza per la serata finale del Festival di Venezia. L' Italia dei primi anni ' 90, quando la Prima Repubblica era solo e soltanto la Repubblica Italiana, aveva lucidato gli argenti di famiglia e i Leoni del Festival per pavoneggiarsi in Eurovisione: "C' era una linea Maginot di polizia e carabinieri, una specie di Muro di Berlino perche' era una seratona, c' era mezzo cinema italiano e non solo italiano. Invece...". Invece l' Appignani frego' tutti e salto' sul palco con un chiodo fisso in testa: strappare il microfono e gridarci qualcosa dentro. Ed ecco gli occhi di Genscher: "Era in prima fila accanto al ministro degli esteri Gianni de Michelis. Appignani sali' e prese tutti in contropiede al punto che nessuno intervenne. Per molto tempo". Molto tempo in tv sono cinque, sei secondi: "Macche' , furono una ventina. Ecco perche' Genscher era a bocca aperta. Dopo, a serata finita, seppi che si era girato verso De Michelis e al sesto, settimo secondo gli aveva sussurrato: "noi, arrivati a questo punto, lo avremmo gia' acchiappato da un pezzo". Gia' . Ma va ad acchiappare Appignani. Si tenne il posto conquistato davanti alle telecamere e insegui' Baudo senza sprecare mezzo di quei venti secondi: "Piu' lui tentava di afferrare il microfono piu' io indietreggiavo". Pippo sospira, e regala un breve vademecum del presentatore aggredito: "Il segreto e' allontanare il microfono, fare di tutto per non cederlo, qualsiasi cosa detta in diretta puo' diventare devastante. Poi bisogna mettere le mani avanti, intendo fisicamente, per allontanare l' intruso". Tattica che nel ' 91 costo' cara a Baudo. Perche' l' Ineffabile non riusci' a impadronirsi del microfono ma nel corpo a corpo sferro' , tra una mano protesa in avanti e l' altra stretta intorno al Segno del Comando, una secca ginocchiata al basso ventre baudiano: "Un dolore terribile, mi caddero i fogli con la scaletta della serata e intanto lui strepitava "Pippo, Pippo, aiutami, fammi parlare". Finalmente lo portarono via. Diciamo che ho vissuto sulla mia pelle le sue intemperanze". "Fammi parlare". Ma per dire cosa? "Niente. Il suo scopo era rivolgersi alla gente e basta, un gesto puro, una complessa forma di esibizionismo. Era ossessionato da una frenesia che lo obbligava a cercare una telecamera per "esserci". Aveva il desiderio di avere peso. Magari per un istante solo". Dopo pochi mesi arrivo' , puntualissima, la seconda puntata. Teatro Ariston, febbraio dell' anno dopo, serata inaugurale del festival di Sanremo 1992: "Ero in albergo, mancavano poche ore alla diretta, mi portarono un biglietto in camera. Era suo. C' era scritto: "Sono Cavallo Pazzo, stasera ci vedremo sul palcoscenico". Una sfida degna di un film di Sergio Leone. E Baudo che fece? "Avvertii subito la polizia, in quel periodo ero scortato. Mi sentii rispondere: "sappiamo gia' tutto benissimo, lei stia pure tranquillo". Pippo si rilasso' fiducioso, basta rileggersi i giornali dell' epoca per scoprire che erano stati distribuiti addirittura gli identikit di Appignani: "La tranquillita' duro' un secondo. Perche' era riuscito, non so ancora come, a sbucarmi sul palcoscenico. Urlo' che il Festival era truccato, che avrebbe vinto Fausto Leali.. il quale naturalmente non vinse.. la sua solita performance". Fini' come sempre. Con Appignani trascinato via a forza. E ovviamente in diretta, proprio come sperato da Cavallo Pazzo stesso. Qualcuno disse che fu proprio Baudo a rivolerlo in tv: "Veramente fui io a dirlo dietro le quinte: "scriveranno che l' ho pagato per alzare l' ascolto". La domanda di rito sarebbe "come lo ricorda, adesso?". "Ma si' , rispondiamo. Aveva una capacita' diabolica di eludere qualsiasi sorveglianza. Ed era una persona buonissima e onesta. Non ha mai chiesto favori ne' denaro, aveva una sua linea e una sua dignita' . Era pittoresco ma assai meno pericoloso di tanti altri che girano oggi"

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Diletta Pagliuca

Post n°1346 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Immaginate un luogo isolato della campagna romana nel giugno 1969. All’interno
di questo, sparse qua e là, è possibile vedere le foto di una signora
in compagnia di un Vescovo o mentre saluta Papa Paolo VI. Immaginate anche
tanti bambini in fila, uno di fianco all’altro. E immaginate anche che qualcuno
di loro, durante la notte, dorma legato al suo letto. C’è una radio, in lontananza,
che suona canzoni di moda. Prima “Zingara”, poi “Tutta mia la città”.
C’è una coppia di fidanzati, qualche chilometro più in giù, che ha deciso
di andare a vedere “Metti una sera a Cena” di Patroni Griffi. In un’altra casa,
infine, c’è un ragazzo con i capelli lunghi e il poster di Che Guevara in camera
che guarda un po’ perplesso la televisione: Ruggero Orlando sta dando le
ultime notizie sul prossimo sbarco della Luna degli americani. No, non è uno
scenario da film. Potrebbe essere esattamente questo il panorama umano e sociale
che ruota intorno al libro, uscito nel mese di luglio, di Massimo Polidoro,
intitolato “Eravamo solo Bambini” (Piemme Editrice).
Il posto, se non lo avete ancora capito, è l’Istituto Santa Rita di Grottaferrata,
in Via Sant’Andrea. E quella signora che in una foto tende la mano a
Paolo VI si chiama Maria Diletta Pagliuca. I bambini, invece, sono solo dei
bambini più sfortunati di altri. Ogni giorno, in più, sono maltrattati e sottoposti
a trattamenti incivili. Apriamo una pagina a caso di un giornale di quei
giorni: ”Aperta la porta del dormitorio, agli inquirenti si presenta una scena
orrenda. Nell'ambiente, ammorbato da un insopportabile fetore, erano sistemati,
due a due, ciascuno con la testa rivolta verso le spalliere di ferro, in otto
letti, quindici bambini e ragazzi, legati fra loro per le gambe a mezzo di ruvidi
lacci di stoffa, con le braccia levate verso le spalliere del letto e a queste
assicurate con robuste catenelle fermate con lucchetti. I poveretti erano così
immobilizzati, chiusi dentro da soli, senza alcuna assistenza e presentavano
ecchimosi dovute a lacci e catene che, peraltro, provocavano una difficoltosa
circolazione del sangue”. E’ la sera del 6 giugno 1969. E questa è la scena che
si presentò davanti agli occhi degli agenti del commissariato di Grottaferrata,
dove è stata sporta una dettagliata denuncia contro l'Istituto Santa Rita di
“Suor Colomba”, al secolo Maria Diletta Pagliuca. Le forze dell’ordine, dopo
l’intervento di una privata cittadina, hanno preparato un'azione di sorpresa
autorizzata dalla magistratura. L'ispezione dura sino all'alba. Al termine
“Suor Colomba” viene tratta in arresto. Il giorno dopo, si apprende dalle cronache
del tempo, arrivano al commissariato telefonate anonime di minacce,
suppliche, interventi dall'alto. L'inchiesta si allarga. Si apprende che varie volte,
negli anni precedenti, al Santa Rita, erano stati riscontrati episodi di maltrattamenti.
L'istituto era stato chiuso per essere riaperto subito dopo. Si presume,
inoltre, che vi siano state delle morti sospette e si cercano di accertare le responsabilità
specifiche dell'ufficiale sanitario di Grottaferrata, il quale, si disse,
si preoccupava di informare preventivamente Suor Colomba allorché veniva
decisa una qualche ispezione, con la complicità di altri medici. Non è finita.
Le accuse di certa carta stampata, di una parte dell’opinione pubblica e
di partiti come quello radicale prendono di mira addirittura anche l’allora Vescovo
di Frascati Liverzani e il Ministero dell’Interno. Per quale motivo? La
Pagliuca era stata fondata nel 1946 dall’Associazione nazionale pro bambini
sor domuti e ciechi. Aperto un istituto ad Amalfi, la struttura aveva avuto subito
dei problemi ed era stata chiusa, il 23-11-1949, per mancanza di autorizzazione
a funzionare. Ciò nonostante, nel maggio 1951, riprende a funzionare
nella Villa Tupini di Grottaferrata, un istituto per bambini minorati. Nel
dicembre dello stesso anno, dopo una ispezione, l'ONMI dispone il trasferimento
ad altro istituto di 20 bambini. Segue una serie di ispezioni, le cui conclusioni,
sempre negative, ven gono trasmesse alla Prefettura di Roma. La più
agghiacciante è la relazione redatta il 25-10-1960: “Refettorio ma leodorante,
sporco: la cucina non pare abbia avuto l'onore di conoscere l'acqua (la quale
non manca) per la pulizia. Porte sgangherate, urina sta gnante a terra, sporcizia
stratificata sulle pareti, insetti schifosi che movi mentano l'ambiente.
Questi locali sono il soggiorno di una quindicina di bambini minorati psichici
e non, che sono ospiti a pagamento di questo assurdo collegio di pseudorieducazione.
È infame, obbrobrioso, incompren sibile vedere in quell'ambiente
dei giovani ai quali la vita oltre a non aver dato la fortuna dell'intelletto,
non ha dato nemmeno la fortuna di un'assistenza non dico cristiana, ma perlomeno
naturale. I loro corpicini scarni, deformati, i loro occhi spenti, ma tristi,
fanno sì che qualsiasi uomo, anche il più abietto, si muova a compassione
e inviti, chi è competente, a prov vedere”.
Nessuno provvede. La Pagliuca,
trasferitasi in un appartamento privato,
continua la sua attività; successivamente
i bambini sono ricoverati
nell'istituto di sua pro prietà fatto appositamente
costruire nel 1964.
Sempre nelle cronache del tempo si
scrive che per i ricoverati suor Colomba
percepisce dai vari enti tra le
2.500 e le 3mila lire al giorno. Sono
poche per le necessità dei bambini.
Lei ne spenderebbe ancora meno:
300. Un netto di 2.200/2.700 lire, al
quale vanno aggiunte le donazioni
che provengono anche dagli Stati
Uniti o dal Canada. Nel gennaio
1967, ad esempio, le donazioni ammontano
a 627.200 lire. In quello
stesso mese la donna spende per il
vitto di circa 25 bambini 81.950 lire.
La Pagliuca dirigeva il giornalino “Il
miracolo del tempo”, distribuendone
numerose copie a enti e privati benefattori
e utilizzando per la raccolta
delle offerte il conto corrente postale.
Se ne parlerà poco, ma ci sono dei
bambini che si porteranno dietro le
tracce di quell’esperienza per sempre.
Droga, atteggiamenti eccentrici.
E istinti omicidi. Giulio Collalto, soprannominato
"Il pazzo di Limbiate",
viene abbandonato dalla madre a
soli 3 anni. Epilettico e “ritardato”,
viene trasferito al Santa Rita. In quel
collegio Giulio accumula il disagio
che poi sfogherà sulle proprie vittime,
entrambi bambini, nel corso degli
anni. Collalto ricorda: "Ci costringeva
a mettere il viso nei nostri
escrementi, ci legava a termosifoni,
ci incatenava al letto per farci stare
fermi e le botte erano all'ordine del
giorno, tanto da lasciarci segni permanenti”.
Quando lascia Grottaferrata
ha ormai 14 anni. Entra in un ospedale psichiatrico in provincia di Milano.
Fugge. Viene ricoverato in un nosocomio, ma fugge anche da lì. Viene accolto
in casa da un commerciante che lo costringe a rapporti omosessuali.
Collalto è oramai un uomo turbato. Ama stare con i bambini. Si fida di loro.
Ma ha anche una sessualità repressa e comincia a tentare approcci coi minori.
La sua prima vittima è Roberto, 10 anni; il secondo si chiama Luca. Entrambi
avevano tentato di ribellarsi agli abusi.
La corte d’Assise di Roma il 23.12.1971 condannava Maria Diletta Pagliuca
a quattro anni e otto mesi di reclusione per maltrattamenti semplici, con
la concessione delle attenuanti generiche e con l’applicazione di due anni di
condono. La assolveva dalla truffa e dal sequestro di persona perché il “fatto
non costituiva reato”. L’8 aprile la Corte di Appello condanna Diletta Pagliuca
a 12 e 4 mesi di reclusione. L’udienza ebbe luogo dopo giornate convulse,
accentuate dalle contestazioni dei movimenti femministi nei confronti della
donna. Da lì si perdono le tracce di questa storia. Grottaferrata, in questi decenni,
ha cercato di rimuovere l’accaduto. C’è persino, tra i più anziani, chi evita
di parlarne ancora. La straziante verità di quei giorni, però, è oggi tutta
nel racconto di Massimo Polidoro. Bellissimo ed emozionante

 
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Libri dimenticati:Eravamo solo bambini

Post n°1345 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

La storia durissima di Mario Appignani,una vittima di Diletta Pagliuca,direttrice di un istituto lager a Grottaferrata.Un vero pugno nello stomaco,da leggere!

 
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Frase del giorno

Post n°1344 pubblicato il 07 Dicembre 2011 da odette.teresa1958

Il frutto della pace è appeso all'albero del silenzio (Anonimo)

 
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