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Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
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« ... ed ora tutti riscopr...PETERE o QUAERERE? »

Contrada Reality Show

Post n°1777 pubblicato il 21 Ottobre 2012 da vocedimegaride
 

La POSTUMA, inutile orgia mediatica sul caso Contrada continua. "Domenica In – L’Arena: questo pomeriggio l’esclusiva con Bruno Contrada nello spazio di Massimo Giletti"... Del resto, lo scialbo mondo della disinformazione non ce lo dice ma è stufo di masticare solo di spread, di eurozona, di banche e delle quotazioni alla Borsa del Prezzemolo (messo fuorilegge, peraltro, dall'UE come la marijuana, in favore di globalizzazione in salsa di OGM). Mandrie di "giornalai" ruminano controvoglia e muggiscono nel medesimo tono monocorde e incomprensibile dei "sciùr padroni della ferriera"; mai tanto si straparlò ossessivamente di danaro, come ora che di danaro non ce n'é più! Il solito "Contrada buono a tutti gli usi" in questi vent'anni della nostra ingloriosa STORIA, cala a puntino soprattutto ora, quale "originale" elemento di rottura in ogni palinsesto o menabò di notiziario: basta prelevarlo al domicilio, come un pupazzo, caricarlo su una seggetta dinanzi ad una telecamera e ad un microfono ed ecco che l'"audience" sale e la promozione pubblicitaria per chi malcelatamente lo detiene come gadget o brand aziendale è assicurata! Credo non sia dissimile, questa barbara strumentalizzazione, da un ennesimo grave oltraggio alla Dignità di Bruno Contrada, come "scientificamente" esposto nel precedente redazionale intitolato "... ed ora tutti riscoprono Contrada " . In breve, la gestione dell'immagine di Bruno Contrada e della sua dolorosa odissea, si appresta ad essere l'asso nella manica di quanti cercavano da tempo idee di "nuovi investimenti" in popolarità... e non mi riferisco solo ai giornalai e "bravi conduttori"!... Sia chiaro che se Totò Riina fosse uscito di galera, gli avrebbero riservato la medesima attenzione ed i medesimi spazi che in malafede e per tornaconto personale qualche sfruttatore sta ORA dedicando - imbibita di carità pelosa -  a Contrada. Anni fa - non ricordo neppure quanti - dietro le quinte di uno spettacolo estivo in Ciociaria, ebbi modo di parlare con Giletti del caso Contrada e dell'opportunità di dare voce a quel vecchio dimenticato come un ombrello nel laboratorio di Cesare Lombroso. In verità, Giletti mostrò sincero umano interesse per la vicenda e "parlottammo" del più e del meno sulle serie opportunità di trattare in tivvù - ed a che titolo - un caso così "delicato" ... mi affidò quindi - per l'opportuno scambio di recapiti e di materiale - ad una "collaboratrice" che lo accompagnava, tale Mickey. Per più di un anno, la tale Mickey - sull'onda anche di una simpatia istintiva - prese quasi quotidianamente a telefonarmi ed a scrivermi, spaziando dal caso Contrada ad altre e ben diverse cose, quali la realizzazione di un originale format-tv per il quale mi chiese collaborazione in veste di co-autore. Ovunque fosse in tournée con Giletti, per le piazze d'Italia, Mickey mi telefonava e mi raccontava le meraviglie di quei tour; in verità, non capivo da dove scaturisse tutto quell'interessamento affettuoso per me: non ero, di certo, più famosa di lei e non lavoravo nello staff di alcun autorevole personaggio pubblico... mah!.. Tutti i miei ripetuti inviti ad occuparsi del caso Contrada venivano comunque puntualmente depistati e sommersi sotto valanghe di nuove proposte di collaborazione.... Secondo me, il buon Giletti manco lo sapeva... Dopo mesi e mesi, per mettere alla prova la sincerità di Mickey (ma anche perchè cominciavo a nutrire dubbi sulla sua attività lavorativa), la misi in contatto diretto con Ida ed Anna, le sorelle di Bruno Contrada, visto che la figura di tolla l'avevo ormai fatta, millantando presso la famiglia di Contrada ed il Comitato per Bruno, l'autorevole ed umano interesse della redazione di Giletti e l' "imminente" scoop televisivo! Anche loro, per lungo tempo, furono tempestate di misericordiose e lacrimevoli... quanto improduttive... telefonate di Mickey, tanto che presero a sorriderne, seppure infastidite. Allora, in un guizzo di orgoglio residuo, passati mesi e mesi... forse anni... dall'incontro ciociaro...  risolsi di partecipare attraverso Mickey a Giletti la richiesta di un'istanza al Ministero Difesa ed al Tribunale di Sorveglianza (Contrada era ristretto in un carcere militare) utile alla concessione di un permesso speciale per poter intervistare il celebre detenuto. Chiesi, inoltre, non fidandomi dei mezzi elettronici e "non disponendo" di fax che l'istanza firmata in originale mi fosse recapitata per il successivo inoltro all'avvocato di Contrada, onde seguire il regolare iter "burosauro"... Mi giunse - e la conservo ancora agli atti - dopo qualche settimana... una paginetta scritta a mano e firmata dal "presunto" Giletti che so essere di buona cultura: sgrammaticata, per essere quella di un affermato giornalista di buona famiglia.... inoltre, non era compilata su carta intestata della redazione de L'Arena/Rai ma il foglio un po' consunto recava il logo di una sorta di agenzia di modelle e spettacolo che, da una ricerca opportunamente svolta in rete e con spirito investigativo maturato dalla sottoscritta in tutto questo tempo, risultava DEFUNTA e SEPOLTA; INESISTENTE, dopo aver realizzato qualche  di moda per parrucchieri in qualche sagra di paese!!! No comment. Giudicate voi!

in foto: "Zio Tibia"

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Commenti al Post:
kuskus0
kuskus0 il 22/10/12 alle 06:37 via WEB
E' meglio che io non parli. Ricordo benissimo quel periodo quando mi hai telefonato tutta gasata di questo interessamento di Giletti; ricordo come anch'io ti assillavo nel chiederti se la cosa si concretizzasse e quando, quando, QUANDO. Sono del parere (e ci resto) che il nostro amico sia malconsigliato. Purtroppo non ho potuto vedere il solito teatrino ma a quanto pare non mi sono persa niente. Anzi, mi sono risparmiata l'ennesima incazzatura. Dovresti chiamare Giletti però, ed anche pubblicare su questa stessa pagina, quando tornerai dalla riabilitazione, una scansione del documento che citi. Ti abbraccio sorella mia, gemella di delusioni Agnesina Pozzi
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 22/10/12 alle 10:44 via WEB
Becero, inutile ed ipocrita servizio sul caso Contrada! Gli avresti reso miglior servizio, caro Giletti, accompagnandolo a Lourdes in lettiga! Peccato: una grande occasione di fare BUONA televisione miseramente persa!
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 24/10/12 alle 12:22 via WEB
Pentiti affidabili soltanto quando accusano Contrada di Diego Gabutti «Quando suonarono pensai subito che non fosse il lattaio, ma immaginavo una perquisizione, non l'arresto», racconta il poliziotto Bruno Contrada alla giornalista Patrizia Leviti in un libro bello e terribile: La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo, Marsilio, pp. 224, euro 16,50, ebook 9,99. È la vigilia di Natale del 1992 (la prima repubblica è moribonda, la guerra fredda soltanto un ricordo, Islam ancora una parola esotica, la mafia ha ucciso da poco Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e il partito comunista italiano, che sempre da poco ha cambiato nome, è intenzionato a «prendere il potere», come si diceva soltanto pochi anni prima sia nei «covi» delle Brigate rosse che nelle sezioni di partito) quando questo servitore conclamato dello Stato, uno sbirro modello, viene tratto in arresto su mandato della Procura di Palermo, dove, per decenni, ha combattuto le cosche, sulla base d'accuse avanzate da mafiosi pentiti, tutti arrestati da lui sotto altre lune politiche e giudiziarie. Comincia la grande Merenda del Cappellaio Matto alla quale siamo tutti invitati ancora oggi, vent'anni dopo, e guai a chi non gradisce un'altra pasta, ancora uno zuccherino, un altro biscotto. Al centro di tutto l'affare ci sono i rapporti tra Contrada e il superboss Rosario Riccobono. Accoppato nel 1982 dai corleonesi, forse strangolato personalmente da Totò Riina, che lo accusa d'essere un confidente di Contrada, Riccobono subisce, anni dopo, una trasformazione, o meglio una metamorfosi kafkiana, nel racconto dei pentiti, dove non è più lui a disposizione di Contrada ma Contrada a disposizione sua. Eppure «Rosario Riccobono», racconta Contrada, «io l'ho perseguito in tutti i modi, proponendolo anche per il soggiorno obbligato e svariate misure di prevenzione. Sono riuscito a trascinarlo in Corte d'assise, ma qui è stato assolto. Il giudice a latere relatore, estensore di quella clamorosa sentenza, fu il dottor Francesco Ingargiola, lo stesso magistrato che, anni dopo, ritroverò presidente di quella V Sezione penale che mi condannerà, ritenendomi colluso proprio col boss Rosario Riccobono». Nel mondo alla rovescia dei processi alla mafia di terzo livello (il livello politico) è normale «che quello stesso giudice che ha assolto Riccobono perché non ha ritenuto sufficienti gli elementi per condannarlo quale associato per delinquere mafioso, condanni il poliziotto che lo ha denunciato, che gliel'ha portato davanti per farlo processare e condannare e condanni addirittura il poliziotto perché (a detta del complice di Riccobono e coimputato Mutolo) è amico di quel delinquente mafioso che lui ha assolto. Un giudizio più logico, se non più appropriato, dovrebbe essere che non è stato il poliziotto a favorire il boss, ma assolvendolo (ovviamente in buona fede) è stato il giudice». Prosegue Contrada: «E allora mi chiedo: ma i pentiti sono sempre e comunque attendibili? La Cassazione, per tredici volte, ha smentito le dichiarazioni di Tommaso Buscetta; quanto a Salvatore Cancemi è stato sbugiardato da tre tribunali e due Corti d'appello; Pietro Scavuzzo è stato dichiarato inattendibile dai tribunali di Trapani e Caltanissetta; le accuse di Siino nei confronti del Pm Lo Forte sono rimaste lettera morta; Rosario Spatola è stato dichiarato, e s'autodichiara, inattendibile; Gaspare Mutolo, in concorso con Giuseppe Marchese, Francesco Marino Mannoia e Salvatore Cancemi, ha accusato di collusione mafiosa molti giudici, tutti prosciolti. Ne ricordo alcuni: Pasquale Barreca, Carlo Aiello, Carmelo Conti, Salvatore Curti Giardina, Francesco D'Antoni, Domenico Mollica, Pietro Giammanco, addirittura Alfonso Giordano, presidente della Corte d'assise del maxiprocesso e il consigliere istruttore Rocco Chinnici». Contrada non lo dice, tuttavia è evidente che, dietro la sua condanna a dieci anni, come dietro i processi contro Giulio Andreotti e Corrado Carnevale, per non parlare di quelli intentati a Marcello Dell'Utri e a Berlusconi, c'era un disegno politico. «Occorreva dimostrare», dice Contrada, «che le stragi, Capaci e via d'Amelio, nonché quelle successive realizzate in continente, non erano opera soltanto della sanguinaria mafia militare dei corleonesi capeggiati da Totò Riina e Bernardo Provenzano, ma che c'erano implicazioni che coinvolgevano le strutture dello Stato: il governo, tramite i servizi segreti, più o meno deviati, più o meno inquinati. Avevo le physique du rôle». Per questo «è stata adottata la tecnica dei processi politici stalinisti degli anni Trenta del secolo scorso, perché siccome si trattava di mandare davanti ai plotoni di esecuzione eroi della rivoluzione sovietica, bisognava prima distruggere, di fronte all'opinione pubblica, l'immagine di questi uomini, in modo tale che, al momento della loro condanna, il popolo non poteva che dare il proprio consenso. Si trattava di esponenti di rilievo del bolscevismo, come per esempio Zinoviev, Kamenev, Bucharin, lo stesso Lev Trotsky. A ciò aggiungasi che io non venivo mai indicato quale dirigente generale della polizia di Stato, ma quale agente segreto al servizio di forze occulte e potenti e avvolto da sinistre e fosche ombre di stragismo». Quella, oltretutto, era la cultura degl'inquisitori palermitani. Pericolosi i magistrati, certo, ma altrettanto pericolosi, se non di più, i giornalisti, che, in un paese civile si opporrebbero a queste derive della giustizia nell'horror giudiziario. «Perdoni l'indelicatezza, ma voi giornalisti siete veramente incredibili per la qualità e la quantità di inesattezze e sciocchezze che riuscite a scrivere. E che scrivete anche ostentando sicurezza e conoscenza della materia, a fronte – non sempre, ma spesso – di una profonda ignoranza degli argomenti e, a volte, con manifesta malafede, alla ricerca di chissà quale scoop_ ma ancora cercate questo scoop?».
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 02/11/12 alle 14:40 via WEB
Ai GRUPPI FB dedicati al Caso Contrada: Illustrissimi amici, con Molto Affetto vi saluto e vi ringrazio per Aver difeso nobilmente la Giusta Causa di Bruno Contrada. Lascio QUESTO Gruppo ritenendo ormai del Tutto esaurito il mio Compito ed Inutile - fin qui - la mia battaglia, la cui Finalità Quella della invocata ed impossibile PIENA RIABILITAZIONE di Contrada!
 
scic1
scic1 il 11/11/12 alle 09:49 via WEB
Articolo che, allo stesso tempo, mi lascia indifferente e sorpreso. Non so spiegarmi ancora bene in che cosa sento questo sentimento di sorpresa. Forse nel fatto che l'autrice non sia dotata di apparecchiature per inoltrare fax. Vicini a Bruno Contrada e alla sua famiglia.
 
 
vocedimegaride
vocedimegaride il 11/11/12 alle 11:48 via WEB
A prescindere dal fatto che chi interviene in questo "forum" ... e su CAUSE IMPORTANTI... generalmente ha la buona educazione di mostrare il volto, firmandosi senza nascondersi dietro ridicoli nicknames... é inopportuno, inutile ed insensato il commento di tale " scic1 " : nulla apporta alla causa di Bruno Contrada se non un'essenza di velenoso livore; probabilmente si è sentito oggetto delle nostre rimostranze.... sempreché si riferisca (perchè non si capisce bene) ai contenuti del post e non ad uno dei commenti a questo; nella seconda ipotesi (ma non ne sono convinta), mi scuso!
 
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


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