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'O jettatore

Post n°269 pubblicato il 17 Aprile 2007 da vocedimegaride
 

di Clara Negri

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Chi non ha mai sentito parlare di iettatura? E chi non ha mai avuto un moto di timore o di fastidio nell’incontrare lo sguardo, vagamente sinistro e malinconico, dell’individuo che considera iettatore? La iettatura è una parola napoletana che deriva dal latino iactare, gettare (il malocchio) ma resta una credenza antichissima, non soltanto accettata dalla regione d’Italia che alcuni definiscono “ignorante e terrona”, bensì in ogni tempo e in ogni paese del mondo. In molti musei si possono ancora ammirare amuleti egizi, babilonesi, greci o romani, cinesi o giapponesi, atti a proteggere dallo sguardo malevolo e potente di colui che, consapevolmente o meno, ci vuole male. Buona parte di tali oggetti scaramantici ha forma appuntita e lunga, come i corni (chi non ne ha mai indossato uno?), i chiodi, la manina chiusa che presenta solo l’indice e il mignolo eretto, il ferro di cavallo, la lucciola e così via. La forma appuntita è però quella che più garantisce la protezione, sia perché la punta attrae le energie cosmiche facendole scaricare su di sé - basti pensare al parafulmine - sia perché è un simbolo fallico, quindi in analogia con la fertilità e con la nascita. Benché la iettatura venga sovente considerata una forma di superstizione e di ignoranza, molti sono pronti a giurare che il fenomeno è reale e, nel contempo, a raccontare episodi incredibili, sempre particolarmente incresciosi, sopravvenuti poco tempo dopo l’incontro col malcapitato che gode fama di iettatore. Ecco perché, a parte amuleti e portafortuna vari, vi è anche tutta una serie di scongiuri che servono a neutralizzare le nefaste influenze di chi, a torto o a ragione, ha la ventura di portare disgrazia al prossimo. Il famoso scioglilinguaimmagine napoletano: “Occhio, malocchio, corno, bicorno, aglio, fravaglio, fattura che non quaglia, ” è una filastrocca che il popolino garantisce valida grazie al suono cantilenante che può neutralizzare il danno d’uno sguardo capace di avvizzire in un fiat una rosa in boccio. Ed è tanto connaturata nei semplici la tradizione dello scongiuro che ancora oggi, in chiesa, è facile vedere una popolana che, dopo aver intinto nell’acqua santa la mano destra, si fa il segno della croce e poi si bacia l’indice destro piegato ad uncino. L’implicito riferimento sessuale dello scongiuro si spiega con la diffusa credenza che tutti coloro, o tutte le cose, che si trovano in una fase di vita in sboccio, risveglino invidie ed hanno quindi bisogno di essere protette; ecco perché la tradizione popolare attribuisce anche alle vecchie, oramai sterili, e ai preti, che hanno fatto voto di castità, il titolo di menagramo potenzialmente capaci di provocare persino la siccità nei campi e la scarsezza del raccolto.In base a questa teoria, si debbono riguardare particolarmente dal malocchio gli innamorati, le donne incinte, i bambini e gli agricoltori che vivono dei prodotti della terra perché lo iettatore provoca dovunque sterilità e morte. La tradizione, oltre che all’uomo, attribuisce anche ad alcuni animali la capacità di portare male, come il gatto nero, il gufo o la civetta, animali notturni la cui voce lugubre sarebbe annunciatrice di morte. Ma che aspetto ha lo iettatore, quest’individuo dalla fama così sinistra? Lo iettatore tipico è magro, di colorito giallastro, naso affilato o adunco, sguardo sfuggente, occhi di colore indefinibile. Non è sposato (o non è sposata) e non ha figli. Talvolta ha un visibile difetto fisico che imbruttisce, in particolare se coinvolge lo sguardo, perché il “diverso” ha sempre provocato diffidenza e paura. Poiché sono numerosissimi gli individui che attribuiscono una sorta di malaugurio a persone o cose che, subito dopo averle incontrate sembrano aver scatenato avvenimenti sgradevoli o penosi, alcuni studiosi, costretti ad accettare la realtà del fenomeno, ne spiegano l’effetto malefico con una qualche energia sconosciuta emessa dallo iettatore, nociva per chi lo accosta. Altri invece, non potendo smentire il fatto, lo giustificano con la sincronicità yunghiana, insomma con qualcosa che sembra esercitare un’influenza su un’altra soltanto grazie alla peculiarità di presentarsi qualche momento prima della seconda, senza alcun rapporto di causa-effetto. Oltre alla iettatura vi è pure il maleficio, parola che proviene anch’essa dal latino, “malum facere”, e che intende la possibilità di provocare il male con l’ausilio di forze demoniache o soltanto superiori all’uomo. Maleficio o fattura possono venir considerati sinonimi giacché la volontà di nuocere viene attuata attraverso particolari suoni, parole, simboli, rituali o oggetti, come candele o bamboline di cera usate da sedicenti streghe e stregoni, naturalmente previo lauto compenso, per nuocere o legare il prossimo. Ecco quindi le fatture d’amore, per ottenere con la magia chi non ci ama, o per separare, sempre con la magia, una persona che ne ama un’altra, ed ecco ancora i malefici o le fatture ostili, allo scopo di danneggiare la salute o la posizione sociale di chi odiamo o, in ultimo, la terribile (sul piano morale) fattura a morte, per eliminare fisicamente chi avversiamo. Per difenderci da questo pericoloso attacco di forze invisibili, se non ci siamo inutilmente suggestionati, non sarà più sufficiente lo scioglilingua napoletano o l’amuleto ma occorre l’acqua santa, il crocifisso, la medaglietta della Vergine Maria e, nei casi eccezionali, il mago o l’esorcista capaci di togliere la fattura.  Benché nella maggioranza dei casi gli individui che si dichiarano capaci di fare o togliere malefici siano semplici millantatori o esaltati, in realtà il fenomeno esiste, e per togliere la fattura occorre anche distruggere - ovviamente dopo averli ritrovati - gli oggetti utilizzati per nuocere, come ad esempio il limone o la patata trafitta da spilli, la bambolina di cera, gli intrecci di piume o gli spaghi annodati e nascosti nelle abitazioni dei malcapitati. Però, se ci si vuol proteggere da qualsiasi influenza negativa esercitata dagli altri, occorre per prima cosa non aver paura, perché il timore indebolisce i nostri poteri di difesa fisici e mentali. Chi assume invece atteggiamenti positivi e fiduciosi verso la vita e verso il prossimo non sa che così forma attorno a sé una barriera invisibile ma efficacissima contro ogni negatività, accidentale o intenzionale. Indipendentemente dallo iettatore, pare che esistano persone che risultano biologicamente tossiche per alcune altre; potrebbero essere queste a spiegare la fama di iettatrici? Ad esempio, alcuni casi di malessere, febbriciattola, depressione, apatia, da alcuni medici sbrigativamente definiti malattie da virus stagionali, da altri sono state poste in relazione con gli effetti del malocchio. Insomma qualche medico più sospettoso è arrivato a notare che le infezioni da virus molto spesso assomigliano agli effetti provocati dal cosiddetto iettatore.

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