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razzisti loro o masochisti noi?

Post n°395 pubblicato il 13 Luglio 2007 da vocedimegaride
 

dal quotidiano Il Giornale, oggi
Il nostro Meridione in difetto di intelletti

Che l'Italia degli emigranti fosse ritornata ce n'eravamo già da tempo accorti: sentendo i dialetti di tanti giovani infermieri negli ospedali o muratori tra le impalcature. Ma il rapporto dello Svimez ha il merito di dare almeno un confine di numeri alle nostre sensazioni. E stima a un'enormità, più di un quarto di milione l'anno, la fuga di lavoratori dal Sud al Nord d'Italia. Una cifra dunque inferiore solo di qualche decina di migliaia a quella degli anni tra 1961 ed il 1963. Quei mitici primi anni Sessanta che impressero immagini indelebili nei cuori di tutti gli italiani. Che vedevano quelle valigie rigonfie, infilate nei finestrini dei treni dal fervore dei tanti visi scarni da bracciante. Contornati dalle nonne con gli scialli neri, già nostalgiche, e dai vestitini immacolati delle bambine stupite, quegli emigranti emanavano però il fervore della speranza. E anche quello servì a far digerire meglio certi dialetti di vocali troppo aperte e le maniere così diverse. Proprio come servirono gli esempi che ancora resistevano recenti di meridionali eccelsi, Croce, o Di Vittorio, o viventi, Mattioli. Insomma c'era fervore degli umili che chiedevano di riscattarsi e c'erano come a garanzia grandi esempi, di banchieri, filosofi o sindacalisti. Tutto l'opposto di quanto avviene adesso. Il numero imponente di quanti emigrano dal Meridione certo si giustifica, visto che là il Pil procapite è di molto inferiore a quello del Centro e del Settentrione. Ma non c'è più in essi il dono di quella ingenuità arcaica certo, ma tenace e il più delle volte positiva. I giovani emigranti adesso paiono già rassegnati prima di partire; si prefigurano uno stipendio che gli basterà male a pagare i fitti. Ma soprattutto sono stanchi. È pur vero: la miseria del Meridione da cui i loro padri fuggivano era ben maggiore. Ma quei campi duri da zappare come la pietra, e la famiglia atavica e parca, formavano almeno i caratteri. Invece il disastro, anzi l'aborto al Sud d'una società civile e economica come quella del Nord, ha disfatto i nuovi emigranti. Il resto d'Italia si compiace certamente che arrivino loro, perché come è ovvio li preferisce. Ma non ha più indulgenza pei mali del Meridione. Anche perché i meridionali eccelsi che questi anni ci propinano in tv adesso chi sono? Mastella, che fa il labbruccio mentre Di Pietro, cupamente, litiga con la sintassi? Se ne convenga, né a sinistra e neppure a destra, ci sono più Mattioli o Di Vittorio.Il marcire dello Stato in Italia e l'agonia dei suoi fondamenti morali e intellettuali, che sarebbe a dire poi spirituali, ha avuto esiti ancora più dolenti dov'essa era più fragile. Fino ai casi del sindaco di Napoli, che si offende e offende le sue corde vocali. E biasima gli americani che a ragione sconsigliano quella città. Come se gli altri italiani se la sentissero ora di andare a Napoli, per viverci, tra fumi delle immondizie, morti ammazzati, scippi. E per giunta poi sorbirsi pure gli stridori di gola della Iervolino. Perché almeno una volta i migliori al Meridione avevano una bella retorica amplia, «asiana». E il discorrere di Bordiga o di un Di Vittorio rapiva davvero. Ma ormai il Meridione è in difetto di intelletti e persone grandi. Altro che Anni Sessanta: il disastro abbonda di stridori da pelle d'oca; ma lascia agli emigranti meno speranza.
Geminello Alvi 

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/07/07 alle 10:40 via WEB
Ecco gli intelletti residui del Mezzogiorno: ladri, papponi e lacchè. Copio ed incollo dall'ormai celebre blog "Napoli Merda" l'esaustivo post dell'11 luglio u.s.:-------------------------------------------Stamattina Bassolino Merda ha convocato in fretta e furia una conferenza stampa per presentare un nuovo progetto, finanziato con appena 800.000 euros. Il progetto, affidato al Censis, servirà a "modificare la percezione che i Napoletani hanno della sicurezza nella loro città" (Il 52,6% dei campani, secondo l’Istat, si sente insicuro. Questa, infatti, la percentuale che avverte molto o abbastanza il rischio criminalità nella zona in cui vive, a fronte del dato nazionale che è solo del 29,2%.). Badate bene, OTTOCENTOMILA EURO non per migliorare la sicurezza dei cittadini, ma per modificare la loro percezione della realtà. Un delirio! Tentativi di persuasione occulta sbandierati come materia propagandistica! Ok, mi rendo conto che forse l'intenzione dichiarata, modificare la percezione dei cittadini circa la loro sicurezza, è solo un lapsus presente nella cartella stampa, ma è un lapsus che rivela qualcosa di decisamente sfaccimmoso. P.S. Ovviamente si farà anche un blog sulla sicurezza urbana. Mavaffanculo.---------------------------------------------------------
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 13/07/07 alle 13:22 via WEB
12/07/2007 - La sviolinata di Bassolino e la stecca di Abbamonte di Rosa Benigno Su Napoli non ci sono più lacrime da piangere. Non ci sono più parole per indignarsi e dolersi. Chi l’ha ridotta così, come è stata vista nell’inchiesta “W l’Italia” andata in onda su RaiTre lunedì sera, dovrebbe vergognarsi fino a scomparire. Invece, ad oltraggiare ancora più la città e i suoi abitanti, il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino anziché recitare un mea culpa per il degrado sociale e urbano di Scampia e della Sanità, si è speso ieri in ringraziamenti alla Rai ed elogi al giornalista Riccardo Iacona per la trasmissione «bella e interessante». La telecamera ha mostrato un edificio abbandonato di Scampia dove gruppi di tossicodipendenti all’ultimo stadio, i più reietti, soprannominati “zombi”, vanno a drogarsi. Pavimenti ricoperti da quattro dita di escrementi, rifiuti e siringhe usate e sangue schizzato ovunque. Occhi di uomini adulti terrorizzati, allucinati e corpi ripiegati su se stessi che con lo sguardo fisso nell’obiettivo hanno confessato senza speranza e senza paura come si “procurano” i soldi per la droga. Ma Bassolino e il sindaco Iervolino non sanno che quell’edificio serve a questo? Se non lo sanno significa che in quel pezzo di Napoli le istituzioni sono straniere, perdenti. O conniventi. Ma se lo sanno (e ora lo sanno) agiscano con le ruspe per cancellare quell’inferno. No. Bassolino non ha pronunciato nemmeno una parola di rammarico su Napoli, no. Nessun riferimento alle immagini delle Vele sventrate, luride, umide: il retto di Napoli. Altro che “Merda di artista”. Arte contemporanea di cui è un grande ammiratore... Ebbene, si sappia che Bassolino ha avuto premura ieri di blandire gli operatori e i giornalisti di RaiTre. Perché d’ora in poi ha una nuova strategia: quella di «fare un patto con la stampa sana di questa città». Lo ha rivelato in sua presenza l’assessore regionale alla Sicurezza, Andrea Abbamonte, durante la conferenza stampa di presentazione dell’ennesimo Osservatorio sulla criminalità. Ammirando Londra che non ha reso pubblico un solo fotogramma sull’orrore della strage dei terroristi islamici nella Metropolitana, Abbamonte ha accusato i giornalisti di Napoli di mettere troppa enfasi nel descrivere il crimine. «Dovremmo fare un patto con la stampa sana di questa città» ha detto Abbamonte. Cioè con quei giornali ed emittenti che tacciono sulle vicende scomode per il Palazzo. Se il loro piano andrà in porto, stiamo per entrare in un’epoca di censura mediatica. Così le Vele e i suoi “zombi”, i morti di camorra, i rifiuti nelle strade, le buche, i disoccupati, i poveri, gli abusivi... spariranno tutti d’un colpo. Insieme alla stampa libera: la stampa infame.
 
ninaciminelli
ninaciminelli il 14/07/07 alle 22:23 via WEB
magari ritornassero gli anni sessanta c'era almeno la prospettiva di lavorare anche al nord o all'estero .oggi come oggi non ci sono alternative c'e' solo questa invasione di politici e mafiosi ....cosa da non credere ...eppure e' vero!a volte mi sembra di vivere in un incubo
 
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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