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Teatro Napoli

Post n°601 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore

Nell’immaginario collettivo che collima fatamelmente con la fascia subliminale dei luoghi comuni, Milano è considerata una grande Banca, Roma è un grande Trattoria e Napoli è un gran Teatro. Nulla da eccepire! Il problema è che Napoli, indiscusso Teatro della drammaturgia e della commedia popolare sin dal ‘500, con un Basile pre shakespeariano, eppoi  regina del Teatro dell’Opera, nel ‘700, e – a morire con  Viviani, Petito, Totò ed Eduardo – Teatro Antologico, dall’avanspettacolo alla commedia dell’arte alla drammaturgia e lirica del ricco ‘900, è scaduto, oggi, a squallido teatro politico, lesivo della dignità dei tanti validi artisti che nell’hit parade identitaria, costruita sulla cultura, le tradizioni, le arti e le affinità elettive con l’anima dell’antichissima città, cede volgarmente il passo… e il palcoscenico… a nuove soubrettes incipriate che l’Arte si vergogna persino di annoverare se non fosse per il fatto che questa nostra Repubblica ha il vizietto di tesserare in qualità di artisti di sinistra ed artisti di destra, con la prevalenza, schematica, dei primi sui secondi, giacché la satira e la cultura parrebbero essere considerate esclusive virtù dei giacobini. Quantomai vero, in una città come Napoli, patria di filosofi e d’intellettuali che schifano totalmente la rustica progenie del saggio teatro popolare fatto da scugnizzi e lazzari d’antica tradizione. Infatti, i più celebrati… o “patinati” artisti contemporanei, sfruttando voracemente la patente nobiliare della “napoletanità” sono tutti esuli felici e ingrati a Milano ed a Roma, l’elenco è lunghissimo! Costoro, poi, a suon di meningi e di falsa eccentricità, scrivono libri, scopiazzano tomi enciclopedici ed arte antica, dalla grecità alle Due Sicilie ed  organizzano ipocrite kermesse, spettacoli e tournée nei luoghi consacrati alla Cultura, sfruttando il ricco patrimonio della napoletanità e ce li ritroviamo, durante ogni stagione teatrale o in ogni evento politico-culturale e massmediatico,  a calcare le scene partenopee a non meno di 35 euro la poltrona in platea più l'acquisto dei soliti gadgets impropri ma votati al commercio globalizzato; quella platea piècora e masochista che riempie, vestita elegante per le "intellettive" occasioni, i teatri di Napoli per farsi sputare in faccia, ammonire, offendere dagli “evoluti” compatrioti transfuga! Altrove, in altre città italiane, gli artisti e gli intellettuali risiedono sul territorio e, solidali, ad ogni offesa alle tradizioni della loro cultura identitaria, insorgono con sottoscrizione d’autorevoli manifesti che sono proposti, poi, alla totalità della Nazione. Da noi, no… non è possibile. Mai! Lo stesso compagno Eduardo si spostò a Roma e ben prima del suo ingrato "FUJTEVENNE!", per non parlare dello scopiazzatore filosofo De Crescenzo, Pazzaglia, Ranieri, fino alla Laurito e al neomelodico "Giggi" D'Alessio, solo per fare qualche nome, a caso.. La Patria del Teatro, NAPOLI, non è degna neppure di un Teatro Stabile eppure i napoletani continuano, per tradizione e competenza ancestrale, a riempire i teatri, a declamare il successo di questo o quell’altro figlio degenere o dei “figliastri acquisiti” che annusano l’ORO presso i botteghini degli stolti napoletani acquirenti "ARTE". Qualsiasi cosa o prodotto si voglia lanciare, anche l’apocalisse, la merda secca, è quindi possibile farlo da Napoli, monnezza compresa! A proposito della monnezza – che per tanti è sinonimo di ricchezza, più del traffico di cocaina e di schiave – il "Teatro Napoli" è garantito, ora, agli artisti politucoli di regime, con eventi caciareschi e folkloristici che vanno dai saltim-Banchi del Governo agli scranni degli enti locali, agli “artisti prezzolati e tesserati” che si dicono controcorrente. In una sola giornata, OGGI, ben due eventi di colore hanno segnato Napoli: stamane, la CISL, alcune emerite associazioni e le immancabili due forze politiche dell’opposizione hanno sfilato come in un Carnevale di Rio, con vessilli, trombettelle e putipù da Santa Lucia a Largo ‘e Palazzo; analogamente – e per gli stessi motivi (vandea di chiacchiere contro le emergenze cittadine: monnezza e disoccupazione nonché “volti nuovi per un’amministrazione nuova”... Bassolino, Jervolino, De Mita docet) questa sera, in Piazza Cavour, il Monnezza-Day di Grillo e di altri associati presenteranno il loro “Carnevale”… anche se siamo in Quaresima. Tre lustri di monnezza, aspettando un comico genovese per ribellarsi e pensare addiritura ad una secessione, per fingere d'essere coerenti con le proprie antiche radici? Non c'era da nessuna parte, in questi tre lustri, un comico napoletano autoctono e residente, disponibile... papabile? Vale anche qui la solita solfa dell'individualismo e dell'invidia del meridionale presso i suoi simili, la solita esterofilia? Comunque, in entrambe le spettacolari occasioni, c’è da riconoscere che lo spettacolo è  momentaneamente gratuito, poiché i botteghini interessati al successo delle due performances sono ubicati nelle future urne elettorali; tanto per il centro-destra quanto per il centro-sinistra e loro rispettive amebe estreme, radicali o pseudo-integraliste. Che palle! La solita solfa. Inutile dire che la monnezza, soprattutto quella fatta di rifiuti tossici, è il palcoscenico ideale sul quale esibirsi come eroi romantici: i politucoli ancora in auge che meriterebbero d’essere condannati per reato di strage e la connivente, ignava opposizione. entrambi, senza macchia... senza dignità, senza spessore.  In tre lustri di emergenza, infatti, e prima di giungere all’apoteosi, al dramma senza ritorno, i nostri “artisti oratori” dell’una e dell’altra parte hanno avuto tutto il tempo per cercare di rimediare in parte all’olocausto di un popolo e di una civiltà. La corsa allo spreco si ripropone: le locandine con le auguste effigi d’ogni “compagnia teatrale”, compresa quella dei guitti, già tappezzano tutta Napoli, richiamando il pubblico pagante ai botteghini teatrali della Politica Locale e Nazionale. I primi milioni di euri se ne vanno in carta straccia, colla, trombette e cotillons. E’ il “cartellone” poco originale di un’incerta stagione teatrale ammuffita che non rende onore alle tradizioni della Patria del Teatro che richiede personaggi ed interpreti nuovi oltrechè campagne elettorali nuove, basate sul lancio e realizzazione di progetti di risanamento per Napoli e non sulle ovazioni telecomandate dai loggioni: all’eco-politica del riciclaggio bastano, si sa, le materie prime dei rifiuti ed i soldi zozzi della camorra. Giù il sipario, Napoli! Si vuotino le platee dei teatri. Si spengano i riflettori. Si confischino i botteghini. Si condannino all’esilio papponi, magliari e sfruttatori d’ogni tipo; a questa pletora immonda gridiamo anti-defilippamente "JATEVENNE!", fino a quando alla bella schiava Parthenia, la Preferita Prostituta ed ai suoi pochi figli legittimi, degni d'essere chiamati ARTISTI, non sarà restituita la corona della Libertà e dell’Onore!  

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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 24/02/08 alle 01:18 via WEB
Bella testa, Marina! Quanto amore per Napoli ti esalta. Dovresti tu rappresentare Napoli politicamente perchè tu l'ami e ne sei raro paladino. Tu dici Napoli ma intendi Italia. Purtroppo, al Governo nazionale ed in quelli locali, le poltrone sono già tutte prenotate, come accade per quella platea di "abbonati" al teatro che hai descritto benissimo. Peccato! Quelli come te sono destinati a soffrire. Claudia
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 24/02/08 alle 10:45 via WEB
(ANSA) - NAPOLI, 23 FEB - Non meno di 10 milioni di euro all'anno, a tanto ammonta il danno di immagine che la Campania conta ogni anno per l'emergenza rifiuti. Un dato che se moltiplicato per i 14 anni di emergenza porta il solo danno di immagine cumulato a circa 140 mln di euro complessivi. Lo rivela il procuratore regionale della Corte dei Conti, Arturo Martucci, che nella relazione annuale sottolinea l'esigenza di rimeditare tali importi non piu' adeguati alla crisi di immagine sovrappostasi negli ultimi tempi.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 26/02/08 alle 18:35 via WEB
di Giancarlo Lehner I nordici che scendono a Napoli per tentare un pacco e un contropacco o sono scimuniti dalla nascita oppure sono scivolati in un delirio di potenza da far accorrere senz’altro la neurodeliri. È il caso di Beppe Grillo, un guitto genovese, che atterra sotto il Vesuvio per vendere filtri miracolosi, cercando di trasformare lo schifo della munnezza di Bassolino, la munnezza rossa e solo rossa, in qualcosa di appetibile oppure di attribuibile al centro destra, che, a Napoli, non avendo forza alcuna, non può avere commesso niente, né il bene né il male. Grillo, convinto che i napoletani siano stupidi più delle capre liguri, scende, da colonizzatore arrogante e saccente, a raccontare strunzate, tipo che il regime vigente a Napoli è assimilabile a quello cileno di Pinochet. Come dire – ecco l’imbroglio ben degno del sale grosso venduto dal “maestro” Do Nascimento - che Iervolino e Bassolino non sono compagnucci orfani di Stalin e di Togliatti, bensì fascisti e reazionari, mentre tutta la loro storia, tristissima e malsana, fra rima con il peggio del peggio del comunismo e del cattocomunismo. Napoli, grazie ai comunisti e ai cattolici “democratici”, è stata già posizionata, stante i mass media di tutto il globo, fuori dal primo e dal secondo mondo. E anche l’Ue sta ragionando, per motivi di decenza e di igiene, sull’ipotesi di espellere dall’Europa la Campania di Bassolino. E, adesso, dopo la vergogna della munnezza, arriva il cassonetto parolaio dell’immondo Grillo, l’ennesimo settentrionale che viene a pontificare, a sentenziare, a simulare, a dissimulare e a ciurlare nel manico. Io voglio credere che i napoletani siano diventati così fessi e coglioni da dare ascolto alla Vanna Marchi chiamata Beppe. Tuittavia, se avvenisse anche tale sciagura, allora vorrebbe dire che gli sfortunati e creduloni partenopei si meritano, peggio di Bassolino e Iervolino, anche il genovese Grillo. (Dal quotidiano Roma del 26/02/2008 )
 
blue.chips
blue.chips il 27/02/08 alle 18:33 via WEB
Quanta passione e amore hai per questa città; quanta tristezza sale al cuore di chi ha nell’anima il tempo che ha cullato la storia per partorire l’arte, la letteratura, la scienza, l’amore per il teatro, di una terra, ahinoi, un tempo additata come “felix”. Anch’io sono figlio di una terra del Nord; un settentrione di altra cultura, di altra storia. Mia mamma insegnava filosofia a Helsinki. Quando ci raccontava del Sud dell’Italia, che per lei era Napoli, il suo viso s’infiammava e le parole diventavano fiori di campo, appena raccolti. Conosceva Napoli e la letteratura, le poesie e la filosofia nata all’ombra del Vesevo monte. Io le stavo attaccato alla gonna, mentre lei ci raccontava di questi luoghi, e ne rimasi affascinato. Poi, abbiamo vissuto per un tempo a Napoli, dove mio padre accettò di andarci per conto di una multinazionale. Avevo sette anni. Di quel tempo ho tutto nel cuore. Lo stesso che ora si rifiuta di pensare che sia tutto vero. Ma se così è, cara Megaride, alza la tua voce: tonante, come un urlo di Dio; e mesta come il coro degli ebrei nel Nabucco. Però, tu dici anche che la gente, “sé fatta malamente” e pensano solo a “se ne fujie” (scusa il mio napoletano). Questo è un male, una disgrazia. Perché: “un popolo senza orgoglio del proprio passato non ha futuro” come scrisse Dostoievski. Il mio grido, lo ripeto con le tue parole: " Si condannino all’esilio papponi, magliari e sfruttatori d’ogni tipo; a questa pletora immonda gridiamo anti-defilippamente "JATEVENNE! Ti abbraccio.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/02/08 alle 10:38 via WEB
Commissario spendaccione e bugiardo di Pietro Lignola DE GENNARO CONTINUA a non fare miracoli. Ogni settimana qualche minuscola emergenza basta a bloccare la raccolta dei rifiuti. Stavolta è stato il blocco del Cdr di Caivano, la prossima volta sarà un qualsiasi altro disguido. La situazione generale è così compromessa che basta un nonnulla a far crescere i cumuli di munnézza nelle strade. Napoli è peggio di Baghdad, ha scritto su Youtube un militare americano, reduce dalla campagna irachena, Una frase che sintetizza il danno all’immagine di Napoli nel mondo. La Corte dei Conti ha quantizzato provvisoriamente questo danno in almeno dieci milioni di euro l’anno, per un totale, al momento, di centoquaranta milioni. Il reduce della campagna irachena attribuisce allo Stato la responsabilità dei rifiuti e della vergogna in cui affoga la Campania. La magistratura contabile conferma anche questo, Il Presidente della Corte dei Conti ha individuato, infatti, i responsabili dello scempio nei commissari straordinari, “figure nate per sanare l’emergenza, che però hanno favorito la deresponsabilizzazione degli enti locali”. Antonio Bassolino, peraltro, esce malconcio dalla relazione del Procuratore generale anche come Governatore: il suo call center per l’ambiente, affidato ad una società partecipata dalla Presidenza della Regione, avrebbe provocato danni erariali per tre milioni e duecentomila euro (Bassolino, già condannato, ha proposto appello). L’Uomo di Afragola, tuttavia, non demorde. La Regione interviene con una spesa di duecentoventottomila euro per far fronte alla crisi della spazzatura, come emerge da un provvedimento pubblicato nel bollettino ufficiale del diciotto febbraio ultimo scorso. No, non vi illudete: quei quattrini, provenienti come il solito dalle nostre tasche, non serviranno a ripulire le strade. Ci sarà una “Analisi della percezione della qualità del proprio territorio/ambiente, durante l’emergenza rifiuti, da parte delle imprese e dei cittadini campani rispetto a quelle dei cittadini del resto d’Italia”. Sì, avete capito bene: Bassolino vuole sapere se la munnézza nella quale stiamo affogando ci dà fastidio. Non lo sa ancora, non è riuscito a capirlo e spende duecentoventottomila euro nostri per togliersi il dubbio. Eggià, il Rinascimento è finito. Adesso comincia il Barocco! Vedrete che, fra qualche mese, il governatore emanerà un nuovo editto affinché con la munnézzasi costruiscano colonne tortili da utilizzare per l’erezione del suo mausoleo e che, per emulare in qualche modo il comandante Lauro, ci donerà fantastiche fontane con zampilli di percolato! Cornuti e mazziati, commenterebbe l’amico Benedetto Casillo L’agonizzante governo di Romano Prodi non ha molto da invidiare alla dirigenza regionale. L’antico detto “Scarta frùscio e piglia primmèra” sembra particolarmente appropriato. Il trentuno gennaio era scaduto, infatti, il commissariato di governo alle bonifiche, ingloriosamente gestito da Antonio Bassolino e dai suoi vicari. Prodi, incurante dei rilievi della Corte dei Conti, ha nominato un nuovo commissario. Ricordiamo che la gestione Bassolino ha speso cifre iperboliche senza bonificare un bel niente e, per coprire le sue vergogne, ha fornito a De Gennaro dati falsi. Il Procuratore della Repubblica di Napoli, tuttavia, per il momento non si muove. Aspetta di leggere la denunzia scritta e… poi si vedrà. Sembra proprio che Bassolino abbia dei santi in paradiso. Io non credo che si tratti di San Gennaro, che è il protettore dei napoletani e non dei loro nemici. L’ipotesi che la protezione abbia natura politica è caduta con il recente provvedimento cautelare nei confronti di Roberto Conte, consigliere regionale del Pd. Sarà necessario procedere, in futuro, in mancanza di eclatanti novità, alla prospettazione di altre ipotesi. Io rinnovo, intanto, la formulazione della settimanale domanda, sempre immutata e sempre priva di risposta. Io voglio sapere, e con me tutti i cittadini onesti dell’infelice regione tuttora amministrata da Antonio Bassolino vogliono sapere, se e quando la Procura della Repubblica di Napoli si deciderà a portare avanti serie indagini geologiche ed epidemiologiche sull’intero territorio regionale e, soprattutto, serie indagini patrimoniali su tutti i pubblici amministratori coinvolti. Vedimmo si schiara juórno! (Dal quotidiano Roma del 27/02/2008 )
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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