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Le finte larve di S.M. Capua Vetere

Post n°656 pubblicato il 21 Aprile 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore
a Daniela DELLA PIETRA

O mein uffizen di sorveglianzen di S.M. Kapua Wetere, all’alba di oggi, sul mandamento di tua competenza, una nutrita accozzaglia di camorristi  e fiancheggiatori è stata – dico “momentaneamente” perché non si sa mai – posta "al gabbio", unitamente a compiacenti esponenti della polizia penitenziaria, ai medici dell’infermeria ed alla vicedirettrice del penitenziario civile. Si è scoperto, infatti, essere conclamata prassi - negli anni - con diuretici, anfetamine, farmaci e droghe prescritte ed assunte intra-moenia, provvedere a far deperire fino ad un incontestabile stadio larvale i fetenti reclusi nella casa circondariale, così da poterli scarcerare, poi, per motivi “umanitari” e per incompatibilità con il regime carcerario, e rispedirli alle tenere cure a base di lasagne e zuppette, ragù e spezzatini di mammà, ai domiciliari! Possibile che tu, caro ufficio di sorveglianza di S.Maria Capua Vetere con i tuoi magistrati sia stato così generosamente disposto ad applicare la carità cristiana, la riforma penitenziaria, il codice etico, la scienza e coscienza a numerosi, pericolosi e recidivi “guappi” locali, criminali incalliti, virtualmente maltrattati e fantascientificamente o meglio teatralmente sviliti dal regime carcerario mentre il dott. Bruno Contrada, quasi ottantenne, ammalato e NON camorrista, già giunto di per se' al naturale stato larvale, ha conosciuto più volte la durezza, la crudeltà mentale, del rifiuto del medesimo ufficio? Non aggiungo altro. Con Bruno Contrada, la sua famiglia, i suoi tanti estimatori, lo studio legale Lipera, attendo una risposta immediata che, spero, farà seguito ad una tempestiva, fulminea, commissione ispettiva del Ministero di Grazia e Giustizia ed alla quantomai opportuna denuncia del collegio difensivo di Bruno Contrada, del quale pretendiamo, per questi atroci fatti di cronaca e per "analogia" magistral-giurisprudenziale, l'immediata scarcerazione!

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/04/08 alle 19:01 via WEB
Nel diritto italiano la magistratura di sorveglianza è la parte del sistema giudiziario che si occupa della sorveglianza sull'esecuzione della pena. Il suo ruolo si svolge pertanto nel settore penale, e, temporalmente, dopo che la sentenza di condanna è stata pronunciata. Essa è nata con la legge di riforma penitenziaria 26 luglio 1975 n. 354, attuativa dell'art. 27 della Costituzione, Mentre in altri sistemi si ritiene che l'esecuzione della pena, anche detentiva, abbia natura semplicemente amministrativa, in Italia si è ritenuta necessaria la sua piena giurisdizionalizzazione. Composizione Si compone di due organi giurisdizionali: l'Ufficio di Sorveglianza, e il Tribunale di sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza (fino al 1986 denominato Sezione) è costituito in corrispondenza delle Corti di Appello e la sua competenza territoriale è estesa all'intero distretto. È organo collegiale composto di magistrati ordinari destinati a svolgere in via esclusiva queste funzioni, e di esperti non togati (in psicologia, servizi sociali, pedagogia, psichiatria e criminologia clinica, nonché docenti di scienze criminalistiche). L'Ufficio di Sorveglianza è costituito su base pluricircondariale, ed è composto da uno o più Magistrati di Sorveglianza (fino al 1986 erano denominati Giudici). È organo monocratico, dotato di forte autonomia, soltanto funzionalmente sottordinato al Tribunale. Compiti La magistratura di sorveglianza ha il compito di vigilare sull’esecuzione della pena nel rispetto dei diritti dei detenuti e degli internati, interviene in materia di applicazione di misure alternative alla detenzione, di esecuzione di sanzioni sostitutive, di applicazione ed esecuzione di misure di sicurezza. In particolare, il magistrato di sorveglianza ha il compito di vigilare sulla organizzazione degli Istituti penitenziari; segnalare al ministero della Giustizia le esigenze dei servizi; approvare il programma di trattamento individualizzato per ogni singolo detenuto e i provvedimenti di ammissione al lavoro all'esterno; provvede sulla remissione del debito e sui ricoveri dei condannati per infermità psichica; decide sulle concessioni dei permessi, sulle misure di sicurezza e sui reclami disciplinari e in materia di lavoro dei detenuti e degli internati. Al magistrato di sorveglianza sono conferiti ampi poteri di intervenire, su reclamo del detenuto, in materia di lavoro e di disciplina, con ordinanza (e non più con "ordine di servizio"). A questo scopo la legge pone al magistrato l'obbligo di recarsi in frequente in carcere e di sentire tutti i detenuti che chiedono di conferire. Il Tribunale si occupa della concessione e revoca delle misure alternative (affidamento in prova ordinario e particolare, semilibertà, liberazione anticipata, detenzione domiciliare, liberazione condizionale, differimento della esecuzione delle pene). L'Ufficio di sorveglianza decide in materia di permessi ordinari e premiali; è competente anche per le licenze ai semi liberi ed agli internati, sulla applicazione e revoca delle misure di sicurezza, sulla approvazione dei programmi di trattamento rieducativo, individualizzato, che l'amministrazione è tenuta per legge a redigere, alla fine del primo periodo di osservazione intramurale di ogni condannato definitivo Procedura Il Tribunale di sorveglianza opera sia come giudice di primo grado che come giudice di secondo grado rispetto all'Ufficio di sorveglianza. In primo grado è competente in tema di concessione e di revoca delle misure alternative alla detenzione, della liberazione condizionale e di rinvio obbligatorio o facoltativo dell'esecuzione delle pene detentive. Come giudice di appello, il Tribunale decide le impugnazioni proposte contro alcuni provvedimenti dell'Ufficio di sorveglianza. Il Tribunale di sorveglianza decide sempre con ordinanza, adottata in camera di consiglio da un collegio composto da presidente, da un magistrato di sorveglianza e due esperti. Uno dei due magistrati componenti il collegio deve appartenere all'Ufficio di Sorveglianza competente per territorio rispetto al luogo in cui si trova il soggetto interessato. Le ordinanze del Tribunale sono soggette al ricorso per cassazione.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/04/08 alle 20:06 via WEB
Sono scivolati sulla classica buccia di banana, sputtanandosi. Questa è forse la prima vera, bella notizia per Contrada. Dovremmo scendere in piazza con i forconi a pretendere la libertà immediata per Contrada! Comunque, i giornalisti continuano solo a parlare delle responsabilità di quei delinquenti e soci arrestati stamattina: nessuno che abbia pensato che l'ultima parola per la scarcerazione di un detenuto è specifica dell'ufficio di sorveglianza e del tribunale di sorvglianza... ci "sono" o "ci fanno"? Claudia
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 21/04/08 alle 20:35 via WEB
C'è da sperare che non strumentalizzino invece per dire che le diagnosi dei medici del carcere siano fasulle, visto questo precedente. Io ho pochissima fiducia, però la speranza è l'ultima a morire Maria
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 22/04/08 alle 12:43 via WEB
Forse questo fatto di cronaca può chiarire l'ostinazione di Daniela Della Pietra nel rigettare sempre le istanze di domiciliari per Contrada. L'indagine che interessa il suo comprensorio chissà da quanto tempo era stata avviata... magari non presiedeva neppure lei l'ufficio di sorveglianza...comunque, ci piacerebbe approfondire ma, come al solito, ne' la stampa ne' le istituzioni si sbottonano... e questa è cosa molto cattiva che spinge ad ulteriori malevoli ipotesi fantascientifiche.Marina
 
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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