Blog
Un blog creato da vocedimegaride il 09/11/2006

La voce di Megaride

foglio meridionalista

 
 

UN MUSEO NAVALE STORICO PER NAPOLI

FIRMA E DIVULGA LA PETIZIONE
 
www.petitiononline.com/2008navy/petition.html 

UN MUSEO NAVALE STORICO PER NAPOLI

"mamma" della MARINA MILITARE ITALIANA


 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2008 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

FAMIGLIE D'ITALIA

"ARGO" (dim.di LETARGO) il caporedattore de "LA VOCE DI MEGARIDE"/blog, coraggioso foglio indipendente, senza peli sulla lingua... ne' sullo stomaco!
ARGO

Il social family project di Umberto Napolitano
http://famiglieditalia.wordpress.com/

 

IL BLOG DI ANGELO JANNONE

LE NOSTRE VIDEO-NEWS

immagine
L'archivio delle video-news e delle interviste filmate per "La Voce di Megaride" è al link http://www.vocedimegaride.it/Fotoreportages.htm

********* 

 

SFIZIOSITA' IN RETE

 Il traduttore online dall'italiano al napoletano
http://www.napoletano.info/auto.asp

*********

Cliccando http://www.box404.net/nick/index.php?b  si procede ad una originalissima elaborazione del nickname ANCESTRALE di una url. "La Voce di Megaride" ha ottenuto una certificazione ancestrale  a dir poco sconcertante poichè perfettamente in linea con lo spirito della Sirena fondatrice di Napoli che, oggidì, non è più nostalgicamente avvezza alle melodie di un canto ma alla rivendicazione urlata della propria Dignità. "Furious Beauty", Bellezza Furiosa, è il senso animico de La Voce di Megaride, prorompente femminilità di una bellissima entità marina, non umana ma umanizzante, fiera e appassionata come quella divinità delle nostre origini, del nostro mondo sùdico  elementale; il nostro Deva progenitore, figlio della Verità e delle mille benedizioni del Cielo, che noi napoletani abbiamo offeso.
immagine

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 23
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Novembre 2008

Guido, 'i vorrei che tu e Lapo ed io...

Post n°892 pubblicato il 30 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

…fossimo presi per incantamento, e messi in un vasel ch’ad ogni vento… per mare andasse al voler vostro e mio.

di Marina Salvadore
Il Guido in questione è l’amico Roberto Fabbrucci, giornalista di Bergamo, che stanotte scriveva… "Le più grandi tragedie italiane Politico-Giudiziarie nascono da decenni nel Tribunale di Napoli, era dunque da illusi pensare che riguardo Bruno Contrada (servitore dello Stato, 77 anni, condannato per un reato che non esiste nel codice penale), arrivasse un gesto di giustizia. Loro vivono altrove, nè a destra, nè a sinistra, ma sotto il livello minimo di umanità, quello che si riserva a qualunque specie vivente… In questa nottataccia di tempesta, trascorsa tra mille sentimenti contraddittori, sospesi tra la rabbia, la mestizia e l’odio (ch’è l’altra faccia dell’amore) mi rifugiavo in un anomalo  silenzio-stampa, non perché sconfitta e delusa nel mio difendere le “cause perse” ma perché sullo stesso scenario della Giustizia Ingiusta delle procure e tribunali napoletani, il caso Contrada andava biecamente ad inanellarsi con l’altra condanna alla pena capitale di Giorgio Nugnes, l’ultimo Masaniello di Napoli. Solo l’altr’ieri, nelle ore in cui tutto era stato scritto per Contrada e non ancora comunicato al volgo – e ve lo giuro: non ho la palla di cristallo – certe sensazioni spiacevoli come al solito mi inducevano a scrivere il precedente “editoriale”. Spero che Daniela Della Pietra l’abbia letto, con l’unica consolazione per me di averle fatto intendere che i suoi “sudditi” non sono dei mentecatti e non hanno bisogno di nascondersi sotto una toga ed impugnare un martelletto per sentirsi fieri di se stessi! La granitica Daniela è ormai un libro aperto per noi ed è prevedibilissima ogni sua mossa, come quella eclatante di essersi presentata, ormai fuori ruolo, all’udienza ultima per decidere sul destino del prefetto Contrada. Voi dite, a questo punto, che non è manovrata dall’alto dell’empireo italico la persecuzione a Bruno Contrada? Spiegatemi, allora, come mai questa “togatessa” che ha combinato una serie di pasticci, tirando fuori dal carcere civile di S.M. Capua Vetere, per “motivi di salute”, numerosissimi camorristi che sono tornati a delinquere… trasferita ad altra sede… torna giustappunto alla “casa madre” per accanirsi come una iena sulle carni del super-poliziotto che ha scritto la STORIA della lotta alla mafia, sin da quand’ella era incapace di intendere e di volere altro che non fosse il biberon e l’orsacchiotto di peluche!… E’ così che si fa carriera in magistratura… prestando il fianco al Direttorio di Robespierre, Marat e Danton?… esiste in questa maledetta città tronfia della sua effimera Repubblica Partenopea e de’ suoi “intellettuali”, un decentramento della GIUSTIZIA, un Ministero ombra,  una setta autorizzata a diffondere il seme della zizzania per affrettare il declino degli ultimi bagliori di una Civiltà che vide nel Foro di Napoli l’eccellenza… e… quanto è collusa al potere politico? Ancora, nel caso di Giorgio Nugnes, quanto il potere politico è colluso alla mafia? Ce lo chiediamo, perché s’è ormai piantato in noi napoletani ed italioti il tarlo del cattivo pensiero… perché convinti che Nugnes sia stato “suicidato!  Basta andare indietro, ai tempi di Mani Pulite, per associare i dubbi sulla morte di Nugnes a quelli sul “suicidio” di Raoul Gardini nella ” civilissima” Milano occupata dall’illetterato Robespierre di turno. E ritornano alla mente gli echi di battaglia del dannato annus orribilis 1992; anno del fallito colpo di stato sinistro-giacobino, amplificati in onde sempre più ampie ai giorni nostri, su tutto il territorio! Con un processo all’intoccabile Bassolino che naturalmente finirà in prescrizione occorreva un capro espiatorio per chiudere la ventennale emergenza rifiuti e relativa strage ambientale ed allora si è scelto, secondo lo stile caro ai mafiosi, di sviare l’attenzione dal bubbone più grosso per infilarsi tra le pagine di un romanzo popolare, più avvincente per i  morbosi gossippari del volgo. Tecnica già egregiamente sperimentata, in quegli anni ’90 napoletani, nel quartiere Sanità con l’ignobile lapidazione di don Giuseppe Rassello, parroco della Basilica della Sanità che disturbava la Camorra, assassinato dalla calunnia più squallida. Ora, la Jervolino se la prende con la stampa, accusandola di sciacallaggio, immemore che lei e Bassolino… e tanti altri che hanno consumato bidoni d’inchiostro delle rotative con le loro gesta sono ancora ai loro posti di comando, liberi e belli. Angelicati. Dimentica la Jervolino che Nugnes è stato sfruttato e abbandonato proprio dai pidiessini che anacronisticamente da un’era geologica tengono le chiappe al caldo sui tronetti della Campania che nessun terremoto riuscirà a ribaltare… forse, solo il Vesuvio potrà… ed i ciò confidiamo. Ora, i “padroni”, fan finta di stracciarsi le vesti, di piangere le solite “lacreme napulitane” mentre non disdegnano con perfidia di comunicare al volgo che Nugnes stava per essere coinvolto in un’altra azione penale, per corruzione:” tirano la petrella e ritirano la manella”, come si dice quaggiù da noi. Tra i “giornalai” locali e nazionali, tra le prefiche della malora, dagli scranni del potere, la prima nota sinceramente sgomenta, ieri, ci arrivava in redazione dagli antagonisti politici di Nugnes, da Bruno Esposito de LA DESTRA Campania: “esprime sgomento per la notizia del suicidio dell'assessore Giorgio Nugnes, indagato per aver sostenuto, come d'altra parte aveva fatto il consigliere Marco Nonno la protesta popolare di un territorio per oltre cinquant'anni avvelenato dalla presenza sullo stesso di un'enorme discarica nella quale, nel corso del tempo, è stata sversata ogni sorta di sostanza letale. Sorprende la estrema durezza con la quale è stato trattato dagli inquirenti il caso Nugnes-Nonno, di politici che hanno ritenuto di interpretare le legittime proccupazioni di migliaia di famiglie per la salute dei propri figli e l'impunità sostanziale di cui invece godono i responsabili del grave  sfascio ambientale della Campania. La Destra esprime solidarietà umana alla famiglia così duramente colpita nei suoi affetti da un gesto disperato che poteva essere evitato.  Immediatamente dopo – e ben prima del coro delle prefiche -  l’altrettanto obiettivo on line “Napoli Punto a Capo” in un tempestivo comunicato, tra le altre note riportava: "E’ incredibile, ci siamo visti fino alla settimana scorsa e Giorgio era tornato grintoso e combattivo. Sembrava che le vicende giudiziarie stessero mettendosi bene e lui aveva ripreso coraggio. Non capisco che cosa può essere successo" dice un amico, un suo compagno di partito nel Ppi e poi nel Pd, che chiede di non essere citato…”. Certo, è strano, per uno che ha deciso, come riferisce il giornalista del ROMA, di tornare alle liberatorie sacre origini di famiglia: fare il contadino, in trattativa per l’acquisto imminente di un appezzamento di terra da coltivare e rientrare nell’abbraccio degli affetti, lontano dalla politica, nel giro di poche ore rientrare a casa e uccidersi. Chi ci crede? Però si può credere, sia stato egli, con le sue mani, a  stringersi un cappio al collo o obbligato sotto minaccia da oscuri figuri, che Giorgio Nugnes non ci sembrava propenso al suicidio, come Gardini. Dobbiamo temere anche per Marco Nonno, l’amico d’infanzia ma comunque l’avversario politico con cui ha condiviso la giusta causa dei pianuresi, da buon patriota, al di fuori delle logiche di partito? Tornando alle procure ed ai tribunali napoletani che meriterebbero la mitica disinfestazione di Ercole come fu per le stalle di Augia, che dire di quel ridicolo provvedimento sadomaso di concedere a NUGNES i domiciliari, per soli tre giorni alterni a settimana, nella sua casa? O gli dai i domiciliari o non glieli dai… così com’è capitato a Contrada, spedito per mesi al Varcaturo presso la sorella eppoi impacchettato su un aereo e scaricato presso l’effettivo domicilio di Palermo… perché lì utile, al momento, come unico teste vivente in alcuni processi dei quali non si viene mai a capo, da trent’anni! E, lasciatemelo dire – tanto, c’ho fatto il callo alla fantapolitica ed all’ipotesi del “gabbio” per aver troppo pensato con la mia testa, nonostante abbia frequentato le scuole della Pubblica Distruzione – che inquietante affiora, come sempre, alle spalle della vicenda Nugnes e del più antico “caso Contrada” l’ologramma  di un De Gennaro benedicente, a cavallo tra le Due Sicilie, tra Palermo e Napoli, anch’egli – come Bassolino – indagato per i fatti di Genova che han poi visto condannare, un’era geologica dopo, a spiriti freddi,  dei semplici poliziotti che, forse, non avevano nemmeno mai messo piede nella scuola del mattatoio.  Suggestioni? Pensatela come volete: io non arresterò il mio fertile pensiero, per distinguermi dai lobotomizzati sudditi di regime, i pagnottisti di sempre che si cibano, come gli avvoltoi, degli scarti delle carogne.   Ebbene io dico a voi, famiglie Nugnes, Contrada, Rassello… INSORGETE! Chiedete rispetto per i vostri cari, riprendetevi la vostra Dignità infangata! Rompete le fila dei colonizzati sudisti d’Italia!

(immagini: Bruno Contrada - Giuseppe Rassello - Giorgio Nugnes) 
 

 
 
 

Bruno Contrada in tournée per procure siciliane

Post n°891 pubblicato il 28 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

di Marina Salvadore 

Ancora non è pervenuta la sentenza dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli in merito all’applicazione della misura del Differimento Pena a Bruno Contrada, la cui discussione è stata sollecitata addirittura dalla Cassazione. Passano i giorni, come i grani del rosario, come le stazioni della Via Crucis, Contrada dimagrisce a vista d’occhio; sa perfettamente, come noi, che in sede di udienza – più di una settimana fa – i giudici avevano già deciso per lui… ma è infinitamente farraginosa la burocrazia che, per scrivere due righe di motivazione e di sentenza su moduli prestampati, occorre che il cancelliere abbia provveduto a sostituire il toner esaurito dell’inchiostro, a verificare che l’energia elettrica alimenti a puntino il computer, ad inforcare un paio d’occhiali con lenti da lettura per leggere le note ed i numeretti e codicilli sulle veline del Collegio, che abbia regolarmente usufruito delle pause caffè e della pausa pranzo per i sei giorni lavorativi, che abbia aperto e richiuso almeno otto faldoni e diecimila polverosi fascicoli… sempre gli stessi, che abbia inchiostrato i timbri e recuperato gli indirizzi dei destinatari del provvedimento, che si sia rifornito di pinzatrice e colla per chiudere il plico, compilare la relata di notifica e spedirlo… Ah! Quanta fatica!  (BRUNETTA, se ci sei, BATTI un colpo!) Ogni cosa ha i suoi tempi… e tenere un po’ più sulle spine IL POPOLO ITALIANO è strumentale al rispetto intimidatorio verso la Disciplina e l’Austerità della Corte “che detta Legge”. Forse, il placido cancelliere o – come chiamasi altrimenti – l’operatore esecutivo ovvero il solito “impiagato statale” è  solo il capro espiatorio della elefantiaca burocrazia di stampo sabaudo e non ha colpa per le sofferenze inutili e crudeli che i soliti Giudici impartiscono sadicamente a chi gli sta antipatico. A quell’udienza, rammentiamo, era presente per l’ultima volta nella sua carriera campana, anche la ben nota Daniela Della Pietra che – probabilmente – avrà stoccato l’ultimo fendente ritorsivo… chissà?… oppure il Collegio s'è fatto due conti, consapevole dell’approssimarsi d’apertura della stagione teatrale delle Procure Siciliane e della relativa tournée di Bruno Contrada tra Palermo e Caltanissetta, con in cartellone il processo De Mauro e quello ai pentiti ritrattatori Giuca e Pulci... e la corte sta valutando gli incassi al botteghino. Forse aspettano che Bruno Contrada, unico teste vivente nel processo De Mauro, faccia o non faccia certi nomi, nel rammentare lucidamente e puntigliosamente – come sta facendo - episodi, verbali, volti, telefonate, date… E se dovesse fare certi nomi innominabili magari troveranno la scusa per dire che non è poi così ammalato s’è così lucido ed efficiente… e che merita di farsi la sua galera… Mah! Se, poi, non facesse quei certi nomi di personaggi tuttora in auge e si limitasse, come hanno fatto con lui i pentiti, a citare solo defunti ed a mettere parole in bocca ai morti, magari ‘sta benedetta sentenza per il Differimento della Pena arriverebbe subito… chissà? Eppoi, c’è da tener conto dell’impatto che tale sentenza – se positiva – avrebbe sui più tenaci beneficiati del vittimificio di sinistra, soprattutto se – incrociando razionalmente le testimonianze rese al processo De Mauro in corso a Palermo con le dichiarazioni e l’eventuale vittoria dell’esposto-denuncia di Contrada alla Procura di Caltanissetta – i vittimisti vedessero venir meno le ragioni del loro mutuo …e muto…  associazionismo o, per usare un termine in voga, network sociale... per non parlare, poi, del terremoto che causerebbe il crollo repentino della scuola di pensiero  illuminista Travaglina , con grande morìa di vacche grasse e dei giustizialisti più celebri della Nazione... o delle gran figure di cacca che farebbero quegli ignavi funzionari di Stato - oggi  ai vertici  - ex allievi del superpoliziotto Contrada... Siamo autorizzati a pensar male, adeguandoci alla stessa perfidia ed ai contenuti dei medesimi messaggi subliminali colti tra le righe di più di trent’anni di misteri italiani! In fondo, noi ci limitiamo a "pensare" mica ad accusare o a calunniare, come hanno fatto finora  costoro! Considerata poi,  la nostra caparbietà ed intelligenza che non è inferiore a quella di magistrati, vittimisti di rango e pseudo-pentiti di mafia, per la serie CCA’ NISCIUNO E’ FESSO approfondiremo volentieri le deposizioni integrali di Bruno Contrada (unico testimone vivente al processo Mauro De Mauro) diligentemente archiviate sull’internet di Radio Radicale al link  www.radioradicale.it/searchx/www?scope=1&query=bruno%20contrada&groups=22,21,24  e tenendo ben presente questo flash d’agenzia del 26 novembre u.s. "Il Sisde in questi sedici anni non ha difeso nè me nè sè stesso". Lo ha sostenuto oggi davanti al giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta, Bruno Contrada, nel corso dell'udienza camerale convocata dal Gip Ottavio Sterlazza, dopo che lo stesso magistrato ha rigettato per due volte la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Caltanissetta. Contrada, che è assistito dall'avvocato Giuseppe Lipera, ha ribadito tutte le accuse contenute nel suo esposto-denuncia, sottolineando che da sedici anni a questa parte viene coinvolto in vari episodi a partire dal fallito attentato dell'Addaura, alle stragi di Falcone e Borsellino. Contrada ha quindi indicato nuovamente come già fatto davanti al giudice di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere alcuni spunti di indagine e ha sollecitato fra l'altro l'audizione dei vari capi centro del Sisde che si sono succeduti a Palermo. Il Pm oggi ha insistito sulla richiesta di archiviazione delle indagini nate dopo un esposto-denuncia presentato dallo stesso Contrada che si trova agli arresti domiciliari, a Palermo, per scontare una condanna definitiva a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il Gip Ottavio Sterlazza si è riservato di decidere”

...La Pazienza è la Virtù dei Forti!

 
 
 

"Mobbing Dick": quelle morti bianche da tener segrete

Post n°890 pubblicato il 27 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

di Patty Ghera

Ci sono vari modi di uccidere le persone sui posti di lavoro. Fisicamente, ma non è il caso di questa storia. Trombandole, nel senso politico della parola. Mobbizzandole, ed è quello che mi è accaduto in anni in cui la parola “mobbing” non era di moda nemmeno in America. Non vedevo l’ora che il mio dirigente andasse in pensione. Una persona ottusa che, con il suo grado di istruzione, quinta elementare, faceva il bello e il cattivo tempo dall’alto della sua poltrona d’oro. Non era neppure un autodidatta, era un caprone che a furia di vendere “l’organo” porta a porta la domenica mattina e a furia di attaccare coccarde alla solita festa annuale, fu messo su quella poltrona dal dio partito. Scriveva come parlava e mi passava lettere da battere a macchina con “orrori” di ortografia. Lui però saliva nella scala gerarchica ed io,  povera diplomata, come amava dire “…potevo pulirmi il culo con il mio pezzo di carta, almeno fino a che lui fosse stato lì”. Quando andò in pensione, con un mega stipendio ed una mega liquidazione, io, la sua segretaria, tirai un sospiro di sollievo. Al posto del vecchio caprone, sempre il dio partito, senza concorso ma per assunzione diretta, piazzò un ragazzo, coetaneo e laureato. Lo conoscevo di vista, dato che in un piccolo centro ci si conosce tutti. Le donne dell’Azienda, di tutte le età, cominciarono a sbavare per lui e ad invidiare il posto che occupavo e cioè quello di segretaria del più bello del reame. Sin dal primo momento, quando ci stringemmo la mano, a pelle e senza una spiegazione, provai per lui un senso di repulsione, una brutta sensazione che non aveva spiegazione logica, ma che mi pervase tutta come una corrente elettrica. Si rivelò sin da subito un esaltato, lavorava a turno continuo, sabati e domeniche compresi, per dimostrare che la “cosa pubblica”  era per lui come una “cosa privata”. E pretendeva che anch’io mi adeguassi alle dodici ore al giorno per fare di quell’Azienda un fiore all’occhiello. Osservavo, invece, il normale orario, otto ore giornaliere, anche perché per lavorarne dodici, come lui pretendeva, bisognava avere del lavoro da sbrigare. Andava bene anche inventarselo il lavoro pur di stare in ufficio più ore possibile con il vantaggio di riscuotere tanti straordinari e dimostrare ai vertici l’attaccamento all’Azienda. Il vero motivo dell’attaccamento era raddoppiare o quasi lo stipendio. Una vera e propria ruberia. Alle diciassette e trenta timbravo il cartellino, curandomi di non lasciare niente in sospeso, avevo una mia vita privata a cui tenevo. Lui, invece, avrebbe voluto che, in qualità di segretaria, adottassi la sua stessa linea di comportamento. Provò anche con la galanteria. Puntuale arrivò l’invito a cena che rifiutai. Iniziarono così le prime rappresaglie. Fui relegata a funzioni di bassa qualità, soprattutto a fare fotocopie e smistare le telefonate. Per farmi fotocopiare un volume me lo lanciava sgarbatamente ed io dovevo prenderlo al volo se non volevo essere colpita. Era sempre sommerso in un mare di fogli in quanto, a suo dire, era costretto a fare tutto da solo vista l’incapacità della sua collaboratrice. Tutto questo avveniva in maniera sottile, riferito in separata sede alla dirigenza. Una mattina seduta al mio posto trovai una collega che doveva essere inserita nella segreteria vista la mole di lavoro. Così mi trovai fra di loro a fare quasi niente. Lei molto diligentemente, era disponibile dodici ore al giorno ed era anche l’amante del momento. Oltre a lei, in quel periodo, frequentava altre due colleghe, tutte e due fidanzatissime e sul punto di sposarsi. Con una di queste, trascorse, in coppia con la fidanzata ufficiale, la festa dell’ultimo dell’anno in un famoso agriturismo. Era un forsennato del sesso, sembrava che qualcosa lo rodesse e, nonostante le numerose e clamorose conquiste, era come fosse alla ricerca di chissà che. Era irrequieto. Percepivo la sua angoscia. Il tempo passava ed io ero diventata quasi trasparente, in ufficio era come se non esistessi, si era creato il vuoto intorno a me, la violenza psicologica che subivo, stava facendo effetto anche sulla mia salute. Dimagrivo sempre di più, stavo larga nella taglia trentotto, avevo attacchi di panico e non potevo camminare in spazi aperti, senza avere la sensazione di cadere per terra, guidare era diventato un problema. Una mattina venne a trovarmi in ufficio un mio amico, da sempre gay. Era così bello e ben fatto che, all’epoca, su Vogue uomo, si vedeva spessissimo come modello per le firme più prestigiose. Un vecchio e caro amico d’infanzia. Dopo avermi salutato vide il mio capo. Si abbracciarono con fare amichevole. Il “tombeur de femme” diventò di mille colori. La sera stessa, davanti ad una tazzina di caffè, il mio amico gay mi svelò che aveva avuto una storia con il mio capo, che ancora lo cercava e che, passare da una donna all’altra per lui, era un modo per nascondere a se stesso e al mondo la sua vera indole. Insomma era un gay represso. Da quella volta lui sapeva che io sapevo e le cose peggiorarono ulteriormente. Scrisse una lettera alla direzione (l’ho saputo in seguito) proponendo che fossi spostata al reparto guardaroba e pulizie dell’Azienda, vista la mia incapacità a svolgere le più elementari mansioni. Ero sull’orlo della disperazione, così andai a parlare, a cuore aperto, con il responsabile del sindacato della CGIL e, anche se non ero iscritta, speravo in un aiuto e cioè di poter essere spostata in un altro settore velocemente con l’aiuto del sindacato. Si alzò, chiuse la porta e mi disse che mi avrebbe aiutato se fossi andata a letto con lui. L’incubo non aveva fine e in questo stato di prostrazione il tempo passava e mi consumava.  Poi ci fu una svolta. La telefonata di un responsabile del settore tecnico che mi voleva come segretaria. Mi disse che occorrevano i tempi tecnici affinché fosse fatta la delibera, in pratica quindici giorni. Gli ultimi colpi di coda di “belzebù” non si fecero attendere. Non voleva mollarmi così, avrebbe voluto prima distruggermi, quindi, ce la mise tutta per non lasciarmi andare. Non fu ascoltato. Tornai finalmente a vivere dopo cinque anni d’inferno. La svolta a mio favore è potuta accadere perché in politica si passa, dalla sera alla mattina, dalle stelle alle stalle. E il cattivo di questa storia, in tempi brevissimi ed insieme alla banda dei suoi accoliti, fu “trombato” perché così decise la politica di allora. E’ anche vero che il partito non abbandona mai i propri figli e, anche se “figlio trombato”, gli fu assicurato il pane quotidiano in altro luogo. Qualche anno dopo gli americani coniarono la parola “mobbing” per indicare violenze psicologiche e fisiche sul posto di lavoro e pensarono, a differenza di noi che siamo arrivati molto tempo dopo, a regolamentare  con la legge questo grave reato. Non ho lasciato, a suo tempo, il posto di lavoro perché per vivere ho bisogno di lavorare ed ho tirato la corda. Sono consapevole, tuttavia, che i “contenitori politici” come quello sono succursali del partito di maggioranza, che la meritocrazia è un’illusione e che la politica, in questo sgangherato paese, è la nostra rovina. Se oggi siamo ridotti ad un paese da terzo mondo lo dobbiamo, indubbiamente, alla politica.

 
 
 

...E IO PAGO!

Post n°889 pubblicato il 27 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

dal ns. corrispondente in Florida MARIANO LUISE

Sono da mesi negli USA per  affari privati e quindi mi trovo a vivere questa crisi economica mondiale nella patria del capitalismo ma con le orecchie e gli occhi puntati verso l’Italia (guardo i Tg nazionali via internet). Trovandomi nell’epicentro della crisi volevo comprenderne le cause, per la mia scarsa conoscenza della lingua inglese non capivo le notizie delle televisioni locali quindi ho iniziato a chiedere cosa fosse accaduto ad alcuni italiani che vivono negli USA da anni. Prima di continuare sottolineo che non sono un esperto in economia - soprattutto quella internazionale - quindi non entro nel merito del dibattito della crisi finanziaria; voglio solo dirvi quello che mi hanno raccontato e le differenze che noto in merito agli effetti della crisi prodottisi rispettivaente  in Italia e negli USA. Come anticipatovi, ho chiesto in giro ad alcuni italoamericani: in breve, la loro versione ufficiale tratta di banche che prestavano soldi a tutti, senza la minima garanzia.  Con il sopraggiungere della crisi economica tante persone hanno perso il posto di lavoro; questo ha fatto sì che molti di essi non riuscissero più a pagare i vari mutui e\o prestiti contratti per l’acquisto di case o altro, con la conseguenza che le banche si appropriarono degli immobili degli inadempienti. La persistenza della crisi ha fatto sì che il mercato immobiliare si bloccasse… quindi le banche avevano gli immobili ma non i liquidi… Questa situazione, sommata alla cattiva gestione ed a movimenti poco chiari da parte di alcuni managers, ha portato al collasso il sistema finanziario americano. In Italia, le nostre banche non dovrebbero avere questo tipo di problema poiché concedono mutui solo a chi ha sufficienti garanzie! L’americano medio, oggi, si chiede come mai nel regno del capitalismo, ai grossi colossi bancari e prossimamente a quelli industriali in deficit, sono stati concessi aiuti statali con i soldi dei contribuenti, molti dei quali -  oltre ad aver perso la casa e il lavoro - non hanno ottenuto fino ad oggi nessuna forma d’aiuto. La crisi economica e quella del settore finanziario si alimentano a vicenda, con le conseguenze che tutti noi conosciamo e sulle quali i nostri giornalisti ci informano approfonditamente ma quello che non viene detto è che questa crisi ha avuto effetti molto diversi ed inspiegabili in rapporto al nostro paese ed gli USA. In America i prezzi delle case sono calati mediamente del 15\20% - pensate, un mio conoscente ha acquistato casa 6 anni fa per circa 160 mila usd, ora vale meno di 130 mila usd – l’abbigliamento, anche di marche famose, è a costi bassissimi rispetto ai prezzi vigenti nei nostri negozi; le auto costano il 10\15% in meno che da noi; il prezzo della benzina a fine luglio era di 4.60 usd x gallone (circa 1.22 usd per un  litro); questa mattina costava 1.86 usd x gallone (circa 0.49 usd per  un litro)… insomma, in tutti i settori - tranne che per gli alimentari (costi in linea con l’Italia) -  in America si è avuto un forte ribasso dei prezzi mentre da noi NO… anzi, accade l’inverso. Come detto, non entro nel merito del dibattito delle cause e delle soluzioni per questa crisi economica ma mi pongo due domande:  come mai in Italia arrivano sempre e solo gli effetti negativi per qualsiasi cosa accada nel mondo? E come mai i nostri bravi giornalisti non informano a 360°, ma ci raccontano solo quello che qualcuno vuole che noi sappiamo?

 
 
 

Restituiamo la Baraldini e riprendiamoci Parlanti

Post n°888 pubblicato il 27 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

L’Italia intervenga sul caso (dimenticato) di Carlo Parlanti
di Dimitri Buffa

Quando uno si va a leggere casi giudiziari come quello di Carlo Parlanti, detenuto ormai da quattro anni e mezzo in una prigione americana con la prospettiva di dovercene stare altrettanti, viene preso da due ordini di riflessioni. La prima è che per una come Silvia Baraldini i politici dell’epoca hanno fatto un can can del diavolo, incidente diplomatico con gli Usa compreso, finchè l’America ce l’ha ridata, mentre per il succitato Parlanti nessuno si muove. La seconda considerazione è di ordine vagamente consolatorio: se a uno come Parlanti in America e in Germania è capitato quello che è capitato, cioè condanna senza prove ed estradizione rapida manco fosse uno da mandare a Guantanamo, allora forse anche la tanto vituperata giustizia italiana non è poi così male. Di tirare fuori Parlanti dalla prigione di Arvenal, in California, se ne sta occupando l’avvocato Giuseppe Lipera, uno avvezzo alle missioni impossibili dopo avere tirato fuori da Santa Maria Capua Vetere Bruno Contrada. Parlanti in America non deve essere stato difeso benissimo se i giudici hanno creduto alle accuse di stupro e percosse mossegli dalla sua ex convivente Rebecca McKay White il 18 luglio 2002. La donna infatti ha cambiato almeno cinque volte versione, non sono state riscontrate su di lei lesioni compatibili con gli eventi denunciati, non è stata ritrovata nella casa traccia del dna dell’aggressore e soprattutto il suo ex compagno avrebbe dovuto avere fatto tutto ciò dopo essersi ubriacato bevendo in una sola sera quattro litri di vino. Per quasi due anni dopo questa denuncia Parlanti ha potuto girare indisturbato tra Europa e America senza che nessuno lo cercasse. La tegola gli è piombata addosso il 5 luglio 2004 a Dusseldorf, quando venne fermato dalla polizia all’aereoporto e portato nel locale carcere dove rimase fino alla primavera del 2005. Le autorità tedesche, senza neanche entrare nel merito dell’accusa, non trattandosi di un cittadino tedesco non gli hanno usato molte garanzie, alla fine lo hanno rispedito negli Usa dove dopo un rapido processo (sommario) si è beccato nove anni di reclusione. Ora ne ha scontati già più di quattro e mezzo e, non venendogli computato il periodo di detenzione fatto in Germania, altrettanti lo attendono al varco. L’avvocato Lipera, come prima mossa, ha redatto un appello rivolto al ministro degli Esteri Frattini perché finalmente l’Italia si occupi di questo suo cittadino. Non si chiamerà Silvia Baraldini e non sarà quindi il figlio di un noto diplomatico, ma è pur sempre un essere umano nostro concittadino.

 
 
 

'O Pazzariello

Post n°887 pubblicato il 26 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

tadzebao periodico di cronache, annunci e denunce

“ Anche nei momenti di solitudine non siete mai soli”
Amici miei, per venire incontro alle diverse richieste pervenute, soprattutto, da chi è più lontano, ho fatto predisporre la DIRETTA WEB (sito www.chiesadinapoli.it  ) dell’incontro  Mercoledì 26 Novembre alle ore 20:00, nel Duomo di Napoli, dove con il Maestro Roberto De Simone si parlerà della lettera paolina “Svegliatevi dal sonno” e de “Il rischio della speranza per una città da ricostruire rivestita di luce”.Intanto, Vi ripeto e lo farò sempre: “anche nei momenti di solitudine non siete mai soli”.
Crescenzio Sepe Arcivescovo di Napoli
******* 
S.M.O. Costantiniano Real Casa di Borbone-Due Sicilie -  Deputazione della Toscana  - INVITO ALLA  FUNZIONE NATALIZIA DELLA DELEGAZIONE TOSCANA. NELL'OCCASIONE SARANNO ACCOLTI NUOVI CAVALIERI E PARTECIPERA' IL PRESIDE DELL'ISTITUTO SALESIANO DI FIRENZE, DON SERGIO BUGADA. PARTICOLARI AGGIORNATI SUL SITO DELLA DELEGAZIONE: http://smoctoscana.altervista.org/ Cordiali saluti - LA SEGRETERIA - II Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio è un Ordine Equestre, il quale dalla sua remotissima origine, si propone la Glorificazione della Croce, la Propaganda della Fede, e la difesa della Santa Romana Chiesa, alla quale è strettamente legato per speciali benemerenze acquisite in Oriente combattendo gli infedeli e per molteplici prove di riconoscenza e di benevolenza avute dai Sommi Pontefici. E' così non solamente precipuo dovere dei Cavalieri di vivere da perfetti cristiani, ma sarà proprio di essi l'associarsi a tutte quelle manifestazioni che concorrono all'incremento dei principi religiosi nelle masse e cooperare con tutti i mezzi perché si ridesti nella pratica la vita cristiana.L'Ordine, a rinsaldare maggiormente la sua secolare istituzione,  conciliandola con le esigenze dei tempi, che per la loro evoluzione hanno trasformato tutto il regime della odierna società, si propone anche di dare il suo maggior contributo di azione e attività alle due grandi opere eminentemente sociali dell'Assistenza Ospedaliera e della Beneficenza.
*******

'ncopp 'o capo 'e pusilleco addiruso…NAPOLI - I carabinieri del comando provinciale di Napoli stanno eseguendo sette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip nei confronti di medici, farmacisti e loro collaboratori, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, falso, ricettazione, produzione e traffico di stupefacenti ed altri reati. Durante le indagini i carabinieri hanno scoperto che i sette, mediante la presentazione al servizio sanitario nazionale di ricette, si erano appropriati di specialità farmaceutiche contenenti sostanze stupefacenti o anabolizzanti. Dall'estrazione in laboratori compiacenti di tali principi attivi e dalla successiva vendita sul mercato clandestino, oltre che dal rimborso delle ricette dal sistema sanitario nazionale, l'organizzazione si procurava ingenti guadagni.Massimo Marone, titolare dell' omonima farmacia di via Giovanni Pascoli della zona di Posillipo a Napoli, è considerato dai carabinieri il fulcro dell' organizzazione che ha realizzato una truffa al servizio sanitario nazionale lucrando su farmaci anabolizzanti. Marone è finito in carcere insieme con un altro farmacista titolare di un laboratorio del Salernitano nel quale venivano svolte le attività per l'estrazione di principi attivi per la vendita clandestina sul mercato degli anabolizzanti. Ai domiciliari sono finiti un medico di base - mentre altri due sono indagati - e quattro collaboratori dei farmacisti coinvolti e dei medici stessi
*******
HOLODOMOR- In questi giorni ricorre il 75° anniversario dell’HOLODOMOR ovvero del genocidio che operarono i comunisti sovietici nei confronti del popolo ucraino condannandoli alla fame e causando milioni di morti. LA DESTRA si schiera al fianco dell’Ucraina contro i post comunisti russi che, invitati alle celebrazioni dell’anniversario, hanno rifiutato di andare. L’EUROPA riconosca senza ipocrisie ed interessi di bottega il dramma del popolo UCRAINO ! L'Holodomor (in lingua ucraina Голодомор) fu la terribile carestia che colpì l'Ucraina sovietica tra il 1932 e il 1933. Si tratta della più grave catastrofe che si sia mai abbattuta sulla nazione ucraina durante la storia moderna, visto che essa significò la morte di diversi milioni di persone (le stime sono molto discordanti tra loro). Secondo diversi storici e lo stesso governo ucraino, la carestia è stata causata intenzionalmente dalla politica del dittatore sovietico Stalin, tanto da poter essere considerata un vero e proprio genocidio.  – da wikipedia: Il termine Holodomor deriva dall'espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che significa "infliggere la morte attraverso la fame". In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell'Holodomor è il quarto sabato di novembre.Se è vero che la carestia che interessò l'Ucraina fu parte di un più ampio fenomeno che si manifestò in altre regioni sovietiche, il termine "Holodomor" si applica esclusivamente a quanto accadde nei territori abitati da genti di etnia ucraina. Proprio per questo motivo, l'Holodomor è anche noto come "il genocidio ucraino" o "l'olocausto ucraino", espressione usata con l'implicazione che la carestia sia stata appositamente pianificata dalle autorità sovietiche per distruggere la nazione ucraina come entità politica e sociale. Mentre gli storici sono ancora divisi sul fatto di considerare l'Holodomor un genocidio (sulla base della definizione legale di genocidio fornita dalla Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio), diversi Stati (non c'è unanimità secondo le fonti ) lo hanno riconosciuto come tale. Il Parlamento Europeo lo ha riconosciuto crimine contro l'umanità
*******
Campania, Regione al verde ma spendacciona? - Regione Campania, ma cos'è questa crisi? Duecentomila euro per la trasferta di Velardi a Washington. Cravatte, foulard, gadget e rinomati ristoratori al seguito del vulcanico assessore dalemiano. Ma la Regione Campania non è quella con i conti in situazione disperata? Quella dove la gestione dei rifiuti è commissariata da un decennio? Quella dove la sanità pubblica solo nel 2008 ha prodotto un extrabuco di 300 milioni di euro che si sommano ai miliardi degli anni scorsi? L'ultimo degli assessori bassoliniani, quel Claudio Velardi chiamato a risollevare l'immagine di un terra travolta da immondizia e criminalità, non deve essersi accorto della situazione finanziaria che lo circonda. Forse l'ex spin doctor dalemiano e fondatore di una lanciatissima società di comunicazione è ancora rimasto ai fasti del rinascimento partenopeo. Così per una trasferta ufficiale della Regione Campania a Washington sono stati stanziati duecentomila euro. Certo, ben poca cosa rispetto allo sfarzo delle tournè transoceaniche di Sandra Lonardo Mastella, tutt'ora presidente del consiglio campano nonostante l'arresto e le accuse confermate da tutti i tribunali. Ma una cifra comunque elevata. Nel suo blog Velardi parla di "un persistente, sordo pregiudizio sui fondi impiegati nella promozione istituzionale". E fornisce la lista delle spese previste per la trasferta di 3 giorni. Onore alla trasparenza. L'elenco però aumenta le perplessità. Ci sono dieci voli andata e ritorno Roma-Washington: 25 mila euro. In pratica, 2500 euro a testa: biglietto di business senza sconti. Poi ben 1500 euro per i trasferimenti dall'aeroporto alla capitale americana: 150 euro a testa, una cifra molto alta per le tariffe delle Limousine con autista. Quindi 16.890 euro per l'albergo della delegazione ufficiale, dello staff del ristorante Don Alfonso e per gli ospiti. Andiamo all'alimentazione. Sono previsti 36 mila euro per offrire una cena di gala: quanto basta a sfornare 500 menù da 72 euro l'uno. Poi c'è il dinner della Niaf, la potente organizzazione italo-americana: il tavolo richiede un contributo di 70 mila euro. Ma le due mangiate non bastano e così vengono stanziati altri 5000 euro di pasti per delegazione e ospiti: forse il jet lag mette appetito... E pensare che Velardi nel blog lamenta di avere "le viscere che bofonchiano" per una recente indisposizione. Veniamo ai gadget. Per gli ospiti d'onore 50 cravatte e 25 foulard: 7500 euro. Fanno cento euro a pezzo. Si spera almeno che siano Marinella. E sorprende che la Regione non sia riuscita nemmeno a farsi fare uno sconticino. Prezzo da boutique anche per i 3.500 magneti omaggio, costati 4 euro e mezzo cadauno. Ci sono poi 2.000 magliette da 5 euro a mezzo l'una, quelle sì economiche. Infine la pubblicità. Poteva un evento del genere non venire propagandato? Bene, altri 24 mila euro. Per comprare una pagina su una testata di Washington? Per far uscire qualcosa su un settimanale statunitense? No, i soldi vanno al quadrimestrale Italy Italy, edito da una società di Magliano Romano: un periodico in inglese, spesso distribuito come allegato nelle edicole italiane e venduto solo in abbonamento nel Nord America. Velardi, parlando delle missioni all'estero, sul suo blog parla di "esercizi gratuiti di cafoneria, imbarazzanti foto ricordo (ne ricordo una di Occhetto a Manhattan…), dichiarazioni fuori luogo. Insomma, il sospetto generale e preventivo è comprensibile". Come dargli torto? (Fonti: Pietro Di Lorenzo -  www.epicentrobenevento.it – l’espresso.it)
*******
Scandalo al Porto di Napoli-Come si distingue il comportamento dei politici che impongono contributi da quello  dei "casalesi"e dei loro simili che   chiedono il pizzo?  Se l'ipotesi della magistratura napoletana fosse confermata,-lo afferma in una nota il dirigente nazionale de LA DESTRA, Bruno Esposito- se davvero numerosi concessionari del Porto di Napoli fossero stati costretti dalla situazione ambientale, come è stato detto con un delicato eufemismo, a versare contributi al partito dei DS, con quale faccia gli stessi si sono presentati sui palchi, in particolar modo a Casal di Principe, ad affermare la volontà di combattere la camorra? Come si definisce il comportamento di chi costringe qualcuno a fare o ad omettere qualche cosa traendone un  profitto o un vantaggio? Come si distingue il comportamento dei politici che impongono contributi da quello  dei "casalesi"che chiedono il pizzo?  Emerge con forza la risposta de LA DESTRA: solo sconfiggendo Mafie e Caste-conclude la nota- si potrà avviare un reale processo di riscatto e di recupero civile.
*******
BUCCINASCO  - MILANO - La proposta di Rino Pruiti, consigliere comunale dei Verdi nonché figlio di un poliziotto morto mentre prestava servizio, non poteva non scatenare un putiferio: nominare Roberto Saviano, l'autore di Gomorra, cittadino onorario di Buccinasco, nel Milanese. Sì, perché secondo i magistrati dell'Antimafia Buccinasco è la «Platì del Nord». Un posto dove «la presenza della ' ndrangheta è opprimente», ha detto il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, Enzo Macrì. E così la proposta, discussa in consiglio comunale lunedì sera, non è passata. Dopo un duro scontro, la maggioranza di centrodestra, guidata dal sindaco Loris Cereda, ha abbandonato l'aula, facendo mancare il numero legale. Stesso copione martedì: tredici esponenti della maggioranza non si sono proprio presentati. Formalmente dunque la questione è nuovamente rimandata al prossimo consiglio. «Roberto Saviano ha manifestato l'intenzione di abbandonare il nostro Paese - si legge nell'ordine del giorno proposto da Pruiti insieme ai gruppi di opposizione del Pd e di Rifondazione Comunista e sottoscritta on line da trecento cittadini - Sentiamo il dovere sociale, morale e politico di non lasciare solo Saviano. La lotta alla criminalità organizzata è qualcosa che riguarda tutti noi». Appena si è aperto il dibattito, però, il sindaco Loris Cereda (Pdl) ha presentato una controproposta: «Saviano è una persona di cui già parla tutto il mondo e per questo può fare a meno della cittadinanza onoraria di Buccinasco. Mi impegno personalmente a scrivergli una lettera per fargli avere la nostra solidarietà e per chiedergli di indicarci una persona tra quelle che lui ha incontrato scrivendo il libro e che tutti i giorni lavora nell'ombra contro la mafia nel Casertano. La cittadinanza onoraria la daremo a lui». Questa proposta, però, insieme a quella, avanzata dal gruppo consigliare di Forza Italia di rinviare la discussione a un altro consiglio comunale, per valutare anche altre candidature e stendere un regolamento per l'istituzione della cittadinanza onoraria (mai concessa nella storia di Buccinasco), non è stata accettata da Pruiti, che ha chiesto la votazione. A questo punto, la maggioranza ha abbandonato l'aula. «L'opposizione ci ha sottoposto a un ricatto - accusa Luigi Iocca, consigliere di maggioranza del Pdl - Saviano è un ottimo candidato e molti di noi erano disposti a votare a favore. Ma non a queste condizioni, che lasciano intendere: o la votate o siete mafiosi». «Si voleva dare un segnale», ribatte Pruiti. Sul suo blog oggi è comparso un post a firma di Roberto Saviano: «Ogni voce che resiste mi rende meno solo» -  Giovanna Maria Fagnani  26 novembre 2008

 
 
 

La storia non cambia...

Post n°886 pubblicato il 25 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

... ma qualche volta si vendica di se stessa. Speriamo che accada!

 
 
 

3) Dossier Terronia: chi 'a vo' cotta e chi 'a vo' cruda

Post n°885 pubblicato il 24 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

ALLEANZA FEDERALISTA - segnalato da Orazio Vasta http://rarika-radice.blogspot.com sabato 22 novembre 2008 - IL "PIACERE" LEGHISTA? "SCOPARCI" ... Ricevo dall'Abruzzo questa fotografia che posto senza commento...C'E' QUALCUNO CHE LA VUOLE COMMENTARE? AVANTI

LA DESTRA CAMPANIA
–introduzione  relazione sul Mezzogiorno – Congresso Nazionale – novembre 2008  -Premesso che il nostro Partito affonda le sue radici nell’antico terreno della Destra sociale e popolare, e che il Territorio del Mezzogiorno ha una sua singolare storia e tradizione, da 150 anni annesso e non connesso all’Italia Una; Rilevato che l’attuale maggioranza che governa il paese, con la quale diventa ogni giorno più difficile ritrovare comunanza di storia, di valori, di idee e di progetti, opera attraverso il forte condizionamento della Lega Nord, che ancora sfrutta le peculiarità del Sud, arricchendosi attraverso le continue ghiotte emergenze che il nostro Territorio è chiamato quotidianamente a generare per l’industria ed il commercio del credito del Nord Sottolineato che il Meridione non può essere ancora e solo un bacino elettorale cui attingere a piene mani, sulla scorta di promesse mai mantenute e del vergognoso profittare di un bisogno mai placato secondo una consuetudine antica, ma del tutto attuale, Condividono l’affermazione di Francesco Saverio Nitti, uomo che certamente di destra non era, laddove scrisse che a Napoli il più grande e il più pericoloso camorrista era stato sempre il Governo, così come le cronache degli ultimi anni di questo ch’è ridotto ad un vicereame diessino, narrano Rammentano che oltre cento anni or sono si assisteva al gravissimo degrado istituzionale dell’amministrazione  comunale di Napoli corrotta e invischiata in uno dei più inquietanti intrecci fra politica, affari e criminalità che mai abbia conosciuto la vita pubblica  e che l’inchiesta, affidata al presidente del Consiglio di Stato Giuseppe Saredo nel novembre del 1900, mise a nudo una realtà di corruzione ed affarismo e che ad oltre un secolo da quella stessa inchiesta si potrebbe scrivere di pari passo per raccontare quello che succede nella stragrande maggioranza delle Amministrazioni dell’Italia Meridionale, con Napoli e Campania in testa. Non ultimo un riferimento storico all’evoluzione della Risanamento Napoli dal 1885 ad oggi, caso simbolo del malgoverno. Osservano che nei confronti dell’illegalità assurta a sistema da un’intera classe politica che tutt’ora imperversa, non c’è più denunzia né interesse alla condanna e che anzi Governo e opposizione tacciono conniventi su gestioni di malaffare che condizionano intere popolazioni, mentre si assiste allo spettacolo indecoroso dei “professionisti della legalità” spesso  complici del  sistema di potere .Ritengono la Destra, la nostra Destra, sia l’unica formazione politica, per onestà intellettuale, che sulla base della sua identità debba battersi con tutte le sue energie affinchè lo Stato riconosca dignità di censo a Napoli e non l’amministri più come una colonia e ricostituisca la sua sovranità su di una parte considerevole del territorio nazionale dove oggi le regole che disciplinano i rapporti di convivenza sono dettate essenzialmente dalla criminalità organizzatasi come vero e proprio “Stato parallelo”, forse, quale braccio armato della politica locale medesima Rilevano altresì che permanendo tale situazione, la condizione di assoluto disastro socio economico in cui versa il Meridione d’Italia possa addirittura aumentare, soprattutto alla luce dell’impostazione leghista del “federalismo fiscale” nella cui direzione si sta muovendo l’ attuale Governo, in una logica punitiva antimeridionale con il rischio che il Sud possa vedere non solo drasticamente ridotte le finanze a propria disposizione, ma si trovarsi anche nella materiale impossibilità di aumentare la già scarsa capacità produttiva proprio perché l’illegalità, come sistema istituzionale, esclude a priori l’intervento di qualsiasi serio programma imprenditoriale e perché ancora vive e brucianti sono le esperienze della vecchia Cassa del Mezzogiorno, in realtà foraggiatrice di finanziamenti per imprenditori del nord che hanno disseminato il nostro territorio di cattedrali nel deserto e di incompiute opere, nonché delle tante realtà industriali nordiste che qui producono servizi e prodotti, purtuttavia mantenendo il domicilio fiscale nel Nord, fingendo così d’essere nostri benefattori.; NOI che qui al Sud in proporzione paghiamo più tasse e tributi per servizi e qualità della vita mediocri… (continua affrontando tematicamente il tema identitario ed ogni emergenza locale e proponendo misure concrete nonché l’istituzione di un Comitato Permanente per il Mezzogiorno)
*******
IL NOSTRO PENSIERO:Concludiamo questo breve tour tra le realtà meridionaliste più attive e note sul territorio. Se avessimo preso in considerazione TUTTE le associazioni e movimenti, ci sarebbe voluta una TRECCANI …anzi QUATTRO! Tutti, grandi e piccoli meridionali, sgomitano pretendendo di possedere le verità assolute ed i rimedi universali; in realtà, ognuno pensa solo al proprio tornaconto: che sia la gloria di un momento o la vile speculazione economica poco importa. C’è, a condurre questo gioco del gambero, il solito e letale individualismo dell’uomo del Sud e – come scriveva Carlo Alianello nel suo “L’Eredità della Priora” – c’è tanta INVIDIA tra i meridionali; tanta che quaggiù, solo agli stranieri è permesso far fortuna, perché se la fortuna la fa un meridionale si scatena l’invidia, la guerra all’untore, al bastardo che si è permesso di emergere e che con le sue qualità manifeste ha svelato i limiti degli invidiosi. La foto emblematica trasmessaci da Orazio Vasta e che è riferita alla campagna elettorale in corso in Abruzzo, regione gloriosa dell’ex regno delle Due Sicilie, serva di monito a quelle associazioni, partiti e movimenti dei quali abbiamo detto in precedenza e che in contraddizione con l’assunto del loro atto istitutivo stanno andando con scarsa originalità e perfetta dabbenaggine a portare acqua al mulino nemico. La politica meridionalista lasciamola fare a chi della politica ha vasta esperienza, non a caso abbiamo pubblicato l’incipit della relazione de LA DESTRA CAMPANIA al Congresso Nazionale del partito  poiché – avendola criticamente centellinata nella sua interezza - vi abbiamo ritrovato i capisaldi della rivendicazione identitaria - i medesimi predicati dai piccoli e grandi “meridionalisti” – qui concretamente esposti e rigorosamente affrontati, per i quali razionalmente sono state esposte misure, progetti, programmi di recupero e sviluppo del Mezzogiorno. Non si può neppure negare che i più illustri e propositivi meridionalisti che della rivendicazione storica ne hanno fatto il loro vessillo vengono fuori da questo partito, basti citare solo Angelo Manna, Silvio Vitale, Aniello De Lucia. Abbiamo lasciato che a chiedere la “secessione” eppoi il più mite federalismo fossero i padani, senza tradizione storica e geografica – noi, che avevamo alle spalle STORIA, GEOGRAFIA e TRADIZIONE – i padani che si sono inventati la PADANIA mai esistita… da 150 anni siamo ormai Italiani… Al cospetto dell’incapacità dei meridionalisti dell’ultimora e della voracità padana, proviamo a fare seriamente gli ITALIANI DEL SUD! – M.S. -

FINE

(ritratti: Angelo Manna - Silvio Vitale - Aniello De Lucia)

 
 
 

2) Dossier Terronia: chi 'a vo' cotta chi 'a vo' cruda

Post n°884 pubblicato il 24 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

News meridionaliste trasmesseci da Antonio Ambrosino e altri

Movimento Neoborbonico - Cari compatrioti, poche parole per sintetizzare una situazione sempre più "pesante" per i meridionali-duosiciliani e per i Napoletani in particolare.Da diversi mesi, infatti, aumentano i casi di "razzismo" nei nostri confronti: dagli insulti dello stadio di Bergamo a quelli più raffinati ma non meno offensivi dal punto di vista politico, da quelli televisivi a quelli dei vari intellettuali della prima e dell'ultima ora. Spesso, come avrete notato, il nostro Movimento prende posizioni a sostegno della squadra partenopea e dei suoi milioni di tifosi: non è solo per questioni di calcio che pure sarebbero interessanti (il Napoli, di fatto, per tutti coloro che lo seguono in tutto il mondo, non è solo una squadra di calcio ma una vera e propria "nazionale" e una semplice occasione di riscatto): gli stadi rappresentano da sempre un esempio sintetico ed efficace della società reale. Le offese nordiste e le ingiustizie sistematiche, allora, ci rendono l'idea di quello che il Napoli e il Sud sono per i "non Napoletani". Paghiamo, anche in questo campo, l'assoluta mancanza di classi dirigenti politiche degne di questo nome. E lo stesso vale su tavoli ben più importanti quando si parla o si fa il federalismo di domani: chi sta difendendo i nostri interessi? Chi sta ricordando ai vari Calderoli o Bassolino o Lombardo, che i conti unitari sono ancora aperti dopi i massacri e i saccheggi italo-piemontesi? Chi sta sottolineando la totale assenza di banche dalle nostre parti o la necessità magari di far pagare le tasse sul posto alle grandi fabbriche del Nord con filiali (pubblicamente iper-finanziate) in Campania o in  Basilicata? E intanto passano leggi per la regionalizzazione dei concorsi pubblici (come se, in mancanza di qualsiasi alternativa, ci fossimo divertiti in questi anni ad emigrare), intanto i presentatori televisivi sparano giudizi sommari e banali sul"popolo napoletano" e i famosi intellettuali nostrani restano in silenzio, indifferenti e complici o continuano a raccontare in giro per il mondo la Napoli che gli altri vogliono sentirsi raccontare e che si vende meglio. "Gomorra" può anche andarci bene ma insieme ad un altro libro che ancora non è stato scritto: quello con nomi e cognomi delle complicità, tuttora vive e numerose, tra la camorra e i politici. Altrimenti, come è chiaro, si vince qualche battaglia ma mai la guerra contro la criminalità organizzata. Napoli, allora, dalla capitale mondiale che conosciamo è diventata la capitale delle negatività di tutto il Sud dell'Italia: simbolo e parafulmine da processare e condannare ogni giorno per sentirsi la coscienza a posto anche dimenticando tutto il resto del nostro amato ex regno, abbandonando colpevolmente tutte i problemi e le speranze di un popolo intero. Noi, nel nostro piccolo e sempre grazie al vostro aiuto, possiamo solo continuare a denunciare tutto questo. A sorvegliare e a controllare i nostri tanti nemici e a ricostruire (e non si fa mai abbastanza) memoria,  coscienze e dignità. Non perché non vorremmo saltare certi passaggi in direzione politico-elettorale ma solo perché non è possibile saltarli (credeteci, altrimenti li avremmo già saltati da tempo.). Pronti, comunque,  a cogliere tutte le occasioni possibili, quando sono vere e non inutili e dannose. Appuntamento, allora, sul nostro sito ( www.neoborbonici.it ), sul sito del nostro mensile finalmente online, www.ilnuovosud.it, con la rete di informazioni di Alessandro Romano e a Napoli, sabato 27 dicembre: assemblea dei soci, pomeriggio di preghiera sulla tomba di Francesco II di Borbone (nell'anniversario della sua morte in esilio) e incontro aperto a tutti per la presentazione degli importanti progetti per il 2009!).Un abbraccio a tutti -  Il Direttivo Associazione culturale Neoborbonica
CITTA’ DI PARTENOPE:
INFORMAZIONI DI SERVIZIO AL CITTADINO - Caro Cittadino, anche grazie alla tua iscrizione siamo diventati più di 800 cittadini e cresciamo sempre di più. È proprio la rete che ci consente di diffondere la nostra identità positiva. Anche tu, con le tue idee, i tuoi pensieri, le tue foto, i tuoi filmati ed i tuoi eventi, contribuisci a promuovere l’immagine etica e positiva di Napoli,in Italia e nel mondo. Basta lasciare una traccia visibile sul sito della Città, traccia che resterebbe altrimenti nel tuo cuore. Se sei un cittadino che non scrive sul sito, ci piacerebbe avere il tuo apporto. Città di Partenope è il luogo dove puoi esprimere il tuo amore per Napoli! Vieni a vivere in pieno la Città, creando un tuo blog, commentando quello degli altri cittadini, segnalando eventi, petizioni, servizi e disservizi. Diventa “CITTADINO ATTIVO”, devi solo completare la sezione Informazioni Personali, visibile direttamente cliccando su: http://comunedipartenope.it Se invece sei già un “CITTADINO ATTIVO”, ti invito ad aggiungere o rinnovare la tua foto così da poter vedere gli altri Cittadini che come te sono online. Inoltre, se non l’hai già fatto, inserisci tra le Informazioni Personali il tuo vero nome e cognome, perché Città di Partenope è un social network etico in cui si riconoscono Cittadini più che semplici utenti, persone reali piuttosto che personalità virtuali! Puoi aggiornare il tuo profilo cliccando su: http://comunedipartenope.it/user/ Puoi utilizzare questo link anche per reimpostare i tuoi nome utente e password nel caso te li sia dimenticati. Conto di vederti in Città, ma in ogni caso grazie per essere Partenopeo. Claudio Agrelli
www.cittadipartenope.it
*******

IL NOSTRO PENSIERO: Di proposito ho voluto mettere a confronto queste due realtà meridionaliste, tra le più note e corpose; l’una, di “antico censo - sebbene successiva alle attività del FRONTE del Sud del compianto Angelo Manna e de L’ALFIERE dell’altrettanto illustre e compianto Silvio Vitale -  l’altra, di recentissima formazione e di concezione manageriale, del tutto avulsa dall’identitarismo classico o storiografico. Ero iscritta all’una, tanti anni fa. Sono iscritta all’altra… anche perché non esiste, a quanto pare, sul sito del Comune di Partenope la possibilità di “cancellarsi” dall’anagrafe partenopea (?). Il grande merito del Mov. Neoborbonico è quello di non essersi mai impelagato con movimenti e partiti politici (a parte le defaillances di qualche singolo) di non essere mai sceso a patti con alcuno e di aver sempre privilegiato l’opera di formazione culturale. Il Movimento è stato il naturale vivaio di tantissimi “sgallettati” scissionisti che hanno, poi, dato stura a quelle componenti oggi imbastarditesi nella politica pseudo-meridionalista delle alleanze improponibili. Il grosso difetto del Movimento è nella sempiternità dei ruoli ai vertici, inintercambiali “alla Bassolino”… una “cupoletta” asfissiante per chi ha spirito d’iniziativa e desidera partecipare attivamente… e la costante ricerca irrazionale di soci qualsiasi, non opportunamente selezionati per merito, che provvedessero con le quote d’iscrizione al mantenimento della sede e delle spese di gestione della ONLUS. Peccato! Ora, l’appello a chiaro scopo promozionale qui presentato è condivisibile da qualsiasi napoletano più o meno borbonico purchè appena appena incazzato. Sì! Ma il rimedio, la proposta, l’azione suggerita qual è? Tutti in gramaglie a pregare sulla tomba del capro espiatorio FRANCESCO e partecipare alla loro prossima riunione. E’ così che si può salvare Napoli. Semplice!
Quelli di CITTA’ di PARTENOPE sono, invece, più sgarzolini. Se ne fottono della memoria storica, delle tradizioni stantìe e… si vergognano d’essere napoletani. E’ un’accolita di yuppies o di aspiranti tali che cerca un po’ di visibilità in questo deserto popolato di scorpioni e di precari con la fissa del marketing e della communication & imaging. L’idea associativa era vincente, l’evento inaugurale ha fatto un botto tra la jeunesse dorèe partenopea. Per essere cittadino di Partenope basta seguire le norme – un po’ bacchettone, in verità – di un codice etico che rispolvera le comunissime basilari regole del vivere civile: non gettare le cartacce in terra, deporre la monnezza nei contenitori,sull’autobus  lasciare il posto a sedere ai vecchietti… chiaramente sottintese “non ficcatevi le dita nel naso” e “non sollevate il calice con il mignolo teso che fa pacchiano”… eccetera; insomma, sforzarsi di non fare i tamarri, per non essere scambiati con i napoletani con cui – ahimè – i partenopei sono costretti a condividere la città. Città di Partenope è, insomma, noblesse oblige ed a furia di ostentare galateo stile “piccole donne crescono” finisce con lo sfiorare un sottile razzismo di stile giacobino. Tutti i cittadini sono invitati a pubblicare blog personali: l’ho fatto anch’io, riempiendo di iniziative, documenti,testimonianze, video dedicati alla bellezza ed alla storia della nostra meravigliosa città ma non ho mai trovato un cane… un altro cittadino di partenope… che intrattenesse con me un confronto, un dialogo, un approfondimento dei temi trattati ed invocati dallo spirito di Partenope. A parte la comitivetta ridanciana di pochi amici di vecchia data attenti ad interagire tra loro, le altre centinaia di iscritti stan lì a fare numero. Di recente, poi, è stato tutto un inneggiare all’Unità d’Italia, ai martiri del ’99, ai Serra di Cassano ed alle Pimentel Fonseca… che… come si fa a raccontare 800 anni di Regno a chi si contenta del mordi e fuggi di una effimera repubblica partenopea per asserire di avere una Storia alle spalle?

(continua)

 
 
 

1) Dossier Terronia: chi 'a vo' cotta chi 'a vo' cruda

Post n°883 pubblicato il 22 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

news meridionaliste trasmesseci daAntonio Ambrosino
TUTTI A GAETA!!!
L'Amministrazione Comunale di Gaeta si riunirà, entro i prossimi 15 giorni, in un Consiglio dove il Comune deciderà il costituirsi in causa contro gli eredi savoia, per i danni patiti dalla Città durante l'assedio del 1861. Per l'occasione, visto anche la presenza massiccia di giornalisti, sarebbe gradita, su invito dell'Assessore al Demanio di Gaeta Antonio Ciano, la presenza nella sala consiliare di quanti più militanti meridionalisti possibile. E' prevista la presenza di troupe televisive.Relatore della proposta sarà Antonio Ciano, accompagnato dalle immagini relative all'assedio e alle fucilazioni messe a disposizione dal Cap. Alessandro Romano. Sarà inoltre occasione di invito e auspicata presenza di tutti i Movimenti e  Partiti meridionalisti, visto che la questione riguarda tutto il Meridione.Per l'occasione saranno affissi in Città manifesti riportanti l'articolo della Stampa : "Pagate Savoia!" a firma di Pino Aprile. I manifesti , stampati in notevole numero, saranno poi distribuiti agli intervenuti per l'affissione nei luoghi di provenienza.Tutta Italia deve sapere!!Inutile rimarcare come la questione "Pagate savoia!" sui quotidiani e settimanali nazionali e la recente presenza televisiva su "Striscia la notizia" abbia giovato alla nostra causa in termine di visibilità e di nuovi "contatti" con singoli e Movimenti.Ora in tanti guardano a Gaeta con una fiducia e speranza che dobbiamo assolutamente ripagare..Nei prossimi giorni comunicheremo la data precisa del Consiglio Comunale in questione. Sono invitate tutte le Persone, i Partiti e i Movimenti che hanno a cuore la nostra Terra martoriata! Portate le bandiere !! - Partito del Sud

MILANO – da sabato 15 novembre 2008
, è stato inaugurato in via sperimentale, uno Sportello Anti-Discriminazione che si occuperà di ascoltare e dare supporto ai meridionali che vivono e lavorano al nord. La nascita di uno Sportello Anti-Discriminazione, il primo del genere in Italia, nasce dall’esigenza sempre più forte di tutelare i diritti dei cittadini meridionali emigrati nel Nord Italia, che mai come oggi vengono messi in discussione.Tale problematica, che rischia a lungo andare, di creare delle vere e proprie spaccature sociali, ha origine nella politica spregiudicata e di divisione della Lega Nord, ma soprattutto nella pesante crisi economica e recessiva che sta letteralmente facendo inabissare il tessuto industriale del Settentrione. In questi ultimi tempi sono stati approvati dei provvedimenti, sul pubblico impiego, che limitano fortemente l’accesso al lavoro ai meridionali immigrati; ci aspettiamo in un futuro non tanto lontano, il licenziamento o l’assuzione lavorativa sulla base del luogo di provenienza delle risorse umane. Sono decine i contatti e le mail giunte fino ad oggi all’indirizzo di posta della nostra Associazione, richieste di aiuto che ci hanno spinto a mettere in piedi questo servizio; come il caso di una ragazza che si è vista strappare il curriculum in faccia, in un noto centro commerciale del comasco, solo perchè di origini meridionali.ORARI DELLO SPORTELLO: CALL CENTER: 328 32 79 303 - LUNEDI-DOMENICA - dalle ore 11:00 alle ore 12:00
*******
IL NOSTRO PENSIERO: Mai come in questo periodo si avverte un gran fermento nel microcosmo meridionalista. Alla ricerca di alleanze protette si riuniscono sotto l'ombrello di alcuni partiti e movimenti nazionali le cellule embrionali e le "pellecchie" degli oltre 270 piccoli gruppi e comitati sudichi che presero a pullulare con grave danno di dispersione - poichè rigorosamente slegati tra loro -  da  circa tre lustri nel Mezzogiorno; molti dei quali non hanno lasciato traccia, a cominciare da “alfieri"," briganti"," luciani", e “paggi del re" borbonici, emigrati nell’oblio, per la mancata affermazione del proprio ego. Ora, delle due compagini cui si riferiscono le news trasmesseci e che per dovere di cronaca - dato l'interesse tematico - pubblichiamo, c’è da rilevare che NON C'E' PROPRIO NIENTE DI NUOVO O DI GENIALE... che - da una parte -  è fin troppo recente la comunicazione del Partito del Sud che si diceva pronto ad entrare nell’Alleanza Federalista di Chiappori, ligure onorevole in carica alla Lega Nord, per la creazione di un anacronistico Parlamento del Sud… che in tempi di Federalismo non ha proprio motivo d’esistere!.. dall'’altra parte, la creatura leghista, il MPA di Lombardo (che di recente a Napoli ha pure preso a braccetto Bassolino) ha invece stretto alleanza politica, con suddivisione di cariche, incarichi e uffici con i CDS, che – con riguardo alla notizia in oggetto riguardante l’istituzione di un altrettanto anacronistico SPORTELLO dell’EMIGRANTE IN PATRIA – riescono da subito ad entrare in conflitto ideologico-identitario con il MPA, figlio legittimo della Padania… dove hanno piazzato lo sportello-piagnisteo, ricalcando senza dignità, per la gioia dei denigratori di sempre, i soliti luoghi comuni dei terroni vittimisti ed “assistiti”, riproponendo al Nord un’idea del Meridione più simile al Bangladesh! Lasciatevelo dire da chi è stata a Milano per trent’anni, socialmente inserita, e che ha avuto modo di verificare che i lombardi razzisti e leghisti sono per la maggior parte meridionali ignoranti come caproni che rinnegano se stessi e le proprie origini oppure i tanti confinati della 'ndrangheta che hanno invaso la periferia est della città; sono quelli che impersonava Abatantuono nel suo tormentone “Eccezziunale veramente”. Domani è un altro giorno... Il giorno di qualche altra bella invenzione politico- meridionalista, sempre più affine a quella degli osoleti democristiani nazionali della prima Repubblica. Che barba che noia!.... Che pena! - Marina Salvadore
(continua)

 
 
 

A giudizio i genitori di Salvatore Giuliano

Post n°882 pubblicato il 21 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

Siamo vicini con caldo affetto all'amico Arnaldo Capezzuto (allievo del martire della Sanità don Giuseppe Rassello) ed a don Luigi Merola, per quanto riportato in data odierna dal settimanale IUSTITIA.IT

COMINCIA IL 28 novembre il processo per le minacce subite tra il 2005 e il 2006 dal giornalista Arnaldo Capezzuto, e da don Luigi Merola. Il primo era allora cronista del quotidiano Napolipiù e oggi è redattore di E Polis Napoli; il secondo due anni fa era parroco della chiesa di San Giorgio ai Mannesi di Forcella e ora è responsabile della fondazione 'A voce d' 'e creature, ospitata nella zona orientale di Napoli in una villa confiscata a Raffaele Brancaccio, capo clan di Poggioreale, scomparso nel 2001. Davanti al giudice monocratico Antonio Panico, della XI sezione penale del tribunale di Napoli, compariranno cinque imputati, con l'accusa di concorso in minacce: Luigi Giuliano, omonimo e cugino di 'Lovigino' (ex re di Forcella e dal 2002 collaboratore di giustizia) e padre di Salvatore Giuliano, condannato a venti anni di reclusione, con il sigillo della Cassazione, per l'omicidio di Annalisa Durante, avvenuto il 27 marzo del 2004; Carmela De Rosa, moglie di Luigi e madre di Salvatore; Guglielmo Giuliano, zio di Salvatore; Gilda D'Angelo e Salvatore Turino. Tre (Guglielmo Giuliano, Turino e la D'Angelo) sono accusati di avere minacciato il parroco di Forcella; in particolare Gilda D'Angelo e Salvatore Turino avrebbero inviato sms minatori a don Luigi Merola, con riferimenti a fatti circostanziati. I genitori di Salvatore Giuliano sono invece coinvolti in una serie di intimidazioni subite da Capezzuto in un arco di tempo che va dal maggio 2005 al gennaio 2006. Due i motivi all'origine delle minacce: la denuncia documentata con foto e tallonante degli abusi edilizi commessi da esponenti della  famiglia Giuliano, denuncia che spinse il comune di Napoli ad abbattere nel settembre 2004 le costruzioni abusive; la notizia, pubblicata a più riprese su Napolipiù, di pressioni e minacce subite dai testimoni chiamati a deporre al processo per l'omicidio di Annalisa Durante, che comincia il 14 aprile 2005 davanti alla quarta sezione della corte d'assise di Napoli, con presidente Giustino Gatti e giudice a latere Isabella Iaselli. "Dell'omicidio di Annalisa, - ricorda Capezzuto - si occuparono i media nazionali e internazionali. Forcella venne scossa da un'emozione profonda che toccò tutti gli abitanti del quartiere, anche perché tutti conoscevano il padre di Annalisa, Giovannino Durante, come una brava persona. L'emozione e l'indignazione spinse tante persone a dare la propria testimonianza, anche presentandosi in questura. E per chi vive a Forcella non fu una scelta agevole". Poi trascorrono i mesi, l'attenzione di giornali e tv si spegne e prende il sopravvento la routine: qualcuno comincia ad andare a casa di chi ha visto e sono diversi i testi che ritrattano; una bottiglia incendiaria viene scagliata il 14 luglio 2005 davanti al portone  del palazzo dove abita la famiglia Durante; il 9 giugno e il 4 novembre il cronista di Napolipiù è avvicinato da familiari dei Giuliano e denuncia immediatamente gli episodi alla polizia. E in questura va anche quando nel gennaio 2006 riceve una telefonata di minacce. Le denunce vengono affidate al magistrato che ha condotto le indagini sull'omicidio di Annalisa, Raffaele Marino, allora sostituto della procura di Napoli, oggi procuratore aggiunto a Torre Annunziata. Ora parte il processo e alla prima udienza Capezzuto, assistito dell'avvocato Cesare Amodio, si costituirà parte civile, mentre don Luigi Merola non ha ancora sciolto la riserva. Intanto il tesoriere Adriano Albano ha annunciato l'intenzione dell'Ordine dei giornalisti della Campania di essere presente in giudizio come parte lesa, decisione che verrà formalizzata il 18 novembre. Ed è stato già contattato il presidente dell'Ordine degli avvocati di Napoli Francesco Caia per la costituzione di un collegio di difesa.

(immagini: Arnaldo Capezzuto - Salvatore Giuliano - Luigi Merola)

 
 
 

Misteri lucani oltreconfine

Post n°881 pubblicato il 21 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

Trasferta internazionale per don Marcello Cozzi.
Il referente per la Basilicata dell'associazione "Libera, nomi e numeri contro le mafie", in visita a Berlino ed Innsbruck, per  raccontare la realtà lucana. Questa mattina, ospite in una scuola italo-tedesca della capitale germanica, il prete antimafia ha parlato agli studenti di giustizia e legalità  nell'ambito della presentazione del suo libro "Quando la mafia non esiste. Malaffare e affari della mala in Baislicata". Forte l'interesse dei giovani tedeschi che hanno subissato di domande il prete lucano. Si sono concentrati soprattutto sul rapporto che intercorre tra mafia e l'attuale crisi economica ma anche sul supposto binomio mafia-Chiesa e su quanto la paura e l'indifferenza possano alimentare i comportamenti criminali.
Quesiti, questi, probabilmente stimolati dalla notizia dell'intimidazione subita da don Cozzi, che lo ha preceduto nel suo viaggio oltreconfine. Ma i giovani studenti italo-tedeschi, hanno voluto chiaramente precisare la loro volontà di superare lo stereotipo "italiano-mafioso" e di non voler identificare la piaga della mafia con l'intero stato italiano. Un incontro stimolante, quello di questa mattina, cui domani seguiranno altri due: uno nella trattoria 'a Muntagnola (dove si prepareranno piatti con i prodotti di Libera Terra, i terreni confiscati alle mafie) e l'altro nella biblioteca Sprachenatelier, sempre a Berlino. Gli appuntamenti tedeschi ricadono all'interno dell'iniziativa "VIVA, la Festa della legalità e del gusto di vivere", organizzata dalle associazioni FLARE, Libera e "Mafia? Nein Danke!". Scopo della manifestazione, mostrare la vera anima d'Italia: quella della grande maggioranza degli italiani, che si rifiuta di vivere sotto il ricatto di una minoranza di persone violente. Degli stessi argomenti si parlerà anche lunedì 24 alla Padagogische Hochschule Adamgasse di Innsbruck, nell'ambito di un seminario di studi sulla situazione sociale del Sud Italia. Questo interesse verso la criminalità organizzata italiana, dimostra chiaramente che si tratta di un fenomeno internazionale che non conosce più confini. Lo stesso dovrebbe valere anche per quanto riguarda l'impegno per la giustizia.

Mariagrazia Zaccagnino Uff. Stampa Ce.St.Ri.M./Libera Basilicata 348 86 40 290

 
 
 

DA PARACELSO A SEMERANO LA STORIA E' SEMPRE LA STESSA

Post n°880 pubblicato il 21 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

di Luca Torre

COMUNQUE SEMERANO BATTE DE GOBINEAU e HITLER senza colpo ferire
La storia spesso, molto spesso, va avanti e indietro per stereotipi, preconcetti e soprusi, e perché l’intelligenza, quella vera, è patrimonio di pochi. Di quelli che non aspirano al “potere”, perché il potere isterilisce l’intelligenza. E per questo è dannoso per chi lo esercita (ma costui non se ne accorge perché il potere l’ha già infessito) e per chi lo subisce. Ma questi se ne accorge e, per quel che può, pur subendone le conseguenze deve tentare di neutralizzarlo. Perché ho accomunato Paracelso e Semerano? Perché entrambi (ma si potrebbero usare molti altri accoppiamenti) sono stati dei geni compresi post-mortem. L’uno, tra le altre cose e contro l’ostilità dei suoi accademici colleghi che lo hanno sempre tenuto in disparte, è da ritenersi il fondatore della chimica. L’altro, più vicino a noi nel tempo (è morto a 92 anni qualche mese fa) anch’egli tenuto lontano dal potere accademico, è stato colui che ha rifondato su basi scientifiche, perché documentate, lo studio delle etimologie che era incentrato, fino alla sua comparsa sulla scena, sull’idea fissa che tutte le etimologie delle nostre lingue occidentali dovessero avere come supporto ineliminabile l’indoeuropeo. Che cosa sia l’indoeuropeo veramente pochi lo sanno. E molti sono quelli che ne fanno un uso meccanico. Molti l’hanno anche definito una “razza” da cui si sarebbe sviluppata l’ariana, quella su cui de Gobineau e Hitler hanno fondato la loro ideologia sfociata nel nazismo. Ma non è affatto così. Va chiarito una volta per tutte che l’indoeuropeo è quel coacervo di lingue che dal 5000 a.C. dal Kurgan, a sud-est degli Urali si sono diramate in parte dell’Asia e dell’India e, più tardi, in parte ad Ovest verso l’Europa passando attraverso la Persia, con gli Ittiti, e la Grecia, fino a mischiarsi con i latini, gli Illiri, i Celti, ecc. Tuttavia, ed è questo il nodo sciolto da Giovanni Semerano, pare che tutto questo coacervo di razze racchiuse sotto l’icastico nome di indoeuropeo, abbiano con perizia evitato la Mesopotamia, patria della lingua sumera ed accadica (gli accadi sono semiti). E’ questa la svista degli studiosi di etimologia che sono partiti dall’indoeuropeo. In effetti l’indoeuropeo non è né una lingua, né una razza, come ho detto. In realtà sono da ritenersi indoeuropee quelle lingue accomunate UNICAMENTE dalla struttura FLESSIONALE delle loro grammatiche (ma è così caratterizzata anche la struttura grammaticale del sumero-accadico). E sono considerate ”indo-europee” perché il loro estremo confine, partendosi dall’Europa a ovest degli Urali, è l’India. E non è dunque che questo (RIBADISCO: LA COMUNE FLESSIONE GRAMMATICALE) l’unico punto di unione delle varie lingue che vanno sotto la voce di INDOEUROPEO. Ma non sono un’unica lingua. E’ per questo, e solo per questo, che Semerano ha intitolato il suo ultimo libro “La favola dell’Indoeuropeo”. Infatti a est dell’India vi sono lingue di tipo monosillabico, ove ogni monosillabo rappresenta una radice, esprime un’idea generale ed è INVARIABILE. Ovvero, non è suscettibile di modifiche secondo il sistema flessionale. Ciò è evidenziato, in fondo, anche da un confine geografico condizionato dalla conformazione orografica delle terre a est dell’India e che usano il sistema monosillabico. Così in Cina ad esempio si usano gli ideogrammi. Ma, direte a questo punto: come si è intrufolato il sumero-accadico nelle lingue occidentali? La risposta va ricercata nei viaggi dei Fenici, abbondantemente documentati, che per i loro commerci lungo le coste che andavano dal mar Rosso al Mediterraneo e ai mari del Nord per rifornirsi di ambra gialla (coste del mar Baltico) e di stagno (in Cornovaglia e fino in Islanda) posero una quantità di colonie in vari punti, fonti dei loro commerci. Qui presero l’uso di dare un nome ai fiumi, ai luoghi, ecc. in cui approdavano (come Colombo appena approdato dette alla terra su cui pose piede il nome di San Salvador). C’è da dire che i Fenici tra il IX e il VII secolo a.C. furono sotto il dominio assiro babilonese, ove appunto appresero a parlare il sumero-accadico. Furono di stanza ad Ugarit dove si parlava il sumero-acccadico e l’egiziano. In questa città sono stati rinvenuti testi scritti in cuneiforme del XV e del XIV secolo, ma anche in cuneiforme alfabetico fenicio con 30 lettere. E’ solo nel XIII secolo a.C. che i Fenici iniziarono a usare segni consonantici di 22 lettere che in seguito trasferirono ai Greci (i quali vi aggiunsero le vocali) che a loro volta lo trasferirono alle loro colonie italiche e agli Etruschi e quindi ai Romani. Se per via esterna (via mare) agirono i Fenici, alcuni secoli dopo (IV sec. dopo Cristo) per via terra il goto Wulfila, nominato vescovo, per quarant’anni percorse le contrade dei Goti. Col sole e con la pioggia, col vento e con la neve camminò ininterrottamente fra la sua gente per svolgere opera di evangelizzazione. Fu lui ad esercitare una grandissima influenza religiosa e culturale su quasi tutta la gente germanica. Fu lui a codificare e a dare una lingua scritta: il tedesco o meglio il gotico. E in questa lingua scritta germanica Wulfila vi infilò un po’ di tutto: vocaboli runici, celtici, latini, egiziani e perfino  questa la cosa notevole - vocaboli mesopotamici. A spingere Semerano allo studio delle etimologie, partendo dal sumero-accadico furono “in particolar modo le etimologie inglesi e tedesche che hanno sempre messo a dura prova il quadro di riferimento indoeuropeo” (La Repubblica del 22 luglio, cito da un articolo di Umberto Galimberti). Ma un esempio ci viene anche dalla mitologia oltre che dalla lingua. In Ugarit il Sole è una divinità femminile, così come in Germania. Ciò detto, non resta che consultare l’opera del grande filologo ed etimologo, recentemente scomparso, tra cui “L’infinito: un equivoco millenario” e ”Il popolo che sconfisse la morte. Gli Etruschi e la loro lingua”. E di ultima uscita “La favola dell’indoeuropeo” (Tutti e tre editi da Bruno Mondadori, tra il 2003 e il 2005). Oltre ai quattro preziosissimi volumi su “Le origini della cultura europea” con relativi dizionari etimologici della lingua latina e della lingua greca (Olscki Editore, Firenze, MMII). Di queste etimologie vi fornirò molti più esempi in un prossimo numero. Vi basti ora sapere come il termine in lingua sanscrita (la lingua letteraria dell`India) “Veda” che dovrebbe appartenere unicamente alla cultura indoeuropea, affonda invece le sue radici nell’accadico wadûm (conoscere, sapere) e si trasformi nel latino “video” (vedere, conoscere). Ma voglio concludere avvertendo che anche la cosiddetta razza ariana ritenuta di origine indoeuropea è una fola passata per vera. Senza scomodare Semerano, già nell’edizione dell’enciclopedia dell’UTET del 1933, alla lettera A, a pag. 1131 alla parola Arii viene non solo negato che il sanscrito rappresentasse la lingua madre di tutte le lingue indoeuropee (per cui per dogma indiscutibile si dava credito ad una probabile origine asiatica di tutti i popoli indoeuropei) ma si ridefiniva il termine “ariano” per il quale è affermato che non esiste alcuna coincidenza tra gruppi linguistici e gruppi razziali. E’ qui che Semerano ha sferrato il suo colpo più crudele per i nazisti di ieri e di oggi. ADDIO MITO DI UNA RAZZA PURA. Infine l’ignaro fondatore del nazismo antiebraico e, dunque, in parte antisemita, non sapeva che la lingua che adoperava affondava, e affonda, le sue radici molto spesso in quella dei suoi esecrati nemici da gasare. Ma questa non è più filologia, quanto piuttosto una rivoluzione politica tout-court. Senza colpo ferire.
(Immagini: Paracelso; Giovanni Semerano)

 
 
 

Il tossico di Napoli non è la DIOSSINA ma il DIESSINO

Post n°879 pubblicato il 20 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

...DI SCANDALO IN SCANDALO, DI MAZZETTA IN MAZZETTA... SEMPRE LORO: I SINISTRI! NAPOLI RIBELLATI! VIA TUTTI, A CALCI NEL SEDERE! ORA E PER SEMPRE!

Nerli accusato di concussione - Per lui misura cautelare di divieto di dimora nell’intera Regione Campania. Contributi da 5 a 25 mila euro
NAPOLI - Il presidente dell’autorità portuale di Napoli, Francesco Nerli, è stato raggiunto da un'ordinanza di misura cautelare coercitiva di «divieto di dimora» nell’intera Regione Campania. Il provvedimento restrittivo, emesso dal gip di Napoli riguarda anche una sua strettissima collaboratrice: entrambi sono indagati per il reato di concussione aggravata e continuata ai danni di numerosi rappresentanti di società operanti nel porto di Napoli. Per altri sette funzionari c'è stata una perquisizione domiciliare. L'ACCUSA - Secondo i magistrati, Nerli, avrebbe «reiteratamente» indotto «numerosi operatori» del porto a effettuare contribuzioni economiche in favore del suo ex partito di riferimento, «forte dei rilevantissimi poteri attribuitigli dalla legge». Nerli, nato in provincia di Livorno, fu eletto deputato del Pci nel 1987 e senatore del Pds nel 1992, sempre nel collegio di Siena. Nel 1995 fu a capo dell'Autorità portuale di Civitavecchia e dal 21 dicembre 2000 è alla presidenza dell'Autorità portuale di Napoli. Le indagini preliminari, coordinate dalla Procura di Napoli, sono state svolte dal «Gruppo tutela spesa pubblica» della Guardia di Finanza. La misura coercitiva del divieto di dimora in Campania è stata emessa dal gip, per gli stessi reati, anche per una collaboratrice di Nerli, addetta alla segreteria di presidenza. I SOLDI - Eseguite anche numerose perquisizioni e «meticolosi» accertamenti bancari e contabili che hanno evidenziato che «tutti i soggetti che avevano corrisposto i finanziamenti», tra i 5mila e i 25mila euro, operavano all'interno del porto di Napoli attraverso un rapporto di natura concessionaria o di altra prestazione d'opera come gli appalti. Oltre alla documentazione, le ipotesi dell'accusa sono state «confermate dalle dichiarazioni rese dagli imprenditori concussi i quali - scrive il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore - hanno riferito di essere stati avvicinati da dipendenti dell'Autorità portuale» per richiedere i versamenti, peraltro, «regolarmente contabilizzati dalle aziende e dallo stesso partito beneficiario dei contributi». Le indagini hanno avuto inizio dal ritrovamento di un prospetto riepilogativo, rinvenuto nel corso di una precedente perquisizione al presidente Nerli, che riportava «in modo preciso e puntuale» nomi di ditte e società con a fianco l'indicazione degli estremi di assegni bancari e del loro importo. Contemporaneamente all'esecuzione dei provvedimenti sono state disposte perquisizioni presso i domicili e gli uffici di altri indagati sia per le indagini relative alla concussione che per i reati di truffa e abuso di ufficio in relazione all'assunzione di personale da parte dell'Autorità portuale partenopea.LA NOMINA - Il Presidente dell'Autorità Portuale viene nominato, previa intesa con la Regione interessata, con decreto del Ministro dei Trasporti e della Navigazione, nell'ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portuale designati rispettivamente dalla Provincia, dai Comuni e dalle Camere di Commercio..20 novembre 2008 – Corriere.it

 
 
 

Lo Schiacciamaroni

Post n°877 pubblicato il 19 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

Bollettino straordinario di emergenze, etica e denunce

“La Camorra per il Sociale” ovvero quell’irresistibile attrazione per il “pizzo”
«Gomorra» nelle edicole di Napoli - Ecco i dvd falsi della camorra - Bollino Siae contraffatto e sottotitoli in italiano cancellati - Un giornalaio ammette: «Me li consegnano da Forcella»

NAPOLI — Ufficialmente dovrebbe uscire il 3 dicembre prossimo. Per ora il dvd del film «Gomorra», tratto dall'omonimo best seller di Roberto Saviano, è disponibile solo in versione noleggio. Perché, allora, nelle edicole napoletane è già in vendita con tanto di bollino Siae a certificarne l'autenticità? Non solo, il dvd reca nella parte sinistra della custodia — accuratamente incellofanata — la classica dicitura «prima visione », come se si trattasse di un film venduto in abbinamento con Panorama o con l'Espresso. Ma è improbabile che un settimanale, per quanto prestigioso sia, abbia la facoltà di allegare come gadget un dvd che non è ancora possibile acquistare, ed è altrettanto improbabile che un edicolante, per quanto intraprendente sia, possa disporre del prodotto già slegato dalla rivista.
I laboratori dei clan - In realtà qui di intraprendenza ce n'è veramente poca: meglio parlare di faccia tosta. L'intraprendenza, quella ce la mettono i laboratori clandestini gestiti dalla camorra. «Me li portano da Forcella» risponde un esercente quando gli chiediamo come faccia a vendere un dvd originale che non esiste ancora. Meglio non parlare apertamente di «pezzotti», dvd taroccati, ché sulla custodia c'è anche il bollino Siae a riprova della genuinità del prodotto. Oltre, ovviamente, alla banda prima visione. Ma sul bollino, che sta all'interno del cellofan ed effettivamente è autentico, c'è scritto «Abbinamento editoriale dvd Ballando con le stelle Igda». La sigla «Igda» sta per Istituto Geografico De Agostini, mentre «Ballando con le stelle» è una collana di quattro dvd contenenti lezioni di ballo, messa in commercio dopo il successo riscosso dall'omonima trasmissione Rai. Non è roba da poco. (Corriere del Mezzogiorno – 19 nov.)
*******
IL CASO CONTRADA INSEGNA – LA CALUNNIA E’ MEGLIO DI UNA STRAGE E FRUTTA MAGGIORI BENEFICI – SI INGROSSANO LE FILA DEL PENTITIFICIO DI STATO
ESPOSITO: SOLIDARIETÀ PER MICHELE FLORINO ACCUSATO DA UN PENTITO DI ESSERE MANDANTE DI TRE OMICIDI
- NAPOLI - «È una notizia incredibile!» con queste parole, Bruno  Esposito, dirigente storico della Destra napoletana, ha commentato le accuse  che il pentito della camorra Giuseppe Misso ha rivolto nei confronti del  Senatore Michele Florino. «Non riesco a immaginare come sia possibile, -  continua Esposito - è inattendibile sul piano della ricostruzione storica».  Florino è stato accusato di essere il mandante degli omicidi di Domenico Cella, Ciro Guazzo e Ciro Lollo legati al clan Giuliano, per impedire la chiusura della sezione del Msi. «Non ricordo che vi sia mai stato a Napoli  un luogo in cui la Destra non abbia avuto agevolezza politica. - ha affermato Esposito - Per di più in quegli stessi anni, in città era presente Giorgio Almirante, uno dei fondatori del Msi e si tennero due campagne elettorali, una nel 1980 e la successiva nel 1983». Esposito ha espresso piena ed affettuosa solidarietà nei confronti di Michele Florino e si è dichiarato certo della sua specchiata ed illibata condotta politica, che non potrà che essere confermata dalla Magistratura. «Non saprei quali  motivazioni abbiano spinto il pentito a rivolgere tali accuse verso Michele Florino, da sempre coraggiosamente impegnato sul fronte della difesa della legalità contro la malavita organizzata, in buie vicende risalenti a circa 30 anni fa - Simona Morelli
*******
CHE STRANO… ORA LA FINANZA FA RIMA CON L’ETICA! CI CREDETE? CHISSA’ PERCHE’ LE CARTE DI CREDITO VENGONO IMPOSTE AI MORTI DI FAME E NON AI CUMMENDA… E’ FORSE VERO CHE LE BANCHE CAMPANO SUI NOSTRI ROSSI E SUI MUTUI CHE NON RIUSCIREMO MAI A PAGARE?
Banca etica presenta: “ Gli strumenti della finanza Etica per lo Sviluppo Locale Sostenibile ”.
Sabato 22 novembre, dalle ore 17:30, si terrà a Castel Morrone, presso la Scuola Media Giovanni XXIII di via Taverna, il primo convegno su come Banca Etica lavora per costruire un modello di “progresso senza speculazione” sul Territorio di Terra di Lavoro. L’evento, che sarà preceduto alle ore 17.00 dall’Assemblea dei Soci di Banca Etica della Provincia di Caserta aperta a tutti gli interessati, vedrà la nota introduttiva del Prof. Dott. Renato Passaro, dell’Università Parthenope di Napoli, e continuerà con gli interventi del sindaco di Castel Morrone, Dott. Pietro Riello e della Dott.Ssa Teresa Masciopinto di Banca Etica. A seguire un dibattito coordinato da colui che è anche organizzatore dell’incontro, l’Ing. Elia Calabrò, Coordinatore della Circoscrizione dei Soci di Banca Etica per la Provincia di Caserta. Si parlerà in primis di progetti: quelli già realizzati nel casertano, e quelli inseriti in agenda, studiando interventi possibili ed azioni future di Banca Etica. Si analizzerà il caso-Castel Morrone, come esempio di sviluppo locale, nella sua dimensione di microcosmo in un macrocosmo provinciale e nazionale minacciato, ora più che mai, dalla parabola discendente dell’economia di mercato. L’incontro sarà dunque un’occasione per riflettere con approccio seminariale sulle evoluzioni del sistema economico in cui viviamo: perché è vero che l’accesso al credito è da sempre fonte di imprenditorialità, ma è noto ormai che il ricorso massiccio a forme di finanziamento selvagge e condizionate dal paradigma consumistico dell’avere tutto e subito, ha generato un meccanismo autodistruttivo che travolge chi ha investito e tarpa le ali a chi pensa di progettare domani. Lo scopo della banca etica è ricongiungere valore reale e valore virtuale del denaro, sostenendo la buona volontà di chi risparmia e promuovendo al contempo chi decide di rischiare per la giusta causa di offrire lavoro. Il programma dettagliato dell'evento è reperibile sul sito www.retedicomunicasertani.it
Dott. Ssa Maria Del Vecchio, resp. dell’ Ufficio Stampa del Convegno di Banca Etica
*******
ELUANA: NON E’ EUTANASIA E’ TORTURA! SARA’ UNA DOLOROSISSIMA AGONIA. ELUANA E’ FORTE, NON HA PATOLOGIE. RIDOTTA ALLA FAME ED ALLA DISIDRATAZIONE I SUOI ORGANI INTERNI, LENTAMENTE, SI ACCARTOcCERANNO E SI PIETRIFICHERANNO TRA DOLORI INENARRABILI CHE NON POTRA’ COMUNICARE!

Agostinacchio- (LA DESTRA)-Eluana Englaro – non si può morire per sentenza – intervento legislativo immediato. Il caso Eluana Englaro,-afferma in una sua nota l'on.le Paolo Agostinacchio, dirigente nazionale del Partito di Storace- ferma la comprensione solidale per la sofferenza della giovane vittima dell’incidente stradale e dei suoi familiari, impone riflessioni anche di carattere etico-religioso e politico. Le decisioni adottate in sede giurisdizionale producono il convincimento di un distacco sempre più netto tra uno stato pseudo liberale ed agnostico e la Comunità.  Si decide della vita di una persona prescindendo da un dato oggettivo, incontrovertibile, come è stato oggettivamente rilevato da una parte della stampa, cioè che non è possibile decidere della morte di una persona alla luce del nostro ordinamento che non prevede sia l’eutanasia sia l’accanimento terapeutico. È ormai chiaro che la tradizione cristiana-afferma Agostinacchio- che connota la nostra civiltà, è al di fuori del paese legale: una lesione che deve essere assolutamente eliminata, realizzando una svolta nella concezione dell’organizzazione della vita civica;  lo Stato, infatti, non può e non deve essere, in ossequio a un laicismo ottocentesco, avulso, lontano dal comune sentire. La Destra-conclude la nota de LA DESTRA- chiede che si proceda con immediatezza ad un intervento legislativo per evitare che ciò che si prefigura per la povera Eluana possa trovare attuazione. Ecco perché la Destra politica italiana dovrà mobilitarsi in ogni sede a sostegno del diritto alla vita. On.le PAOLO AGOSTINACCHIO- RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO MEZZOGIORNO
*******
 YANKEES, VI STA BENE SE VI RESTITUIAMO LA BARALDINI E CI RIPRENDIAMO PARLANTI?

dai nostri amici dello Studio Legale Lipera - Abbiamo assunto l'incarico di assistere e difendere
 CARLO PARLANTI cittadino italiano detenuto da più di quattro anni nel carcere americano di Arvenal (Contea di Ventura, California), a seguito di una ingiusta condanna a nove anni di reclusione per violenza sessuale.  Arrestato in Germania nel luglio del 2004, a seguito di una richiesta giustificata sulla base di una esigua e poco convincente documentazione, è stato estradato negli Stati Uniti nell’aprile 2005. Il successivo verdetto di colpevolezza nei confronti del connazionale si è basato su prove acquisite a seguito di investigazioni condotte in maniera a dir poco insufficiente e al termine di un processo all’interno del quale si sono susseguite soltanto le molteplici dichiarazioni contraddittorie fatte dalla Sig.ra Rebecca Mckay White, la presunta vittima.  Nel nostro Paese è immanente il principio secondo il quale un soggetto può essere condannato solo se la sua colpevolezza può essere provata “al di là di ogni ragionevole dubbio”; per cui faremo in modo che anche Carlo Parlanti goda di questo diritto anche se giudicato da una corte americana e che si faccia chiarezza su questa vicenda e che al più presto vengano restituiti a Carlo Parlanti l’onore e la libertà e prima di ogni cosa possa rientrare in Italia  E’ in corso in queste ore una conferenza stampa, avviata dalle ore 10,30 di questa mattina, dove stiamo illustrando e prendendo alcune iniziative immediate presso il nostro studio di Roma, Via Attilio Regolo 19, TEL. 06 32803221 e 06 32803224. Sono presenti la mamma e la compagna di Carlo Parlanti, Nadia PACINI di Montecatini Terme e Katia ANEDDA di Milano.
*******
ALLELUJA! IL GOVERNO S’E’ DECISO A PARLARE SENZA L'AUSILIO DEI PORTAVOCE BRIGATISTI!

Bravo Ministro Bondi – finalmente la vera storia del terrorismo - Ho letto che il ministero guidato dal ministro Bondi sta portando avanti un progetto per raccontare “Finalmente “ dopo tanto tempo , un periodo sanguinoso del nostro paese , gli anni di piombo che tanto sangue innocente ha versato per mantenere la libertà e la democrazia. Naturalmente il costo di tutto ciò lo hanno pagato le vittime che hanno contrapposto la propria vita contro una cozzaglia di sfaccendati criminali che intendevano sovvertire l’ordinamento democratico del nostro paese a colpi di kalashnikov. Ora finalmente speriamo che sia riscritta e risarcita la storia di questo martoriato paese nella giustezza e nella verità dei fatti; storia che deve essere raccontata in tutte le scuole di ogni ordine e grado per far conoscere ai giovani che danno hanno arrecato alla società i terroristi negli anni di piombo pagato principalmente con il dolore delle vittime del terrorismo. Bruno Berardi- “Domus Civitas” Vittime del terrorismo e mafia 3295340474
*******
ORA AVETE CAPITO PERCHE’ TANTO TERRORISMO MALTHUSIANO SULLA SICCITA’, SUGLI SPRECHI, SULL’INQUINAMENTO DELLE FALDE ACQUIFERE, SULLA FINE DEL MONDO TRA TRE GIORNI? DOVEVANO SOLO FARCI CREDERE D’AVER “SCOPERTO L’ACQUA CALDA” E FARCELA PAGARE PIU’ DEL VINO?

PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA Le multinazionali alla conquista del Mercato dell'acqua pubblica - Gianfranco Perlato -
Con l'Art. 23 bis del decreto legge recante la firma del ministro Tremonti ed approvato il 5 agosto di quest'anno si stabilisce che le reti idriche, pur rimanendo pubbliche, possono essere gestite da società private, come nel caso del gas e dell'energia elettrica. Legge contraddittoria in quanto, se da un lato si ribadisce la natura pubblica del bene, dall’altro si spalancano le porte ai cosiddetti “privati”, ossia alle multinazionali. Ismael Serageldin, vicepresidente della Banca Mondiale, aveva affermato pubblicamente che le guerre del XXI secolo, saranno i conflitti per potersi aggiudicare le risorse idriche del pianeta. Risorse che sono calate di circa il 30% negli ultimi trent’anni.Nel Medio Oriente da diversi anni la Turchia (che ha una risorsa idrica pro capite superiore all'italia) è in conflitto con la Siria e l’Iraq per il controllo del Tigri e dell'Eufrate, mentre Israele dal canto suo ha esteso il suo controllo ai territori palestinesi dove vi è la maggiore presenza di acqua. Con la privatizzazione mondiale del mercato dell'acqua, oggi bisogna porsi una domanda: se attualmente nel mondo ogni anno muoiono dai 40 ai 50 milioni di persone, come rileva la FAO, in un prossimo futuro quante ne morranno per sete? In Italia il mercato delle acque minerali è quasi totalmente in mano alle multinazionali, proprietarie dei marchi più diffusi. La parte del leone la fanno la svizzera Nestlè (San Pellegrino, Lievissima, Panna, Recoaro, San Bernardo, Pejo, ecc) e la francese Danone (Ferrarelle, Guizza, Vitasnella, Boario, Fonte viva, San Benedetto, ecc). Considerati i bassi costi di prelievo e gli altissimi ricavi, (per un litro d’acqua in bottiglia vanno dal 600 al 1.000%, nonostante le spese per il trasporto e per la pubblicità martellante) possiamo aspettarci un lotta senza quartiere per il controllo della nostra sete. La Nestlè, solo per fare un esempio, sta manovrando per il completo controllo dell’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa. A ciò si aggiunge la beffa degli oneri che lo Stato incassa per le concessioni: in pratica nulla. Tutte le acque sotterranee fanno parte del demanio, ma attualmente solo 6 regioni su 20 percepiscono un onere per il loro sfruttamento  (oltretutto calcolate sulla base dell’estensione della sorgente e non della quantità di acqua prelevata): Piemonte, Veneto, Umbria, Campania, Basilicata e Sicilia. Nel resto d'Italia la nostra acqua viene regalata alle multinazinali che ritorna a caro prezzo sulle nostre tavole. L'acqua è un diritto di tutti,  un bene primario necessario per la vita dell'uomo e dell'ambiente e a nessuno dovrebbe essere permesso di usarla a fini speculativi. Sopratutto alle multinazionali. La battaglia per il mantenimento del controllo pubblico delle reti idriche italiane è, pertanto, di vitale importanza, ne va del nostro futuro e di quello del nostro ambiente: dobbiamo assolutamente vincerla.

 
 
 

Contrada "serve" ancora

Post n°876 pubblicato il 18 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

redazione


'Dal giorno del mio arresto e del mio ingresso al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere ho perso piu' di 20 chili. E anche adesso sto molto male e ho seri problemi di salute''. Lo ha detto Bruno Contrada, ieri, poco prima di deporre, come testimone, davanti ai giudici della Corte d'Assise di Palermo nell'ambito del processo per il sequestro dell'omicidio del giornalista Mauro De Mauro, scomparso il 16 settembre 1970. L'unico imputato, accusato di essere il mandante dell'omicidio, e' Toto' Riina. Contrada, che da circa un mese e' agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Palermo, dove sta scontando una condanna definitiva a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, e' arrivato all'Aula bunker Pagliarelli insieme con i suoi legali Giuseppe Lipera e Grazia Coco. Prima di entrare in Aula si ferma e racconta brevemente la sua vita agli arresti domiciliari. Barba incolta, capelli bianchi lunghi, passo lento e incerto, Contrada indossa una giacca di almeno tre taglie piu' grandi. ''Quando sono a casa - spiega - trascorro il tempo giocando con i miei nipotini, Bruno, Clara e Adriana. Leggo spesso, qualche volta cucino, ma soprattutto riordino le carte''. Appena si affronta la questione della revisione del processo, Contrada si rabbuia e dice: ''Non posso parlare della mia vicenda giudiziaria perche' sono agli arresti domiciliari''. Poi, con passo lento, viene scortato da un carabiniere fino alla sedia sistemata davanti alla Corte d'Assise presieduta da Giancarlo Trizzino.
  Rivelazioni importanti nel corso del processo in corso a Palermo per il rapimento e l’omicidio del giornalista de “L’Ora” Mauro De Mauro , avvenuto il 16 settembre del 1970, in cui è imputato il boss mafioso Salvatore Riina.  Bruno Contrada infatti, sentito come testimone assistito nel processo in corso davanti alla Corte d’Assise, ha affermato: “Non mi è stato mai chiesto di abbandonare la pista Mattei nelle indagini sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro”, come riferisce l’Ansa. Nel ricostruire le indagini condotte sull’omicidio dalla squadra mobile palermitana, di cui in quegli anni era a capo, Contrada ha ricordato che per molto tempo la pista Mattei fu quella principale. “Fummo convinti a lungo – ha spiegato – che De Mauro fosse stato ucciso perché, nel cercare di ricostruire gli ultimi mesi di vita di Enrico Mattei su incarico del regista Francesco Rosi, che doveva girare un film sul presidente dell’Eni, avesse scoperto qualcosa di clamoroso che poteva avere risvolti politici ed economici nazionali ed internazionali”. Alla domanda del presidente Giancarlo Trizzino sul perché la pista fosse stata poi abbandonata e sullo svolgimento di una presunta riunione dei servizi segreti, in un locale notturno di Palermo, per fermare l'inchiesta, Contrada ha risposto: “Non mi risulta nulla di tutto ciò. Non ebbi ordini per annacquare l'indagine”... “A un certo punto – continua il dottor Contrada - accantonammo la cosiddetta pista Mattei e privilegiammo quella che vedeva nell'inchiesta giornalistica su una maxi frode fiscale dei cugini Salvo la possibile causa della scomparsa e dell'omicidio del cronista”... “Alla vicenda degli esattori Salvo arrivammo grazie a una notizia confidenziale avuta dall'allora capo della mobile Boris Giuliano, che aveva saputo da una archivista della cancelleria del tribunale di Palermo che De Mauro frequentava il palazzo di giustizia perché stava cercando notizie su una maxi evasione fiscale fatta dagli esattori Nino e Ignazio Salvo. Ci venne, a quel punto, il dubbio che il grande scoop di cui il cronista andava parlando prima della scomparsa fosse questo”. “L’importanza della cosa - ha sostenuto Bruno Contrada - ci venne confermata dal fatto che il questore dell'epoca, Ferdinando Li Donni, volle assumersi la paternità del rapporto in cui parlavamo della pista Salvo, dicendoci: ‘ragazzi questa e' una cosa troppo grossa per voi”.
Il generale Bruno Contrada è l’unico teste ancora vivente. Quella "GIUSTIZIA" che l’ha infangato e condannato all’oblio, ora se ne serve per necessità. Speriamo che questo ennesimo servizio reso alle Istituzioni dal prefetto Contrada abbia la più giusta ricaduta, di riflesso, sulla credibilità di una lunghissima e onorata carriera distrutta insieme alla sua vita ed a quella dei suoi cari dalla perfidia e l’inciucio delle istituzioni medesime complici degli “omminicchi” che persino i cosiddetti “uomini d’onore” schifano!
*******
SU FACEBOOK E' NATO IL GRUPPO "BRUNO CONTRADA LIBERO" . Per partecipare, seguire il link
http://www.facebook.com/profile.php?id=1427676032#/group.php?gid=43348700449

 
 
 

Questa è la scuola intuitiva del SUD, cara Gelmini!

Post n°875 pubblicato il 18 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

UN NUOVO METODO SPERIMENTATO ED EFFICACISSIMO. UNA GUIDA GIORNO PER GIORNO ANCHE PER CHI SI APPRESTA AD INSEGNARE PER LA PRIMA VOLTA
Un’assoluta novità in campo didattico sta per essere messa in vendita:
Leggiamo tutti e subito. Anzi subitissimo!
di Jvonne Alvino

Il volume verrà presentato presso la GUIDA MERLIANI (Vomero) giovedì 20 novembre prossimo alle ore 17,30. Saranno presenti, oltre l’autrice, personalità della scuola e della cultura.
In relazione alla riforma che dal 2009 ripropone il maestro unico nella scuola primaria, questo testo è uno strumento di grande aiuto specie per chi si appresta per la prima volta ad insegnare e per quegli insegnanti che in questi anni, lavorando nel modulo, non erano coinvolti in maniera specifica nell’insegnamento della lingua italiana. Citiamo parte della premessa che l’autrice ha espresso come esegesi del testo  “Ho cercato di mettere a punto sin dall’inizio strategie atte a prevenire l’insorgere, lo stabilizzarsi di difetti nell’apprendimento tali da provocare poi lo stratificarsi di deficit. Pertanto, volendo prendere in esame l’apprendimento della lettura (intesa come “lessia”, ossia comprensione del testo) e conseguentemente della scrittura, si tratterà di predisporre una convergenza d’attività tali da consentire a tutti i bambini di giungere alla piena padronanza delle abilità già dal primo anno della scuola elementare. Si dovrà, cioè, mettere in bilancio che sicuramente in ogni gruppo classe ci saranno elementi immaturi o con problemi nella sfera affettiva e quindi nell’attentività e/o con disturbi del comportamento e pertanto la metodologia, le strategie terranno principalmente conto di questi casi per evitare che in breve nella classe vengano a crearsi grandi dislivelli con grave danno per tutti. Il bambino che approda alla prima classe è ansioso di imparare “subito” a leggere e a scrivere, ma è molto teso, non è sicuro di riuscirci. Bisogna fare in modo da sfruttare le cariche positive e da non rendere alcuno dimissionario. Il concetto di “accoglienza” (non presentare nei primi tempi attività con una soglia di difficoltà troppo alta) è fondamentale soprattutto in prima. Molto si è dibattuto anche negli USA, dove non pochi sono i casi di dislessia (Delacato, “Quando è difficile imparare a leggere”), sul metodo da adottare nel primo approccio alla lettura: metodo globale o puntuale? Secondo la tesi della GESTALT, o psicologia della forma, il bambino percepirebbe la frase come un tutto unico e solo successivamente ne individuerebbe i particolari. Ma studi successivi hanno evidenziato che non è vero per tutti, che per alcuni qualche elemento spicca sugli altri impedendone la percezione globale (ciò avviene soprattutto nei soggetti immaturi e soprattutto nel momento della scrittura). Per anni in USA hanno oscillato tra i due metodi derivati dalle due scuole di pensiero mentre in Italia i più adottavano il metodo naturale (presentazione delle lettere dell’alfabeto come iniziali di parole più familiari). Il problema può e deve essere affrontato tenendo conto di questi elementi ed anche degli ultimi studi sul cervello (Meccacci, “Identikit del cervello”), ciascuna facoltà ha la sua precisa sede (per cui un danno in quella sede la attenua o inibisce), ma le sinapsi mettono poi tutte in collegamento per un prodotto complesso. Altri studi hanno rivelato che il cervello ha la capacità di attivare, se appropriatamente stimolato, sedi sostitutive di quelle lese (Montalcini). La metodologia qui presentata è frutto di ricerca ed è stata sperimentata e verificata con successo in molte classi e cicli successivi.
Essa ha tratto spunto da studi su autori di prestigio quali Montessori, Doman, Alfio Zoi, ma anche dallo scambio di esperienze tra insegnanti. Senza mai dimenticare che per un bambino l’apprendimento avviene principalmente e più gradevolmente, come tutti sanno, attraverso il gioco, i punti di leva saranno:
a) usare un metodo globale che prenda in considerazione,
in un primo momento, la parola e non la frase;
b) partire dall’interesse a decifrare ed esprimere il mondo delle sue esperienze e conoscenze pregresse;
c) presentare giochi per attivare isolatamente le diverse
percezioni sensoriali;
d) attivare gradatamente processi di analisi, sintesi,
composizione, scomposizione;
e) favorire la corretta percezione e strutturazione di un piano spazio-temporale.
Certe indicazioni di metodo e le loro finalità vi sono ripetute più volte perché il docente, preso dalla complessità delle situazioni da affrontare, compresa quella comportamentale, può a volte tendere a tralasciarne alcune che sono invece fondamentali per il conseguimento dell’obiettivo finale: che tutti acquisiscano piena competenza nella lettura, nella comprensione e nella scrittura”.

 
 
 

Il Golfo

Post n°874 pubblicato il 14 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

Ringraziamo vivamente il direttore e la redazione de IL GOLFO www.ilgolfo.it per aver sposato la giusta Causa della piena riabilitazione di don Giuseppe Rassello. Siamo lieti di poter contare su questa autorevole collaborazione.

 
 
 

Munnezzànno d'autunno

Post n°873 pubblicato il 13 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

L'ultima sparata di Prodi: "Napoli? L'ho ripulita io"
di Luca Telese (Il Giornale)

Ha un che di deliziosamente grottesco l’esternazione di Romano Prodi a Report, quella secondo cui il suo governo avrebbe «ripulito» Napoli, e quello di Berlusconi si sarebbe limitato «a lucidarla». Se non altro per chi, avendo seguito l’emergenza durante il governo di centrosinistra conserva almeno due ricordi. Prima immagine. Una conferenza stampa di Giuliano Amato, in cui, pochi mesi prima della deflagrazione della crisi più grave – quella della primavera scorsa - il ministro dell’Interno proclamava solennemente: «L’emergenza non esiste più». Stava per realizzarsi una catastrofe di proporzioni bibliche, e questo il governo Prodi diceva, incurante del lato involontariamente comico che queste spavalde affermazioni hanno acquisito.  Seconda istantanea. Dopo alcune riunioni drammatiche con i presidenti di regione perché accogliessero tonnellate di rifiuti non altrimenti smaltibili (con l’unica eccezione del mitico Renato Soru, che accettò di far partire una nave per la Sardegna la sera stessa, risposero quasi tutti picche) Romano Prodi convocò una conferenza stampa a Palazzo Chigi. La sala era strapiena di giornalisti, molti dei quali stranieri, Prodi fino a quel giorno si era occupato del problema poco o nulla (e a occhio e croce ne sapeva pochissimo): così lesse un comunicatino striminzito ed esangue, pieno di ottimismo. Aveva appena finito, una selva di mani levate. «Non rispondo alle domande», disse il risanatore, forse ancora inconsapevole di cotanto ruolo, e un po’ vergognoso di quello che stava accadendo. Corse via infilandosi in una porta laterale mentre tutti i colleghi gridavano. Ma Prodi oggi dice che il problema lo ha risolto lui: peccato che per mesi il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (di centrosinistra, non certo un pericoloso berlusconiano) lo implorava per chiedere l’autorizzazione a costruire un inceneritore. E peccato che Palazzo Chigi (al contrario di quello che ha fatto Bertolaso poi) fosse riluttante a concederla. Forse Prodi non sapeva che c’era bisogno di un altro inceneritore in Campania? Altroché. Solo non voleva polemiche con il suo alleato Alfonso Pecoraro Scanio, che fra l’altro era proprio di Salerno, e considerava quella realizzazione (così come la discarica) come un affronto. Fu sotto il governo Prodi che venne affondato il primo piano di Bertolaso, sostanzialmente perché non si potevano realizzare discariche nei feudi elettorali di Ciriaco De Mita, di Clemente Mastella e dello stesso Pecoraro. E fu sempre sotto il governo Prodi che si giunse alla decisione surreale di chiuderle, tutte le discariche. Fu il governatore ulivista Antonio Bassolino a certificare un tasso di umidità delle ecoballe che secondo i magistrati di Napoli (quelli che per questo lo hanno rinviato a giudizio) non corrisponde al vero. Ed è stato il governo Prodi, con il suo ultimo atto amministrativo, a cambiare la legge per fare in modo che le ecoballe fuori norma ridiventino legali, miracolosamente, per decreto. È vero: negli ultimi giorni di mandato, in mezzo alla catastrofe qualcosa Prodi fece. Ma forse, prima di smargiassate davanti ai microfoni di Report, avrebbe dovuto ripensare ai due anni di latitanza, ai tanti errori commessi, e imporsi un dignitosissimo silenzio. Sarebbe stato più igienico (13 novembre)
*******
Differenziata a ostacoli: contenitori intrappolati nel cantiere del San Carlo
di Alessandro Chetta (Corriere del Mezzogiorno)
I raccoglitori di vetro e plastica «in gabbia». I cittadini costretti a lasciare i sacchetti sul marciapiede
Contenitori per la differenziata in «gabbia»
NAPOLI - Raccolta differenziata. A ostacoli. Un «gioco» avvilente al quale però i cittadini, a Napoli, dovranno a quanto pare abituarsi. Date un'occhiata al recinto creato dal cantiere per il restauro del teatro San Carlo in piazza Trieste e Trento. La gabbia messa a punto dagli operai ha (inavvertitamente? ) incluso anche le campane per la raccolta vetro e plastica. Un paradosso che non manca di sortire effetti grotteschi. Ecco per esempio una signora che, diligentemente, si avvicina per depositare una busta con bottiglie di vetro. Nota il contenitore per la differenziata rimasto «ingabbiato», resta interdetta. Prova addirittura a infilare una bottiglia attraverso le fessure della intelaiatura in ferro. Ci rinuncia. La busta, ora, non può che abbandonarla sul marciapiede, sperando nella solerzia degli addetti alla raccolta. Pochi metri più in là, il raccoglitore per la plastica subisce la medesima sorte. Il cumulo di paccottiglia cresce sul marciapiede, ricordando il recente infausto passato di sacchetti-padroni della strada.
Un passante fa presente l'anomalia, diciamo così, alla manovalanza impegnata al di là del vistoso recinto. Cerca di essere accomodante. «...Non per altro, ma guardate dove siamo..» dice indicando la vicinissima Prefettura, e poi piazza Plebiscito. «È una brutta figura. Non si potrebbe fare qualcosa per "liberarli" i due bidoni?». Napoletani e problemi di approccio alla differenziata: non esiste metafora più azzeccata di quei contenitori irraggiungibili. (12 novembre)
*******
Noi di Megaride, invece, fino alla noia continueremo ad invitare il Governo a fornirci nomi e cognomi degli imprenditori del nord collusi alla Camorra che per decenni hanno sversato i loro rifiuti tossici nel nostro territorio; “commenda” che continuano ad assicurarsi le gare d’appalto per la costruzione di impianti sul nostro suolo… non a caso l’inceneritore di Brescia era stato considerato fatiscente ed obsoleto, eppure la Jervolino voleva acquistarlo “usato garantito”… non a caso è stata la bresciana A2A ad assicurarsi l’appalto per la gestione del nuovo termovalorizzatore di Acerra. Li vogliamo in galera, i commenda malfattori – possibilmente nelle carceri di quest’Altra Italia – insieme ai camorristi nostrani. Ancor più vigorosamente chiediamo al Governo chiarimenti circa la mancata detronizzazione di Bassolino, Jervolino e Di Palma, responsabili per incuria e malamministrazione nel perdurare del regime totalitario SFASCISTA su questa parte della Nazione, chiedendo l’opportuno commissariamento degli Enti locali che vedono ancora LorSignori, privi di dignità, superbamente ai vertici. Quale migliore esempio dell’arroganza e dell’imbattibilità della Delinquenza che lo Stato ipocritamente afferma di voler sradicare dal Territorio?
*******
 NAPOLI CITTA' d'ARTE - NAPOLI SOTTERRANEA - Il titolo è giusto. Addirittura obbligato: Il «Dossier della vergogna». Da ieri, mercoledì, è sul tavolo dei parlamentari e il premier Berlusconi, che oggi verrà per la dodicesima visita a Napoli, lo mostrerà al cardinale Crescenzio Sepe con il quale pranzerà nel salone di Largo Donnaregina. Il dossier rivela con una violenza che è pari alla criminalità dei comportamenti, come sono state utilizzate le cavità di Napoli — un milione di metri cubi — un tempo ricchezza del sottosuolo più vissuto d'Europa, una città nella città, con un acquedotto perfettamente funzionante fino ad anni vicini a questi e una serie di installazioni di assoluta genialità ingegneristica. La storia, però, è miseramente cambiata e il «dossier della vergogna» denuncia con straordinaria forza che sull'acquedotto galleggiano acque luride e sacchetti di munnezza.
Un'opera di un artista demoniaco resa possibile dalla circostanza orribile che quei rifiuti non si «toccano» da mezzo secolo. L'ultima immagine devastante è quella delle cavità riempite fino all'orlo di materiali di ogni risma, perfino carcasse di auto e scorie edili. Con questa documentazione, messa insieme dagli speleologi della Protezione Civile, il sottosegretario Guido Bertolaso ha fornito una documentazione che legittima la richiesta di arrestare gli inquinatori che vandalizzano l'ambiente con i rifiuti ingombranti. Questa decisione, che ieri ha portato ad altri arresti e ad altre condanne, è stata da più parti contestata sul piano giuridico: sarebbe anticostituzionale perchè fissa una differenza di valutazione da ciò che è reato in una parte del Paese e non lo è in tutte le altre regioni. Ed ora ritorniamo al pranzo tra Berlusconi e il Cardinale. Al quale sono invitati anche i ministri Letta, Bondi, Bonaiuti e Pegolasi. Sarà presente anche il Prefetto Pansa, ma non sono state invitate le istituzioni locali perchè l'incontro è privato. Il cuoco è lo stesso che preparò il pranzo per Benedetto XVI. Il menu è ricchissimo: tortino di alici con pane dei Camaldoli, pizzette fritte e codine di gamberetti d'Ischia, spaghetti alle vongolette, trancio di spigola con manto saporito e, a chiudere, un dolce particolarmente invitante: passione di ricotta e castagne al rhum. «È un incontro privato, quello tra me e il Presidente Berlusconi — ha fatto sapere Sepe attraverso i suoi collaboratori — si parlerà di Napoli e dello sforzo comune che il Governo e la Chiesa stanno portando avanti per consentire a questa città di rivedere la luce». È chiaro, però, che il discorso cadrà sull'emergenza dei rifiuti e sulla incapacità del territorio a considerare primaria la questione dell'ambiente. In Campania si smaltiscono ancora troppi rifiuti abusivamente, come ha nuovamente ricordato il sottosegretario Bertolaso, legittimando gli arresti e la severità della repressione in nome di una emergenza eterna. Il cardinale Sepe farà dono a Berlusconi del bel volume che racconta la recente visita di papa Benedetto XVI a Napoli. Bocche cucite a Largo Donnaregina, ma grandelavoro preparatorio. Lo staff della Curia è in fermento, come accade alla vigilia dei grandi eventi: Silvio Berlusconi varcherà per la seconda volta il portone della Curia intorno alle 13,30. Per essere puntuale all'incontro con il cardinale, il premier ha fatto anticipare la riunione del Consiglio dei Ministri. Terminato il pranzo in Curia, Berlusconi e Bertolaso incontreranno i vertici della multiutility bresciana A2A che si è aggiudicato l'appalto per la gestione del termovalorizzatore di Acerra che dovrebbe andare in funzionme all'inizio del 2009. Bertolaso considera determinante l'apporto di questo impianto alla soluzione della crisi e, quindi, ad un ritorno alla normalità. -
Carlo Franco Corriere del Mezzogiorno- prima mattina del 13 novembre 2008

 
 
 

Il "caso" Saviano

Post n°872 pubblicato il 10 Novembre 2008 da vocedimegaride
 

di Carmelo R. Viola

I limiti della realtà: La mafia, lo Stato “medioevale” e il caso Saviano. Da sempre do a ciascuno il suo. Al giovane Roberto Saviano, autore di “Gomorra”, non posso non riconoscere il coraggio ma non solo questo e non perché non vorrei trovarmi nei suoi panni. Il fatto si è che il coraggio è come una munizione che va spesa contro l’obiettivo giusto e nel momento giusto. Chi spara all’impazzata corre il rischio di trovarsi disarmato di fronte al fuoco del nemico: è il caso del nostro scrittore. Nel mio lavoro “Mafia per non dire capitalismo” (2005) io giudico ingenui e fuorvianti i vari onesti e coraggiosi Falcone, i quali ci hanno lasciato la pelle per avere sfidato in prima persona criminali di mestiere ovvero per avere assunto in proprio una causa che riempie le carceri, gratifica di martiri uno Stato immaturo e indegno e non risolve il problema. Non è una mia opinione. Da molto tempo il mio solo partito è quello della scienza. L’istituto dello Stato avrebbe dovuto concludere il Medioevo, come si insegna nelle scuole ma come l’uomo nacque animale (e non poteva essere diversamente) così lo Stato è nato medioevale, e non poteva essere diversamente dato che il salto di qualità dev’’essere preceduto da un decorso evolutivo lento e lungo. Nel Medioevo propriamente detto ogni potente, circondato da un gruppo di segugi, costituiva una specie di autocrazia, che esercitava, in modo approssimato e rudimentale, i tre poteri di Montesquieu: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario che nello Stato saranno palesi e distinti. Ogni autocrazia, come in una giungla antropomorfa, realizzava rapporti di concorrenza e/o di coalizione con le altre autocrazie. Era inevitabile che, accanto ad uno Stato “nominale” sopravvivessero autocrazie medioevali minori, quali sono appunto le mafie anche se sono costrette a mimetizzarsi intanto nell’area di una monarchia assoluta. Ai prìncipi, marchesi, baroni, duchi e così via succedono i boss di calibro diverso. Può darsi che le mafie siano nate come sodalizi di uomini d’onore per la giustizia alternativa davanti all’arbitrio e alla prepotenza dei re e dei potenti feudatari: sociologicamente c’interessa sapere che oggi i mafiosi sono anzitutto uomini di affari. Lo Stato nascente si limita a gestire l’esistente, più precisamente ad accrescere i propri privilegi sfruttando i sudditi senza provvedere ai loro bisogni. Questa realtà non si è ancora esaurita. La costituzione prima e la repubblica democratica dopo (cfr. quella in cui viviamo), assegneranno compiti ai poteri dello Stato e limiti alla sua autorità, ma non basteranno ad impedire il formarsi di nuove e più potenti autocrazie (dittature) nemmeno con la pratica elettorale, in cui si identifica la democrazia. É storia dei nostri tempi, anzi dei nostri giorni. Si pensi al nostro Paese e alla “più grande democrazia del mondo”. La scienza ci dice che l’essenza del crimine è l’offesa dei diritti naturali e che lo Stato sarà tale solo quando sarà responsabile del benessere di ogni nato della sua collettività secondo la trilogia aurea "libertà-fratellanza-uguaglianza” della Rivoluzione Francese del 1789 ovvero quando risponderà, per l’appunto,  ai diritti naturali. Solo allora sarà l’”età maggiore” della civiltà. Sarà il socialismo. Ancora è ben lungi dall’avere raggiunto questo livello, tanto più che è nato mutilato del quarto potere essenziale, quello della sovranità monetaria, rimasta nelle mani di trafficanti medioevali. Questo Stato si dice borghese: è esso il fautore del capitalismo, agonismo forestale antropomorfo, la cui versione selvaggiamente estremizzata e globalizzata (cioè estesa all’intero Pianeta) si dice liberismo. Lo Stato liberista si ammanta di leggi fingendo di legittimarsi con queste ignorando l’altra verità scientifica che legittimo è solo ciò che è conforme ai diritti naturali. Si continua a chiamare economia ciò che è solo predonomia (artescienza della predazione antropomorfa) mentre l’economia propriamente detta è la scienza risolutiva dello Stato-padre che accudisce tutti i nati. É tempo di finirla con lo slogan manicheistico (così caro all’onesto e gentile –e ingenuo – magistrato Caselli) “più legalità, meno criminalità”, secondo cui tutto il bene starebbe da una parte. Non intendo esortare a disubbidire alla legge ma solo affermare che questa è giusta solo nella misura in cui è conforme ai diritti naturali. Per il resto può essere essa stessa uno strumento criminale. La legalità liberista-affarista sta distruggendo quel poco che era stato fatto a favore dei diritti naturali. Proprio in questi giorni imperversa lo scontro fra la legge e la piazza (che la contesta in nome del diritto e della coscienza) per salvare la scuola da un’offensiva di tipo medioevale. Che la legalità sia l’unica alternativa alla criminalità e quindi alle mafie è un’ennesima menzogna degli autòcrati borghesi. Le mafie non sono (come si ripete) contro questo Stato dei cui strumenti, sia pure collaterali (come le banche) si servono per reinvestire i loro profitti predatori. La genesi di ogni mafia è complessa: schematicamente diciamo che c’è un nucleo solido, costituito da una vera e propria autocrazia (talora passata da un boss all’altro come una monarchia ereditaria) e un contorno morbido costituito da elementi anche occasionali che spesso sono cittadini abbandonati dallo Stato. Come tutte le organizzazioni segrete di carattere affaristico, eredi di una tradizione, hanno un rituale di iniziazione (che talora ripete costumi secolari) e di disciplina. Sempre per via della clandestinità, talora praticano la tortura e la violenza contro traditori e recedenti perché in possesso, questi, di segreti e quindi possibili veicoli d’informazione. Molte autocrazie mafiose (ovvero di affarismo occulto) praticano anche la pena di morte con processi sommari in assenza dell’interessato, che può essere raggiunto ovunque. Spesso l’esecutore di un omicidio può essere un affiliato  ricalcitrante che lo esegue sotto la minaccia di morte. Altra verità scientifica: il nostro inconscio ragiona! Per esempio: “se il predare il necessario del prossimo per arricchire il proprio superfluo senza limite – crimine per sé stesso – è un fine lecito, tutti i mezzi per raggiungerlo sono leciti”. Sfido moralisti, psicologi, sociologi, psicoanalisti e criminologi a dimostrarmi il contrario. Questa convinzione inconscia vale per mafiosi e predatori comuni. Di fatto, fra legale (la via per arricchirsi rispettando le regole del mercato, per esempio) e paralegale (raggiungere lo stesso fine con mezzi non legali) non c’è soluzione di continuità. La collusione non è necessariamente un fatto personale ma è nell’essenza e nello spirito del sistema gestito da uno Stato di fatto ancora medioevale (cfr. l’attuale assetto governativo). Stando così le cose, un’Antimafia si smentisce da sé non potendo mai raggiungere lo scopo dal momento che l’affarismo paralegale (le mafie, appunto) fanno parte della struttura del sistema. Essa può solo creare dei “capri espiatori” per favorire un’altra menzogna: che la mafia sia un corpo estraneo di una società altrimenti sana e alimentare l’àlibi: che le cose vanno male perché c’è la mafia. Solo a questo serve l’attività giudiziaria anche quando è “generosa” con un Andreotti, impietosa con un Contrada e totalmente ingiusta con un giusto come Tortora. La lotta alla mafia è una lotta ad un sistema che la produce ed alimenta. Ad un dibattito radiofonico di molti anni fa, al sindaco di Misterbianco (CT), che gridava “abbasso la mafia”, gli contrapposi, sorprendendolo non poco, nonostante costui fosse un ex comunista, che bisognava gridare “abbasso il capitalismo”. Come rapportarsi dunque con la mafia?. Non come i Falcone: il loro sacrificio mi commuove sul piano umano ma la loro teoria non mi convince. Non esiste un problema della mafia ma del capitalismo. La cronaca dei fatti di mafia serve per fare lettori ed è perfino tollerata dai personaggi citati, che magari sentono di fare del protagonismo. Esiste un grosso giornale (in provincia di Ascoli Piceno), che è una vera antologia di fatti mafiosi: chi lo fa vive di cronaca. Perciò non prese nemmeno in considerazione il mio citato lavoro “Mafia per non dire capitalismo” perché la verità scientifica avrebbe dimostrato la inutilità di quel periodico, che non manca di agitare lo slogan sopra descritto. Quando la cronaca porta difficoltà all’interno di qualche mafia, allora c’è da aspettarsi delle reazioni violente. “Gomorra” deve essere stata recepita come una denuncia ed un’aggressione personali! L’esortazione a non pagare il pizzo serve a diffondere la menzogna che la mafia possa essere debellata con il contributo delle sue vittime inermi mentre essa – come la delinquenza “economica” comune – è naturale in un contesto dove il primo delinquente è lo Stato (offensore dei diritti naturali). Io non so quale sia stato il proposito di Roberto Saviano nell’accingersi a scrivere la sua opera, incriminata dalla mafia (sic): se quello di fare soldi a palate, c’è riuscito anche fin troppo bene. Se anche quello di contribuire al debellamento del fenomeno, allora, a maggior ragione, devo anche riconoscergli una buona dose di ingenuità e una cognizione sociologica del fatto non proprio eccellente, poiché non si tratta di conoscere fatti e segreti ma di sapere perché quelle cose avvengano. Perché non ha scritto un testo per denunciare i crimini dello Stato? Lo sa quanti pizzi legali paghiamo? Ne cito uno per tutti: il canone RAI, un abbonamento “coatto” per un servizio del tutto simile ad un qualsiasi prodotto di parte e commerciale, ed estorto con la minaccia del pignoramento di beni anche a vecchi pensionati di fame il cui unico diversivo è un apparecchio televisivo. Da 62 anni denuncio i crimini di Stato (e non credo di essere il solo) e da alcuni anni, tramite Internet, inoltro ai grossi mass media i miei molti scritti destinati ad alcune testate, ma quelli tacciono. Saviano è diventato ricco ed eroe senza cambiare nulla, io sono rimasto povero e sovversivo, consapevole dei “limiti della realtà”. Opere come la sua piacciono allo Stato borghese, perché l’aiutano a fingere di combattere un male che esso stesso alimenta. Al contrario, non gli può piacere un lavoro che lo smaschera. Io penso che Roberto Saviano abbia agito come un apprendista stregone: calamitato da un possibile successo quanto ora sommerso da una comprensibile paura, che gli ha reso difficile la vita. Gli auguro ogni bene.

 
 
 
 
 

PREMIO MASANIELLO 2009
Napoletani Protagonisti 
a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

immagine

A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
immagine                                                   www.inarsciociaria.it 

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

versione integrale

 

DEDICATO AGLI EMIGRANTI

 

NOMEN OMEN

E' dedicato agli amici del nostro foglio meridionalista questo video, tratto da QUARK - RAI 1, condotto da Piero ed Alberto Angela, che documenta le origini della Nostra Città ed il nome del nostro blog.

 

IL MEZZOGIORNO CHE DIFENDIAMO

immagine

vuoi effettuare un tour virtuale e di grande suggestione tra le numerose bellezze paesaggistiche, artistiche ed architettoniche di quel Mezzogiorno sempre più obliato dalle cronache del presente?
per le foto:
http://www.vocedimegaride.it/html/Articoli/Immagini.htm
per i video:
http://www.vocedimegaride.it/html/nostrivideo.htm

 

VISITA I NOSTRI SITI

 

I consigli di bellezza
di Afrodite

RITENZIONE IDRICA? - Nella pentola più grande di cui disponete, riempita d'acqua fredda, ponete due grosse cipolle spaccate in quattro ed un bel tralcio d'edera. Ponete sul fuoco e lasciate bollire per 20 minuti. Lasciate intiepidire e riversate l'acqua in un catino capiente per procedere - a piacere - ad un maniluvio o ad un pediluvio per circa 10 minuti. Chi è ipotesa provveda alla sera, prima di coricarsi, al "bagno"; chi soffre di ipertensione potrà trovare ulteriore beneficio nel sottoporsi alla cura, al mattino. E' un rimedio davvero efficace!


Il libro del mese:



 

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963