Creato da silvio.battistini il 10/02/2009
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I giovani negli incentivi all'occupazione nel Lazio

Post n°68 pubblicato il 15 Maggio 2011 da silvio.battistini

Nella sezione opportunità del portale servizilavoro.it nuove iniziative per favorire l’occupazione delle Regioni  Lazio. Si tratta di bandi i cui beneficiari sono per lo più giovani disoccupati in condizioni di svantaggio che incentivano la loro assunzione e formazione oppure forme di autoimpiego.

Infine, la Regione Lazio con l’avviso “Inserimento lavorativo e avvio di soluzioni imprenditoriali di lavoratori” mette a disposizione 12 milioni di euro per sostenere l’autoimpiego o l'assunzione di lavoratori precari, co.pro. di aziende in crisi e lavoratori in CIGS o mobilità. Il Programma prevede in particolare incentivi all’assunzione, con eventuali tirocini per il reinserimento lavorativo e incentivi all’adozione di soluzioni imprenditoriali. A favore delle imprese che assumono è previsto un contributo massimo di 15 mila euro, mentre per i lavoratori che decidono di mettersi in proprio l'incentivo regionale potrà essere di 30 mila euro, cumulabile fino a 90 mila euro se presentato da più soggetti. L’avviso prevede una premialità aggiuntiva per gli under 35 con figli.

 
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INPS: nuove modalità di presentazione della domanda di disoccupazione e di mobilità ordinaria

Post n°67 pubblicato il 14 Maggio 2011 da silvio.battistini

Direzione Centrale Prestazioni a Sostegno del Reddito
Direzione Centrale Sistemi Informativi e Tecnologici
Direzione Centrale Organizzazione
Roma, 12/04/2011
Circolare n. 66
Ai Dirigenti centrali e periferici
Ai Direttori delle Agenzie
Ai Coordinatori generali, centrali e
   periferici dei Rami professionali
Al Coordinatore generale Medico legale e
   Dirigenti Medici

e, per conoscenza,

Al Presidente
Al Presidente e ai Componenti del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza
Al Presidente e ai Componenti del Collegio dei Sindaci
Al Magistrato della Corte dei Conti delegato all'esercizio del controllo
Ai Presidenti dei Comitati amministratori
   di fondi, gestioni e casse
Al Presidente della Commissione centrale
   per l'accertamento e la riscossione
   dei contributi agricoli unificati
Ai Presidenti dei Comitati regionali
Ai Presidenti dei Comitati provinciali
Allegati n.1
 
OGGETTO:

D.L. n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Determinazione presidenziale n. 75 del  30 luglio 2010” -  Nuove modalità di presentazione della domanda di disoccupazione ordinaria non agricola e di mobilità ordinaria: implementazione del canale telematico con la funzione di richiesta dell’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF).

SOMMARIO:

1. Premessa

2. Domanda di disoccupazione ordinaria non agricola o di mobilità ordinaria direttamente  da cittadino tramite WEB: implementazione con richiesta  ANF

3. Domanda di disoccupazione ordinaria non agricola o di mobilità ordinaria  tramite  Patronato completa di richiesta ANF

1.  Premessa

 

Con  circolari  n. 170 e n.171 del 31.12.2010, a seguito della circolare n.169 del 31.12.2010 attuativa della determinazione del Presidente dell’Istituto n° 75 del 30 luglio 2010 “Estensione e potenziamento dei servizi telematici offerti dall’INPS ai cittadini”,  sono state fornite istruzioni sui servizi telematizzati al cittadino in materia di disoccupazione  ordinaria non agricola e di mobilità ordinaria.

In relazione a quanto sopra, si forniscono di seguito istruzioni in merito alla richiesta di Assegno Nucleo Familiare unitamente alla  presentazione delle domande di disoccupazione  ordinaria non agricola con requisiti normali o di mobilità ordinaria da cittadino tramite web e tramite Patronato.

 

2. Domanda di disoccupazione ordinaria non agricola o di mobilità ordinaria  direttamente  da cittadino tramite WEB: implementazione con richiesta  ANF.

 

 Nell’ambito del servizio di presentazione delle domande di disoccupazione  ordinaria non agricola con requisiti normali e di mobilità ordinaria da cittadino tramite web,  è stata realizzata la funzione relativa alla richiesta dell’Assegno Nucleo Familiare, per consentire la liquidazione di detta prestazione accessoria unitamente alle indennità di disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti normali e di mobilità ordinaria.

 

Il cittadino, pertanto, che presenta la  domanda di  disoccupazione ordinaria non agricola con requisiti normali on line o la domanda di mobilità ordinaria e che nella Sezione Compilazione Domanda  richiede l’assegno per il nucleo familiare ha la possibilità, dopo avere completato la domanda,  di inserire in  appositi pannelli  tutti gli  elementi necessari per il calcolo dell’ assegno  per il nucleo familiare,  che verrà erogato unitamente alle dette indennità.

  

Di seguito si dettaglia l’articolazione della funzione in parola, che è illustrata nel manuale allegato.

 

Una volta compilati i dati della domanda di disoccupazione ordinaria o di mobilità ordinaria se è stato richiesto l’assegno per il nucleo familiare, il lavoratore potrà selezionare il “bottone” per specificare i dati di questa richiesta.

 

Il servizio prevede il prelievo automatico delle informazioni necessarie alla compilazione della richiesta di ANF  utilizzando i dati già in possesso dell’Istituto.

In caso di dati inesatti o incompleti il cittadino potrà intervenire per la loro correzione.

 

I dati richiesti sono:

-      Redditi conseguiti dal lavoratore e dai componenti il nucleo familiare

-      Dati relativi ai componenti il nucleo familiare

 

 

Una volta inviata la domanda il richiedente potrà stampare:

-      la ricevuta di presentazione della domanda di disoccupazione ordinaria o di mobilità ordinaria;

-      il modello DS21 Telematico;

-      il modello ANF-PREST telematico.

 

Le domande di disoccupazione ordinaria o di mobilità ordinaria, complete di richiesta ANF, inviate telematicamente dal cittadino, sono acquisite dall’utente di sede mediante la procedura DSWEB (presente in Intranet – Processi – Prestazioni a sostegno del reddito – Disoccupazione non agricola) attivando il link “Domande via Internet” posto sulla barra delle applicazioni e successivamente Domande da sportello virtuale del cittadino.

Eventuali avvisi all’utente di sede relativi alle richieste di ANF verranno evidenziate nella sezione di dettaglio delle domande inviate telematicamente.

 

3. Domanda di disoccupazione ordinaria non agricola o di mobilità ordinaria  tramite  Patronato completa di richiesta ANF

 

Il servizio per i Patronati è disponibile da tempo ed è in costante evoluzione funzionale secondo quanto contenuto nei Protocolli di intesa che annualmente vengono concordati e sottoscritti dall’Istituto e dai Patronati medesimi.

 

 Il Direttore Generale 
 Nori 

 
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Governo: requisiti per l'assunzione delle donne con contratto di inserimento

Post n°66 pubblicato il 14 Maggio 2011 da silvio.battistini

 

Dal testo del c.d. "decreto dello sviluppo" emerge che il Regolamento n. 800/2008/CE ha sostituito il precedente Regolamento n. 2204/2002/CE, citato dall'art. 54 del D.L.vo 276/2003 ai fini dell'assunzione con contratto di inserimento delle donne.

Oggi, alla luce della novità introdotta, è possibile assumere "donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, residenti in un'area geografica in cui il tasso di occupazione femminile, determinato con apposito decreto, sia inferiore almeno del 20% di quello maschile o in cui il tasso di disoccupazione femminile superi del 10% quello maschile". La novità è rappresentata dal fatto che la donna deve essere senza lavoro regolarmente retribuito da almeno sei mesi.

 

 

 
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INPS: giornata festiva del 25 aprile - criteri di erogazione dell’indennità di malattia e maternità

Post n°65 pubblicato il 14 Maggio 2011 da silvio.battistini

 

L'INPS, con messaggio n. 9970 del 3 maggio 2011, fornisce alcuni chiarimenti in ordine ai criteri di erogazione delle indennità di malattia e maternità per gli addetti al commercio con qualifica di impiegati che hanno diritto alle indennità sopra indicate per tutte le giornate comprese nel periodo di malattia e maternità con esclusione delle festività nazionali infrasettimanali cadenti di domenica.
Tale esclusione deriva dal fatto che, qualora la festività infrasettimanale coincida con la domenica, al lavoratore è comunque garantita per tale giornata una retribuzione aggiuntiva (di importo pari o superiore all’importo dell’indennità) a carico del datore di lavoro.
Considerato che nell’anno in corso la giornata del 25 aprile vede la casuale coincidenza dell’Anniversario della liberazione con il Lunedì dopo Pasqua (ossia di due festività nazionali infrasettimanali), la giornata del 25 aprile 2011 va indennizzata a condizione che, in coincidenza di tale giornata, il datore di lavoro non sia tenuto (contrattualmente) a corrispondere in favore del lavoratore la retribuzione aggiuntiva. Viceversa, ossia qualora il lavoratore abbia diritto a percepire il trattamento retributivo a carico del datore di lavoro, l’indennità non va corrisposta.
Riguardo alla domenica di Pasqua (da considerarsi alla stregua delle altre domeniche), l'Istituto conferma il diritto all’indennità di malattia (o maternità) a suo carico.

 
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La rappresentatività sindacale: regolare si può

Post n°64 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da silvio.battistini

Mimmo Carrieri, Professore ordinario di Sociologia economica e del lavoro nell'Università di Teramo.

E' ormai parecchio tempo che si discute senza successo di regolare la rappresentatività dei sindacati.
Probabilmente era destinato a continuare un dibattito più o meno accademico, e senza approdi sicuri. Ma il recente Accordo di Mirafiori ha rimescolato le carte in modo forse decisivo.
Come è ormai abbondantemente noto, il testo di quella intesa ha escluso i sindacati firmatari dall'esercizio dell'attività di rappresentanza in azienda e da altri benefici. Infatti l'unico riferimento legislativo attualmente in piedi, se si eccettua il pubblico impiego, - è quello dell'art.19 dello Statuto, che restringe - nella formulazione successiva al referendum del 1995 - la presenza nei luoghi di lavoro solo ai sindacati firmatari dei contratti. Su questa base ha potuto prendere corpo l'esclusione dalle attività sindacali in ambito aziendale della Fiom, la quale non ha aderito all'accordo Fiat, ma che tra i lavoratori vanta comunque una influenza rilevante, come ha confermato il successivo referendum.
Non è chiaro se i soggetti firmatari avessero chiare tutte le implicazioni delle loro decisioni su questa materia. Infatti l'esclusione di organizzazioni significativamente radicate non pare una opzione risolutiva, ma piuttosto un ulteriore problema ai fini della gestione efficace dei congegni delicati di quell'accordo.
E' però sicuramente chiaro che quella firma ha fatto esplodere un problema, che era stato a lungo, e colpevolmente, tenuto sotto traccia: quello della formulazione sicuramente ambigua ed inadeguata della disposizione dello Statuto mutilata dal referendum, e a cui si ricorre quando non si utilizzano altre fonti, in particolare gli accordi interconfederali, come ha deciso di fare la Fiat attraverso la costituzione delle newco . Una formulazione dovuta al paradosso di un referendum chiesto in base ad una ispirazione ‘democraticistica' e che ha prodotto l'effetto opposto di non attribuire la rappresentatività in ragione del consenso che i sindacati ricevono dai lavoratori (e collegandola invece - come ricordato - alla firma dei contratti).
In realtà forse i sottoscrittori di Mirafiori avevano sottovalutato che questa evidente mutilazione avrebbe prodotto alcune conseguenze anche inattese. Infatti ormai è divenuto evidente a tutti, e non solo agli esperti, che questa materia richiede regole chiare, per fornire certezze a tutti (lavoratori, imprese, investitori). E che queste regole, se davvero vogliono subentrare all'attuale infelice formulazione dell'art.19 debbono necessariamente avere uno sbocco legislativo: uno sbocco finora chiesto con forza solo da alcuni, non desiderato da tutti e sicuramente escluso dall'attuale governo.
In altri termini dobbiamo essere grati al testo di Mirafiori che costringe - forse involontariamente - tutti i soggetti a misurarsi senza tatticismi ed in tempi ragionevoli con la definizione di regole funzionanti su questa materia.
La stessa Confindustria ha fatto intendere di essere interessata, più ancora che in passato, alla sistemazione stabile di questo nodo. Che compone, insieme ad altre materie emerse nelle scorse settimane, un tassello importante per il ridisegno del nostro sistema di relazioni industriali. A ben vedere è questo il vero e principale lascito delle rotture Fiat: aver chiarito che le nostre relazioni industriali per funzionare bene necessitano di una significativa risistemazione. Dagli accordi di Pomigliano e Mirafiori non sono derivate nitide soluzioni, come qualcuno ha sostenuto ottimisticamente, ma solo la manifestazione netta dell'esistenza del problema.
Tornando dunque alla rappresentatività, le parti condividono da tempo l'esigenza di arrivare ad un accordo di carattere interconfederale che possa servire da architettura di riferimento per interventi legislativi di sostegno.
Una base di intesa già sussiste tra i sindacati, ed è contenuta nella Piattaforma del 2008 con cui Cgil Cisl e Uil si sono presentate al confronto sulla riforma contrattuale. La firma di quell'Accordo, non sottoscritto dalla Cgil, ha interrotto la ricerca comune delle Confederazioni, che a questo punto appaiono, se non obbligate, almeno incentivate a riprenderla.
Da ultimo nei giorni scorsi la Cgil ha approvato al suo Direttivo un documento su "Democrazia e rappresentanza" che intende proprio rilanciare una trama di decisioni operative su questa materia.
Un testo che riprende i lineamenti del documento unitario del 2008, ma che aggiunge anche altre dimensioni, con il fine dichiarato di fornire una griglia di ipotesi di lavoro, tale da consentire la ripresa del dialogo con Cisl e Uil, oltre che il confronto con la Confindustria.
L'esigenza principale da cui muove la bozza di proposta della Cgil è quella di offrire a tutti i lavoratori la possibilità di eleggere propri rappresentanti nei luoghi di lavoro: una possibilità che attualmente riguarda solo una parte limitata del mondo del lavoro, ed in modo universale solo il lavoro pubblico, grazie al fatto che ad esso si applica già da tempo una legge.
Nel testo Cgil si ribadisce che la misura della rappresentatività dei sindacati avviene mediante una media tra il numero degli iscritti e il numero dei voti nelle elezioni delle Rsu (le rappresentanze sindacali unitarie, votate nei luoghi di lavoro). E che vengono considerate rappresentative le organizzazioni che superano la soglia del 5%, misurata attraverso il criterio riassunto sopra. Inoltre si precisa che gli accordi sono validi, e quindi applicabili, se le organizzazioni firmatarie superano il "quorum del 51% ... definito sulla base dei voti e degli iscritti nella loro globalità ". Si tratta di tre pilastri già da tempo praticati con successo nel pubblico impiego e rispetto ai quali esiste un consenso diffuso tra i sindacati.
Va notato che nei mesi scorsi Camusso, leader di quella Confederazione, aveva proposto di elevare la soglia per la validità collettiva dei contratti (portandola ad esempio al 60%). Questa ipotesi, anche a mio avviso, poteva svolgere la funzione di favorire le convergenze tra le organizzazioni e di ridurre la competizione causata dalla loro attuale disunione. Alle obiezioni non infondate delle altre Confederazioni (come quella che tale innalzamento in alcuni casi avrebbe potuto produrre poteri di veto e rischi di ulteriore paralisi) la Cgil ha reagito con un passo indietro e la riproposizione della regola già concordata (la maggioranza semplice), che va salutato positivamente, in quanto indica la disponibilità al dialogo e alla ricerca di un punto di equilibrio reciprocamente accettabile.
Il gioco si complica invece quando si passa al paragrafo della proposta che si intitola "verifica del mandato in caso di dissenso", il quale definisce percorsi e modalità con cui fare ricorso a verifiche referendarie dell‘orientamento dei lavoratori nel loro insieme. Pur essendo la proposta ancora aperta e inconclusa, e con aspetti non del tutto chiariti, essa si sostanzia nella previsione di due tappe. Una definita come ‘verifica di mandato' da effettuarsi prima della forma degli accordi. Ad essa si fa ricorso in presenza di due condizioni : "rilevanti dissensi tra le organizzazioni sindacali" e quando "i favorevoli alla firma non raggiungono un quorum", ancora da quantificare, ma comunque superiore alla sola maggioranza assoluta.
E' anche prevista una seconda tappa definita come 'referendum abrogativo dell'accordo firmato". Questa ulteriore opzione sembra non avere una portata generale, in quanto il documento recita che essa "può essere attivata solo da chi non agisce la consultazione di mandato", e quindi - si deduce - solo dalle organizzazioni che non hanno richiesto il precedente passaggio.
Come si vede non tutti i dettagli sono precisati e la proposta è ancora da perfezionare. Ed è giusto che sia così se si vuole lasciare ai negoziatori delle Confederazioni i margini per arrivare a mediazioni e alle soluzioni più appropriate.
Allo stato bisogna fare i conti con le riserve immediatamente espresse da Cisl e Uil, e che riguardano appunto l'uso delle verifiche referendarie, considerato troppo complesso e farraginoso.
Nella posizione espressa dal Direttivo della Cgil l'aspetto rilevante da sottolineare è che il ricorso al referendum (peraltro non previsto dalla legge sulle pubbliche amministrazioni) non costituisce un meccanismo normale e permanente di decisione ai fini dell'approvazione dei contratti. Quindi, a differenza di quanto sostenuto da tempo dalla Fiom, la democrazia referendaria non si traduce in uno strumento di decisione esclusivo o prevalente. Ma esso riveste solo - e a ragione - una funzione integrativa rispetto alla responsabilità che nella sfera decisionale si assumono il sindacato e i suoi dirigenti.
Qualche barocchismo presente nell'impianto del documento potrà essere limato in corso d'opera. Specie se si tiene conto che le perplessità sull'uso generalizzato del referendum sono risalenti nel tempo. E riguardano la sua idoneità ad essere uno strumento che consenta davvero la misurazione più 'democratica' della volontà dei lavoratori. In un periodo di tensione tra le principali Confederazioni, come l'attuale, appare forte il rischio che le distorsioni si accentuino, rafforzando nella conta referendaria il profilo da 'resa dei conti' tra i diversi sindacati, in luogo di quello auspicabile del giudizio consapevole sulle poste in gioco. Anche lo svolgimento dei recenti referendum Fiat ha accentuato queste perplessità. Essi hanno mostrato una presenza intrusiva e condizionante della controparte (accanto a confuse invasioni del governo), tale da rendere l'esercizio del voto - comunque sempre binario e schematico nel caso dei referendum - tutt'altro che una naturale manifestazione degli orientamenti effettivi dei lavoratori. Queste sono le ragioni per le quali le cautele appaiono necessarie.
Arrivati a questo punto un accordo tra i sindacati e con la Confindustria appare allo stato non solo più necessario, ma anche più alla portata. Gran parte delle posizioni in materia di rappresentatività sono già condivise dai sindacati e in parallelo dalle loro controparti. Basterebbe dunque il richiamo al ricordato documento del 2008, come significativa base di partenza per affinare i punti residui ancora da perfezionare. Le distanze di sensibilità (derivanti dalla pluralità delle culture sindacali) che ancora sussistono possono essere colmate se ci si muove verso un ragionevole equilibrio - non impossibile da individuare - tra le istanze di certezza e di rapidità decisionale e quelle che attribuiscono uno spazio adeguato alla volontà dei lavoratori.
Democrazia ed efficienza possono essere coniugate in questo caso, con un po' di buona volontà. Ma attenzione: forse per i sindacati è davvero l'ultima occasione.

 

 
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