NELLA TEMPESTA, QUALSIASI APPRODO.
Ci sono cose nella vita che hanno senso fino a quando non ci si interroga su quale esso sia. Tenere un blog è una di queste. Scrivo con il confessato timore che nessuno mi legga.
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Richiami
Post n°204 pubblicato il 25 Novembre 2014 da DifettoDiReciprocita
A un certo punto de La strada di Swann, primo volume della ponderosa Ricerca del tempo perduto, il protagonista compie il gesto banale di inzuppare un pasticcino in una tazza di tè: il contatto di quella mistura con le labbra e col palato ingenera, con sorpresa, dapprima una sensazione di dolcezza ( ..." Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione e senza causa. M'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, le sue calamità, la sua brevità illusoria, nel modo stesso che agisce l'amore, colmandomi di un'essenza preziosa: o meglio quest'essenza non era in me, era me stesso. Avevo cessato di sentirmi mediocre, contingente, mortale. Donde m'era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo ch'era legata al sapore del tè e della focaccia, ma lo sorpassava incommensurabilmente, non doveva essere della stessa natura. (...) Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo. Tocca a esso trovare la verità. Ma come?"), cui segue la intensa ricerca della ragione di quelle sensazioni improvvise e in aspettate. Finalmente, come un suono che viene da lontano, il narratore ritrova un momento felice della sua infanzia, quando un cucchiaino di tè o di tiglio con un pasticcino inzuppato gli veniva porto affettuosamente dalla zia Léonie. Quanti luoghi, reali o astratti, esistono nella mappa della nostra mente? E proprio mentre crediamo di conoscerla, appunto, a memoria, quella cartina, ecco che, come è capitato a me stamattina, basta osservare una fotografia per ricordare qualcosa che sembrava essere stato in qualche modo congelato nell'anima. Allora rifioriscono i sensi del mondo, ogni oggetto della realtà vive e si riappropria nuovamente di quella vita leggera che era coincisa con l'amore, allo stesso modo in cui il gatto randagio di Allegro non troppo di Bruno Bozzetto, sogna e ricorda improvvisamente una felicità domestica perduta, o forse mai avuta, tra le macerie della casa in cui sopravvive: tutto al suono struggente, quasi insopportabile per intensità espressiva, del Valzer triste di Sibelius. Allora forse ha davvero ragione Lorenzo Cherubini, mi pare sia una canzone sua - e scendo da Proust a Bruno Bozzetto da Sibelius a Jovanotti senza paura di degradare il tema - quando canta " Io ti cercherò negli occhi delle donne che nel mondo incontrerò" ... e poi una cosa che, più o meno recita, correggetemi poiché non ricordo le parole esatte, ... " una parte di me continua ad amarti...". E quando ritroviamo questi ricordi, intatti, vivi come fossero il presente, essi ci fanno dubitare davvero che qualcosa sia cambiato. Ma sono attimi. Dopo c'è la vita di tutti i giorni, il presente reale che ci salva e ci avvolge lenendo il dolore che a volte li accompagna. Così non ci resta che riporli nella memoria, dopo averli spolverati e lucidati un po' per farli brillare ancora una volta. Fino al prossimo irresistibile richiamo.
Roma, ottobre 2013
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